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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

27/03/14

Siria. «I turchi attaccano con i ribelli gli armeni di Kessab. La mia famiglia è fuggita: perché l’Occidente tace?»



Intervista a padre Hamazasp Kechichian, originario di Kessab: «Il governo turco vuole ancora attaccare gli armeni. I ribelli stanno distruggendo le croci e profanando le chiese»

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«Anche i turchi con i ribelli hanno attaccato Kessab. Tutta la mia famiglia è dovuta scappare a Latakia». Padre Hamazasp Kechichian, della congregazione armena mechitarista, si trova in Italia dal 1997 al monastero San Lazzaro di Venezia. Ma è originario di Kessab, il villaggio siriano attaccato dai ribelli lo scorso 21 marzo. I suoi parenti sono fuggiti insieme ad altre 600 famiglie, mentre nell’attacco sono morte circa 80 persone. Ma l’offensiva non è stata portata avanti solo dai ribelli, c’era anche l’esercito turco.
La Turchia ha aiutato i ribelli?
Sì, Ankara ha aperto il confine per loro. Testimoni oculari hanno visto entrare in Siria carri armati turchi. Siria e Turchia hanno un accordo da 40 anni che vieta la presenza dell’esercito turco sul confine. Loro l’hanno violato. Il governo turco vuole ancora attaccare gli armeni, ha il progetto di evacuarli e farli allontanare dal Medio Oriente. E non solo gli armeni, anche i cristiani.
Ha sentito la sua famiglia?
Sono in contatto con loro tutti i giorni. Ora sono rifugiati a Latakia, dove sono stati accolti dalla Chiesa armena apostolica. Altri sono andati dai rispettivi parenti, qualcuno in Libano. Sono scappate circa duemila persone perché a Kessab si erano rifugiati anche gli armeni di Aleppo e altri luoghi sotto attacco. I miei parenti stanno soffrendo, hanno il cuore infranto ma sentono anche la vicinanza di tutti gli armeni del mondo.


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I ribelli hanno attaccato i luoghi cristiani, come già fatto in tante altre città della Siria?
Sì. Stanno distruggendo le croci e profanando le chiese. Una chiesa è stata trasformata in un deposito di armi. L’attacco è stato improvviso, nessuno se lo aspettava.
Prima che iniziasse la guerra, come si viveva a Kessab?
In totale armonia, anche con i nostri fratelli non cristiani. Il governo ci ha sempre protetto, perché ci ha sempre considerato come cittadini siriani. Nessuno poteva toccare le minoranze, il governo ci assicurava tutto, persino la professione della fede, il mantenimento della nostra identità di armeni. Potevamo studiare la nostra storia e cultura, nessuno ci impediva niente. Era un luogo di convivenza e di pace ma ora la Siria è diventata un inferno.
La colpa è solo dei ribelli?
Sicuramente il governo, come tanti altri governi, ha fatto degli errori. Forse anche grossolani. Ma Assad ha protetto le minoranze per 40 anni e ha dato la possibilità ai giovani di studiare quasi gratuitamente. Nessuno può negare questi fatti.


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L’esercito siriano sta tentando di riprendere la città?
Sì, ora solo il centro della città è in mano ai ribelli ma le parti montagnose attorno sono state riconquistate dal governo. Nei combattimenti nelle ultime 48 ore ci sono state 500 vittime. Se hanno attaccato Kessab è perché è un luogo strategico, una fortezza. Da lì, poi, si può facilmente attaccare Latakia , dove è nato Assad.
La guerra è entrata nel suo quarto anno e sembra non avere fine.
In Siria ci sono problemi di etnie diverse ma a fare guerra ad Assad sono soprattutto rivoluzionari stranieri, mercenari comprati da Arabia Saudita, Qatar e Turchia, che ha giocato un ruolo importante in questa faccenda. La cosa che davvero mi meraviglia è come mai le potenze occidentali non intervengano per difendere i cristiani dagli integralisti. È tutto il popolo siriano a soffrire ma nessuno più parla dei nostri fratelli cristiani. Forse perché l’Occidente è alleato della Turchia ma questi ribelli profanano le chiese, uccidono persone con metodi brutali e non importa a nessuno. Questo è il nostro grande dolore. A nessuno importa se il governo di Erdogan odia i cristiani. Vorrei dire un’ultima cosa.
Prego.
Questa è la terza volta in un secolo che gli armeni di Kessab sono costretti a scappare. Nel 1909 i turchi hanno invaso e saccheggiato le nostre case, nel 1915 c’è stata la deportazione e il genocidio che tutti conoscono bene. E adesso ancora siamo costretti a fuggire. Gli armeni di Kessab non sono come altri armeni della diaspora, Kessab è l’unico villaggio armeno nella diaspora. Il resto del Regno armeno di Cilicia vive lì da oltre 600 anni.

marzo 27, 2014 Leone Grotti
fonte: http://www.tempi.it

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