 È
 difficile comprendere come una parte dei dirigenti del Partito 
Democratico possa prendere in seria considerazione l’ipotesi di un 
Governo Di Maio formato insieme al Movimento Cinque Stelle e gli 
scissionisti di Pietro Grasso.
È
 difficile comprendere come una parte dei dirigenti del Partito 
Democratico possa prendere in seria considerazione l’ipotesi di un 
Governo Di Maio formato insieme al Movimento Cinque Stelle e gli 
scissionisti di Pietro Grasso.
Passi per il governatore pugliese Michele Emiliano, che da sempre ha 
inserito i grillini nell’album di famiglia della sinistra manifestando 
una inconsistenza culturale decisamente inquietante per un personaggio 
che è anche magistrato in aspettativa. Ma come possono i vari 
Franceschini, Orlando, Cuperlo, gente che ha alle spalle una storia 
politica degna di rispetto, immaginare che il Pd, cioè il bersaglio 
costante di tutta la battaglia politica che il Movimento Cinque Stelle 
ha portato avanti dal momento della sua nascita, possa diventare il 
puntello indispensabile per un governo a guida grillina?
Attenzione, la domanda è retorica visto che l’ipotesi è assolutamente
 astratta. Matteo Renzi, che del Pd continua ad avere il controllo 
pieno, non consentirà mai di passare sotto le forche caudine di Luigi Di
 Maio per rientrare nel circuito politico in maniera marginale e 
ingloriosa. Ma il fatto stesso che alcuni dirigenti non escludano la 
possibilità di rientrare al governo nel ruolo di utili idioti del 
Movimento Cinque Stelle indica la gravità della crisi in cui è caduto il
 maggiore partito della sinistra. Una crisi la cui responsabilità non 
dipende solo ed esclusivamente dai dirigenti che si sono succeduti alla 
sua guida negli ultimi anni, Renzi in testa, ma che va ascritta anche a 
quel mondo intellettuale parassita che ha proliferato per decenni 
attorno e dentro la sinistra diventando il depositario del suo 
assistenzialismo culturale e che per difendere i privilegi acquisiti ha 
avallato negli anni la trasformazione del partito dei lavoratori nel 
partito della casta immorale.
C’è da ridere al pensiero che il Movimento Cinque Stelle, nato per 
combattere questa casta di sinistra, possa pensare a un’alleanza con 
essa pur di mandare Di Maio a Palazzo Chigi. Ma anche da piangere. 
Perché se il futuro del Paese dovesse sul serio dipendere dalla versione
 più desolata e pedestre del trasformismo rappresentata da grillini e 
parte del Pd saremmo veramente senza speranza!
