Chiedo scusa a chi ama un giornalismo in punta di penna per il titolo
volgare, populista, estremista, financo sessista. Ritengo tuttavia
necessaria un’eloquenza pane e mortazza poiché l’incertezza sul nuovo
governo sta oscurando l’esisto elettorale. Il mostro contro cui si è
ribellata la cittadinanza sta fagocitando il voto, per poi digerirlo e
cacarlo. La vita dopo la consultazione per il popolo italiano somiglia
alla vita dopo la morte dei personaggi della Commedia di Samuel Beckett :
«Credevamo che sarebbe stata una liberazione, che ci avrebbe portato la
pace… perché allora le cose continuano, perché tutto continua?». Per
ben valutare il reale ci sono due strade: la prima è quella di allenare
la facoltà di giudizio, osservare, riflettere… e quindi deliberare; la
seconda porta ad ascoltare la posizione ufficiale dei filistei fasulli,
con la consapevolezza che il contrario di ciò che dicono si avvicina al
vero e al giusto. Prendiamo a modello il reddito di cittadinanza.
Indipendentemente dalle riserve che suscita, legittime se non doverose, è
ributtante ascoltare gli stessi che ci hanno insegnato moralità sul
bisogno di accogliere, sfamare, mantenere, integrare i più sfortunati
del mondo… ora ridicolizzare chi vorrebbe garantire un sussidio a 4.7
milioni di italiani disintegrati sotto la soglia della povertà assoluta,
accusandolo di populismo, di demagogia e di assistenzialismo. Il Caffè
di Gramellini dà una svegliata costituzionale – velata da una punta di
razzismo – a quegli zotici italiani del Sud che ingenuamente speravano
in un aiuto economico, parlando di bignamini, di sue tasse, ma
dimenticando che sono mie tasse quelle che vengono caritatevolmente
offerte ai sempre più numerosi ed esigenti migranti economici, che di
bignamini avrebbero forse ancor più bisogno degli anziani siciliani.
Malgrado questi cortocircuiti procedurali, in queste ore è tutto un
florilegio di ammiccamenti alla possibile alleanza di governo fra
5Stelle e PD. Da Scalfari a Confindustria, dal Foglio a Bernard Guetta,
si tifa per una convergenza a sinistra. Ad accompagnare questa possibile
transizione che escluda il Centrodestra, l’esercito impiegatizio
dell’atlantismo, che con i soldatini della subcultura econometria
insiste nel puntare le cerbottane contro i populismi e gli estremismi.
Populismi ed estremismi che, usciti vittoriosi dalle elezioni, prendono
ora il nome di volontà popolare e possono urinare ambrosia sulla testa
degli automi a molla.
Stefano Feltri pubblica l’indispensabile “Populismo Sovrano” e da
Corrado Formigli ci addottora sui severi vincoli che ci impone l’Europa;
La Sibilla Cumana di Algebris, Davide Serra, non può che divinare la
preoccupazione dei Mercati, spaventati dall’instabilità e dai
massimalismi (i voti all’estero hanno premiato il PD, quindi mi auguro
che la fuga di cervelli continui); Maurizio Molinari ci segnala come la
Commissione Europea “punti il dito” sul debito italiano e parla di
spillover, di rischio contagio su altri Paesi; Mario Monti, che è un
contagio reificato, torna a farsi piuttosto ciarliero, sottolineando che
«sarebbe auspicabile un governo 5Stelle-Pd se servisse a spartire le
responsabilità di eventuali scelte impopolari che dovessero rendersi
necessarie». Il sottotitolo a tutte queste odiose prese di posizione…
che si rifanno ad una autorità ontologicamente superiore credibile
quanto il dio del tuono azteco, è il mero auspicio di poter continuare a
rapinare le moltitudini, oltraggiando il decoro e il messaggio lanciato
dalle urne. Questa gente è stata azzittata dal voto del 4 marzo,
annullata, eppure ancora blatera in cerca di consenso. Ancora alita
zolfo e spread. Ma il suffragio è arrivato con una potenza reboante e
comanda: Andate in culo! Andate fuori dai coglioni! Per questo serve un
governo di unità nazionale che concretizzi la potestà degli elettori.
Che consacri la democrazia rappresentativa.
Il rigurgito di orgoglio ha preso due direzioni, ha assunto due
forme, due colori; ma è cementato da un disgusto comune verso questo
apparato. La complicità fra i due vincitori delle elezioni – il
Centrodestra a trazione salviniana e i 5Stelle – fiacca sul piano dei
programmi e sull’idea di buona vita, è del tutto naturale su quello
della priorità: estirpare il tumore che affligge il Paese. Populisti
d’Italia unitevi!, questo il grido dell’arme che si è levato dai seggi.
Il vile nemico usa tutte le risorse a sua disposizione anche in regime
di cessate il fuoco. Usa lo spaventacchio del debito pubblico
raffigurato in perenne agguato sul futuro delle nuove generazioni per
suscitare inquietudine negli intelletti indifesi. Solletica le corde
delle anime melliflue per far entrare il cavallo di Troia della
manodopera a basso costo sotto la bandiera umanitaria. Mette le mimose
alle sbarre della prigione globalista con il femminismo, l’europeismo,
il cosmopolitismo di maniera. E la banalità del male si nota proprio
dalla prevedibilità e dalla monotonia delle scemenze dinamitarde che
vengono esplose – sempre uguali nel pre-Brexit, nel pre-Referendum, alla
vigilia delle Politiche – che vaticinavano cataclismi economici e
inondazioni nazifasciste. Scemenze a tal punto ricandidate da fare ormai
sull’opinione pubblica l’effetto di fialette puzzolenti. E questa è la
galvanizzante presa di coscienza degli ultimi mesi. Le democrazie
occidentali, e quella italiana su tutte, hanno avuto lo scatto di
scetticismo necessario alla loro sopravvivenza. Un’epoché salvifica, una
ribellione gloriosa. Ora la politica trionfante deve utilizzare il voto
per diradicare ciò che rimane di una metastasi che ha infettato la
stampa, la televisione, i teatri, la giustizia, le scuole, le
università. La sinistra liberista, atlantista, massonica,
cripto-fascista e finto-corretta, va sbriciolata. Nelle azioni di tutti
gli uomini, e massime de’ Principi … si guarda al fine … I mezzi saranno
sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati. I grillini pasticcioni,
che hanno il merito di averne nasato il fetore, saranno i mezzi
onorevoli per il fine ineludibile. Non è più il momento di essere
attendisti, di fare i puristi, i fighetti. Lo squalo che sente l’odore
del sangue… attacca. Altrimenti è un pesce gatto.
Si legge sulle pagine del Giornale: «”Vorrei ringraziare tutti coloro
che hanno condiviso le manifestazioni di sostegno per Mustafa”, ha
scritto ieri pomeriggio Mohamed Ali Arafat, sindacalista a Piacenza, per
annunciare l’avvenuta scarcerazione del compagno di lotta. “La
liberazione di Moustafa è solo il primo di una serie di passaggi
necessari a liberare tutti i protagonisti di quella grande giornata di
lotta antirazzista – si legge nella pagina Facebook di Si Cobas Piacenza
– Chiediamo con forza la liberazione di tutti i compagni arrestati per i
fatti di Piacenza e una piena assoluzione per loro e per i compagni
piacentini colpiti da denunce e perquisizioni. La necessità di lottare
contro il razzismo e le sue sedi è sotto gli occhi di tutti:
quotidianamente si succedono gli atti di terrorismo a matrice fascista e
leghista contro immigrati o le intimidazioni contro esponenti delle
lotte sociali e sindacali. Per noi la dimostrazione empirica della
debolezza propria delle argomentazioni razziste continua a risiedere nei
risultati che giornalmente otteniamo nei luoghi di lavoro, dove solo
lottando uniti, italiani e immigrati fianco a fianco, si può ottenere
ciò che padronato governo provano a sottrarci”».
C’è una classe dirigente, meglio… una conventicola, meglio… una cosca
nazionale avida di avidità sovranazionali… che ha permesso tutto
questo. Che tutto questo difende e promuove. Una cosca che dopo il 4
marzo barcolla tragicamente, che si attacca alle corde, che prova a
legare. Adesso va messa al tappeto. Dopo le consultazioni Mattarella
dovrà contarla e decretarne il k.o. tecnico alzando il braccio a un
governo Centrodestra-5Stelle. I nodi da sciogliere saranno tanti. Il
parlamento dovrà parlamentare. Il destino del Paese resterà incerto e le
scie di condensazione aleggeranno su di noi. Ma avremo scongiurato,
forse per sempre, le magnifiche sorti e progressive. Questa è la mia
immodesta opinione sul da farsi; ora ditemi la vostra!
dal blog "Colpi bassi" di Augusto Bassi
di Augusto Bassi - 9 marzo 2018