Di
Giovanni Giacomini – La tempesta mediatica imbastita contro
l’Ammiraglio De Giorgi, che ha tenuto i riflettori artatamente accesi
per una decina di giorni, producendo effetti comunque disastrosi, sembra
essersi giustamente annichilita in virulenza e intensità. E’ quindi il
caso di affrontare, ora, con maggiore pacatezza e lucidità, le ragioni e
le logiche che hanno innescato e alimentato quella tempesta, con delle
riflessioni nel merito, anche avvalendosi delle necessarie discriminanti
e andando, se necessario, ‘’controcorrente’’, ma senza invasioni di
campo e lasciando, quindi, a chi di competenza, il giudizio finale su
quell’intricata e irrituale vicenda. Innanzitutto la variegata presenza
dei corvi che, nella vicenda ‘’trivelle lucane’’, si sono scagliati
contro De Giorgi, confezionando anonime seguite alle intercettazioni
diffuse inopinatamente da alcuni media, per creare il caso e infangare
il Capo della Marina, e di riflesso direttamente la stessa Marina
Militare. La tempistica di innesco di quella macchina del fango solleva
parecchi sospetti, e la cronistoria delle comparse dai corvi alle iene,
merita una considerazione di fondo, in quanto sottende ad una logica
ovvia quanto perversa e strumentale; in primis poiché, guarda caso, dopo
oltre un lustro di investigazioni, cade acconcio alla vigilia del
Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto nominare i Vertici della
Protezione Civile e dell’AISE , fra gli altri, ( come poi avvenuto dopo
circa 2 settimane…) a cui l’Ammiraglio avrebbe potuto concorrere a pieno
titolo. Il secondo aspetto inqualificabile, ed al tempo stesso
aberrante, è inoltre ‘’l’avviso’’ a pieni titoli da parte dei media, di
essere indagato ‘’per traffico di influenze ed altro’’. Viene da
chiedersi come mai quei ‘’leaks’’ dalla Procura potentina, alcuni vecchi
di lustri se non di vent’anni (come il caso del Vittorio Veneto..),
compaiono ora con una successione senza precedenti, e soprattutto senza
che nessuno indaghi sulla loro consistenza, sulla provenienza e sulla
quanto mai possibile matrice subdola. E’ chiaro che i corvi non si sono
lasciati sfuggire l’occasione per togliersi alcuni sassolini o macigni
dalle scarpe, altri si sono accodati per invidie recondite mai sopite,
altri ancora per i successi ottenuti da De Giorgi nel suo mandato a capo
della Marina. Come è possibile che il Capo di Stato Maggiore della
Marina apprenda di essere indagato dai media, con ovvie infrazioni sul
segreto istruttorio in concorso, e con la naturale conseguenza- voluta-
di creare pregiudizio, e danni alla persona? Infatti quei corvi di
diversa estrazione, con la divulgazione strumentale di quelle notizie,
hanno anticipato un giudizio che solo la magistratura è tenuta a dare,
ne hanno amplificato strumentalmente gli effetti con scoop verso
l’opinione pubblica, arrecando un danno personale e di immagine ad una
Forza Armata che ha, notoriamente, compiti assai delicati per la stessa
sicurezza nazionale. Purtroppo in Italia basta che qualcuno prenda carta
e penna, e invii una lettera anonima contro un personaggio, per
rovinarne la reputazione e toglierlo, quindi, da qualunque possibilità
di aspirare ad un incarico di livello; con l’Ammiraglio è stato fatto
tanto chiasso, con infiorettature di cronaca e gossip di ogni tipo, per
metterlo fuori gioco, fuori dalla cerchia dei probabili papabili a tali
incarichi governativi: quei corvi sono riusciti nel loro intento, nella
loro sporca battaglia, tant’è che la politica -visto il polverone
sollevato- ha preferito accantonare la sua nomina. La frittata a quel
punto era già fatta, con grande soddisfazione da parte di coloro che
così avevano tolto dalla corsa un candidato di forte caratura e
leadership, uno che ha il pregio ed il coraggio di operare con
determinazione e onestà indubitabile: forse per quei posting, ci vuole
gente più malleabile? Ormai la macchina del fango era partita, aveva
raggiunto pieni giri, con il determinante contributo di una classe
mediatica da denunciare, come giustamente ha fatto l’Ammiraglio; ma, in
corsa, altri l’hanno alimentata con le anonime, e sono saltati sul carro
bestiame, fra cavalli bianchi, caprette e corvi; infine sono comparse
le iene pronte a sfinire gente ferita, in difficoltà. Dopo i corvi che,
con accuse ‘’pompate’’, comunque da verificarne la fondatezza, si sono
abbeverati alla fonte discutibile delle intercettazioni ‘’mirate e
decontestualizzate’’, sono apparse quindi nella savana delle nefandezze
anche le iene. Non solo quelle mediatiche (le iene) che, sulla scia
della commistione e di un discutibile audience sono riuscite ad
intervistare – nonostante tutto- l’Ammiraglio confezionando un servizio
vomitevole , surrettiziamente orientato allo spregio dell’intervistato,
eliminando le risposte pertinenti date sui vari argomenti, con un taglia
e cuci degno della peggiore specie di giornalai o da segugi sciolti per
il solo gusto dello scoop, a qualunque costo: poco importa se ciò
significava demolire impropriamente una persona seria e onesta che ha
avuto l’unica colpa di tenere saldo il timone di una grande istituzione
quale è la Marina. L’attacco di quegli ‘’animali’’ sulle modifiche alle
Fregate FREMM è risibile e anacronistico; se l’Ammiraglio –forte della
sua esperienza operativa- si è reso conto, al loro ingresso in linea
che, per rendere più efficaci tali bastimenti ideati circa vent’anni
prima, c’era bisogno di alcune modifiche e adattamenti per attualizzarle
nei propri ruoli, cosa avrebbe dovuto fare? Voltarsi dall’altra parte e
lasciare ‘’sbattere’’ i comandanti con Navi che avrebbero avuto più
difficoltà operative e logistiche (dai computer decentrati agli
adattamenti ai locali di vita, ecc), a fronte di un costo di quelle
modifiche che è infinitesimo (tutto da verificare…) rispetto a quello di
costruzione e della valenza operativa nella vita di quelle navi? Le
iene o qualche anonimo esperto hanno tentato una qualche valutazione di
congruità o hanno preferito criticare e sentenziare, pur senza capirci
un’acca!!??
Non basta, perché -come si sa- le iene vanno sempre in gruppo; alle
prime si sono infatti accodate con un tempismo oculato altre che, deluse
o sconfitte sul terreno legittimo delle scelte fatte dalla Difesa, mai
digerite proprio per i successi dell’Ammiraglio nell’approvazione della
Legge Navale in particolare, approfittando vigliaccamente del momento,
si sono avventate sulla vittima e sui suoi successi tentato di demolirlo
ulteriormente ed infangare la propria immagine, e in definitiva la
stessa Marina che, a detta di costoro, aveva ottenuto ‘’troppo’’ e pure
in disaccordo con i dettami del Libro Bianco (che peraltro doveva ancora
essere editato!). Teste vuote, con un’infinitesima molecola di materia
grigia, ma piene di livore ed acrimonia; che, prescindendo volutamente
da quei compiti essenziali che la Marina con le sue capacità aeronavali,
adempie con onore e disciplina, e con grande efficacia, anche per la
difesa dello Stato sul mare e dei correlati interessi nazionali, viene
rimesso in discussione da parte di questi detrattori da strapazzo:
costoro avrebbero gradito invece un comportamento remissivo e magari
accomodante, piuttosto che battersi e farsi carico delle precise
responsabilità di un Capo a rappresentare con forza e coraggio le
deficienze strutturali della propria FA. Se questa è una colpa, De
Giorgi è colpevole di aver fatto di tutto e di più per la ‘’sua’’
Marina, ma siccome è un preciso dovere, sarebbe se mai necessario dargli
una medaglia per essersi assunto l’onere insito nella funzione di Capo,
con un senso del dovere che travalica, ed è miseramente sconosciuto, da
quei ’’nani’’ che amano il quieto vivere ma non esporsi in progetti di
alto valore istituzionale. Non è pertanto ammissibile che, vuoi per le
intercettazioni opinabili, vuoi per i corvi e in ultimo per le iene, si
possa demolire e infangare una Forza istituzionale dello Stato, come la
Marina che è vitale per il nostro Paese, insieme a chi la dirige con
passione, competenza e onestà: chi ha innescato tutto questo fango, fra
‘’leaks’’ strumentali, corvi senza scrupoli e iene opportunistiche
dovrebbe pagare, non tra vent’anni secondo i tempi biblici della nostra
giustizia, ma essere messo alla gogna pubblica in tempo reale.
La riflessione-constatazione più amara è che viviamo certamente in un
paese del ‘’rovescio, più che del Diritto’’; se bastano illazioni
fantasiose e vergognose di anonimi, e di qualche intercettazione di
lungo corso non contestualizzata ma temporalmente estrapolata e
propalata, (anche a prescindere dall’’irritualità delle indagini
condotte), per creare una situazione paradossale nei confronti di
Ministri del Governo, e – fra gli altri- di personaggi istituzionali
dello spessore del Capo della Marina, Ammiraglio De Giorgi, allora il
normale cittadino deve davvero preoccuparsi perché potrebbe trovarsi
incastrato in una melma imprevista da cui comunque è sempre più
difficile liberarsi ed uscirne pulito ed indenne. Ma se, invece, ci
illudiamo, ammesso e non concesso, di vivere in un Paese democratico e
liberale, garantista dell’innocenza degli indagati fino a prova
contraria, com’ è tollerabile che sia buttato fango e melma su
Istituzioni forti e sane come la Marina ed i suoi vertici, screditandone
gli indiscussi meriti e mettendoli alla berlina e in gravi difficoltà,
privandoli dei più elementari diritti fondamentali e della loro dignità,
con la pelosa connivenza dei media? Visto che le illazioni e le
intercettazioni vengono da lontano, e probabilmente sono chilometri di
bobine registrate che necessiterebbero anni per la loro analisi e giusta
decrittazione, c’è da chiedersi come mai quelle notizie così
dettagliate sono state ‘’regalate’’ surrettiziamente ai media, senza
minimamente informare le Autorità governative competenti. Possibile che
nell’uscita dei galoppanti pre-giudizi mediatici, formati da calibrate
soffiate quotidiane di comodo, nessuno si sia posto il dubbio della
tempistica dell’innesco di tutto quel fango, e di quei presunti fatti
costituiti da fattispecie di comportamenti penalmente irrilevanti, ma
mediaticamente appetibili: è forse questo uno Stato etico,
pseudo-moralista, in cui ogni cittadino è un potenziale criminale, a
prescindere dalle prove? Più il tempo passa, sembra evidente che al di
là di tirar dentro personaggi che c’entrano di quinta sponda o solo per
caso, si è sostanziato e dato la stura ad un polverone mediatico
combinato ad arte; ad oggi nello scandalo del petrolio i ‘’pozzi sono
asciutti’’ e, nonostante il clamore iniziale, che aveva polarizzato le
attenzioni sulle ‘’influenze a bassa gradazione’’ e associazioni di
vario genere, tutto sembra rientrare nelle solite ‘’ boutade
incompiute’’: mazzette non se ne vedono e i reati ipotizzati perdono
sempre più consistenza. Il danno è già stato, comunque, compiuto con le
dimissioni di un Ministro e con un ‘’fuori gioco o dai giochi’’ di un
valido Ammiraglio: il resto è fuffa e gossip di infima categoria. Tutto è
probabilmente destinato a finire come analoghe indagini promosse negli
anni: una bolla di sapone, con lungaggini di ogni genere, ma con costi
rilevanti per l’erario ed il cittadino. Colpire i criminali secondo le
leggi vigenti, è cosa giusta, ma con tutte le tutele e le garanzie del
caso, altrimenti si cade in forme di linciaggio, inaccettabili in uno
Stato di diritto. De Giorgi, Capo di una Forza Armata dello Stato e la
stessa Marina non possono essere demoliti moralmente comunque, tanto
meno da un’indagine approssimativa che si rivela ogni giorno di più,
assurda e frammista di pruriginosi gossip: l’Ammiraglio, personaggio
sicuramente scomodo, merita più di una Medaglia per aver salvato con la
cd. Legge Navale, lo strumento navale agonizzante, con forza e coraggio,
sapendo tener ferma la barra del timone, e soprattutto con
un’ammirevole quanto rara onestà intellettuale e umana, senza mai
intascare un solo euro da quella presunta vicenda! ‘’Una persona di cui
essere fieri ed orgogliosi’’ come ha ben detto Renzi; d’altronde basta
riesaminare la sua carriera per rendersi conto di quale spessore umano e
professionale si tratta: ha salvato dalla rovina il Ponte di Castel
Sant’Angelo durante l’alluvione a Roma, ha meritato il titolo
ambitissimo di ‘’Militare dell’Anno nel 2008’’ a livello mondiale, ha
salvato in condizioni disperate quei 470 naufraghi della Norman Atlantic
nel Capodanno 2014, e via dicendo: chi altro può appuntarsi il petto di
medaglie vere e meritate, emblematiche di grande valore sul campo a 360
gradi? ‘’Combatta la sua battaglia, Ammiraglio’’ –come sa fare- su
tutti i fronti contro le ingiustizie, i corvi e le iene; in Italia c’è
bisogno di fare pulizia, di gente capace e onesta, per estirpare il
marcio, ma anche per contrastare coloro che hanno torbidi interessi: in
questa sua battaglia sarà supportato da molti benpensanti e garantisti, e
–alla fine di questo tenebroso film- ci si auspica che possa essere
valutato meritevole ancora di alti incarichi istituzionali, certamente
alla sua portata. Chissà se Montanelli, nei suoi controcorrente, da
grande giornalista fedele alla regola aurea ed ai principi deontologici
dei media, al contrario di certi cartomanti, avrebbe cassato quelle
notizie calunniose e fantasiose se non confermate, come era solito fare,
anche inimicandosi l’andazzo corrente; indubitabilmente si sarebbe
schierato con virulenza per i diritti sacrosanti della gente, e dalla
parte giusta: quella di una Marina e del suo Capo colpiti
proditoriamente da corvi, iene e sciacalli!
Di Giovanni Giacomini – 5 maggio 2016
fonte: http://www.liberoreporter.it