Quando
sentite la parola compact, mettete mano alla fondina. Ve lo ricordate
il fiscal compact, no? Una delle principali tappe di quella marcia
forzata verso l’instaurazione del Nuovo Ordine Europeo di cui la
pervasiva invadenza della Commissione e la sua ossessione per i nostri
conti pubblici costituiscono il frutto avvelenato. Ebbene, adesso in
ambito ONU, hanno concepito il migration compact. La
filosofia e gli intenti di fondo sono identici anche se le centrali di
potere, da cui i due compact promanano, sono diverse. Filosofia: avocare
le decisioni relative al destino dei popoli ai vertici di una piramide
di burocrazie elitarie che – di quei popoli – hanno solo la bandiera
sul cruscotto. Intento di fondo: accelerare il processo verso la
mondializzazione coatta con tanti saluti al concetto di Stato, di
nazione, di etnia, di località. Il migration compact è un documento
infarcito di sostantivi e aggettivi e avverbi politicamente corretti con
cui si sancisce il futuro del pianeta che verrà: assecondare nel modo
più ordinato e disciplinato possibile la transumanza di miliardi di
esseri umani da sud a nord e da est a ovest, così da favorire l’approdo
di questo sconfinato esercito di uomini e donne, in genere sfruttati e
privati di dignità e diritti, dagli stati del mondo in cui quei diritti
sono misconosciuti agli stati del mondo in cui quei diritti sono
garantiti.
L’ONU, in
altri termini, vuole imporci per via legale, e attraverso corridoi ben
oliati, quella migrazione oceanica e illegale da cui stiamo cercando
strenuamente di difenderci. Una difesa, ovviamente, giusta sia per noi
che la pratichiamo a fatica (difendendo i nostri confini, il minimo
sindacale per uno stato degno di questo nome) sia per coloro – il cui
arrivo sulle nostre sponde scoraggiamo – i quali avrebbero tutto il
diritto di vivere dignitosamente a casa propria dove ‘casa propria’, en
passant, coincide spesso con terre sconfinate e stracolme di risorse.
L’aspetto
curioso della faccenda è che l’ONU è composto in gran parte da paesi che
violano i più elementari diritti individuali, che torturano e affamano i
loro concittadini, che sono complici a libro paga del capitale
predatorio responsabile della privatizzazione sostanziale delle terre
sconfinate e stracolme di risorse di cui sopra. Eppure, gli stessi
paesi, non appena si accomodano sugli scranni del Palazzo di vetro si
trasformano in paladini della giustizia e della libertà universali. E
pretendono di imporre la colonizzazione delle nostre terre da parte di
masse di disperati prodotte proprio da lorsignori, e cioè i paesi che ci
fanno la morale. Pensate solo ai governi del Centr’Africa o dell’Africa
dell’Ovest, servi succubi della Francia e della sua moneta (il CFA) da
cui muove gran parte della manovalanza diretta, via Sahara e Canale di
Sicilia, nel nostro Paese. Insomma, parliamo di Nazioni che, da sole,
fanno danni. Unite, fanno peggio.
di Francesco Carraro- 23 novembre 2018