I
continui attacchi mediatici contro il Capo di Stato Maggiore della
Marina, Ammiraglio De Giorgi, orditi con sistematicità quotidiana di
veleni propinati ad arte, nascondono evidentemente –al di là
dell’accertamento di eventuali reati da valutare e giudicare nelle sedi
opportune- una precisa e deprecabile volontà da parte di qualche occulto
regista, o di qualcuno particolarmente interessato, nel demolire con
ogni mezzo la reputazione e la figura di altissimo profilo di un
Ammiraglio che nella sua onorevole e lunga carriera, ha sempre mostrato
un amore viscerale per la ‘sua’ Marina, con un comportamento integerrimo
ed una rara onestà intellettuale. E’ ora di finirla con gli scarafaggi e
gli acari che si nascondono fra le pieghe di lettere anonime, sintomo
di vigliaccheria e inettitudine, che hanno trovato terreno fertile nel
continuare a inveire contro un individuo già provato, che comunque non
ha certo bisogno di queste righe per difendersi e per la sua
assoluzione; almeno – si spera che- queste contro-considerazioni possano
servire all’opinione pubblica per comprendere dove sta la ragione vera e
dove invece alberga il tentativo di linciaggio personale, e di
riflesso, di un’intera Forza Armata. Qualcuno fra i più avveduti avevano
prefigurato che la vicenda sarebbe finita con le anonime, con strali
degli scontenti, e addirittura con ‘’questioni di pilo’’ tanto care ai
nostri brillanti talk-shows: ora ci siamo incredibilmente arrivati in
questa italietta gossipara e fariseica. In un momento così delicato ci
si era astenuti dal prendere le difese ‘’civiche e del diritto’’ di una
persona che comunque era stata tirata in ballo dalle vicende politiche
connesse le trivelle di Potenza, con tutta una serie di intercettazioni
apparse sulla stampa, foraggiate da alcune gole profonde che
evidentemente le passano ai loro amici della stampa, prima ancora che
entrino nelle formali camere della giustizia: questa è l’Italia, che
piaccia o meno, con i media che surrogano i giudici con delle
pre-sentenze disastrose e deviate, e fanno presa sulla pubblica opinione
assai più di quelle, tardive, emesse dai giudici. Ma, forse, è arrivato
il momento di esprimere qualche considerazione obiettiva e
controcorrente. Tralasciando i contenuti delle intercettazioni che
spesso sono parziali e fuori dal contesto, le specifiche accuse
contenute nelle anonime risultano comunque finora del tutto fuori luogo e
malevoli; alle illazioni contenute in tali missive dense di acrimonia e
di veleni, d’ora in poi verrà sistematicamente fornita una più giusta,
corretta e veritiera chiave di lettura, in quanto divenute non più
tollerabili poichè sintomo di autentica vigliaccheria e di indebite
rivendicazioni, se non ipocrite vendette sul piano personale. Prima
ancora val la pena richiamare alcuni concetti validi in uno Stato
democratico e soprattutto liberale, quale dovrebbe essere l’Italia, per
meglio inquadrare la vicenda De Giorgi- trivelle. Lo Stato di diritto in
un Paese democratico dovrebbe avere come fondamento il governo della
legge, della legittimità e dei diritti fondamentali dell’individuo, e
non basarsi su accuse anonime, gossip e, quindi sul cd. stato etico che è
invece governo degli uomini, dei loro credi, delle loro convinzioni,
confondendo spesso la morale propria? con la legge. Lo stato di diritto
ha fiducia nella propria giustizia, ma non è giustizialista, ed anche
quando permane qualche ragionevole dubbio sull’innocenza dell’accusato,
prevale il principio della presunzione di innocenza fino a prova
-provata contro, che solo i giudici e non certo i sentenziatori
mediatici, possono valutare. E’ davvero desolante e perfino pericoloso
vivere in una società che si picca di ‘’stare nel diritto’’, mentre
attua una amministrazione della giustizia preventiva (meglio
giustizialismo) che crocifigge anzitempo con sentenze mediatiche,
anticipatrici di quelle previste che hanno il pernicioso potere di
devastare la reputazione personale con avventati pregiudizi, basati
esclusivamente su intercettazioni passate sottobanco da qualche gola
profonda o burattinaio, corroborate da anonime di ogni genere. Oggi ci
troviamo, fra trivelle e comari, in pieno stato etico, contro ogni
garantismo del diritto e dei diritti umani che sotto il profilo storico
può definirsi ‘’barbarie’’; in altri termini significa non stare dalla
parte della vera giustizia, né della legge, ma dei falsi moralismi
contro i diritti basilari, dando così concretezza a forme di linciaggio:
ciò vuol dire non stare dalla parte degli eventuali colpevoli, ma
sostenere i diritti sacrosanti degli accusati, questo sì, e prima di
tutto! La macchina del fango ben alimentata da alcune gole profonde,
presumibilmente anche interne alla Difesa, si è messa in moto a pieni
giri per screditare personaggi difficili da gestire, perché troppo bravi
e decisionisti o perché troppo onesti e motivati: il linciaggio
mediatico del Capo della Marina è sotto gli occhi di tutti ed è
semplicemente scandaloso, se fossimo in uno Stato di diritto! Questo
paese incolto e farisaico è persino riuscito a trasformare un principio
di libertà, ovvero la tutela di chi finisce nella rete delle
intercettazioni, in un problema di efficienza giuridica o
giustizialista; molti evidentemente preferiscono vivere sotto una sorta
di ‘’stato di polizia’’ estranea alla libertà dell’individuo ed ai suoi
diritti fondamentali. E’ proprio questa la causa principale della
decadenza del Paese, della sua incapacità di modernizzarsi, di essere
una compiuta democrazia liberale; e va detto che anche il nostro premier
non ha tutti i torti quando afferma che le procure emettono sentenze
con ‘’cadenza olimpica, quadriennale’’ anticipate da sentenze mediatiche
di colpevolezza nei confronti di indagati per il solo fatto di aver
appreso notizie spesso fraudolente, quando non pilotate. Dossier
costruiti ad arte, intercettazioni parziali infiorettate da gossip
costituiscono gli elementi portanti per le sentenze mediatiche della
nostra società ‘’democratico-liberale’’. Forse sarebbe bene che certi
giornalisti la smettessero di fare da megafono a certi ‘’leaks’’ delle
Procure o di certi questurini, e incominciassero a fare i giornalisti di
professione, anche di inchiesta, ma con un approccio deontologico e
civile, e non solo per vendere i loro marcescenti ed ingannevoli
prodotti. Nel nostro mondo prevale invece il moralismo d’accatto, la
curiosità morbosa, la cronachetta piena di riferimenti ludici e lascivi
perché fa più audience, fa vendere di più, con una degenerazione della
moralità, falsa ed ipocrita, sacrificando così i nostri diritti, le
nostre libertà allo stato di polizia in cambio di una sorta di ordine
etico pruriginoso, inadeguato e perfino pericoloso per le stesse
istituzioni. Intercettazioni a tappeto, estese anche alla vita privata
di ogni cittadino, insieme con le lettere anonime costituiscono i comodi
elementi per configurare eventuali ipotesi di reato ed avviare le
indagini nei confronti di una persona, per creare lo scandalo, anche se
non si rilevano comportamenti penalmente rilevanti, ma di sicuro
appetibili se dati, nel loro insieme, in pasto ad una opinione pubblica
ipocrita, vendicativa e moralista: se, poi, a finire sulla graticola
mediatica è un militare di rango, la goduria corale è massima! E anche
qualora, nelle fasi conclusive delle vicende, si arrivasse alla completa
assoluzione degli indagati, viste anche le inchieste degli ultimi anni,
tutti se ne lavano ponzio-pilatescamente le mani senza che si
rinvengano gli autori di tali misfatti rovinosi della reputazione e
della vita tessa degli imputati, senza un minimo di assunzione di (etica
della) responsabilità da parte di chi ha cavalcato furbescamente, e
sovente pilotato nell’ombra omertosa, le stesse notizie ferali. Nei
nostri media, il fine distruttivo giustifica spesso e ampiamente i mezzi
e gli strumenti impiegati per conseguirlo, siano esse intercettazioni,
leaks o anonime, basta pararsi dietro quel deteriore paravento culturale
del ‘’politicamente corretto’’, anche se ciò può annichilire
l’esistenza –non solo moralmente- di un individuo. In questo Paese tutti
si riempiono la bocca di voler fare, riformare, ristrutturare, ma
chiunque manifesti l’intenzione di cambiare davvero la situazione di
competenza e di averne le potenzialità e la capacità, finisce sempre per
essere impallinato e trattato come un lestofante. Vale ancora
Machiavelli: ‘’ Niente è più pericoloso da gestire, se poi si ha
successo, la situazione che realizza un nuovo ordine nel proprio
ambiente…Quelli che traevano beneficio dal vecchio gli sono nemici, e
quelli che potranno godere del nuovo gli sono tiepidi difensori pronti a
voltargli le spalle..’’. Atteso, quindi, l’esito delle verifiche delle
intercettazioni e depurati dai rancorosi veleni, dalle invidie anonime
interne ed esterne alla Difesa e dai gossip, esiste una ‘’bottom line’’
di fondo che ha mosso parecchie lingue biforcute per demolire almeno
mediaticamente un personaggio come De Giorgi: alcuni per prenderne lo
scettro, altri per eliminarlo dalla corsa a possibili futuri incarichi.
Non a caso credo che possa valere per tutti l’apprezzamento del premier
fatto nell’imminenza del primo attacco all’Ammiraglio ‘’ Stimo molto
l’Ammiraglio De Giorgi; in Italia uno è condannato solo con sentenza
passata in giudicato; io credo che di De Giorgi si può essere fieri ed
orgogliosi’’. Cercando di mettere a fuoco i contenuti, i meriti e la
sostanza dell’individuo, De Giorgi per sua fortuna, nonostante le
anonime e qualche detrattore da strapazzo, è un Ufficiale Ammiraglio di
cappa e spada che crede nelle Istituzioni, visceralmente nella ‘’sua’’
Marina, battendosi come un leone, con ogni energia e sacrificio anche
personale affinchè quella Forza Armata non naufragasse nei prossimi
dieci anni e diventasse quindi un inutile orpello per la sacrosanta
difesa Marittima di questo Paese. In uno scenario di crisi economica
contingente, fin dal suo insediamento col governo tecnico di Monti,
quasi tre anni e mezzo fa, resosi ben conto della deriva della Marina,
non solo come mezzi navali, ma sotto il profilo organizzativo, delle
risorse umane e della loro formazione, ha subito posto in atto, due
governi orsono, una serie di azioni ‘’riformiste’’ tese a riportare ‘’in
galleggiamento’’ l’amata Marina, scevro da ogni interesse personale ma
con la determinazione ed una leadership che da sempre lo
contraddistinguono, ‘’buttando il cuore oltre l’ostacolo’’ per
ricostituire un nuovo ordine nel suo comparto. Ciò ha comportato anche
una serie di provvedimenti ed interventi caustici sui vari fronti, forse
non sempre collocabili nel moderno concetto del ‘’politically
correct’’, ma certamente incisivi e, soprattutto, con indubbi risultati
riportando la Marina ed i suoi marinai ad un’efficienza materiale e
morale che pareva essere tramontata negli ultimi decenni. Leadership,
entusiasmo e amore per la Marina hanno governato il suo operato,
riuscendo -pur in una crisi economica grave- a far comprendere alla
classe politica pro-tempore l’indispensabilità della nostra Marina quale
strumento essenziale per le esigenze della marittimità e della vita del
nostro Paese, per far fronte alle attuali e future minacce (dalla
pirateria ai flussi migratori, alla lotta contro ISIS in Libia con
l’utilizzo di piattaforme idonee, ecc); l’implicito ammodernamento della
Flotta costituiva, inoltre, un modo intelligente per far ripartire
l’economia di questo Paese nel settore della cantieristica e della
sistemistica, evitando così situazioni di crisi e di disoccupazione in
tali comparti strategici. Esperti economici e industriali stimano che ad
ogni euro speso nella ricostruzione della Flotta corrispondono, tenuto
conto dell’indotto, ad un ritorno di 5-6 volte di quanto speso. Che
fosse, poi, il MISE a supportarne finanziariamente i costi, a
prescindere dal Ministro di turno e da eventuali spinte di faccendieri,
era del tutto naturale e coerente con il passato e con quanto previsto
dalla nostra Amministrazione Pubblica, in quanto come noto il Bilancio
della Difesa, sempre assai striminzito non ha quasi mai consentito di
avviare programmi industriali ‘’stand alone’’ di un certo rilievo. I
pareri espressi dai vari governi, quindi dalla Politica intesa come
comprensiva della volontà del Parlamento, sono stati sempre positivi,
accorti, consapevoli e pronti a sposare – pur in quel difficile
scenario- le tesi e la grave denuncia dell’Ammiraglio De Giorgi fino
all’approvazione della Legge Navale con lo stanziamento iniziale di 6,7
miliardi, diminuiti per varie ragioni ‘’di Interforze’’ fino ai 5,4
miliardi di euro odierni. E la condivisione del progetto non si è
limitata alla politica, ma si è estesa ai massimi esponenti
dell’industria, dell’economia e perfino delle organizzazioni sindacali
che hanno giudicato con gran favore l’iniziativa e l’enterprise del Capo
della Marina che ha dato l’anima per il futuro della sua Forza Armata: i
risultati ci sono stati, eccome e non solo machiavellici, nonostante i
detrattori per definizione e qualche altro invidioso interno al
dicastero Difesa che non vedeva di buon occhio queste assegnazioni
straordinarie a beneficio della Marina. De Giorgi è uno che sa stare al
timone, che sa tenerlo ben saldo anche nelle tempeste, e non consente
deviazioni surrettizie di rotta, tanto meno dall’interno; sono comunque i
fatti che contano e basta passare in rassegna gli ultimi 40 anni per
rendersi conto che progetti di tale caratura, nonostante l’avanzata
obsolescenza e la vetustà delle nostre navi, non sono mai stati
realizzati ma per trovarne uno simile bisogna tornare alla Legge Navale
del 1975, promossa e realizzata dal Capo della Marina pro-tempore, Gino
De Giorgi, padre dell’attuale Giuseppe. Il lavoro svolto per convincere
le diverse aree competenti e le fette di opinione pubblica è stato
improbo (alcuni dicono che De Giorgi merita una medaglia per aver
tutelato l’esistenza della Marina e dei suoi marinai..); ha dovuto
spendersi in tutte le sedi, dalle aule parlamentari alle reiterate
audizioni, ai convegni dedicati, ai confronti, alle illustrazioni sparse
un po’ dovunque, con un’azione a lungo raggio, del tutto encomiabile,
riuscendo con la forza della ragione rafforzata da una straordinaria
capacità comunicativa e operativa a meritarsi la fiducia ed il consenso
di una classe politica certamente più sensibile alle esigenze vitali
della nostra Marina. In tale sforzo ha dovuto e voluto rapportarsi e
stabilire tutta una serie di relazioni con appartenenti a mondi diversi
per accattivarsi il consenso alla Legge Navale; non è pertanto escluso
che, come capita nel resto del pianeta ed in particolare in Italia,
qualcuno abbia cercato di cavalcare in modo opportunistico quel
progetto, da mestatori a faccendieri, non sempre con finalità pulite e
alla luce del sole. Se, poi, vi sono state delle ‘’influenze’’ poco
ortodosse, che siano gli organi preposti a chiarirne la legittimità, e
non i media ad anticipare sentenze farlocche mettendo alla gogna
individui di valore e la loro reputazione irreversibilmente, e creando
-con infiorettamenti malevoli- dissidi e zizzanie all’interno della
stessa Difesa e anche sul piano politico: lo scopo di questi beceri
individui è quello di infangare il Capo della Marina in modo che non ci
possa essere alcuna extension nel suo mandato che scade il 21 giugno
prossimo, liberando così la sua cadrega, e nel contempo creando le
condizioni inibitorie per una sua nomina di alto profilo, sicuramente
rispondente ai suoi meriti e alle indiscusse capacità per ben
assolverle. E’ evidente che uno dei massimi problemi di questo nostro
‘’sistema Italia’’ sia proprio questo: demolire le persone capaci ed in
grado di ragionare con la propria testa, che sanno tenere con fermezza
il timone senza genuflettersi, che non curano le proprie tasche, ed
investire sugli ‘’yes man’’ di mezza tacca che però sanno muoversi nelle
pieghe burocratiche della nostra società, e se incapaci, inetti ma
fedeli, meglio ancora! L’arena su cui si è cimentato l’Ammiraglio De
Giorgi non è certo limitata alla Legge Navale; citando ‘’facts and
figures’’ si va lontano : ad iniziare dalle sue imprese ‘’storiche’’
dalla prima Guerra in Golfo Persico, all’ eccezionale esito
dell’operazione Leonte in Libano , al salvataggio in concorso con la
Protezione Civile del Ponte Sant’Angelo travolto dall’alluvione del
Tevere, agli esiti di Mare Nostrum con il soccorso ad oltre 150000
migranti, al salvataggio in extremis di oltre 470 marinai in occasione
del naufragio della Norman Atlantic, fino alla ristrutturazione
dell’Aviazione di Marina e, più recente, di tutti i settori della Marina
dal settore operativo a quello formativo, e via dicendo con
riconoscimenti oggettivi di ogni genere e provenienti da ambienti anche
assai diversi dalle stesse FF.AA. Per non far scomparire i fatti, che
hanno consentito di costruire il profilo di una persona di assoluto
valore, col rischio di annichilirli e lasciarli in balia di veleni e di
illazioni vigliacche contenute nelle proditorie, false e famigerate
anonime che, con un voluminoso tomo di 35 pagine, risalgono addirittura
al Comando dell’allora Capitano di Vascello De Giorgi in Comando sul
Vittorio Veneto, e terminano, sembra, con il caso dei ‘’ 2 fucilieri del
San Marco’’, è necessario esaminarle e commentarle con puntualità,
conoscenza e coscienza, in un articolo che dovrà seguire..(continua a
breve).
Giovanni Giacomini - 13 aprile 2016
fonte: http://www.liberoreporter.it