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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

29/09/18

La manovra del popolo e il popolo della manovra



La manovra del popolo è stata finalmente approvata, e i ministri del Movimento 5 Stelle affacciati al balcone di Palazzo Chigi che festeggiano con i parlamentari e con gli elettori, rimbalzata da tutte le testate del paese e dai principali giornali europei, sono la misura di quanto Luigi Di Maio sia finalmente riuscito a rubare la scena a Matteo Salvini, dopo mesi di sofferenza nel cono d’ombra di quello che è sempre stato il vero leader del Governo.

Certo, anche Salvini ha avuto quello che voleva, la flat tax, visto che la rottamazione della Legge Fornero è sostanzialmente figlia dei due padroni, ma dal punto di vista del dividendo politico il reddito e la pensione di cittadinanza valgono molto di più, ed è probabile che nella guerra dei sondaggi fra le due destre di lotta e di governo si possa fermare e forse invertire il trend che ha portato la Lega a diventare in pochi mesi il primo partito italiano. In ogni caso, a dispetto della nuova direzione su cui si sono puntati i riflettori, il fatto che i due vicepremier sotto il Def ci mettano la firma e la faccia,  ci dice che il Governo ha fatto una precisa scelta politica ancor prima che economica, dietro la quale non credo sia malizioso individuare la mano e la vendetta di Paolo Savona. Anche perchè non sfugge a nessuno che il ministro Tria, che aveva tranquillizzato i mercati e l’Europa garantendo un disavanzo sotto il 2% del Pil, non si è dimesso solo per le pressioni di Mattarella.

Di fronte alla manovra del popolo ci sta il popolo della manovra, non solo sotto il balcone, ma in tutte le piazze virtuali in cui si riunisce da anni, nelle quali alimenta il vento populista che ha spazzato via la vecchia classe politica, e nelle quali ha consolidato una nuova visione del mondo e della società, una società in cui  il principio di responsabilità è stato ridotto a brandelli per costruire un paese nuovo di cittadini innocenti che sembrano appena arrivati da Marte, invece che dalla pancia di un popolo che per anni ha votato per le peggiori classi dirigenti possibili, vendendo ieri come oggi il suo consenso al miglior offerente.

Per questo popolo la responsabilità è sempre di qualcun altro, e le colpe del nemico, perché non esistono più avversari, sono sempre usate per cancellare le proprie, come se la colpa del nostro debito, della nostra inefficienza, del nostro declino economico, civile, morale e politico non potesse essere altro che dei politici, dell’Europa, della Germania, del liberismo economico o dell’immigrazione, e non delle scelte che abbiamo fatto come paese negli ultimi 40 anni, indifferenti ai segnali d’allarme che arrivavano da tutte le parti. Il denaro compra ovunque il consenso, a volte anche in senso nobile, ma è ben singolare il modo in cui in Italia i termini del contratto fra eletto ed elettore siano sempre legati al familismo amorale che ci avvelena da sempre, agli interessi particolari e corporativi, al disinteresse per tutto ciò che non ci riguarda direttamente, e quasi mai ad un’idea di bene comune, per non parlare di quel senso civico che preveda doveri e non solo diritti, e il rispetto dei principi etici basilari.

Oggi, dopo la presentazione del Def, e in assenza dell’opposizione interna, che in questa fase continua imperterrita a contare quanto Giuseppe Conte, lo scenario che si delinea per i prossimi due mesi è evidentemente quello di un confronto senza precedenti fra l’Unione Europea e uno dei grandi paesi che l’hanno fondata, ben più importante e drammatico di quello scatenato dalla Brexit, che in fin dei conti è solo l’uscita di un paese membro sulla base di una decisione unilaterale, un caso effettivamente nuovo ma previsto e puntualmente normato dalle regole comunitarie.

La vicenda italiana è invece molto diversa, perchè per la prima volta la posta in gioco può essere la sopravvivenza stessa dell’Unione, e se dal punto di vista di Bruxelles, che oggi è la vera opposizione al Governo gialloverde, l’ipotesi contemplata è quella della bocciatura della prossima finanziaria italiana nei suoi contenuti economici e politici, anche a rischio di determinare una grave crisi politica e l’uscita del paese dalla moneta unica, dal punto di vista del Governo italiano le opzioni possibili sono almeno tre.

La prima è quella di piegare Bruxelles con la forza del peso specifico del nostro paese, le cui dimensioni, in caso di rottura con l’Europa, sono tali da poter determinare una tempesta politica e finanziaria imprevedibile, che certamente uscirà dai nostri confini e potrà avere una forza tale da scardinare l’Unione e l’Euro, facendola diventare una cosa molto diversa da oggi, e non necessariamente in senso positivo. La seconda è quella di doversi piegare obtorto collo ad una correzione della manovra, in una misura più o meno significativa a seconda degli sviluppi del confronto, e utilizzare questa sconfitta come benzina per alimentare la rabbia popolare e il consenso populista per i partiti di governo in vista delle prossime elezioni europee. La terza, legata alla seconda, è quella di utilizzare sul mercato elettorale dell’Europa l’esito negativo di questo scontro feroce, per puntare ad un vasto consenso dei partiti sovranisti, mettere in crisi il disegno dell’unità politica del vecchio continente, e tentare la costruzione dell’Europa dei popoli, qualunque cosa ciò possa significare, con i paesi di Visegrad e con le destre oggi all’opposizione nei paesi a maggioranza socialdemocratica o cristiano democratica.

Credo che nessuno fra Bruxelles e Roma sappia con certezza quale sarà la direzione che potranno prendere gli eventi. Il Governo italiano ha chiaramente puntato allo scontro con l’Europa, e anche se non siamo la Grecia è impensabile che la Commissione europea accetti il Def che è stato presentato, perché non è nell’interesse dell’Europa, quanto meno di questa, e perché se lo facesse perderebbe ogni credibilità politica. È possibile che per non rischiare uno tsunami politico e finanziario, la cui responsabilità sarebbe di altri, la Commissione si intesti un cedimento che potrebbe ugualmente scardinare dall’interno l’Europa che lei ha in mente? Personalmente fatico a crederlo, ma sui tavoli da poker non c’è mai nulla di scontato.

Contemporaneamente il Governo italiano, che forse sta bluffando e forse no, dovrà fronteggiare il rialzo dello spread, le fibrillazioni della borsa, il probabile declassamento dei titoli di stato, e il loro non scontato rinnovo alle prossime scadenze, con effetti immediati la cui misura è determinante per l’esito dello scontro, almeno quanto la sua reale intenzione di attuare il Piano di Palo Savona, uscire dall’Unione, o all’opposto,  rimanerci per rivoltarla come un calzino.

In questo momento il Governo ha detto che non cambierà la manovra del popolo, che non ha paura dell’Europa, che non teme lo spread, e che per una finanziaria finalmente espansiva i soldi ci sono. A parte il fatto che i soldi ci saranno se qualcuno ce li vorrà prestare, e potrebbe anche succedere che tanti non avranno voglia di farlo, resta poi da capire se con l’aumento dello spread la finanziaria potrà essere effettivamente espansiva, o se alla fine non diventerà invece recessiva, vanificando l’aumento del debito, oltre che la strampalata dichiarazione di Di Maio, secondo il quale dovrebbe invece calare, chissà poi per quali motivi.

Io credo che non sarà semplice gestire il popolo della manovra in questi frangenti: troppe promesse, troppe aspettative, troppi nemici, troppa debolezza internazionale, troppa rabbia alle spalle e davanti agli occhi perché la montagna possa partorire il topolino. Oggi il popolo della manovra pensa di essere arrivato al traguardo, pensa che le cose cambieranno e immagina un futuro migliore. Io penso che non l’avrà, perché a prescindere dal merito delle questioni, i rapporti di forza in Europa non sono a suo favore, e ancor meno lo sono quelli con i mercati, ben più grandi, più grossi e più cattivi di lui, oltre che più indifferenti.

Se anche salterà il banco in Europa, in un futuro sovrano e populista, con la lira e il miraggio delle svalutazioni e il sogno di aver abolito la povertà, il popolo italiano resterà lo stesso di oggi, un piccolo popolo che non ha memoria del passato e non ha un progetto per il futuro, senza alcuna etica pubblica e senza la capacità di essere all’altezza delle sue ambizioni. In effetti c’è una perfetta corrispondenza fra il popolo e la sua manovra, entrambi non si meritano la possibilità di mettere in discussione la traballante casa europea, il liberismo senza confini e la troppo ineguale distribuzione del reddito, non se la meritano perché sono da sempre e in diversa misura a seconda delle voci, una delle cause di tutto ciò.

28/09/18

Tor San Lorenzo: disperazione, degrado e paura: l’appello del CdQ Nuova California alle istituzioni






“Disperazione, senso di abbandono, paura e scarsa percezione della sicurezza”.

Inizia così la lunga lettera scritta dal Presidente del CdQ Piero D’Angeli recapitata alla nostra redazione. Il comitato dipinge in una lettera indirizzata alle istituzioni lo stato in cui si troverebbe Tor San Lorenzo, e in particolare i quartieri di Nuova California e Tor San Lorenzo, nella speranza di sensibilizzare l’opinione pubblica in attesa di urgenti provvedimenti a tutela dei cittadini.
“Questo è quanto percepisce la gran parte dei cittadini di Ardea e in particolar modo quelli che vivono a Tor San Lorenzo. Scrivo alle S.S.V.V. perché nonostante l’avvicendarsi delle varie amministrazioni locali, noi cittadini non abbiamo ancora quelle garanzie e quell’attenzione che meritiamo. Mi permetto di presentarmi, mi chiamo Piero D’Angeli, sono il Presidente del Comitato di Quartiere di Nuova California – Tor San Lorenzo e referente di zona per l’Associazione Controllo di Vicinato. Ardea è un comune con più di 50.000 abitanti alle porte di Roma. Nell’ultimo decennio sia Tor San Lorenzo che comprende anche la zona di Nuova California (due frazioni del comune di Ardea) hanno subito un notevole aumento demografico e solo in queste due zone, ad oggi, risiedono più di ventimila famiglie. Ho deciso di scrivervi di nuovo per sensibilizzarvi circa annose questioni che minano la sicurezza ed il quieto vivere della nostra comunità. Il nostro paese versa in condizioni pietose.
Furti all’ordine del giorno anche nelle ore diurne oramai in abitazioni e negozi come se fosse diventato tutto normale. A dare forza a queste parole sono proprio i fatti accaduti negli ultimi due mesi: una donna è stata aggredita e derubata di borsa e auto davanti casa sua in via Tanaro alle 8 del mattino, un supermercato di Tor San Lorenzo è stato rapinato a mano armata per l’ennesima volta, una coppia è stata aggredita e malmenata sul lungomare degli Ardeatini, un 23enne è stato accoltellato fuori ad un locale di Tor San Lorenzo, si è verificato un tentato furto all’ufficio postale di Piazza del Popolo con i ladri messi in fuga che però hanno danneggiato la porta di ingresso, un’attività commerciale del territorio è stata derubata durante la notte e notizia di qualche giorno fa che la Guardia di Finanza ha eseguito due arresti in seguito al rinvenimento di una piantagione di marijuana in via Strampelli. Tutti questi episodi si sono verificati nel lasso di tempo che va dal 27 luglio 2018 al 3 settembre 2018. Tante altre cose analoghe si sono verificate anche nei mesi precedenti, vi lasciamo immaginare il nostro stato d’animo.
La nostra città si estende sul lungomare pontino, ma non è stata mai valorizzata, non esiste turismo, non ci sono strutture ricettive adeguate, è carente dei servizi principali (scuole fatiscenti ed insufficienti a garantire a tutti i bambini del territorio un’aula scolastica), strade dissestate, illuminazione pubblica carente o mal funzionante, l’acqua potabile e il gas non raggiungono l’intero territorio comunale, non esistono palestre o piscine comunali, non abbiamo una biblioteca comunale, (l’unica biblioteca esistente l’abbiamo aperta noi come associazione) un teatro, ne un cinema, c’è il bisogno urgente di avere una scuola superiore, siamo stanchi di vedere i nostri figli fare ginnastica nel cortile della scuola elementare o quando fa freddo nei corridoi perché non esiste una palestra.
Necessitiamo di asilo nido comunali perché non tutte le famiglie possono permettersi rette altissime per mandare i propri figli a scuola, abbiamo bisogno di trasporti efficienti, abbiamo bisogno di luoghi di aggregazione per grandi e piccini, ad oggi è solo ed esclusivamente un quartiere dormitorio che non da segni di risveglio. È passata un’altra estate, che avrebbe dovuto essere una manna dal cielo per un paese che vive sul mare ma così non è stato. E’ stata l’ennesima estate immobile, con le solite problematiche che da troppi anni rimangono irrisolte. Noi cittadini siamo stanchi di tanto immobilismo e incapacità da parte di chi in questi anni ha fatto diventare questa città a 30 km da Roma un vegetale, ed a tutto questo, negli ultimi anni si è venuto ad aggiungere anche il dramma della mancanza di sicurezza e legalità ed è proprio su questo tema che vogliamo soffermarci e chiediamo la vostra attenzione.
Laddove non c’è controllo e attività sociali è quasi “normale” che si vengano a creare i presupposti per l’illegalità e la delinquenza. Nella nostra città abbiamo ormai vari insediamenti abusivi ed incontrollati di rom ed extracomunitari senza permesso di soggiorno che da anni si sono stabiliti nel nostro territorio e dai quali non ci sentiamo affatto protetti, a questo si aggiunge il grave problema del noto complesso le Salzare che ormai è diventato una discarica a cielo aperto e un rifugio per sbandati e tossici che vivono di espedienti. I cittadini di Ardea e le molteplici attività commerciali del territorio da anni assistono inermi a soprusi di ogni genere, a spaccio di droga alla luce del sole, a furti subiti in abitazioni o dentro le proprie macchine, e ultimamente siamo “sotto attacco” con continue e ripetute rapine a mano armata nelle varie attività commerciali, senza che nessuno faccia qualcosa, senza che le istituzioni si mettano concretamente al lavoro per arginare questo fenomeno. La Stazione dei Carabinieri di Tor San Lorenzo conta pochi uomini, malgrado l’impegno profuso sono assolutamente insufficienti a garantire anche il minimo controllo sul territorio.
Ardea-Pomezia non ha un commissariato di Polizia, quello più vicino e da cui dipendiamo è quello di Anzio-Nettuno, ma vista la vastità del territorio di competenza le volanti purtroppo arrivano raramente da queste parti. Eppure il numero di abitanti del comune di Ardea avrebbe bisogno di una presenza stabile delle forze dell’ordine, soprattutto se andiamo ad analizzare le numerosissime operazioni portate a compimento dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato sul nostro territorio ogni anno. Anche la polizia locale è sottodimensionata rispetto al numero di abitanti e non riesce a coprire tutto il territorio in maniera soddisfacente, a questo va aggiunto che nei mesi scorsi è stato tolto un piccolo distaccamento che era presente a Tor San Lorenzo, insieme all’anagrafe. Servono strutture per gli adolescenti, per provare ad arginare tutti quei fenomeni di devianza giovanile, come il bullismo, l’abuso di alcool e l’uso di sostanze stupefacenti. Qui ad Ardea non abbiamo spazi di aggregazione ne luoghi di ritrovo: in questo modo il senso di comunità e di appartenenza al territorio è pari a zero, si favorisce quindi il fenomeno delinquenziale.
Come Associazione abbiamo in comodato d’uso gratuito l’unico parco giochi comunale che risulta fruibile nel quartiere, che ospita anche dei giochi per persone diversamente abili, ma anche questo è stato più volte vandalizzato (ora è stato chiuso per i pericoli che ci sono al suo interno) togliendo di fatto alle famiglie l’unica area verde a disposizione dei tanti bambini del territorio. Noi crediamo che sia arrivato il momento di dare la priorità al bene comune, di pensare prima di tutto ai gravosi problemi che affliggono questi quartieri e chiediamo soprattutto che le istituzioni tutte siano più vicine ai cittadini e alle realtà associative che, ovviamente, non possono sostituirsi all’amministrazione locale.
Qualche anno fa 1500 persone sono scese in piazza per manifestare il proprio dissenso, oggi lo stesso malumore si sta facendo sentire sempre più insistentemente. È cominciato un ciclo di riunioni tra cittadini e commercianti, l’obiettivo nostro sarà quello di creare una rete per supportarci in vista di una grande mobilitazione popolare prevista per il prossimo 24 novembre, per far arrivare la nostra voce a chi è in grado di ascoltarci e soprattutto di darci risposte concrete. Vi ringraziamo per la pazienza di leggere fin qui il nostro sfogo e ci auguriamo vivamente che possiate interessarvi concretamente di tutto ciò che è stato descritto per portarvi a conoscenza di tutti i mali di una città che non riesce a diventare grande. Altresì chiedo alle S.S.V.V. in indirizzo, la possibilità di incontrare una nostra delegazione per raccontarvi da vicino cosa significa “sopravvivere” ad Ardea. Cordialmente”.

La nota di Piero D’Angeli, Presidente Comitato di Quartiere di Nuova California

24/09/18

Il genocidio silenzioso






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A parte inviare ispettori in Italia per indagare il nostro “razzismo” e accusare Israele di “apartheid”, a cosa serve il Consiglio dei diritti umani dell’Onu se non a proteggere le minoranze religiose perseguitate? Allora cosa miseriaccia aspetta l’Onu a riconoscere il genocidio dei cristiani in Iraq e in Siria?


      Giulio Meotti
Giulio Meotti 3Il Consiglio per i diritti umani ha appena iniziato la sua terza (e ultima) sessione dell’anno e il Centro europeo per la giustizia ha presentato un appello alle Nazioni Unite perché riconosca la persecuzione dei cristiani come sancito dalla Convenzione sulla prevenzione del genocidio. Tra l’inizio della guerra in Siria nel 2012 e il 2017, il numero di cristiani è sceso da 1,5 milioni a 500 mila. Ad Aleppo, che ospitava la più grande comunità cristiana siriana, i numeri sono scesi da 150 mila a 35 mila, meno 75 per cento.

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Nella cittadina siriana di Mharedh, la scorsa settimana, 9 cristiani (fra cui quattro bambini) sono stati uccisi da Al Qaida. In Iraq, l’80 per cento dei cristiani se ne sono andati e si prevede che il cristianesimo in Iraq potrebbe essere annientato entro il 2020, se la popolazione continuerà a calare.

A statue of Jesus Christ is left smashed on the floor at the church that was attacked by Muslim hardliners in Temanggung, Central Java, Indonesia, Tuesday, Feb. 8, 2011. Hundreds of Islamic hard-liners stormed a courthouse and set two churches on fire Tuesday in central Indonesia to protest what they considered a lenient sentence for a Christian convicted of blaspheming Islam. (AP Photo/Slamet Riyadi)

Parliamo delle più antiche comunità cristiane al mondo, quelle fondate da San Tommaso e che parlano ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. Parliamo di uccisioni di sacerdoti e vescovi, di fosse comuni con i cristiani, di chiese distrutte, di comunità sfollate in massa. Sembrano scene dall’anno 1018, è invece il 2018

di Giulio Meotti - 15 settembre 2018