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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

12/05/18

E a Pd e Forza Italia viene da ridere...


E a Pd e Forza Italia viene da ridere...Negli “ambienti beninformati” sorridono sul “passo di lato” di Silvio Berlusconi, mentre l’uomo della strada non ha la benché minima idea su questo “va avanti tu che a me viene da ridere”. Secondo alcuni, il governo avrebbe comunque vita breve, e in tanti si chiedono se sia Forza Italia che il Partito Democratico si possano essere accordati tra loro e con Sergio Mattarella (che avrebbe fatto finta di non sentire né vedere) per far giocare Luigi Di Maio e Matteo Salvini con la governabilità. È evidente che i partiti tradizionali puntino sul fatto che leghisti e pentastellati possano bruciarsi entro l’autunno, screditandosi agli occhi di un elettorato che tornerebbe così a votare per gli sconfitti nelle urne dello scorso 4 marzo.
Del resto da una lettura del recente voto amministrativo (roba di qualche giorno fa) emerge, e per la prima volta dal periodo post-voto di marzo, una flessione del Movimento 5 Stelle. “Flessione” minima che, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe imputabile al fatto che ancora oggi non c’è un governo, che l’elettorato ha percepito un misto d’impotenza e incapacità politica da parte dei 5 Stelle. A questo va aggiunto che obiettivo di Silvio Berlusconi è far calare il consenso verso Salvini e Di Maio evitando comunque che a gestire d’Italia ci vada un tecnico gradito ai “poteri forti europei” (nemici giurati del Cavaliere).
L’operazione di Berlusconi ha una sua logica. Infatti, se al posto d’un governo politico (Di Maio-Salvini) salisse al potere un Esecutivo tecnico, la prima operazione sarebbe di tipo economico-finanziario e tutta sulle spalle dell’ormai moribondo ceto medio. Ovvero, il tecnico risponderebbe ai desiderata del Fondo monetario internazionale e dei “poteri forti europei”, portando entro settembre l’Iva oltre il 25 per cento, introducendo sugli immobili sia la patrimoniale nazionale che quella regionale (come nei desiderata di Fmi e Ue) che si sommerebbero a Tasi, Imu e tassazione sui redditi (ben cinque tasse sulla casa); verrebbe reintrodotta l’Imu sulla prima casa e, dulcis in fundo, a metà agosto si consumerebbe il prelievo forzoso e retroattivo sui conti correnti (per l’ammontare di un 10 per cento sul deposito effettivo della valuta).
Tutti questi aspetti sono stati saggiamente considerati da Silvio Berlusconi, che ha ribadito d’amare l’Italia e la genialità italiana e che non vorrebbe mai la gente venisse fiscalmente colpita da un ennesimo governo tecnico. Poi Di Maio s’è accorto di aver perso terreno, e perché dal 4 marzo sono passati più di due mesi, e il Movimento 5 Stelle è passato dal 33 al 32,7 per cento: fenomeno se vogliamo naturale, gli statistici lo appellano “bandwagon” (flessione post-voto). Mentre Salvini ha registrato un netto balzo in avanti, passando dal 21,4 al 22,4 per cento. Tra la coalizione di centrodestra e i 5 Stelle ci sono oggi quasi sei punti e mezzo di differenza. È il momento buono per far abbassare le penne a Lega e 5 Stelle, mettendoli entrambi a governare: questo certamente avranno pensato i vertici del Pd e Silvio Berlusconi.
Non è dato sapere con certezza se il presidente Mattarella si sia accordato con Berlusconi e Pd per bruciare Lega e 5 Stelle. Ma è a dir poco strano che il presidente della Repubblica non sappia di essere andato oltre il proprio ruolo. Infatti Mattarella potrebbe dire la sua sul gradimento del premier, ma non è compito suo suggerire i ministri a Di Maio e Salvini: anche perché il capo dello Stato non è un monarca e l’Italia non è ancora una repubblica presidenziale.

08/05/18

Neutrale è una presa in giro




Ma dove sono, chi sono, da che pianeta provengono i membri di un Governo Neutrale? Conoscete voi allo stato attuale Garanti super partes riconosciuti dalle parti? Ma soprattutto da chi prenderebbe i voti per governare a tempo questo governo neutrale, se le due principali forze politiche, il 5 Stelle e la Lega, più Fratelli d’Italia, che detengono la maggioranza numerica in Parlamento, sono contrarie a questa ipotesi? E dire che Mattarella aveva bocciato l’ipotesi del centro-destra di dare l’incarico a Salvini e vedere se riesce a trovare la maggioranza in Parlamento. No, niente incarico a chi non parte con una maggioranza, ha detto il Presidente; e poi tira fuori un governo neutrale che parte in forte minoranza…

Ragioniamo. La fotografia della situazione in cui ci troviamo non lascia scampo a soluzioni: dalle urne sono usciti tre poli, travagliati al loro interno e inconciliabili. Il tiraemolla di due mesi non ha risolto nulla e lo si sapeva sin dall’inizio. In questa fase abbiamo sentito due tormentoni assurdi. Il Pd accusava i vincitori di non essere in grado di formare un governo, dimenticando che nessuno aveva i numeri per formarlo e non era logicamente e politicamente possibile pretendere che centro-destra e grillini si alleassero tra loro, solo perché avevano vinto entrambi le elezioni. Erano forze alternative, non convergenti. L’altra pretesa assurda era quella di Di Maio che accusava Salvini d’essere sotto ricatto di Berlusconi perché non abbandonava il centro-destra per allearsi con lui. Ma non c’era bisogno di cercare chissà quale segreta servitù di Salvini: c’era l’elementare considerazione che era un suicidio politico abbandonare il ruolo di leader del centro-destra per diventare socio di minoranza dei grillini. Con queste due sciocchezze siamo andati avanti per mesi.

Ma qui torno a Mattarella. Sarebbe facile dire che non è colpa sua se il Paese non ha espresso maggioranze, se i partiti non si sono accordati e se il paese è ingovernabile. Però mi chiedo: ma è possibile che lo abbiamo capito solo noi osservatori che quella legge elettorale in un quadro tripolare non avrebbe mai potuto partorire maggioranze di governo? Perché il Presidente della Repubblica non ha esercitato il suo autorevole ruolo arbitrale per rimandare alle Camere quella legge infame e chiederne una che ci desse una maggioranza di governo? 

E non solo. Perché quando ha visto il quadro uscito dal voto, ha scandito un calendario così lento, sapendo che l’esito era scritto sin dall’inizio? Perché non arrivare subito dopo un doppio giro rapido di consultazioni in un paio di settimane anziché in un paio di mesi, alle conclusioni? 

E allora qui si passa ai retropensieri. È un caso che l’ipotesi di Mattarella piaccia solo al centro-sinistra e forse a Berlusconi, cioè agli sconfitti del 4 marzo? È un caso che la lunga melina di Mattarella il Temporeggiatore serva a logorare i vincitori delle urne e a dimostrare al paese che chi vota in quel modo ci caccia in un vicolo cieco? Ed è estraneo a questa messinscena il pressing dell’Europa, viste le scadenze su moneta e immigrazione?

Ho l’impressione che Mattarella abbia assunto il ruolo di bollitore, per far sbollire il voto di protesta, logorare i “populisti”, rilanciare gli sconfitti delle urne, eseguire gli euro- comandamenti. A questo punto, non resta che una sola strada. Si vada a votare appena possibile. Ma a una sola condizione: che nel frattempo si modifichi la legge elettorale in modo che dal prossimo voto esca una vera maggioranza. Dunque o premio di maggioranza o ballottaggio tra i due schieramenti che hanno preso più voti. Tutto il resto è fuffa e truffa.

MV, Il Tempo 8 maggio 2018

di Marcello Veneziani 

Gli scansafatiche dei centri sociali amici di De Magistris


de-magistrisOggi non voglio parlare delle elezioni che molto probabilmente ci saranno a Luglio. Un sistema istituzionale così marcio ed impantanato non poteva dare altri risultati. Metteremo i seggi al mare e via. Oggi voglio parlare dei miei coetanei che occupano a babbo morto i locali delle università pubbliche italiane. E’ il caso dell’università di Napoli, dove un branco di scansafatiche dei centri sociali, tali Insurgencia (sic!), occupano spazi universitari per gozzovigli vari. Infatti, è di questi giorni la notizia che nei locali universitari, che dovrebbero essere dedicati allo studio ed alla formazione dei giovani, questi perdigiorno hanno organizzato il compleanno del capo-scansafatiche, tale Egidio Giordano, un personaggio che manifestava contro il “debito ingiusto”. Che guarda caso è il compagno di una consigliere comunale, tale Eleonora De Majo, che non poteva che stare con il grande capo De Magistris.
Se fosse solo per un branco di perdigiorno che si sollazzano e gozzovigliano a spese del contribuente, non sarebbe una novità: questo sciagurato paese è pieno di figli di papà buoni solo a disturbare gli studenti. Il punto è che è a quella festa c’è il capopopolo De Magistris, che si divertiva a fare il trenino. Ora, noi non abbiamo nulla contro i trenini, ma abbiamo qualcosa contro la cattiva politica dei moderni Masaniello. Già è grave che quattro sfigati occupino impunemente locali pubblici a sbafo, se poi ci mettiamo che la massima autorità cittadina li appoggia e anzi, addirittura partecipa ai loro festini, allora qua sfioriamo il ridicolo.
La magra consolazione di fronte a questi spettacolini tristi ed indecenti sono le centinaia di migliaia di ragazzi che studiano, che si impegnano, che lavorano, che si barcamenano tra mille difficoltà alla ricerca di un’occupazione stabile per metter su famiglia. La miglior gioventù, non questi fancazzisti di Insurgencia.

tratto da GLOCAL il blog di Mirko Giordani

di Mirko Giordani - 7 maggio 2018

Roma "Atac, cenere eri e cenere ritornerai"

Atac, cenere eri e cenere ritorneraiVia del Tritone. Per chi non è avvezzo alla toponomastica dell’Urbe, vuol dire: dietro Piazza di Spagna, a due passi da Fontana di Trevi. Il cuore di Roma.
Una colonna di fumo nero che avvelena l’anima, che sbuffa, si contorce, prende forma, si autoalimenta nella combustione, fumo che ustiona, si leva dall’asfalto del centro della Capitale d’Italia. È il nono bus dell’Atac che diventa cenere dall’inizio dell’anno, così scrivono e ci fanno sapere quelli che ne sanno più di noi.
La carcassa di nera ferraglia, di odore acre, di pneumatici bruciati, è l’emblema del trasporto pubblico locale. Di una municipalizzata che ha fatto entrare fra i suoi corridoi legioni di gente inutile, di raccomandati, orde di stipendiati che di bus e trasporti non ha mai sentito parlare. Quest’azienda non ha più nulla da dare a questa città. Che questo scempio finisca. Liberalizzare per liberarci dal male.

07/05/18

L’OMBRA DEI PROFESSORI

L’ombra dei professori
Che ci si possa ritrovare ancora una volta in mano a un gruppo di professori che nulla c’entrano con il voto elettorale e con la volontà popolare, purtroppo è possibile. Non si capisce, o meglio si capisce ma non si dice, perché in certi passaggi critici della politica i professori diventino come per incanto i salvatori della Patria.
Da noi per esempio oggi un Governo c’è già, dunque il premier Paolo Gentiloni potrebbe tranquillamente gestire l’eventuale ritorno al voto del Paese. Eppure, guarda caso, ove nessun accordo portasse il centrodestra (come sarebbe giusto che fosse) a Palazzo Chigi, si invocano i professori, gli esperti, i tecnici.
Bene, anzi male, auguriamoci con forza che non sia così, non solo perché le ultime esperienze “ex cathedra” sono state a dir poco devastanti, ma perché sulla terzietà dei tecnici ci sarebbe molto da discutere. Insomma, parliamoci chiaro, i cosiddetti “esterni” non sono eletti, non sono sottoposti al giudizio popolare, non partecipano alla democrazia politica, ma occupano poltrone strategicamente e operativamente pesanti. Consigli d’amministrazione dell’alta finanza, consulenti di gruppi imprenditoriali, cariche societarie di rilevanza in aziende pubbliche o private, rappresentanti in studi associati che assistono imprese leader. Insomma, fate voi…
Per farla breve, si tratta di professori la cui terzietà rispetto al sistema paese seppure con riguardo è tutta da discutere. Ecco perché c’è da augurarsi che non si ritorni al passato con Esecutivi cosiddetti tecnici, lontani dalla gente ma vicini ai poteri che contano così come vicini ai grandi burocrati d’Europa. Oltretutto le decisioni di politica economica che l’Italia dovrà prendere nel breve saranno tanto delicate da non consentire quelle scorciatoie di tartassamento fiscale che sicuramente i “professori” sceglierebbero (Mario Monti insegna).
Per finire, o si trova la quadra su un governo di centrodestra che è l’unica coalizione vincente del 4 marzo scorso, o si torna presto al voto e con Gentiloni. I professori, bontà loro, restino pure dove sono con tanti auguri di buon lavoro.
di 07 maggio 2018

MATTARELLA RISPETTI IL VOTO DEGLI ITALIANI


Mattarella rispetti il voto degli italiani
Per la prima volta dal 1948 i risultati elettorali sono stati chiarissimi e coincidenti massimamente con la volontà dei cittadini, e tutto ciò nonostante una legge elettorale che ha garantito il posto ad incompetenti residui del passato che nessun italiano intendeva rivedere più. Il governo di Matteo Salvini, centrodestra e Luigi Di Maio sarebbe dovuto sorgere subito, entro le prime due settimane dal voto. L’incertezza nel non aver ancora dato un governo al Paese si paga in termini di costi che sono a carico nostro. Cosa fare adesso?

Bisogna fare un governo di centrodestra, anche senza i 5 Stelle. Se Giorgio Napolitano ha fatto governi senza elettori, il centrodestra non può fare oggi un misero governo senza una maggioranza inizialmente definita e completissima? Salvini deve smettere di cercare scuse. Deve fare come detto, cioè la ragione per cui è stato votato: deve annunciare di andare al Quirinale con la squadra di governo (ci metta dentro Topolino, Paperino, Qui Quo Qua, chi gli pare), dica alla stampa che ha una lista dei ministri pronta affinché Mattarella la omologhi e ne prenda atto. Mattarella, messo di fronte al fatto compiuto, non potrà mettersi contro gli eletti dagli italiani. Se lo farà, bisognerà addirittura festeggiarlo perché sarà (sarebbe) un chiaro messaggio alla considerazione e al rispetto di ciò che è stato deciso attraverso il voto democratico. Silvio Berlusconi, nello stesso momento, rilasci dichiarazioni pubbliche di accordo totale con Salvini e la Meloni. Messo così alle strette, Mattarella dovrà dare l’incarico a Salvini. In caso contrario, il capo dello Stato avrà la responsabilità del non governo o di un altro governo non eletto contro cui il centrodestra deve annunciare da subito che farà fuoco e fiamme. O adesso si fa così, forzando la mano, o prepariamoci al peggio perché quelli che verranno saranno lì proprio e unicamente per ammutolire gli italiani.
Adesso si deve tirare fuori un governo di centrodestra per “sfangare” la pericolosissima fantasia di ripetere quanto abbiamo già provato nefastamente dal 2011.

di 07 maggio 2018