La politica di indebitare i cittadini incurante della legge “salva suicidi”Mentre il ministro Graziano Delrio fa lo sciopero della fame per lo “Ius soli”, milioni d’italiani rischiano d’ingrossare le fila dei nuovi poveri: dei 15 milioni di disoccupati ben due sono già stati etichettati “a povertà irreversibile”. Evidentemente questo Governo ignora che esista la legge numero 3 del 27 gennaio del 2012, giornalisticamente appellata “salva suicidi” o “legge cancella debito”.
Infatti, nel trasformare Equitalia in ulteriore braccio dell’Agenzia delle Entrate, alcuni consulenti giuridici dell’attuale Esecutivo si sono sincerati di rammentare che l’Unione europea chieda all’Italia maniere più dure con la gente indebitata. Come possiamo dimenticare le statistiche in mano alla Commissione europea, che un anno fa denunciava l’Italia come fanalino di coda nei pignoramenti immobiliari? Per i soloni di Bruxelles le autorità italiane sarebbero poco leste a mettere per strada chi non paga rate di mutui, tasse o ha debiti non onorati verso lo Stato, i privati e le banche. Per l’Ue troppi italiani non meritano un tetto sulla testa, soprattutto dall’Europa pretendono che le case degli italiani vengano vendute per immettere liquidità nel mercato. Pretese, quelle dell’Unione, che stanno rendendo davvero inconciliabili le due visioni del mondo, quella italiana e quella nordeuropea.
Mentre l’Europa pretende la gogna o, peggio, la “schiavitù” per l’indebitato, invece la legge 3 del gennaio del 2012 stabilisce le norme in materia di soluzione delle situazioni di sovraindebitamento: in pratica cerca di dare tranquillità ai soggetti non fallibili, ovvero i tanti padri di famiglia, artigiani, commercianti e disoccupati. Una legge ormai in vigore da alcuni anni, anche se volutamente misconosciuta da giornalisti e politicanti di governo. Al punto che né i cittadini né gli operatori del diritto riescono a farne uso nella miriade di provvedimenti esecutivi. Al punto che sembrerebbe impossibile trarre vere indicazioni operative sul come salvare l’uomo della strada dall’indebitamento. Non nascondiamoci, qui è partito un ordine perentorio dalle principali banche dell’Ue, ovvero “create debiti sul groppone dell’italiano medio”. Così stanno facendo, inventando debiti per l’ignaro cittadino allo stesso modo con cui venivano fabbricati i bond falsi della Parmalat. Nel caso delle poste debitorie sull’uomo della strada, è ovvia la complicità di avvocati, magistratura, banche e fisco.
Sgomberiamo il campo da alcune false idee messe in giro dagli amici degli attuali governanti, la Legge 3/2012 non è uno strumento a disposizione dei furbetti che vogliono eludere gli impegni. È solo un modo onesto che consente al debitore di far fronte ai propri debiti in modo coerente e con le proprie risorse. Sollevandolo dalla pressione psicologica creata dal sovraindebitamento. Garantendo i creditori, ma senza che possano tentare metodiche esecutive degne degli usurai. Perché la 3/2012 può anche servire a interrompere le procedure esecutive in corso. In modo che il debitore, senza affanni, possa ripensare complessivamente la propria situazione, pianificando la propria gestione finanziaria.
Ma in questa lunghissima notte buia, che certi continuano ad appellare come crisi, sono spuntati come funghi gli avvocati avvoltoi; che creano poste debitorie sull’uomo della strada, quindi vendono i crediti ad altri colleghi o soggetti che per lavoro acquistano crediti. In questo gioco di rimpallo e compravendita di “cessioni del credito”, spesso all’insaputa dell’indebitato, le somme inventate prendono consistenza e s’aggiungono al montante dei crediti italiani deteriorati. Ecco che milioni di italiani perdono la pace, la tranquillità, e finiscono in quel vortice di disperazione che possiamo ben fotografare nei tribunali civili. La politica sembra abbia ricevuto ordini dai banchieri Ue di non azzerare questi debiti, anzi di farli lievitare. Nessuno sembra voler far rispettare la legge, incurante che questa situazione possa sfociare in un falò sociale, e perché prima o poi i disperati saranno un esercito guerrigliero pronto a sfidare il sistema aguzzino.