La critica neppure 
troppo velata a Palazzo Chigi da parte della presidente della Corte 
Costituzionale Cartabia. Conte in più occasioni ha mostrato di voler 
sospendere l’ordine costituzionale e alcuni intravvedono in questo 
intervento la longa manus di Sergio Mattarella.
                    
                
Sembra trascorso un 
secolo, visto che ora siamo in piena pandemia, ma soltanto otto mesi fa 
l’attuale premier diede vita a un nuovo esecutivo in nome della difesa 
dei principi costituzionali, contro l’ambizione di Matteo Salvini di 
ottenere pieni poteri, ritenuta pericolosa per le istituzioni e per la 
tenuta della democrazia.
Oggi, sia pure in un contesto profondamente diverso e
 assai più problematico per le sorti del Paese, molti di coloro che 
contribuirono a dare vita all’attuale Conte bis si interrogano 
seriamente sulla legittimità dei pieni poteri che di fatto il premier ha
 assunto.
La legittimazione gli deriverebbe dall’esigenza di 
accentrare su di sé le decisioni più delicate che riguardano la gestione
 dell’emergenza, senza passare dal Parlamento, al fine di non rallentare
 l’emanazione di provvedimenti reputati cruciali per la difesa della 
nostra salute e dell’economia italiana.
Se questo punto di vista, fino a un mese fa, era assai largamente condiviso, a fronte di una escalation
 della malattia e delle difficoltà socio-economiche, oggi viene sempre 
più confutato da chi invece ritiene che questi pieni poteri del premier 
equivalgano a una sorta di sospensione della Costituzione, non 
giustificata dall’emergenza Covid-19, che peraltro potrebbe durare a 
lungo.
Semplificando, se i contagi andassero avanti ancora 
per mesi, se gli italiani continuassero a fruire di una libertà 
contingentata ancora a lungo e se le norme di contenimento restassero in
 vigore per un periodo non breve, non per questo Conte dovrebbe 
continuare a decidere da solo, adducendo motivi di urgenza. Nel mirino 
c’è in particolare il suo frequente ricorso all’utilizzo di d.p.c.m., 
cioè di decreti del presidente del consiglio dei ministri, che lo 
esonerano dal confrontarsi con il Parlamento, laddove l’utilizzo di 
decreti legge gli imporrebbe di coinvolgere tutte le forze politiche, al
 fine di convertire quegli atti in leggi entro 60 giorni.
E’ il punto di vista di Matteo Renzi, che pure ha 
avuto un ruolo decisivo nella formazione del Conte bis, ed è il pensiero
 di molti esponenti del Pd, sempre più insofferenti a quella che 
definiscono, sia pure ancora a bassa voce, una sorta di “monarchia 
assoluta”. Ma è soprattutto Renzi a non mollare e ad evocare il rischio 
dello Stato etico, a proposito della prolungata limitazione delle 
libertà personali: «Non può esistere uno Stato etico che ti fa 
autocertificare se la tua relazione affettiva è stabile o saltuaria: se 
nessuno si indigna per questo, significa che abbiamo un problema. La 
libertà di movimento, la libertà religiosa e tutte le altre libertà non 
sono consentite da un governo: la libertà viene prima del governo. E se 
anche rimanessi il solo a dirlo, continuerò a farlo».
Per non parlare delle opposizioni, che sono sempre 
più scatenate contro il premier, al quale imputano di invocare 
solidarietà nazionale e spirito di collaborazione, salvo poi ignorare le
 proposte delle opposizioni e assumere determinazioni in solitudine, 
addirittura senza condividerle neppure con tutta la compagine 
governativa.
Se, però, a muovere questi rilievi fossero solo gli 
avversari politici o qualche alleato, la situazione sarebbe imbarazzante
 ma gestibile. In realtà il malumore trapela dal Quirinale e da altri 
organi costituzionali come la Consulta, e allora vuol dire che per 
Palazzo Chigi sta suonando un vero e proprio campanello d’allarme.
Non sono passate inosservate, infatti, le parole 
pronunciate in occasione della relazione annuale sulla giurisprudenza 
costituzionale dalla presidente della Corte Costituzionale, Marta 
Cartabia che, commentando la situazione attuale, ha chiarito: «Non 
esiste un diritto speciale per i tempi eccezionali e la Costituzione è 
la bussola anche per navigare per l’alto mare aperto dell’emergenza e 
del dopo-emergenza che ci attende. La Costituzione non è insensibile 
alle situazioni di emergenza come recita l’articolo 77 della 
Costituzione in materia di decreti legge». La Cartabia ha anche 
ricordato che circostanze analoghe in passato «non hanno portato a una 
sospensione dell’ordine costituzionale».
Una critica neppure troppo velata a Palazzo Chigi, 
che in più occasioni ha mostrato di voler sospendere l’ordine 
costituzionale, mai venuto meno in passato, neppure in anni di lotta 
armata o di pesantissima crisi economica. L’equilibrio tra i poteri è 
fondamentale, così come la centralità del Parlamento, che va sempre 
coinvolto nelle decisioni che impattano sulla vita di tutti i cittadini,
 tanto più quando è in gioco il godimento di diritti fondamentali come 
la libertà di circolazione. Nei prossimi giorni si capirà se il premier 
ha fatto tesoro di questi richiami della Cartabia, dietro i quali alcuni
 intravvedono anche la longa manus di Sergio Mattarella.
 
fonte: 
https://lanuovabq.it/it/avvertimento-a-conte-dietro-la-cartabia-ce-mattarella?fbclid=IwAR3aIWNnr2fq2qAWAinlpU6KthQdPSODKi2mCSJQMpenOI9D_dCwEXHQh7g