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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

19/06/18

Rom e “razza ebraica”


UnknownMolto di ciò che avevo scritto pochi giorni fa a proposito di La7 e del suo telegiornale è stato confermato ieri sera con eloquente tempestività. L’esternazione di Enrico Mentana durante il notiziario delle 20 sul censimento rom ha addirittura rilanciato in bluff sul tavolo da gioco della manipolazione. Se nel pezzo precedente ero stato analitico, qui sarò sintetico. Il parallelismo fra la proposta di anagrafe avanzata da Matteo Salvini e la schedatura della razza ebraica paventato da Mentana è un volgare accozzo di fallacie logiche. Si parte con un argumentum ad populum (ma populista non era proprio il leader leghista?), che fa subdolamente leva sui sentimenti di orrore suscitati dal ricordo delle leggi razziali e sulla universale commozione che ispira la vicenda della famiglia Segre e dell’allora piccola Liliana. Si prosegue con una grossolana fallacia di pertinenza, postulando un’affinità fra la registrazione di individui che vivono entro i confini di uno Stato, ma al di fuori delle sue leggi (le comunità rom) e la schedatura degli ebrei italiani. E si finisce con un doppio errore di ragionamento, formale e di rilevanza, noti in logica come falsa argomentazione a catena e non sequitur: «Si inizia sempre con una schedatura e non si sa mai dove si va a finire», ha affermato Mentana. Il Direttore insinua cioè che da un censimento dei rom, a successivi arresti, alle conseguenti deportazioni, ai campi di sterminio… il passo non sia poi così impervio, anche perché è già successo in passato per gli ebrei. Fregnacce che possono essere persuasive solo per quegli stessi analfawebeti funzionali della cui dabbenaggine si affligge quotidianamente.

In questo maldestro tentativo di avvelenamento del pozzo – che vogliamo generosamente giustificare per il forte trasporto emotivo suscitato da una tragedia assoluta ancora viva nel ricordo – vi è infine un effetto collaterale, che folgora come nemesi la propaganda farisaica: suscitare in chi ascolta un’associazione mnemonica fra le abitudini sociali dei rom contemporanei e quelle degli ebrei italiani di allora, vittime delle leggi fasciste. Associazione che trovo disturbante. Perché la famiglia Segre ha il diritto di essere discriminata, separata, distinta, anche solo nell’immaginario, da una famiglia zingara. E non per razza, ma per civiltà.

di Augusto Bassi - 19 giugno 2018