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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.
(Bertrand Russell)
03/08/17
MIGRANTI E MALATTIE INFETTIVE
Da un po’ di tempo, in Germania, è tornata la paura per tutte quelle malattie che si ritenevano debellate, o a scarsissima diffusione in Occidente. Da quando, per esempio, è emerso il caso di un richiedente asilo dello Yemen, affidato ad una chiesa a Bünsdorf, nella Germania settentrionale, per evitarne l’espulsione, e che avrebbe contagiato almeno 50 bambini di tubercolosi, la malattia infettiva ha scalato nuovamente la classifica delle malattie a più alto rischio di contagio. Ma non capeggia certo da sola.
Lo stato di cose nella Germania della cancelliera Merkel è visibilmente critico, pericoloso. Nonostante quel che i giornaloni diano in pasto ai lettori ignari. Il Robert Koch Institute (RKI), l’organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive che fa parte del Ministero federale della salute tedesco, di anno in anno pubblica rapporti sempre più funesti e che non fanno che confermare l’aumento globale delle malattie soprattutto dal 2015 – l’anno in cui la Merkel “ha aperto le porte” ad un numero senza precedenti di migranti. L’ultima relazione è stata pubblicata il 12 luglio 2017 e fornisce dati sullo stato di oltre 50 malattie infettive in Germania nel 2016. Dal botulismo all’echinococcosi, dalla sifilide alla tubercolosi. Il quadro è terso, eppure tetro.
L’incidenza di epatite B è aumentata del 300% negli ultimi tre anni, tra il 2014 e il 2015 quella di morbillo ha superato il 450%, mentre dal 2015 i migranti hanno contribuito al 40% di nuovi casi di AIDS. Per quel che riguarda la tubercolosi, invece, nel 2016 sono stati riscontrati 5.915 casi a fronte del 4.488 del 2014. Un medico intervistato da Focus ha voluto evidenziare il fatto che le autorità tedesche hanno perso le tracce di centinaia di migliaia di ‘migranti‘ che possono essere infetti. Ma, soprattutto, ha voluto enfatizzare quel 40% di tutti gli agenti patogeni della tubercolosi che si sta diffondendo e che risultano resistenti alle terapie. Dato comune per tutta l’Europa, Italia compresa: il micobatterio, in alcune situazioni, si è trasformato in modo da non essere sensibile agli antibiotici che cinquant’anni fa sembravano averlo debellato. Tra il 2013 e il 2016 il numero di persone a cui è stata diagnosticata la scabbia solo nella Renania Settentrionale-Vestfalia è aumentato di quasi il 3000%. Per non parlare, poi, del focolaio di morbillo diffuso in tutti i 16 stati federali tedeschi tranne uno – Mecklenburg-Vorpommern -, lo stato con la percentuale di immigrati più bassa.
Eppure i numeri forniti dal RKI rappresentano solo la punta dell’iceberg, e per qualcuno non coprono che una parte dei pericoli diffusi. Sono tanti i medici che ritengono che le percentuali reali dei casi di tubercolosi, per esempio, siano molto più elevate e accusano il RKI di ridimensionare la minaccia al fine controllare i sentimenti anti–immigrazione. E se in Germania le cose stanno così, in Italia non suona una sinfonia troppo diversa. L’unica differenza sta nel fatto che, da noi, solo una piccola percentuale di immigrati si trattiene. Semplicemente la nostra penisola è zona di transito, e pertanto il confronto non reggerebbe. Eppure il politicamente corretto dei dati ha colpito anche il Bel Paese. Ovviamente. Non sono reperibili tabelle ben stilate, e i cocktail party organizzati dalle fondazioni filantropiche si tengono a debita distanza, pur di non denunciare il pericolo. Né dati, né statistiche, insomma, il binomio immigrati-malattie non esiste e non deve esistere. Soprattutto in un momento storico dove il colpo di frusta del suddetto binomio non è proprio previsto.
A rendere un tantino paradossale il contesto, però, ci pensano come sempre i fatti, come il moltiplicarsi di seminari in contesti medico ospedalieri che cercano di monitorare la situazione perché “i migranti pongono una questione di sanità pubblica ineludibile” (Francesco Blasi presidente della Società italiana di pneumologia). Di tanto in tanto salta fuori qualche numero, come gli oltre duemila casi di scabbia e i 38 di tubercolosi che rientrano nel bilancio 2016 dei centri di accoglienza di Milano. Ma per il resto c’è mancanza di una metodologia sistematica per la raccolta dei dati che, dove disponibili, risultano stravecchi. La questione della diffusione di malattie legate all’immigrazione è stata ormai liquidata dalla versione offerta dai vari pulpiti altisonanti e che coincide con un’unica sentenza: partono sani e se è vero che si ammalano, è colpa del clima insalubre italiano, o più in generale, occidentale, e delle condizioni di vita in cui si vengono a trovare.
Addirittura il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, ha dichiarato che gli immigrati che arrivano nel nostro Paese sono in generale “in buona salute” e sono “più vaccinati degli italiani”, sia perché in molti Paesi le coperture sono più elevate sia perché “li vacciniamo all’arrivo”. Se le cose stessero così, perché partono? E perché ogni migrante ospitato nei campi viene vaccinato contro la difterite, il tetano e la poliomielite se, come gli antivax da una vita ci raccontano, queste malattie in Italia sono praticamente estinte da tempo? E invece non vengono vaccinati contro l’epatite B, siccome in gran parte dei Paesi di provenienza dei migranti è endemica.
Ci sono, poi, i giornaloni, sempre made in Italy, che raccontano l’altra storiella per cui, più che malati, gli immigrati, sono traumatizzati. E via a ruota libera sulla xenofobia, il razzismo e i dati che sono solo allarmismo e niente più. E’ più facile con il buonismo eludere la questione piuttosto che fotografare il momento storico con onestà intellettuale e denunciare i danni di una scellerata politica immigrazionista.
Lorenza Formicola
Sorgente: Migranti e malattie infettive, il legame c’è ma dirlo è tabù | l’Occidentale
31/07/17
ARDEA (RM) - Marina di Tor San Lorenzo
In un post del 5 giugno 2017, pubblicato su FB, si segnalava il malfunzionamento di un semaforo (Vd. foto) che metteva a rischio l'incolumità di pedoni ed automobilisti.
Il semaforo in questione fu installato alcuni anni orsono sul Lungomare degli Ardeatini, più precisamente a lato dell'ingresso dello stabilimento balneare Calypso e della fermata Cotral per i mezzi provenienti da Roma da un lato, ed allo sbocco di via Alessandria e della fermata Cotral per i mezzi provenienti da Anzio sull'altro ... un semaforo importante quindi, ed assolutamente necessario considerato il via vai dei bagnanti, elevato nel periodo estivo, e dei cittadini in arrivo e partenza, utilizzatori della nota società di servizio pubblico.
Peccato però non abbia mai funzionato, e questo nonostante i ripetuti reclami indirizzati alle forze dell'ordine e agli organi preposti alla sicurezza, a nulla valse nemmeno un esposto siglato da numerosi cittadini, presentato e protocollato presso la casa comunale.
Ora accade che nei primi mesi del 2017, complice forse l'approssimarsi dell'appuntamento elettorale, il semaforo viene reso operativo, in modalità sempre verde per gli automobilisti, e con pulsante di prenotazione all'attraversamento per i pedoni, installato su ambedue i pali.
Indubbiamente un passo avanti per i pedoni, non altrettanto per gli automobilisti in uscita dal Calypso o da via Alessandria che nulla avevano a disposizione per prenotare l'immissione sul Lungomare degli Ardeatini, inconveniente che veniva comunque ben accettato .. l'incolumità dei pedoni, spesso mamme con al seguito bambini e carrozzini, era assicurata.
A maggio uno dei pulsanti per la prenotazione del passaggio pedonale, quello lato mare, viene danneggiato, probabilmente da un auto in manovra. I villeggianti in uscita dal Calypso e i passeggeri dell'autobus che giunge da Roma non disponendo più del pulsante, hanno sempre il rosso mentre le automobili che sopraggiungono, quasi sempre a velocità sostenuta, hanno sempre il verde. Si creano quindi situazioni di estremo pericolo che mettono a rischio l'incolumità dei pedoni per cui vengono
informati i carabinieri di Tor San Lorenzo e la Polizia Locale ... rispondono che segnaleranno.
Ma passano i giorni e nulla accade, fino al 6 luglio quando finalmente, grazie anche all'interessamento di alcuni amici, il semaforo diventa operativo.
Un sollievo per tutti che dura solo due giorni perché inspiegabilmente il semaforo cambia spesso modalità di funzionamento .. sempre lampeggiante; funzionamento manuale; automatico; o sempre rosso per pedoni ed autovetture. Si scopre che la colonnina (Vd. foto) dove é alloggiato il quadro comandi (Vd. foto) é accessibile a tutti in quanto non é chiusa a chiave e qualche cretino la apre e cambia le impostazioni.
In un paese normale il personale tecnico addetto avrebbe impostato la modalità ritenuta più idonea dall'ufficio comunale addetto alla sicurezza, e avrebbe chiuso per evitare ulteriori manomissioni o irreparabili danneggiamenti........... in un paese normale.
Invece viene tolta l'alimentazione, problema risolto, e da circa 20 giorni il semaforo è completamente spento.
A questo punto nemmeno vale la pena di stare a commentare su quanto poco sembri valere per qualcuno la sicurezza e la vita dei cittadini .... solo un'amara considerazione, che spero il tempo dimostri errata:
Cambiano i colori, cambia la bandiera, ma il vento sembra soffiare sempre nella stessa direzione.
#Ardea #MarinadiTorSanLorenzo #LungomareDegliArdeatini
#marinadiardea
27 luglio 2017
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