Non è più il mostro cattivo, la “fascista” figlia di un
“fascista”, la “razzista” figlia di un “razzista”. E’ solo Marine Le
Pen, il nuovo vero talento della politica europea, che ha saputo
lavorare con la sua gente, i suoi militanti, senza farsi condizionare
dalle volgarità politiche dette sul suo conto o dalla criminalizzazione
di cui è stato vittima il suo partito. Ora sono tutti pazzi per Marine,
la “scoprono” come se fosse un oggetto misterioso, studiano i suoi
discorsi e i suoi atteggiamenti, c’è persino chi analizza il suo modo di
camminare e di gesticolare. L’ennesima dimostrazione, questa, che gli
opinionisti per decenni hanno parlato del fenomeno Le Pen (prima del
padre e poi della figlia) sulla base dei pregiudizi tipici della
sinistra e della consuetudine di additare il “nemico” come un diavolo. E
molti sono rimasti spiazzati non tanto dalla sua vittoria alle elezioni
francesi quanto dalla capacità di persuasione delle sue idee. Non a
caso, i più imbarazzati, qui in Italia, sono i grillini, convinti di
avere il copyright del nuovo e che invece non hanno saputo neppure
sfruttare l’ondata di malcontento che ha travolto il nostro Paese.
L’esponente dei Cinquestelle, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, si è lasciato andare a una dichiarazione un po’ rancorosa: «Quello di Marine Le Pen non è un movimento nuovo ma uno dei tanti partiti esistenti in Europa». Il che denota lo stato di frustrazione in cui cade chi ha puntato tutto sulla politica superficiale, sullo scandalismo, sugli scontrini, senza dare uno straccio di idea. Positiva è invece la riflessione che si è aperta nel centrodestra: Forza Italia sta chiedendo alla sua classe dirigente di guardarsi allo specchio e capire quale veramente sia il concetto di Europa, un’Europa dei popoli e non dei banchieri. Fratelli d’Italia pone l’accento sulla rivolta del popolo che ormai si sente tradito da questa Europa, che dice basta all’euro e si riprende i propri diritti e la propria sovranità. Lo scossone dato da Marine si fa sentire ed è salutare. E ridicolizza chi, come i socialisti in Francia e la sinistra in Italia, auspica l’ammucchiata per respingere l’avanzata della Le Pen, gridando al “pericolo fascista”, manco si trattasse dell’invasione dei barbari. Scene e situazioni già viste, le stesse di quando Le Pen padre decise di utilizzare come simbolo la Fiamma tricolore del Msi di Almirante.
L’esponente dei Cinquestelle, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, si è lasciato andare a una dichiarazione un po’ rancorosa: «Quello di Marine Le Pen non è un movimento nuovo ma uno dei tanti partiti esistenti in Europa». Il che denota lo stato di frustrazione in cui cade chi ha puntato tutto sulla politica superficiale, sullo scandalismo, sugli scontrini, senza dare uno straccio di idea. Positiva è invece la riflessione che si è aperta nel centrodestra: Forza Italia sta chiedendo alla sua classe dirigente di guardarsi allo specchio e capire quale veramente sia il concetto di Europa, un’Europa dei popoli e non dei banchieri. Fratelli d’Italia pone l’accento sulla rivolta del popolo che ormai si sente tradito da questa Europa, che dice basta all’euro e si riprende i propri diritti e la propria sovranità. Lo scossone dato da Marine si fa sentire ed è salutare. E ridicolizza chi, come i socialisti in Francia e la sinistra in Italia, auspica l’ammucchiata per respingere l’avanzata della Le Pen, gridando al “pericolo fascista”, manco si trattasse dell’invasione dei barbari. Scene e situazioni già viste, le stesse di quando Le Pen padre decise di utilizzare come simbolo la Fiamma tricolore del Msi di Almirante.
/mar 25 marzo 2014/18:42
fonte: http://www.secoloditalia.it
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