| 
Continua a diffondersi nell'Africa occidentale 
l'ebola, virus estremamente aggressivo per l'uomo, che causa febbre 
emorragica e che può uccidere fino al 90% delle persone infette. Medici 
Senza Frontiere, l'unica organizzazione umanitaria a trattare le persone
 affette dal virus, lancia l'allarme:"L'epidemia è fuori controllo"  | |||||
|   
L'ebola continua a diffondersi in Guinea, Sierra Leone e Liberia.  Tenere
 l'epidemia sotto controllo richiederà un massiccio dispiegamento di 
risorse da parte dei governi dell'Africa occidentale e delle 
organizzazioni umanitarie.  Lo afferma l'organizzazione internazionale Medici Senza Frontiere (MSF), che avverte di aver raggiunto il limite della capacità di azione delle proprie équipe. 
Pazienti
 affetti da ebola sono stati identificati in più di 60 località dei tre 
paesi coinvolti e questo complica gli sforzi per trattare i pazienti e 
limitare l'epidemia: "L'epidemia è fuori controllo - dichiara
 il Dott.  Bart Janssens, Direttore delle operazioni per MSF - Con la 
comparsa di nuovi focolai in Guinea, Sierra Leone e Liberia c'è il reale rischio che l'epidemia si diffonda in altre aree".  
"Quando
 ho lasciato la Guinea un mese fa pensavamo di aver già raggiunto il 
picco.  In realtà siamo arrivati a più di 500 casi confermati e più di 
300 vittime.  La situazione epidemica non ha precedenti" ha detto 
Saverio Bellizzi, epidemiologo MSF appena rientrato dalla Guinea "In 
alcune zone del paese siamo riusciti a contenere l'epidemia, ma in altre
 abbiamo ancora un tasso di mortalità dell'80%.  Una cosa è sicura: l'epidemia andrà ancora avanti per alcuni mesi.  Per questo chiediamo l'aiuto di tutti per aiutarci a portare avanti questa sfida". Attualmente, MSF è  l'unica organizzazione umanitaria a trattare le persone affette dal  virus, che può uccidere fino al 90% delle persone infette. 
"Abbiamo
 raggiunto il nostro limite - dichiara Janssens di MSF - Nonostante le 
risorse umane e le attrezzature dislocate da MSF nei tre paesi colpiti, 
non siamo più in grado di inviare équipe nelle nuove località colpite 
dall'epidemia". 
La 
portata attuale dell'epidemia non ha precedenti in termini di 
distribuzione geografica, persone colpite e decessi.  Secondo gli ultimi
 dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci sono stati 528 
casi e 337 decessi dall'inizio dell'epidemia. È la prima volta che in questa regione si diffonde l'ebola: le comunità locali hanno ancora paura della malattia e guardano le strutture sanitarie con sospetto.  Nel frattempo, per una scarsa conoscenza sulla diffusione della malattia, le persone continuano a partecipare a funerali dove non vengono attuate misure di controllo dell'infezione.
 Nonostante la presenza di una serie di organizzazioni che lavorano per 
sensibilizzare sulla malattia, le loro attività non sono ancora riuscite
 a ridurre l'ansia diffusa rispetto all'ebola. Allo stesso tempo, la società civile e le autorità politiche e religiose non riconoscono la portata dell'epidemia e sono poche le figure di spicco che promuovono la lotta contro la malattia. 
"L'Organizzazione
 Mondiale della Sanità, i paesi colpiti e quelli confinanti devono 
dispiegare le risorse necessarie per un'epidemia di questa portata" 
dichiara Janssen.  "In particolare, deve essere messo a disposizione del
 personale medico qualificato, devono essere organizzate formazioni su 
come trattare l'ebola, e occorre incrementare l'attività di 
sensibilizzazione della popolazione e di monitoraggio dei contatti con 
persone infette.  L'ebola non è più una questione di salute pubblica limitata alla Guinea: sta interessando tutta l'Africa occidentale." 
Il lavoro di MSF - Attualmente
 MSF lavora con 300 operatori internazionali e  locali in Guinea, Sierra
 Leone e Liberia, e ha inviato più di 40  tonnellate di attrezzature e 
risorse per aiutare a combattere  l'epidemia. 
Dall'inizio  dell'epidemia, a marzo, MSF ha trattato circa 470 pazienti,
 tra cui 215  casi confermati, in centri specializzati allestiti nella 
regione.   
In Guinea,
 MSF supporta le autorità sanitarie nella fornitura di cure mediche ai 
pazienti di Conakry, Télimélé e Guéckédou.  Sono state allestite unità 
di trattamento a Macenta, Kissidougou e Dabola.  Le équipe di MSF stanno
 rispondendo alle allerte nei villaggi, aumentando le conoscenze sulla 
malattia nelle comunità e offrendo supporto psicologico ai pazienti e 
alle loro famiglie.  Inoltre, MSF fornisce supporto per la sorveglianza 
epidemiologica.  
In Sierra Leone,
 in collaborazione con il Ministero della Salute, un'équipe di MSF sta 
costruendo un centro per il trattamento dell'ebola di 50 posti letto a 
Kailahun, che dovrebbe aprire settimana prossima.  Piccole unità di cure
 sono state già installate a Koidu e Daru, e una terza aprirà presto a 
Buedu.  MSF ha anche fornito materiali al Ministero della Salute per 
aiutare la costruzione di altri centri di trattamento.  
In Liberia,
 un'équipe di MSF ha installato un'unità per il trattamento a Foya (nel 
nord) e un'altra al JFK Hospital a Monrovia nelle ultime settimane.  
Inoltre, MSF ha organizzato corsi di formazione e donato attrezzature.  
Attualmente
 MSF lavora con 300 operatori internazionali e locali in Guinea, Sierra 
Leone e Liberia, e ha inviato più di 40 tonnellate di attrezzature e 
risorse per aiutare a combattere l'epidemia.  
Oggi Medici Senza Frontiere
 l'organizzazione medico-umanitaria si trova in difficoltà nel  
rispondere all'emergenza a causa dell'alto numero di nuovi casi e  
località.  Per questo continua l'azione di raccolta fondi avviata da MSF a  inizio epidemia attraverso il proprio Fondo Emergenze.  
Per contribuire: www.msf.it/emergenzaebola, numero verde 800-99-66-55, conto corrente postale n.  87486007. La video testimonianza di Saverio Bellizzi - epidemiologo MSF 
Martedi 24 Giugno 2014 
fonte:  http://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it | |||||

«Il compito più complicato dell’eliminazione delle armi chimiche siriane è terminato. Ora comincia un nuovo capitolo di questo processo. La missione congiunta Onu-Opac ringrazia le autorità italiane per aver fornito un porto per il trasbordo di parte del carico». Ma il tentativo di occultare trasforma la parte finale della vicenda nel segreto di Pulcinella. Prima hanno disinserito i trasponder delle navi, il segnale satellitare che dovrebbe segnalare la posizione di ogni natante. Ora il giochino della partenza svelata qualche ora dopo di un convoglio che somiglia alla Sesta Flotta Usa.
Sappiamo che a garantire la sicurezza del delicato carico ci sono possenti navi da guerra di cinque nazioni diverse e non esattamente amiche tra loro a garantire la neutralità dell’importante operazione internazionale di disarmo. Ovviamente oltre alla marina italiana che si prepara ad accogliere quella sorta di Onu navigante nelle acque di casa. Quindi, dalle splendide coste tirreniche calabresi potranno vedere l’incrociatore nucleare russo ‘Piotr Velikij’, Pietro il Grande, e quattro fregate, la cinese ‘Yancheng’, l’inglese ‘Montrose’, la danese ‘Estern Snare’ e la norvegese ‘Helge Ingstad’.
La Ark Futura è dunque in navigazione verso Gioia Tauro con a bordo 60 contenitori con gli agenti chimici di priorità 1 (tra cui iprite e precursori del gas Sarin), che saranno distrutti a bordo della nave militare americana da carico Cape Ray, attrezzata a fare da laboratorio, che si sposterà in acque internazionali nel Mediterraneo. Dopo la tappa nel porto calabrese, la Ark Futura proseguirà il suo viaggio verso la Gran Bretagna per consegnare 150 tonnellate di agenti chimici di tipo B che saranno distrutti sul territorio britannico e verso la Finlandia altri materiali di priorità 2 ad Ekokem.
24 giugno 2014
fonte: http://www.remocontro.it

 


