Roma, 20 nov – Soffiano venti di guerra da oltralpe. La Francia scossa dalle stragi di Parigi si dice pronta a sconfiggere militarmente il califfato nero dei fondamentalisti islamici. L’Europa, tramite la Mogherini, si dice pronta ad aiutare la République: ma quale sarà la strategia? Qual è il piano di attacco? Italia e Germania, ad esempio, non sembrano così convinte dell’opzione militare e, al momento un impiego delle nostre forze armate in Siria pare molto improbabile. Insomma, Hollande nella sua “crociata” ha, come unica alleata, la Russia di Putin, la sola potenza mondiale che senza indecisioni è intervenuta in maniera efficace contro i tagliagole di Raqqa. Tralasciando, però, gli schieramenti geopolitici e le strategie militari, siamo sicuri che le sinistre europee, oggi al comando in moltissimi stati dell’Unione, abbiano gli strumenti culturali per condurre una guerra lunga e faticosa, interna ed esterna, contro il fondamentalismo islamico?
1) Confini
I confini non esistono o non dovrebbero esistere. Si tratta di una convinzione radicata
nella sinistra italiana ed europea. Dal predetto principio discendono
alcune importanti conseguenze: accoglienza indiscriminata di profughi,
assistenzialismo nei confronti degli stranieri, ius soli etc. Ciò
che la sinistra non comprende, e non è in grado di comprendere, è che i
confini svolgono l’importante funzione, tra le altre, di emarginare il conflitto:
il nemico si situa al di là di una linea, esso per giungere a colpirmi
deve attraversarla e per farlo deve superare le forze poste a presidio
di quella linea. L’assenza di confini, la realtà di fatto che tutti noi
oggi viviamo, porta i conflitti nel cuore della nazione, sul pianerottolo di casa, nei bar, nei ristoranti e nelle sale concerti.
2) Antimilitarismo
La sinistra europea – si guardi il caso francese – quando governa è solita ridimensionare il budget messo
a disposizione della difesa. L’esercito, d’altronde, è per loro
un’anticaglia, un marmaglia di parafascisti violenti, che vivono in un
mondo fatto di regole e gerarchie. L’avversione antropologica della
sinistra verso i militari porta inevitabilmente a delle fratture nel
fronte interno, quando per vincere una guerra serve la massima coesione
da parte di tutta la nazione e l’incondizionata fiducia delle forze
armate. Oggi, per sconfiggere il terrorismo, Hollande si affida proprio a quell’esercito che negli anni della sua presidenza ha sempre osteggiato e depotenziato.
3) Senso di colpa
Per la sinistra, in fondo, è soprattutto colpa dell’occidente se un gruppo di pazzi invasati decide di farsi esplodere nel mezzo della movida parigina. Infatti, questi poveri terroristi provengono dalle banlieu,
luogo di ghettizzazione ed emarginazione sociale, dove vi è una
disoccupazione, giovanile e non, diffusa. In pratica per evitare che
qualcuno, magari perché senza lavoro, decida di ammazzare 129 persone,
dovremmo dare lavoro a tutti gli stranieri, regalare loro la casa e
riempirli di aiuti economici, mentre, ovviamente, gli autoctoni possono
continuare a morire di fame, tanto “loro” (che saremmo noi!) non si
fanno esplodere in aria. Altra causa del terrore andrebbe ricercata nel
colonialismo. La sinistra ci ricorda che “noi li abbiamo invasi e quindi
loro oggi rispondono come possono”. Ci dovrebbero spiegare, però, per
quale motivo “loro”, gli africani, hanno il diritto di emigrare in
Europa e “noi”, europei, non potevamo e non possiamo fare altrettanto.
E, poi, perché gli algerini che tanto hanno combattuto contro la Francia
per l’indipendenza, una volta che l’hanno ottenuta hanno deciso di
emigrare in massa proprio nella odiata “madrepatria”? Non conveniva, a
questo punto, che si tenessero il dominio francese, invece di dover
“invadere” Parigi per poter vivere meglio? Il giustificazionismo della
sinistra tradisce un insopportabile razzismo di stampo illuminista, in quanto si ritiene, in sostanza, che i musulmani non siano in grado di autodeterminarsi
nella scelta delle opzioni culturali e politiche, che il loro centro
del mondo sia il nostro ombelico e che tutto dipenda da “noi”, popoli
del progressismo, della democrazia e dell’egualitarismo. Il senso di
colpa della sinistra è un sentimento tipicamente moderno, frutto di una
secolarizzazione di alcuni paradigmi cristiani che costituiscono il
substrato ideologico dell’ideologia universale dell’egualitarismo.
Mentre l’Europa è infarcita di “pensiero debole” e di (dis)valori
moderni, il resto del mondo non ha sensi di colpa e … spara.
4) Islam ed egualitarismo
Se è vero che sinistra è meno attratta dall’ipotesi “scontro di
civiltà”, più cara agli ambienti miopi della destra, è altrettanto vero,
però, che la sinistra non è in grado di capire che l’Islam è strutturalmente incompatibile con lo spirito faustiano dell’Europa.
Anche noi abbiamo subito l’imbastardimento dei valori cristiani, però
in europa è sempre sopravvissuto un spirito storico, libero,
conquistatore (non solo di spazio, ma anche e sopratutto di tempo),
che non può confrontarsi con un dogmatismo esasperato ed uno stile di
vita improntato alla sottomissione. A chi scrive – a scanso di equivoci –
è perfettamente chiaro che l’Isis non è minimamente rappresentativo
della umma islamica. Ciò non toglie, che solo chi non vuole
vedere non si rende conto che un milione e 500 mila musulmani di origine
straniera in Italia e 6 milioni in Francia rappresentano dei corpi estranei, portatori di valori e stili di vita incompatibili con il nostro. Non siamo tutti uguali e le
stragi di Parigi ci ricordano, drammaticamente, che l’integrazione non
funziona quando devi assimilare milioni e milioni di stranieri.
Non puoi farlo perché il mondo non è uguale, ma diverso e pensare che
siamo tutti adatti a vivere come “noi” crea, inevitabilmente,
emarginazione, esclusione e … terrorismo. Va da se che un discorso
analogo vale anche per i migliaia di africani cristiano-animisti che
vivono nelle nostre città e che regolano i conti a colpi di machete e si
abbandonano a stupri e violenze. Il problema, insomma, sta tutto nel
pensare che i diritti astratti degli uomini siano effettivamente diritti
universali, condivisi da tutti e che, quindi, il nostro stile di vita
sia esportabile a tutti e che tutti lo debbano acquisire. Ovviamente non
è così, lo sappiamo tutti, ma abbiamo paura di dirlo. A casa nostra,
però, abbiamo tutto il “diritto” di decidere come si vive e, preso atto
che non tutti possono integrarsi, decidere chi può vivere assieme a noi e
chi è meglio che rimanga a casa sua.
5) L’ipocrisia della retorica anti-Assad
La Francia, l’Europa e gli Usa hanno pensato di utilizzare un branco
di criminali (l’Isis) per rovesciare il presunto tiranno Assad. Il
risultato sono 129 morti a Parigi. Che l’occidente abbia aiutato, foraggiato e sostenuto gli islamisti radicali
in funzione antisiriana è un dato di fatto incontrovertibile. Secondo
la vulgata diffusa a piene mani soprattutto dalla sinistra (Hollande e
Renzi in testa) Assad sarebbe uno spietato dittatore, che gasa i suoi
concittadini. Peccato però che in Siria ci siano libere elezioni
(praticamente unico paese del mondo arabo), la sharia sia proibita, le
minoranze etniche e religiose siano tutelate, non vi siano prove
dell’utilizzo di armi chimiche, ma è certo che Assad abbia consegnato a
Russia e Usa i propri arsenali – cosa mai avvenuta prima con nessun
altro “stato canaglia”. Mentre Assad è un pericoloso dittatore, Renzi incontra amabilmente i membri della famiglia Saud, i monarchi assoluti e fondamentalisti dell’Arabia, facciamo affari con gli Emirati, il Qatar ed il Kuwait, tutte
monarchie assolute e dispotiche dove le minoranze religiose sono
perseguitate e le donne contano meno dei cavalli degli sceicchi. La sinistra non vincerà contro l’Isis perché non vuole cambiare il proprio atteggiamento nei confronti di Assad, quel socialismo panarabo profuso dal presidente siriano profuma troppo di “destra” e quindi, nel dubbio, sempre meglio abbattere il presunto dittatore che farselo alleato per eliminare i tagliagole.
6) Detenzione delle armi
Nessuno lo ha detto, ma gli attentati parigini negli Stati uniti o
nella vicina Svizzera, con le modalità che abbiamo visto, non ci
sarebbero stati. In Svizzera in un centro abitato i residenti invece di
limitarsi a filmare l’orrore avrebbero avuto la possibilità di abbattere
i terroristi. Negli Usa nei bar e nei ristoranti, sotto il bancone,
pistole e fucili certamente non sarebbero mancati per mettere in fuga
gli assalitori. La sinistra ci vuole, oltre che culturalmente, anche
fisicamente disarmati. E’ normale che onesti cittadini, incensurati o
con precedenti per reati bagatellari, non possano acquistare e detenere
armi da fuoco? In passato si definivano uomini liberi quelli che potevano portare le armi. Oggi, sicuramente, la libertà per noi europei scarseggia.
Federico Depetris - 20 novembre 2015
fonte: http://www.ilprimatonazionale.it