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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

13/07/16

Troppe teste si sono girate dall’altra parte sui morti a Dacca

aldo-cazzullo
di Aldo Cazzullo (nella foto d’apertura) da Il Corriere della Sera del 7 luglio 2016

Nel novembre 1961, tredici aviatori italiani di una missione Onu furono trucidati a Kindu, in Congo, e sepolti in una fossa comune. Probabilmente erano stati confusi con mercenari belgi. Tra i reporter che fecero luce sul massacro si distinse un giovane inviato: Alberto Ronchey.
Oggi una lapide all’ingresso dell’aeroporto di Fiumicino è tra i pochi segni che ricordano un lutto quasi del tutto assente dalla memoria nazionale. Rimosso. Dimenticato. Non possiamo accettare che la stessa sorte di oblio avvolga la tragedia di Dacca.



Purtroppo, le premesse ci sono tutte. Sabato sera l’ottimo speciale del Tg3 in diretta ha avuto uno share dell’1,22% (è vero che c’era la partita, ma hanno avuto share più alti i film «Ti va di ballare?», «Beethoven 2», «Look again. Inganno mortale» e il telefilm «Ncis. Unità anticrimine»).
I l giorno dopo, i discorsi per strada e sui social erano tutti sul balletto di Zaza e sull’errore di Pellè. Nove italiani assassinati, alcuni sgozzati dopo che gli assassini avevano verificato che fossero proprio italiani, non hanno scosso la coscienza del Paese.


Certo, ci sono stati anche segnali in controtendenza. Il presidente Mattarella ha interrotto il suo viaggio in America Latina per andare a ricevere le bare dei connazionali.
C’è un’Italia attenta al mondo, al sociale, al volontariato, che ha reagito con commozione e indignazione.
Però, evitiamo ipocrisie: mentre l’assassinio di Valeria Solesin e di Giulio Regeni avevano suscitato profonda emozione, qui si discute al più se un marito avrebbe dovuto essere più coraggioso.



Come se il massacro di Dacca non rappresentasse una svolta nella storia del Paese: l’ingresso dell’Italia nella guerra che scuote il mondo, o meglio la conferma che questa guerra coinvolge anche noi.
Non si tratta di stabilire se gli attentatori, attaccando un locale vicino alla nostra ambasciata, volessero colpire specificamente italiani o genericamente occidentali. La lezione che viene da Dacca è chiara: l’Italia non è al riparo. Il fatto che il Bangladesh sia lontano non può essere motivo di autoconsolazione o di indifferenza.



Questa idea strisciante per cui chi va all’estero per lavoro o per turismo in qualche modo se la va a cercare, mentre a chi resta a casa non può accadere nulla, prima che essere cinica è un’idea ingenua.
La guerra ci riguarda, grida il nostro nome, interpella la nostra coscienza. A ben vedere, è più che una guerra; è un’epoca. È il tempo che ci è dato in sorte. E dobbiamo attrezzarci, non solo con l’intelligence e gli apparati di sicurezza, ma anche culturalmente.



La consapevolezza è più dolorosa ma anche più utile dell’ignavia. Se da una parte è importante tenere i nervi saldi, evitare reazioni sciocche come prendersela con i poveri ambulanti bengalesi, badare a non equiparare l’Islam al fondamentalismo e le migrazioni al terrorismo, dall’altra parte la discussione deve essere aperta e libera dai ricatti ideologici.
Si deve essere liberi di porre questioni senza essere tacciati di razzismo o di islamofobia.Ci si può domandare se un Paese in cui in un solo giorno sbarcano 4.500 migranti — senza contare quelli arrivati per terra o per aria — è un Paese che sta proteggendo le sue frontiere, senza sentirsi chiamare xenofobi.



Si può chiedere ai musulmani d’Italia di prendere posizione e impegnarsi in concreto contro l’estremismo, senza sentirsi rispondere che non c’entra niente e il problema è sempre un altro.
È possibile affrontare le prove durissime che ci attendono senza perdere l’umanità che da sempre contraddistingue il nostro popolo, e di cui siamo giustamente orgogliosi. Ma far finta di nulla, girare la testa dall’altra parte e trattare chi pone il problema come un importuno non ci aiuterà.

Foto: Ansa, AP, Sky TG24 e Reuters

fonte: http://www.analisidifesa.it

ARDEA (RM) : Furto di energia elettrica: operazione al complesso immobiliare delle salzare


Nel corso dell'operazione sono stati identificate diverse persone e verbalizzati tre titolari di contatori perché manomessi

 
Il Faro on line - Carabinieri della stazione di Tor San Lorenzo al comando del vice comandante  M/llo Antonio Sorentino, coadiuvati dalla polizia municipale della squadra del Magg. Luciano De Paolis, insieme ai tecnici dell'Enel e della Ditta Amati, che ha messo a disposizione un cestello elevatore, hanno controllato i vari contatori dell'Enel nelle quattro palazzine del complesso immobiliare delle Salzare dove hanno trovato fili volanti che furtivamente portavano l'energia nelle varie abitazioni occupate abusivamente.

Furti che spesso mettono a rischio l'incolumità delle persone se si considera che spesso apparecchiature di condizionamento dell'aria hanno preso fuoco e la tragedia è stata sfiorata grazie al rapido intervento dei vigili del fuoco.
Nel corso dell'operazione sono stati identificate diverse persone e verbalizzati tre titolari di contatori perché manomessi. Le indagini da parte dei carabinieri proseguono.
Nel contesto, la municipale ha constatato lo stato di degrado e di rifiuti abbandonati nell'area di sedime delle abitazioni ma soprattutto ha constatato nello scantinato della palazzina "D" in odore di demolizione, un olezzo proveniente dallo scantinato per i rifiuti abbandonati per una altezza di oltre mezzo metro, oltre a corsi di acqua fetida proveniente dai bagni degli appartamenti occupati.

Tale situazione viene ritenuta una emergenza igienico sanitaria che potrebbe sfociare in qualche epidemia se non si agisce immediatamente. Infatti le abitazioni sono tutte senza servizio elettrico ed idrico, il prezioso liquido viene portata nelle abitazioni con taniche di plastica riempite da un rubinetto posto nel piazzale tappezzato di rifiuti e di carcasse di auto di dubbia provenienza.

Una situazione quella della mancanza di illuminazione che spesso mette in difficoltà la professionalità ed il lavoro dei militi di Tor San Lorenzo costretti durante i controlli ai detenuti agli arresti domiciliare a scavalcare escrementi umani lasciati addirittura per le scale d'accesso ai piami oltre che saltare tra una busta di rifiuto e un'altra, oltre al rischio di qualche imboscata.
Agli agenti operanti le congratulazioni del sindaco e dell'assessore all'ambiente che ha già preso contatti con la ditta che dovrà bonificare l'area.

Luigi Centore  - 10 LUGLIO 2016
fonte: http://www.ilfaroonline.it