Un filmato dello Stato islamico
ritrovato a Sirte torna a minacciare Roma, ma i jihadisti sono stati
quasi cacciati dalla loro roccaforte libica
«Arriveremo dalla Libia e conquisteremo Roma». È il succo di un video
di sei minuti nel quale un terrorista dello Stato islamico, forse di
origine tunisina, minaccia direttamente l’Italia. Il filmato è stato
girato a Bengasi a inizio anno, ma ritrovato a Sirte, in una delle tante
case occupate dall’Isis e ora liberate dalle milizie che combattono per
il governo appoggiato dall’Onu di Fayez Serraj. La roccaforte dei
jihadisti è stata ormai completamente presa e sotto la bandiera nera
resta solo la metà del quartiere 3.
BOMBE USA. A
farsi strada nel centro città sono state soprattutto le milizie di
Misurata, aiutate dai bombardamenti americani e dalle forze speciali Usa
e inglesi, oltre a quelle italiane (nelle retrovie). Tutto il Quartiere
1 è stato liberato, ma a costo di oltre 10 morti solo ieri. Nel filmato
un ragazzo che dice di chiamarsi Abu Omar al-Maghrebi inveisce contro
l’Italia, ma anche contro Stati Uniti e Inghilterra.
«PONTE PER L’ITALIA». «Infedeli vi raggiungeremo
ovunque voi siate e vi faremo saltare in aria», attacca il jihadista.
«La Libia diventerà il ponte per l’occupazione di Africa ed Europa, con
il permesso di Allah». Come riporta la Stampa, «a conferma di
quanto l’intelligence libica ha più volte detto, gli sgherri del Califfo
puntavano su Misurata e Tripoli per sfondare in Tunisia e prendere il
controllo di tutta l’Africa settentrionale. Poi l’Europa, l’Italia in
primis». Seconda tappa dopo la conquista dell’Africa sarebbe dovuta
essere la presa di «Andalusia e Roma».
DIVISIONI POLITICHE. Ora l’Isis dovrà cambiare
obiettivo, dal momento che la Libia ormai è persa. È solo questione
di tempo e gli ultimi jihadisti sono asserragliati in un piccolo
quartiere di Sirte. La speranza è che una volta sconfitto lo Stato
islamico, le fazioni libiche trovino un accordo ma non sarà facile. Il
Parlamento di Tobruk continua a non riconoscere
quello imposto dall’Onu e le milizie che hanno versato il sangue per
cacciare da Sirte i terroristi islamici, chiederanno molto in cambio al
premier Serraj.
Foto Ansa