Mi
riferisco esclusivamente all’Italia. Un caso ha voluto che il
sottoscritto abbia potuto accedere a “notizie riservate” che riguardano
la reale situazione italiana, il rapporto fra il governucolo Renzi e la
scadenza elettorale europide, ciò che accadrà al paese dopo questo
appuntamento. Non posso e non voglio rivelare la mia fonte
d’informazione. Non lo farò mai, neppure se mi arresteranno e mi
metteranno sotto tortura. Quel che posso anticipare è che si tratta di
“notizie riservate” di larga massima, ma sufficienti per rivelare i
contorni di un vero e proprio piano, ordito per l’Italia … anzi, contro
il nostro paese. L’attore sub-politico principale, qui, in loco, è il
pd. Il pd da considerarsi nel suo complesso, senza distinzioni di
corrente, quale forza collaborazionista ed euroserva organizzata. Matteo
Renzi non è “colui che cambia le cose”, come alcuni credono, ma è solo
l’ultima espressione mediatico-propagandistica del pd. Di tutto il pd.
Chi tira i fili sta ovviamente fuori dalla penisola, molto sopra la
dimensione nazionale.
Dunque
… le informazioni che ho ricevuto provengono dal “ventre della balena”,
o meglio, di quella disgustosa balenottera chiamata pd. Nonostante la
sostanziale compattezza del partito euroservo, neoliberale e
americanista, è evidente che non tutto può filar liscio al suo interno, e
che gli odi reciproci, le vendette, le imboscate, le fronde di
burocrati scontenti non cessano dietro le quinte. E’ così che si
producono le “fughe di notizie”, provenienti da fonti bene informate.
A. Prima informazione,
che ci chiarisce con chi e con cosa abbiamo a che fare, a che razza di
sub-potere siamo sottoposti. Non c’è alcun dubbio che Il pd opera
costantemente, sotto vari mascheramenti di corrente e sotto vari nomi
(renziani, bersaniani, lettiani, cuperliani, civatiani), contro il
popolo e il paese. Fin dall’inizio ho avuto ben chiaro che l’”operazione
Renzi” mal celava una natura squisitamente mediatico-elettoralistica,
nonché lo scopo di trattenere consenso, a livello di massa, evitando di
scoprire le carte e rinviando tutto a dopo le europee. Infatti, la mia
fonte conferma in pieno questo sospetto, che per me era già diventato
certezza. La legislatura deve – ripeto, deve – restare in piedi fino a
scadenza naturale, cioè fino al 2018, o mal che vada ancora un paio
d’anni (seconda metà del 2016, inizi 2017). Questo per consentire di
“fare le riforme”, di avviare e di applicare fino alle estreme
conseguenze l’arcinoto fiscal compact (per noi, legge del 24 dicembre
2012, n. 243), il mes (meccanismo di stabilità, a tutto favore delle
banche dei paesi europei più forti) e il cosiddetto erp (european
redemption fund, sulle garanzie per le “eccedenze del debito pubblico”)
che è minacciosamente in arrivo. Inoltre, il risultato del pd alle
europee non può essere troppo basso, perché si deve mostrare che il
consenso popolare alle controriforme neoliberiste e all’eurounionismo
c’è. Ecco il perché del successo di Matteo Renzi, almeno fin che dura.
Nella
realtà, Renzi non è il frutto di una rivoluzione generazionale e/o
riformista, ma il suo esatto contrario. Egli è l’immagine scelta dalla
burocrazia politica piddina – che è molto più compatta di ciò che
appare, su certe questioni di fondo – per raggiungere due importanti
obiettivi, elencati di seguito in ordine temporale.
1)
Affrontare la scadenza elettorale di maggio senza troppe perdite, o
addirittura con successo. La tenuta del pd, o addirittura una sua
vittoria alle europee, allungherebbe la vita alla legislatura. Almeno
quanto basta per … 2) “Fare le riforme” rapidamente, come ordinato dai
padroni sopranazionali, ma ovviamente dopo le elezioni di maggio. La
verità è che i vari D’Alema, Bindi, Finocchiaro e poi Bersani, Fassino,
Veltroni e compagnia bella non sono stati “rottamati”, non sono
scomparsi, ma sono sempre presenti, sia pur in posizione defilata. Sono
loro, di nascosto, di comune accordo, talora fingendo aperta ostilità
nei confronti del sindaco di Firenze, che hanno deciso di lasciare che
il “ciclone Renzi” si sfoghi (ciclone, come l’ha chiamato il ciarpame
giornalistico). E questo – udite, udite! – nonostante qualche
perplessità di Napolitano, che sapeva del gioco fin dall’inizio, un po’
ha resistito, ma poi improvvisamente ha “mollato” Letta. A quel punto,
una ventata di novità era di vitale importanza, e così la simulazione
della rottura dei ponti con il passato (“l’Italia cambia verso”), in
nome del rinnovamento. Tanto il popolino, per come è stato ridotto, ci
sarebbe cascato di sicuro.
Da
ciò che mi è stato detto appare chiaro che nel pd non vi è mai stata
vera lotta fra il vecchio e il nuovo. Solo una trista rappresentazione
scenica, a uso e consumo di un elettorato sempre più idiota e
manipolabile. Inscenare le primarie con vincitore già deciso e la
“comunicazione” renziana amplificata dai media, rientrano pienamente in
questo ordine d’idee. La cosa divertente, che mi rivela la mia fonte
d’informazione, è che Matteo Renzi, pur non essendo un’anima bella, un
illuso o un grullo, ma un figlio di puttana sotto mentite spoglie, non è
del tutto consapevole di questo. Cioè di essere un mero prodotto della
propaganda, della burocrazia politica piddina, dei media “salva-pd” e
affossa-verità. Nonostante si guardi le spalle e nutra in proposito
qualche sospetto (si pensi alla spinosa questione del senato e al
disegno di legge del “ribelle” Vannino Chiti), Renzi crede veramente di
essere il gran capo del partito collaborazionista e di poterlo cambiare a
suo piacimento. Sta di fatto, però, che Letta è stato esautorato non
tanto dall’esuberante ciarlatano di Firenze, che ha eseguito la sentenza
davanti ai media, ma dal suo stesso partito, i cui “dinosauri” restano
prudentemente nell’ombra. Questo ci fa capire perché, nonostante Renzi
invocasse elezioni politiche per la sua investitura, il suddetto è
diventato presidente del consiglio senza elezioni, per volontà dei
burocrati del pd. Ciò spiega, altresì, perché i cosiddetti renziani, che
fino a ieri erano quattro gatti, oggi sono maggioranza (o quasi). Il
bello è che nella realtà non ci sono renziani, bersaniani, lettiani,
civatiani, eccetera eccetera, ma solo piddini.
Non
ci sono stati (e non ci sono) scontri fra “conservatori” e
“riformisti”, fra “rivoluzionari” e “reazionari”, se non nella
proiezione mediatica esterna, ma vi è sempre unità d’intenti nel
servire, fino alle esterne conseguenze, il padrone euroatlantista. Come
mi conferma la mia fonte, gli stessi renziani, proliferati in pochi
mesi, non sono che mascheramenti per conseguire i due obiettivi prima
elencati. I burocrati piddini sanno che possono (e anzi, in certi
momenti devono) fingere che ci sia un po’ di maretta nel partito, su
temi importanti (legge elettorale, decreto lavoro, riforma del senato)
dando la sensazione che il “pluralismo” delle opinioni e la democrazia
esistono … e sono nel dna del pd. Dato che il programma politico
applicato è unico (deciso nel sopranazionale), lo fanno unicamente per
catturare e trattenere il consenso di coloro che, altrimenti, gli
volterebbero la schiena disgustati. Ma sanno altrettanto bene che non
possono spingersi fino al limite di rottura, proprio perché il confronto
interno è una finzione. Così Civati, così Fassina, così tutti i finti
oppositori di Renzi.
Ciò
che ho rivelato fin qui ad alcuni potrà sembrare ovvio, ma la cosa
importante è che mi è stato detto con chiarezza – in via del tutto
riservata – da chi conosce bene esponenti del direttivo piddino (e forse
della presente o passata segreteria, ma su questo voglio lasciare il
dubbio) che con lui parlano e talora privatamente si confidano. Pensate
in quale merda un intero popolo, quello italiano, è costretto a
sguazzare!
B. Seconda informazione,
riguardante il programma di governo e le “riforme”. Qui viene il bello …
e il drammatico per il paese. Gli alti gradi piddini sanno bene che
tutto è rimandato a dopo le europee. Una piccola sosta, nella strage
sociale, può essere accettata dal padrone o addirittura da lui
consigliata, e infatti lo è. Non a caso lo spread sta andando in
discesa, con puntate sotto i 160 punti. E’ in discesa “politicamente”,
in attesa di ripartire dopo il 25 di maggio, se non si rispetteranno i
parametri e i trattati con l’unione. O anche se si rispetteranno a
fatica, potrà schizzare ugualmente verso l’alto, perché la posta in
gioco delle riforme è altissima. Questo lo pensano i piddini di vertice
che si confidano con il mio “informatore” (o “informatrice”, voglio
mantenere l’ambiguità). Anzitutto, gli ottanta euro propagandistici,
netti e mensili, da erogare ai lavoratori poveri, è certo come la morte
che saranno “una tantum”, fino alla fine dell’anno in corso, o poco
oltre. Nessun piddino lo ammetterebbe mai in pubblico, ma tutti lo
sanno, Renzi e le sue veline compresi. Le coperture in tal caso sono
provvisorie e non reggeranno a lungo, soprattutto se dopo le europee si
dovranno fare le “riforme”, quelle vere che restano in caldo, quelle
richieste dagli euroglobalisti. Nonché rispettare il pareggio di
bilancio, alimentare il mes e sottomettersi all’erp dando garanzie per
le “eccedenze” del debito oltre il 60% del pil. Ai vertici del pd
(direzione, segreteria) sanno che non è nemmeno lontanamente pensabile
ricontrattare con successo le regole europoidi, semestre o non semestre
italiano di presidenza. Quindi finora hanno mentito sapendo di mentire,
come avverte il mio “informatore” (o la mia “informatrice”?). Ed ora i
dolori in arrivo per il pubblico impiego. I dipendenti pubblici a
rischio saranno – udite, udite! – almeno duecentomila (se non duecento e
cinquanta mila), con buona pace per gli ottantacinque mila
pensionamenti anticipati 2014 e prepensionamenti annunciati a suo tempo
da Madia. Inoltre, l’espulsione dei “vecchi” dal pubblico impiego (non
tutti pensionati o prepensionati!), contrariamente a quanto ha cercato
di far credere Madia, non libererà posti di lavoro in egual misura per i
giovani disoccupati. Neppure lontanamente (e con il blocco del turn
over come la mettiamo?). Se questo ancora non bastasse, ci sia avvierà a
un blocco praticamente perpetuo delle retribuzioni nel pubblico
impiego, che dovranno essere rapidamente compresse (complice lo spread
in risalita e la maggior spesa per interessi). Se i dipendenti pubblici
sapessero tutto questo, voterebbero alle europee per il pd e per le
veline-capolista di Renzi? Sul fronte del lavoro e della
contrattualistica nel settore privato, c’è poco da aggiungere a quanto
già si sa. Tranne che, mi avverte la mia fonte, il contratto d’ingresso
renziano avrà tutele … ben poco crescenti, dando per certa un’ulteriore
diffusione della precarietà. Per questo è stato rinviato. Pensionati e
precari è certissimo (come la morte, ma purtroppo la loro) che non
avranno un emerito cazzo, né il prossimo anno né quello successivo.
Nonostante Renzi dica, a poco meno di un mese dalle europee, di voler
intervenire a loro favore nel 2015.
Per
ora, questo è quanto. E’ tutto ciò che sono riuscito a ricavare dalla
mia fonte. Ho cercato di riportarlo al meglio, in modo sintetico ma
esaustivo. Se in futuro avrò altre “soffiate”, non mi farò scrupolo di
pubblicarle su Pauperclass.
Ad infima!
di di Eugenio Orso - 1 maggio 2014
* FONTE: http://www.informarexresistere.fr/2014/05/01/rivelazioni-dopo-le-europee-il-diluvio/
tramite http://www.lanuovaitalia.eu