Pecore dal manto riccioluto brucano nel fitto tappeto primaverile del
prato, assieme a pingui galline che lo frugano alacremente per scovarvi
prelibati insetti e vermicelli, con contorno di quadrifogli ed erbette
aromatiche. Accanto, alcune mucche sonnecchiano, dopo un lauto pasto.
Quale piacere ci procura la vista di queste scene bucoliche! Eppure,
anche dietro di esse si possono celare delle insidie dalla complessa
formula chimica e dal nome, tristemente noto, di diossina. Basta che
nelle vicinanze di quel prato si trovi un inceneritore. Diossine che
possono arrivare a noi dall'aria o attraverso la catena alimentare di
quegli stessi animali al pascolo.
Le diossine, infatti, diversamente da altri composti chimici di
sintesi, non vengono prodotte deliberatamente, ma sono sottoprodotti,
assai indesiderati, dell'attività industriale e di tutti i tipi di
combustione e, essendo lipofiliche, accumulano enormemente nel tessuto
adiposo degli animali, essere umano incluso.
Le cosiddette diossine e furani appartengono ad una stessa grande famiglia di 210 composti di micidiale tossicità,
presenti in traccia a livello planetario, anche laddove non vi è alcuna
fonte, artico incluso, concentrandosi a livelli più elevati nei pressi
delle fonti di emissione: scarichi industriali, il fumo prodotto da un
inceneritore ecc. Tale straordinaria diffusione, oltre che all'esistenza
di un'enorme molteplicità di fonti nel mondo moderno, è dovuta alla
caratteristica di POP (persistent organic pollutants – inquinanti
organici persistenti) di questi composti, che persistono nei luoghi di
accumulo per decenni e decenni. Le emissioni industriali di diossine
possono essere trasportate dalle correnti atmosferiche, e, in misura
minore, dai fiumi e dalle correnti marine fino a luoghi remoti rispetto
alle fonti di diffusione.
FONTI DI DIOSSINE
Le
principali fonti industriali di diossine in Europa sono dovute alle
industrie chimiche, siderurgiche, metallurgiche, industrie del vetro e
della ceramica.
In assenza di combustione, vi è generazione di
diossine con la sbiancatura della carta e dei tessuti fatta con cloro e
nella produzione di noti diserbanti, quali gli acidi
2,4-diclorofenossiacetico e 2,4,5 triclorofenossiacetico.
I fumi
delle centrali termoelettriche e degli inceneritori per rifiuti urbani,
nonché degli inceneritori di rifiuti ospedalieri, gli impianti di
riscaldamento domestico a legna o a carbone (combustione per potature,
barbecue, camini e stufe) e persino i fumi delle cremazioni - in
costante aumento - gli incendi, il traffico, il fumo di sigaretta,
costituiscono altre rilevanti fonti di diossine. Gli inceneritori sono
stati per lungo tempo importanti produttori di diossine, ma le ultime
generazioni hanno abbattuto notevolmente le emissioni gassose riuscendo,
conseguentemente, a far calare drasticamente la diffusione di diossine
nell'area circostante. Le nanoparticelle che essi emettono, tuttavia,
possono contenere diossine in forma non gassosa.
DOVE SI TROVANO E COME POSSONO ENTRARE DENTRO DI ME
Il terreno agricolo su cui viene coltivata verdura e frutta può
venire contaminato dalle diossine a causa della presenza di un
inceneritore o di altro processo di combustione industriale nelle
vicinanze, con conseguente accumulo o deposito dei contaminanti negli
alimenti.
L'erba stessa può essere contaminata dalla diossina.
Campioni d'erba raccolti sistematicamente in Inghilterra in un campo,
osservato nel corso di un secolo, hanno evidenziato una presenza stabile
e minima di diossine dal 1860 al 1960 e un aumento pari a sette volte
la quantità iniziale dal 1960 al 1980 attribuito rispettivamente
all'incremento dell'uso di pesticidi clorurati e della quantità di
rifiuti inceneriti. Se l'erba o i mangimi contaminati sono mangiati da
erbivori, le diossine, che sono lipoafffini, si trasferiscono nei
tessuti grassi di questi animali. In questo caso lo strato adiposo
funziona da "serbatoio" di diossine.
L'esposizione dell'uomo alle
diossine ha luogo quasi esclusivamente attraverso l'assunzione di cibo,
soprattutto carne, pesce e latticini. Le diossine "bio-ingrandiscono",
nel senso che, tramite la catena alimentare, passano da preda a
predatore, concentrandosi nella carne e nei prodotti caseari, per
raggiungere infine l'uomo. La quantità di diossine nell'uomo è superiore
a quella di tutti gli altri mammiferi in quanto l'uomo è l'ultimo
tassello della catena alimentare, quindi concentra le diossine nei
propri grassi a livelli esponenzialmente maggiori rispetto a quelli che
si trovano nel cibo di cui si alimenta. Più colpiti i gruppi umani
maggiormente vulnerabili, in particolare i feti e i lattanti, che
possono essere esposti al carico corporeo accumulato dalla madre. Le
diossine sono "prelevate" dai tessuti adiposi durante l'allattamento e
"passate" nel latte. L'essere umano può ricevere al momento
dell'allattamento la massima quantità di diossine della sua vita.
QUALI SONO I DANNI PER LA SALUTE
La stragrande maggioranza degli studi epidemiologici, anche
recentissimi, basati su campioni molto vasti di popolazione, rilevano,
infatti, una stretta correlazione tra patologie diossino-correlate e
presenza d'inceneritori nelle aree soggette ad indagine. Le diossine e i
furani possono essere responsabili di diverse patologie a carico di
numerosi organi ed apparati, fra cui la cute (cloracne); sistema
immunitario (azione immunotossica: allergie, malattie autoimmuni,
lupus); in quanto interferenti endocrini, sistema
riproduttivo (riduzione del numero di spermatozoi, endometriosi,
malformazioni genitali); sistema endocrino (maggiore incidenza del
diabete); sistema nervoso (disturbi dell'apprendimento). Esercitano,
infine, un'azione cancerogena. I risultati di recenti studi dimostrano
che gran parte della popolazione europea supera i limiti d'esposizione
raccomandata dai comitati scientifici.
COME RIDURRE L'ESPOSIZIONE
Una dieta vegana o vegetariana a base di alimenti biologici può
ridurre notevolmente l'esposizione alle diossine ingerite perché nelle
verdure l'accumulo è minimo, dato che si trovano al livello più basso
della catena alimentare.
Se mangiate carne, uova o prodotti caseari,
verificate sempre l'areale di provenienza e le condizioni di allevamento
del bestiame.
Allontanarsi dalle zone industriali o dove siano presenti inceneritori.
FONTI:
The Toxic Consumer, Elizabeth Salter Green and Karen Ashton
Creative Commons - CC BY 2.0
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