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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

13/06/18

Bugiardi senza vergogna



IMG_4017I flussi migratori sono un fenomeno inarrestabile“, dicevano. “E’ colpa del clima, delle guerre, della povertà, delle carestie“, dicevano. “Ne arriveranno sempre di più, dobbiamo abituarci all’idea“, dicevano.
Quante cose dicevano. Burocrati, politici, preti e giornalisti, tutti insieme.
Anni di dibattiti, di discussioni. Miliardi di Euro l’anno investiti, tolti agli italiani più poveri, alla sanità, alla ricerca, alla scuola, alla cultura. Miliardi per ospitare ragazzotti africani negli alberghi, nelle villette private, gestite dalle solite cooperative. E poi richieste d’asilo, per la maggior parte rigettate, corsi e ricorsi lunghi decine e decine di mesi. Avvocati, giudici, tribunali, prefetti.

ISTAT: AGRICOLTURA, AZIENDE NORD REGINE PRODUZIONE E VALORE 




Eppure nel giro di neanche 24 ore si è scoperto che il fenomeno dell’immigrazione irregolare si poteva risolvere in un modo molto semplice. Il più semplice possibile: dicendo di no.
Proprio così. Bastava far capire al mondo intero che violare i confini d’Italia non è una passeggiata. Ma, evidentemente, prima d’ora, nessuno ne aveva avuto il coraggio. O forse… già, com’è che era quella storia? Flessibilità sui conti in cambio di accoglienza? Ecco, la solita Europa, cui bisogna chinarsi supinamente, ma che è anche una scusa provvidenziale.

IMG_4018Servono gli accordi tra Stati, è complicato“, dicevano. “Ci sono gli accordi di Dublino, è complicato“, dicevano. “E’ l’Europa che ce lo chiede, è complicato“, dicevano.
Già, quante cose dicevano. Burocrati, politici, preti e giornalisti. Sì, sempre tutti insieme.
Non siamo noi che li vogliamo. Non è colpa nostra, è una congiuntura, c’è il canale di Sicilia, è complicato“. Sì, soprattutto questo dicevano, per giustificarsi di fronte a milioni di italiani arrabbiati, quando hanno capito che la misura era colma.
E ora? “Fateli sbarcare!“, implorano.
Bugiardi senza vergogna. Questo sono. Questo e nient’altro.

di Cristiano Puglisi 12 giugno 2018

Visto che uomo, Macron? E visto che Italia? Orgoglio e dignità, finalmente!


salvini e macronMa se il portavoce di En marche!, il partito del presidente francese Macron, giudica l’Italia “vomitevole”, perché non bisogna dirlo? Perché una parte della stampa mainstream sente il bisogno di attenuare, magari anche nascondere, come se si dovesse difendere la reputazione della Francia? Oggi su alcuni siti quel titolo è comparso, poi scomparso, poi riapparso; altri hanno affogato l’epiteto all’interno del pezzo.
Tutto questo, giornalisticamente, non ha senso. L’insulto c’è stato, eccome se c’è stato, pesantissimo. E sebbene poi lo stesso Macron abbia parzialmente corretto il tiro, giudicando il governo italiano “cinico e irresponsabile”, il caso è grave.
A provare imbarazzo non deve essere la stampa italiana, che semmai dovrebbe indignarsi. Dovrebbero essere i francesi perché a essere insostenibile non è la posizione italiana ma la loro. Di quella Francia che i porti li ha chiusi addirittura un anno fa;  che respinge brutalmente gli immigrati al confine di Ventimiglia, senza compassione nemmeno per bambini e donne incinte, e  si permette persino di sconfinare con i suoi gendarmi in territorio italiano.
L’ipocrisia di Macron e del suo partito è flagrante. E il loro macroscopico doppiopesismo dà la cifra di questa Unione Europea, mai solidale nel momento del bisogno e che vede nell’Italia un Paese da sfruttare, da umiliare, da comprare.
Quel Paese, però, grazie a Salvini e al governo Lega- 5 Stelle, ora dice no e rialza la testa con orgoglio. Pretende rispetto, non accetta lezioni da Parigi. E non tornerà indietro.
Diciamolo: era ora!

di Marcello Foa - 12 giugno 2018

11/06/18

MIGRANTI - "In porto come in tangenziale"

In porto come in tangenziale
Il ministro (nonché vicepresidente del Consiglio e leader della Lega) Matteo Salvini in questi giorni ha causato, suo malgrado, la rottura di migliaia di amicizie, per lo meno su Facebook. Ci stiamo scannando fra noi per una questione che riguarda il rapporto tra il governo e le istituzioni internazionali. Certamente rientra anche nel buon senso; tuttavia non significa che la ragione o il torto siano entrambi da una sola parte. Non entro nel merito se si debba e come accogliere i migranti stipati in nave, ora in un limbo senza senso. Me li immagino con i giubbotti di salvataggio addosso, seduti o sdraiati, sotto le luci al neon che creano una situazione di semioscurità. Si staranno chiedendo come mai sono ancora in mezzo al mare. La musica forse è cambiata, forse no; siamo in attesa di capire se ci sia una svolta programmatica oppure se si tratti dell’ennesima campagna elettorale, a spese degli italiani e della salute dei migranti. Come facciamo a saperlo? Semplice, bisogna chiedersi, e capire: cosa accadrà quando avremo decine di navi cariche di immigrati, in fila come in tangenziale?
Per settimane, forse per mesi, resteranno in acqua. Ci saranno morti, malati, si aprirà un caso internazionale in cui gli sciacalli di turno si abbufferanno della carcassa del governo neoeletto. Se il suddetto ha intenzione veramente di imporre una nuova linea per la risoluzione della sicurezza nazionale, in questo caso legata ai confini e all’immigrazione illegale, deve necessariamente ridefinire i compiti, gli obblighi e le norme legate alle Organizzazioni non governative (Ong) che si occupato dei salvataggi in mare e che, in pratica, prendono, non si sa bene come e da chi, i clandestini, si presentano in acque nazionali e pretendono che l’Italia se ne faccia carico, iniziando la filiera dell’assistenza.
Dobbiamo capire se si vuol continuare ad “appaltare” questa pratica umanitaria a soggetti privati, oppure se debba farsene carico soltanto lo Stato. A nulla varrà la chiusura dei porti e i respingimenti se le Ong continueranno a lavorare come fanno ora. È la nostra una grave situazione umanitaria che necessita di un nuovo approccio, ben definito e riconosciuto valido da tutti i soggetti, politici e non, senza alcuna interpretazione. Sicuramente qualcuno si opporrà a una ridefinizione dei compiti delle Ong, perfino a una possibile abolizione del loro operato nel suddetto campo di aiuti. Bisogna capire se, per lor signori, vale più la vita di un migrante o un ricco bonifico a fine mese. Non dimentichiamo, infatti, che nessuno fa qualcosa solo perché spinto dai buoni sentimenti e che senza soldi non solo non si canta la messa, ma nemmeno parte la nave.