 
Leggiamo che il tribunale speciale di New Delhi che dovrebbe 
giudicare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha oggi preso atto che
 la Corte Suprema ha rinviato tutto al prossimo luglio, convocando le 
parti in data da determinare.
L’arroganza indiana sta superando ogni limite e la sudditanza 
italiana verso Delhi è ormai vergognosa. Il nostro Stato non esiste più 
al punto tale che in segno di lutto le Bandiera nazionale dovrebbe 
essere ammainata a “mezza asta” fino a quando i nostri Leoni del S.Marco
 non facciano rientro in Italia.
E’ nauseante, invece, che nessuno a livello politico ed Istituzionale
 assuma una posizione ferma ed è altrettanto vomitevole che ancora non 
si decida di attivare l’Arbitrato e portare la vicenda al giudizio di 
una Corte Internazionale che una volta per tutte si esprima sulla 
vicenda.
Personalmente ho il voltastomaco constatando che si preferisce, 
invece, continuare a percorrere una strada che dopo tre anni è diventata
 un pantano, mentre Salvatore Girone seguita ad essere ostaggio 
dell’India e Massimiliano Latorre in aprile dovrebbe rientrare a Delhi.
Non credo di peccare di arroganza affermando che nessuno Stato del 
mondo avrebbe accettato una situazione talmente assurda da sembrare un 
racconto fantasioso e di cui, invece, lo Stato è responsabile avendola 
di fatto avviata con la vergognosa decisione presa il 22 marzo 2013, 
quando i due Fucilieri di Marina furono rimandati in India.
Con quale coraggio, mi chiedo, il nostro Parlamento continua a votare
 missioni all’estero e forse si prepara ad autorizzare un intervento in 
Libia, pur essendo consapevole di non essere in grado di garantire ai 
propri soldati ciò che il Diritto internazionale e pattizio assicurano 
loro. Forse rispettando una tradizione tutta italiana, quella 
“dell’armiamoci e partite” come già avvenuto purtroppo molte volte, 
anche in un recente passato quando a suo tempo si affermò di non 
conoscere il pericolo dell’impiego dell’Uranio Impoverito nei Teatri 
Balcanici, affermando di non aver ricevuto in tal senso informazioni né 
dagli USA né dalla NATO.
I possibili motivi ce li spiega in un recente articolo l’Avvocato 
Mauro Mellini, intitolato “MARO’: STA PASSANDO LA LINEA PISTELLI?”. In 
vari passi dello scritto l’autore fa precisi riferimenti che dovrebbero 
aiutare a capire. Richiama alla memoria “La promessa del neopresidente 
Mattarella che tutto sarebbe stato fatto per “portare a casa i nostri 
Marò”, sottolineando “pare sia destinata a fare da copertura, come la 
fece la sciagurata cerimonia del ricevimento al Quirinale da parte di 
Napolitano risposta al tradimento del “ripiegamento” dalla linea del già
 adottato rifiuto di riconsegnarli agli Indiani” e ricordando “un 
secondo, vergognoso, definitivo epilogo della vicenda, corrispondente, 
in pratica, all’adozione della “linea” del viceministro degli Esteri del
 Governo Letta nonché “responsabile Esteri del P.D.” Lapo Pistelli: 
lasciarli condannare dagli Indiani “ad una pena inferiore ai setti anni”
 che, poi, cortesemente, gli Indiani ci incaricherebbero di far scontare
 a quei poveracci nelle nostre accoglienti galere.”
“Un silenzio gelido è caduto sulla vicenda”, scrive l’autore ed io 
aggiungerei solo l’India alza la voce, e dispone come meglio gli 
aggrada, additando al mondo l’inconsistenza dell’Italia.
E’ oramai evidente, continua l’autore, “che da parte del nostro 
Governo si fa di tutto e di più perché il processo Indiano sia consumato
 alla chetichella. Quattro strilli quando si saprà della condanna (con 
frasi consolatori perché è stato riconosciuto che si è trattato di 
omicidio colposo e non è stata applicata la pena di morte) e poi, 
magari, il trionfalistico starnazzare di Renzi e di Gentiloni perché si 
otterrà che i Marò vengano in Italia. In galera.”
“Ogni giorno che passa”, sottolinea l’Avvocato Mellini, “appare la 
volontà di abbandonare i Marò alla mercé di una bislacca giustizia 
Indiana, si fa avanti sempre più concreto e prepotente il sospetto che 
in realtà qualcuno in Italia abbia volentieri “prestato” la “E. Lexie”, 
l’aggressione da essa subita, e, quel che è peggio, la sorte e le 
persone dei nostri Militari, come alibi ai partner di lucrosi affari e 
di maneggi di tangenti miliardarie per coprire un atto di brutalità 
della guardia costiera Indiana. Un inverecondo “prestito”, magari 
sfuggito di mano fin dall’inizio a chi lo aveva concepito, richiesto e 
consentito, per l’esplodere della xenofobia nello Stato del Kerala della
 confederazione Indiana (comunista).”
“Un sospetto atroce del quale vorremmo poterci vergognare, ma che i 
nostri ineffabili governanti, quelli del Governo Monti, di quello Letta e
 di quello Renzi sembra facciano di tutto per impedircelo e convincerci 
che non si tratta di un nostro cedimento alle solite “dietrologie”.
Parole taglienti quelle di Mauro, ma vere e concrete alle 
quali mi unisco per ricordare al nuovo Presidente della Repubblica 
Mattarella le Sue parole sui Fucilieri di Marina pronunciate all’atto 
del Suo insediamento al Quirinale, pregandolo di far sentire la Sua voce
 di Capo delle Forze Armate pretendendo che sia difesa l’onorabilità di 
chi difende in uniforme l’Italia ed esigendo che sia sollevata la coltre
 di copertura che da tre anni nasconde di fatto un vero e proprio 
delitto, quello di aver riconsegnato al giudizio indebito di un Paese 
Terzo concittadini in uniforme, a cui lo Stato aveva assegnato il 
compito di difendere i propri interessi.
Nello stesso modo aggiungo, unendomi al pensiero dell’amico Mauro, 
che sarebbe ora che i nostri mezzi di comunicazione dimostrino di essere
 tali, rompendo il silenzio imposto e la smettano di coprire quella 
“Secret Diplomacy” invocata dal Governo, magari per spacciarla poi come 
un successo dell’Esecutivo.
Fernando Termentini 12 marzo 2015
fonte: http://www.liberoreporter.it
Chi è il Generale Termentini? 

Ho
 frequentato l’Accademia Militare e lavorato come Ufficiale dell’Arma 
del Genio per 40 anni. Ho partecipato a missioni di Peace Keeping in 
Somalia, Bosnia, Mozanbico e quale esperto nel settore della bonifica 
dei campi minati e degli ordigni esplosivi in Kuwait, Bosnia, Pakistan 
per l’Afghanistan in occasione della Operation Salam. Una volta 
congedato ho fornito consulenza nel settore della bonifica ad ONG ed 
alle Nazioni Unite.