Salman Abedi era il giovane attentatore suicida di Manchester, responsabile dell’uccisione di 22 persone, bambini e adulti, al concerto di Ariana Grande. Il giovane Abedi, a quanto risulta, non era un lupo solitario. Era un terrorista che faceva la spola con la Libia, dove pare abbia ricevuto gli ordini. È tornato nel Regno Unito solo per compiere il suo ultimo estremo atto di jihad, ricevendo la bomba confezionata da un complice esperto, tuttora ricercato. L’attentato non è stato dunque un fulmine a ciel sereno. Era premeditato e pianificato all’estero, condotto da un terrorista suicida grazie a una rete di appoggio trovata in loco. E’ terrorismo di importazione, insomma. Il Regno Unito, nonostante fosse già in allerta dopo l’attentato di Londra del 22 marzo scorso (quello sì, condotto da un “lupo solitario”) si è fatto cogliere di sorpresa.
Troppo facile, col senno di poi, affermare che l’attentato “poteva essere fermato”. Solo una volta che la strage è stata fatta, emergono i dettagli imbarazzanti degli allarmi inascoltati. Alcuni di questi saranno smentiti, altri si aggiungono alla lista, come quello riferito alla Bbc da un membro della comunità islamica di Manchester: Abedi sarebbe stato denunciato alla polizia, già anni fa, perché istigava all’odio. Sarà vero? Sarà falso? Tutto dipende da quanto emergerà nell’indagine in corso, che accerterà anche le mancanze dell’intelligence. Salman Abedi non era sconosciuto alla polizia. Non era, evidentemente, ritenuto uno dei soggetti più pericolosi nell’immediato.
A prescindere dagli errori di cui verremo a conoscenza nei prossimi mesi, c’è un grande errore politico alle spalle di questa vicenda. Ed è la Libia. La Gran Bretagna, assieme alla Francia, è stata la protagonista dell’intervento militare che ha portato alla caduta del regime di Gheddafi e all’uccisione del dittatore, ma senza avere un piano per il dopoguerra. La Libia si è spaccata in due meno di tre anni dopo la fine della dittatura. E per i successivi tre anni, dal 2014 ad oggi, è in corso una guerra civile fra il governo islamista di Tripoli e quello militare di Tobruk. A questo ha portato la mancanza di piani e di investimenti (politici e militari) sul dopoguerra libico: a una guerra civile in cui si è infiltrata tutta la galassia jihadista. Incluso lo Stato Islamico che, prima della caduta di Sirte, ha mantenuto per due anni il controllo della costa centrale libica, incuneandosi fra i due contendenti principali.
Perché la macro-storia della Libia dovrebbe aver influito sulla micro-storia del terrorista Abedi? Perché le due sono strettamente intrecciate. I genitori dell’uomo-bomba di Manchester erano rifugiati politici nel Regno Unito in quanto dissidenti del regime di Gheddafi. Il padre di Salman, Ramadan Abedi, secondo fonti della Bbc, sarebbe stato membro, sin dai primi anni Novanta, del gruppo islamico Gruppo da Combattimento Islamico della Libia. Nel Regno Unito, Manchester era il centro della dissidenza islamica a Gheddafi. Con la guerra al terrorismo, a partire dall’11 settembre 2001, esuli libici di Manchester vennero di contatti con Al Qaeda. La giustificazione dell’esistenza di queste reti, tuttavia, restava la lotta clandestina contro il regime di Gheddafi, non contro il Regno Unito.
E puntualmente, quando scoppiò la rivoluzione contro Gheddafi, nel febbraio del 2011, molti libici partirono volontari per unirsi ai ribelli. Sempre secondo fonti britanniche della Bbc, Ramadan Abedi era uno di questi. Pare abbia combattuto nella Brigata dei Martiri del 17 febbraio, una delle principali unità degli insorti. Quando la guerra è finita in Libia, in Siria continuava. E Manchester, con la sua comunità di islamisti libici, è diventato uno dei principali centri di reclutamento. Si è venuto a creare nel tempo un triangolo molto pericoloso: reclutamento a Manchester, addestramento in Libia, esperienza di guerra in Siria. E ritorno. Poi si è aggiunta la guerra civile nella stessa Libia, dal 2014, e allora la situazione è diventata ancora più esplosiva.
Come sempre, non è stato dato peso sufficiente all’ideologia. Gruppi jihadisti, come quello libico che si è radicato a Manchester, non hanno mai fatto mistero della propria ideologia. Non hanno mai fatto mistero della loro volontà di instaurare uno Stato Islamico, governato dalla sharia, nemico dichiarato della società aperta. Inutile illudersi che gruppi simili vogliano limitarsi alla lotta esclusivamente contro il loro regime, all’estero. È solo una questione di tempo prima che si rivoltino contro chi li ha tollerati in casa propria.