Oggi,
per molti osservatori, l’asse franco-tedesco si baserebbe sul coprirsi
vicendevolmente le scorrettezze monetarie e bancarie.
Così, mentre la Francia permette la piena convertibilità dei franchi coloniali con l’euro (garantita dal Tesoro francese) nel proprio territorio (di fatto una doppia circolazione), invece la Germania ha coperto la frode fiscale di oltre 70 miliardi di euro perpetrata dai manager bancari tedeschi. Così la Francia stampa franchi e li spedisce nelle sue ex colonie, mentre la Germania permette alle banche locali (quelle dei Lander) di avere a disposizione centinaia di milioni di euro per acquistare le azioni delle società quotate in borsa nel periodo in cui le stesse distribuiscono i dividendi. Le banche tedesche acquistano azioni con soldi non loro, e poi rimettono in poco tempo a posto il denaro: usando anche le agevolazioni fiscali di cui beneficiano i residenti all’estero sui dividendi delle società. La Germania di fatto appoggia una truffa ordita dalle banche locali e dai clienti-partner residenti all’estero: uno stratagemma che fa restituire agli istituti tedeschi tasse mai versate a cui s’aggiungono decine di milioni di euro che il fisco della nazione predata deve poi pagare alla Germania (hanno fatto questo gioco anche sulle spalle della Borsa di Milano e del fisco italiano). Ecco come la Germania vanta ulteriori crediti (truffaldini) verso l’Italia.
Una vera e propria frode di massa, e sono state presentate denunce da soggetti dell’Ue ai tribunali di Colonia, Monaco, Francoforte, Copenaghen… Dicono che starebbero indagando per “truffa ed evasione fiscale a livello europeo”. Ma le coperture ai truffatori tedeschi sono davvero importanti, e contano su appoggi ai vertici delle banche Santander, Barclays, Goldman Sachs, Bank of America, Macquarie Group, Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole e HypoVereinsbank (gruppo Unicredit).
Le notizie sulle “truffe istituzionali tedesche” sono emerse grazie ai giornalisti tedeschi d’inchiesta del “gruppo Correctiv”: 38 giornalisti originari di vari si europei, hanno analizzato 200mila file. La maggiore copertura alle banche tedesche sarebbe venuta proprio da Wolfgang Schauble (ex ministro tedesco delle Finanze di Angela Merkel): in pubblico faceva la morale all’Italia, ma in segreto agevolava dal 2001 il sistema truffaldino.
Discorso similare da parte delle istituzioni monetarie francesi. Il Franco Cfa (Franco delle Colonie francesi d’Africa stampato dal 1945, abbreviato Fcfa, oggi acronimo di “Comunità Finanziaria Africana”) viene distribuito da Parigi in Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo. In pratica in tutto l’areale della Comunità economica e monetaria africana delle ex colonie, ancora ombelicalmente legate alla Francia e alla politica economica francese, che raggiunge persino le Isole Comore dell’Oceano Indiano (la cosiddetta zona d’influenza del “Franco comorano”). Intendiamoci, è tutto legale. Infatti nel 1945 gli accordi di Bretton Woods permettevano che la Francia avesse gestione monetaria di queste comunità, conservando all’interno del Paese europeo la doppia circolazione, rimasta indisturbata anche oggi in epoca Euro. Al punto che svolge azione “benefica” col “Franco della Comunità Finanziaria dell’Africa” e col “Franco della Cooperazione Finanziaria dell’Africa Centrale”. Le valute non sono intercambiabili nei singoli Stati africani, ma tutte sono spendibili (e cambiabili) in Francia.
Il Franco Cfa ha sempre mantenuto la parità rispetto al Franco francese, salvo in casi particolari: oggi nelle ex colonie d’Oltralpe circola l’Euro, intercambiabile con i rispettivi franchi. Con l’introduzione dell’Euro il valore del Franco Cfa è stato agganciato alla nuova valuta europea (mantenendo comunque per legge la convertibilità del Franco Cfa in euro). Ne deriva che difficilmente Germania e Francia molleranno lo scettro delle rispettive politiche d’indirizzo bancarie e monetarie, perché su questo si basa l’asse franco-tedesco, ossatura dell’Unione europea.
Così, mentre la Francia permette la piena convertibilità dei franchi coloniali con l’euro (garantita dal Tesoro francese) nel proprio territorio (di fatto una doppia circolazione), invece la Germania ha coperto la frode fiscale di oltre 70 miliardi di euro perpetrata dai manager bancari tedeschi. Così la Francia stampa franchi e li spedisce nelle sue ex colonie, mentre la Germania permette alle banche locali (quelle dei Lander) di avere a disposizione centinaia di milioni di euro per acquistare le azioni delle società quotate in borsa nel periodo in cui le stesse distribuiscono i dividendi. Le banche tedesche acquistano azioni con soldi non loro, e poi rimettono in poco tempo a posto il denaro: usando anche le agevolazioni fiscali di cui beneficiano i residenti all’estero sui dividendi delle società. La Germania di fatto appoggia una truffa ordita dalle banche locali e dai clienti-partner residenti all’estero: uno stratagemma che fa restituire agli istituti tedeschi tasse mai versate a cui s’aggiungono decine di milioni di euro che il fisco della nazione predata deve poi pagare alla Germania (hanno fatto questo gioco anche sulle spalle della Borsa di Milano e del fisco italiano). Ecco come la Germania vanta ulteriori crediti (truffaldini) verso l’Italia.
Una vera e propria frode di massa, e sono state presentate denunce da soggetti dell’Ue ai tribunali di Colonia, Monaco, Francoforte, Copenaghen… Dicono che starebbero indagando per “truffa ed evasione fiscale a livello europeo”. Ma le coperture ai truffatori tedeschi sono davvero importanti, e contano su appoggi ai vertici delle banche Santander, Barclays, Goldman Sachs, Bank of America, Macquarie Group, Bnp Paribas, Société Générale, Crédit Agricole e HypoVereinsbank (gruppo Unicredit).
Le notizie sulle “truffe istituzionali tedesche” sono emerse grazie ai giornalisti tedeschi d’inchiesta del “gruppo Correctiv”: 38 giornalisti originari di vari si europei, hanno analizzato 200mila file. La maggiore copertura alle banche tedesche sarebbe venuta proprio da Wolfgang Schauble (ex ministro tedesco delle Finanze di Angela Merkel): in pubblico faceva la morale all’Italia, ma in segreto agevolava dal 2001 il sistema truffaldino.
Discorso similare da parte delle istituzioni monetarie francesi. Il Franco Cfa (Franco delle Colonie francesi d’Africa stampato dal 1945, abbreviato Fcfa, oggi acronimo di “Comunità Finanziaria Africana”) viene distribuito da Parigi in Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Congo, Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo. In pratica in tutto l’areale della Comunità economica e monetaria africana delle ex colonie, ancora ombelicalmente legate alla Francia e alla politica economica francese, che raggiunge persino le Isole Comore dell’Oceano Indiano (la cosiddetta zona d’influenza del “Franco comorano”). Intendiamoci, è tutto legale. Infatti nel 1945 gli accordi di Bretton Woods permettevano che la Francia avesse gestione monetaria di queste comunità, conservando all’interno del Paese europeo la doppia circolazione, rimasta indisturbata anche oggi in epoca Euro. Al punto che svolge azione “benefica” col “Franco della Comunità Finanziaria dell’Africa” e col “Franco della Cooperazione Finanziaria dell’Africa Centrale”. Le valute non sono intercambiabili nei singoli Stati africani, ma tutte sono spendibili (e cambiabili) in Francia.
Il Franco Cfa ha sempre mantenuto la parità rispetto al Franco francese, salvo in casi particolari: oggi nelle ex colonie d’Oltralpe circola l’Euro, intercambiabile con i rispettivi franchi. Con l’introduzione dell’Euro il valore del Franco Cfa è stato agganciato alla nuova valuta europea (mantenendo comunque per legge la convertibilità del Franco Cfa in euro). Ne deriva che difficilmente Germania e Francia molleranno lo scettro delle rispettive politiche d’indirizzo bancarie e monetarie, perché su questo si basa l’asse franco-tedesco, ossatura dell’Unione europea.