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Il ritorno dei controlli alle frontiere interne non rappresenterà 
forse la fine ufficiale dell’Unione Europea ma darà probabilmente il 
colpo di grazia all’illusione di poter costituire un’Europa dei popoli e
 minerà definitivamente la percezione che i cittadini europei hanno 
dell’Unione in termini di efficacia e capacità di tutelare interessi 
comuni, soprattutto quelli legati a difesa e sicurezza.
Dopo aver subito passivamente le crisi in Libia e Siria-Iraq, 
l’Europa si è fatta schiacciare da un’immigrazione illegale che lei 
stessa ha incoraggiato. Un aspetto che la dice lunga sullo spessore 
della classe dirigente che ci governa: abbiamo un dannato bisogno di 
statisti e invece dobbiamo accontentarci di politicanti o più 
probabilmente di amministratori delegati che gestiscono l’Europa 
nell’interesse degli “azionisti”, che non sono i popoli ma i gruppi 
d’interesse economico-finanziari.
Le
 eccezioni sono poche e le troviamo nei Paesi della Ue meno 
globalizzati, in Mitteleuropa,  dove ancora forte è l’identità nazionale
 e il senso di appartenenza culturale.
Solo l’estate scorsa il premier ungherese Victor Orban, lo slovacco 
Robert Fico, il presidente ceco Milos Zeman, ai quali si è aggiunto più 
recentemente il nuovo governo polacco, lanciarono l’allarme per 
un’immigrazione selvaggia, gestita da criminali in combutta con gli 
estremisti islamici o che avevano la complicità evidente della Turchia 
che non esercita alcun controllo sui flussi di clandestini diretti in 
Grecia. Al tempo stesso Ankara è l’unico sponsor (insieme al Qatar) del 
governo islamista libico di Tripoli che controlla le spiagge da cui 
salpano barconi e gommoni diretti in Italia.
Un’immigrazione
 pere lo più islamica che sta schiacciando l’Europa provocando 
disordini, violenze, disastri economici e sociali come già testimoniano 
le cronache quotidiane.
Fico e Zeman sono di sinistra, addirittura ex comunisti, Orban e il 
governo polacco guidato da Beata Szydło sono di centro-destra ma le loro
 affermazioni non hanno ideologia, sono semplicemente ispirate a quel 
buon senso che da noi è stato schiacciato dal luogo comune, dal 
terzomondismo non certo disinteressato e dall’ossessione per il 
politically correct.
L’estate scorsa il presidente della Bundesbank dichiarò che “gli 
immigrati sono una risorsa che ci consentirà di restare competitivi sul 
mercato del lavoro ancora a lungo” (che significa poter ridurre gli 
stipendi agli europei perché gli immigrati si accontentano anche di 
paghe molto più basse) e quasi tutti i governi e i media d’Europa 
accusarono Orban e soci di fascismo, razzismo e islamofobia.
Adesso
 invece molti centri di ricerca economica tedeschi dicono il contrario: 
solo nel 2015 l’assistenza ai clandestini è costata alla Germania 21 
miliardi di euro, i dati riferiscono di costi per mille euro al mese per
 ogni immigrato accolto mentre qualcuno ha “scoperto” che di manovalanza
 non qualificata la Germania ne ha già in abbondanza.
Ora la Merkel dice le stesse cose di Orban dopo essersi accorta che 
l’accoglienza per tutti le fa perdere denaro e consensi e, dopo i fatti 
di Capodanno a Colonia e in numerose altre città tedesche, che una 
consistente presenza islamica crea problemi di convivenza sociale, 
legalità e ordine pubblico.
Anche la Gran Bretagna si rifiuta ora di accogliere i minori sbarcati in
 Italia e Grecia e, come USA e Canada, sceglie i siriani da ospitare 
direttamente nei campi profughi in Giordania, Turchia e Libano. Come si è
 sempre fatto per i profughi di tutte le guerre del passato.
Persino
 la civilissima Danimarca fa pagare, come ha sempre fatto la Svizzera, i
 costi dell’accoglienza ai tanti immigrati benestanti mentre la 
socialdemocratica e accogliente Svezia ha detto basta e vuole 
rimpatriare 80 mila clandestini indesiderati.
Userà voli charter con costi proibitivi senza contare che forse 80 
mila persone (per lo più giovani uomini) destinati a tornare in Africa e
 Asia opporranno qualche resistenza.
Anche il resto d’Europa si appresta a procedere a espulsioni di 
massa, costose e difficili da attuare, ma la risposta dell’Unione 
rappresenta forse la migliore conferma che quest’Europa, così com’è, è 
da buttare alle ortiche.
L’abrogazione
 di Schengen significa infatti che i tedeschi rispediranno in Austria i 
clandestini respinti, l’Austria a sua volta li rimanderà in Ungheria o 
Slovenia, che a sua volta li espellerà in Croazia e poi in Macedonia 
anche se in molti di questi Paesi la realizzazione di “muri” ai confini 
impedirà ogni ingresso di immigrati. Probabilmente molti verranno 
rimandati in Italia e Grecia, dove sono sbarcati.
Del resto che l’Europa non esista è stato sancito anche dal fatto che
 i vari programmi di distribuzione degli immigrati negoziati per 
settimane, non sono mai stati attuati né rispettati.
La vera lezione da apprendere, chiara come il sole, è che l’Europa ha 
fallito perché non ha difeso le sue frontiere esterne. E non le ha 
difese perché l’Europa non esiste.
Basta
 vedere cosa combina Eunavfor Med, missione navale nata per il contrasto
 dei trafficanti ma che in realtà raccoglie clandestini e li sbarca in 
Italia come l’operazione di soccorso Mare Nostrum.
Eppure l’Europa, se esistesse, avrebbe dovuto aiutare l’Italia e la 
Grecia con denaro e mezzi navali a fermare i clandestini, soccorrere 
eventuali malati ma respingere con fermezza sulle coste libiche e turche
 tutti gli altri. Come sostiene da tempo Analisi Difesa, in breve tempo i
 flussi sarebbero cessati poiché nessuno pagherebbe i trafficanti per 
ritrovarsi sulla spiaggia da dove è salpato. Un’iniziativa da 
accompagnare con l’approvazione di una legge europea che sancisse che 
nessuno, neppure chi avrebbe diritto all’asilo, riceverà mai accoglienza
 nella Ue se raggiunge l’Europa rivolgendosi a organizzazioni criminali.
 
  
Se
 invece di regalare miliardi di euro (3 ma diverranno presto 5) e 
promesse di ingresso nella Ue al presidente Recep Tayyp Erdogan avessimo
 minacciato la Turchia di embargo commerciale se non fermava i barconi 
diretti sulle isole greche e non si riprendeva indietro coloro che erano
 riusciti a sbarcare a Lesbo o nelle altre isole elleniche, l’emergenza 
sarebbe durata non più di due settimane e molte vite si sarebbero potute
 salvare.
Invece riempiamo di miliardi Erdogan che, come confermano i report di
 questi giorni, continua a far salpare clandestini dalle coste 
dell’Anatolia (in gennaio sono arrivati in Grecia in 67 mila) e ci 
prende pure per i fondelli. Nelle località turistiche intorno ad Antalya
 molti negozi e venditori ambulanti hanno affiancato ai souvenir 
massicci quantitativi di giubbotti salvagenti che vanno a ruba tra i 
clandestini in attesa di salpare per la Grecia.
Il
 tutto ovviamente sotto gli occhi indifferenti o compiacenti delle 
autorità turche: polizia, gendarmeria, guardia costiera e marina.
Il mondo intero ha visto un’Europa in ginocchio, incapace di esprimere 
la benché minima deterrenza nei confronti di turchi, criminali e 
terroristi, peraltro tutti islamici.
Anzi, per compiacere il leader di Ankara, la Merkel si è detta addirittura “inorridita” dai raid aerei russi in Siria.
Siamo quindi di fronte, ancora una volta,  a un’Europa a credibilità 
zero, che si atteggia a grande potenza ma è incapace persino di 
difendere i suoi confini dagli immigrati clandestini e oggi conferma il 
suo fallimento chiudendo le frontiere interne con atteggiamenti ridicoli
 come nel caso della Germania che oggi accusa Italia e Grecia di non 
aver fermato quei clandestini che ieri definiva “una risorsa” e voleva 
accogliere tutti.
L’aspetto più vergognoso è che tedeschi e nord europei non puntano 
neppure oggi a difendere le frontiere esterne della Ue in Grecia o in 
Italia ma a sacrificare Atene (e domani forse Roma?) costituendo la 
“linea Maginot contro i clandestini” ai confini macedoni.
L’ipotesi che si sta facendo strada è considerare di fatto la Grecia 
fuori dell’area Schengen, come riferisce il Financial Times, schierando 
truppe Ue ai confini macedoni per sigillarla ermeticamente.
Di fatto la Grecia diverrebbe una “zona cuscinetto” abbandonata a sé stessa, un immenso campo profughi estromessa dalla Ue.
Una proposta che sembra piacere a nord europei perché avrebbe costi 
limitati e ai Paesi balcanici perché fermerebbe i flussi prima dei loro 
confini.
La motivazione ufficiale è infatti che la natura frammentata dei 
confini greci, a causa delle centinaia di isole, rende impossibile 
fermare nell’Egeo il flusso di immigrati.
In
 realtà sarebbe possibile ma richiederebbe soldi, navi da guerra e una 
politica un po’ meno genuflessa nei confronti di Erdogan: insomma un po’
 di quegli attribuiti di cui tradizionalmente l’Europa è priva.
Risulta quindi ben più facile e meno costoso scaricare la Grecia e 
lasciarla andare alla deriva economica e sociale. Del resto negli ultimi
 anni abbiamo buttato miliardi per assistere chiunque arrivasse in 
Europa pagando i criminali mentre abbiamo a lungo negato. nel nome del 
“rigore” aiuti ai greci benché la situazione sociale di Atene fosse 
gravissima.
Anche i miliardi che alla fine la Ue ha girato alla Grecia sono per 
lo più finiti nei forzieri delle banche tedesche e francesi che si sono 
liberate dei buoni del tesoro ellenici oppure sono stati prestati in 
cambio della svendita di banche, aeroporti e persino isole per lo più 
acquisiti da gruppi tedeschi.
C’è
 davvero di che essere fieri di un’Europa forte con i deboli, debole con
 i forti ma soprattutto in ginocchio davanti a “bulli” e criminali.
Dopo aver saccheggiato la Grecia di tutto ciò che avesse un valore, 
Berlino e i suoi vassalli si apprestano a scaricarla, a espellerla di 
fatto dall’Europa schierando truppe in Macedonia.
Un insulto ulteriore se si considera che Skopje, che ha già 
realizzato una doppia barriere di reticolati ai confini greci, non è 
membro dell’Unione e che Atene neppure riconosce la Macedonia, il cui 
nome è lo stesso di una regione ellenica.
Un piano nefando che in breve tempo getterebbe la Grecia nelle mani 
dell’estrema destra di Alba Dorata e che potrebbe anticipare azioni 
simili anche nei confronti dell’Italia secondo un progetto di cui da 
tempo si vocifera, partorito a Berlino, per istituire un nuovo accordo 
di Schengen ma ristretto ai Paesi nordeuropei.
In
 Italia intanto neppure il nuovo trend della Ue sembra fermare la foga 
umanitaria del governo Renzi. Le flotte italiana ed europea Eunavfor Med
 continuano infatti a sbarcare in Sicilia migliaia di immigrati 
clandestini africani (5 mila in gennaio) raccolti in mare.
Vengono quasi tutti dall’Africa Occidentale, non hanno alcun diritto 
all’asilo e vogliono andare in Germania, Gran Bretagna e Svezia dove 
verrebbero inseriti nelle liste degli espulsi da rimpatriare.
Ma ciò nonostante l’Italia resta coerente ai suoi principi: impiegare
 i militari per accogliere tutti gli immigrati clandestini ingrassando i
 criminali legati al terrorismo islamico ma anche le associazioni vicine
 alla politica che in Italia gestiscono il business dell’assistenza.
Poi,
 eventualmente, con molta calma e ulteriore spreco di denaro del 
contribuente, penseremo ai rimpatri di coloro che non hanno diritto 
all’asilo.
L’aspetto forse meno pubblicizzato dai media del recente viaggio di 
Matteo Renzi in Africa Occidentale (accompagnato dal capo della Polizia,
 Alessandro Pansa) è quello legato alla firma di accordi con Nigeria, 
Ghana, Senegal e Costa d’Avorio per l’identificazione e il rimpatrio di 
circa 35 mila clandestini provenienti da quei Paesi.
Appena il 10 per cento di quelli sbarcati in Italia negli ultimi due anni e mezzo e in gran parte riversatisi in Nord Europa.
Foto: Vox Europ, Reuters, AP, AFP, EPA. Marina Militare Italiana
di Gianandrea Gaiani - 8 febbraio 2016
fonte: http://www.analisidifesa.it