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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

20/01/18

La Boschi non è profeta in patria


SOTTOSEGRETARIO  MARIA ELENA BOSCHIChi di querele ferisce, di querele perisce. La sensibilità di Maria Elena Boschi (nella foto) per le notizie (vere) che parlano di lei su libri e giornali, alle quali lei replica senza batter ciglio con minacce di denunce, adesso viene messa a dura prova nella sua terra di origine. Finalmente, dopo tanti bocconi amari ingoiati per colpa sua, Arezzo si è svegliata e il sindaco di centrodestra, Alessandro Ghinelli, è corso ai ripari per salvare quel poco di reputazione che ancora è rimasta alla città.
SOTTOSEGRETARIO  MARIA ELENA BOSCHI«Arezzo viene associato sempre alle vicende della famiglia Boschi su Banca Etruria e agli obbligazionisti truffati, per questo farò causa alla Boschi e a suo padre Pier Luigi per danno di immagine», ha detto perentorio il primo cittadino a KlausCondicio. Secondo una perizia, citata dal sindaco di Forza Italia, l’impatto della vicenda Etruria su Arezzo, avrebbe procurato un ritorno d’immagine negativo per milioni di euro.
SOTTOSEGRETARIO  MARIA ELENA BOSCHI«Non sono in grado di dare cifre — ha sottolineato Ghinelli — ma sono mesi che, del tutto immeritatamente, il brand Arezzo, sulla stampa italiana e internazionale, nei telegiornali della Cnn, sulla tv tedesca, sui giornali francesi, spagnoli perfino cinesi, viene associato alle vicende della famiglia Boschi, a storie di presunte truffe dei risparmiatori e manipolazioni. Per questo riteniamo l’atto un segnale anche verso i cittadini infangati internazionalmente dalla Boschi e dalla sua famiglia senza aver fatto assolutamente nulla per meritarlo. Il ricavato della causa lo destinerò totalmente al ristoro dei cittadini che hanno perso tutto con l’azzeramento di Banca Etruria». E il tutto detto senza essere nemmeno in campagna elettorale (Ghinelli è stato eletto nel 2015).
SOTTOSEGRETARIO  MARIA ELENA BOSCHIIl sindaco poi tocca un altro tema spinoso, ovvero l’ennesima promessa annunciata e non mantenuta da Matteo Renzi. «Leggo incredulo che fra i possibili candidati del Pd al Senato nel collegio di Arezzo non figura il nome di Renzi, colui che con un decreto ha cancellato la nostra banca e i nostri risparmi. Il 10 settembre scorso tornò nella nostra città e, con l’umiltà che lo caratterizza, dichiarò che si sarebbe candidato al Senato ad Arezzo. Ora Renzi scappa come un coniglio, sapendo di aver sparato un’altra bufala delle sue. Per l’ennesima volta si prende gioco degli aretini che attendevano il 4 marzo per dirgli nelle urne cosa pensano delle sue smargiassate. Oltre al danno una ulteriore inaccettabile beffa».
Non solo «il cuor di leone di Rignano, il bullo di campagna» scappa da Arezzo (e figuriamoci se aveva il coraggio di candidarsi davvero, come promesso, ad Arezzo), ma si è premurato anche di silenziare le dichiarazioni e limitare le ospitate tv della sua Mery (come la chiamano in Transatlantico). Sono settimane che lei (e pure l’altro suo profeta, Luca Lotti) non proferiscono più parola e non twittano più sui temi caldi della campagna elettorale. Ogni volta che appaiono in tv, infatti, Renzi perde l’1%.

di Fabrizio Boschi - 17 gennaio 2018


Claretta e il Gene del porco




Ma non provate vergogna, voi della Sette, Floris, Mentana e voi Autorità Vigilanti, Presidenti di Camere, Senato, Anpi, Femministe, davanti alla schifosa, incivile battuta di Gene Gnocchi – se questo è un comico – sulla scrofa che razzola tra i rifiuti romani e che lui ha battezzato con la genialità di un demente malvagio, Claretta Petacci?  

Non stiamo parlando della macabra e bestiale macelleria di Piazzale Loreto, che fa vergognare ogni paese civile; non parliamo nemmeno della feroce vendetta contro un dittatore, un regime, una guerra. Qui parliamo di una donna che per amore solo per amore volle stare a fianco del suo uomo anche nella cattiva sorte, fino a condividere la morte, e prima lo stupro e poi lo scempio del cadavere.

Non ebbe responsabilità durante il fascismo, Claretta Petacci, non trasse profitto, non spinse mai Mussolini verso nessuna scelta feroce, non fece cerchi magici intorno al Duce. Fu amante appassionata e devota, spesso tradita, sempre ferita dall’essere comunque l’altra rispetto alla moglie e alla madre dei suoi figli. 

E persino lei, la sanguigna, verace Rachele, non ebbe parole di odio per la donna che restò al fianco di suo marito fino a farsi trucidare con lui, ma si lasciò sfuggire un moto sommesso di affetto e perfino di dolcissima invidia, perché avrebbe voluto essere stata lei al suo posto. Claretta riuscì ad essere consorte  davanti alla morte.

I versi di un grande poeta come Ezra Pound su Ben e Clara appesi per i calcagni resteranno nei secoli. Del resto ognuno ha il cantore che si merita: c’è chi ha Ezra Pound e c’è chi ha Gene Gnocchi. C’è chi rispetta la pietas verso i mortie si inchina davanti alla tragedia e chi invece sogghigna come una iena ridens.

Ricordo anni fa che uno storico divulgatore, di cui per carità verso un defunto taccio il nome, scrisse un libro sugli amorazzi di Mussolini, sulle sue amanti e i suoi figli illegittimi e per promuovere il libro organizzò una cena in tema. Nel menù c’era “petto di tacchino farcito alla Claretta”. Mi parve allora bestiale quell’allusione spiritosa al petto della Petacci e soprattutto alla farcitura che poi nella realtà fu una sventagliata di proiettili. 

Ma quella spiritosaggine triviale sembra oggi una delicatezza da gentleman rispetto alla battuta da porcile di Gnocchi. Femminicidio, violenza alle donne, sessismo di chi considera l’amante femminile sempre una troia, volgarità in tv, correttezza di linguaggio: vanno tutti a puttane nel silenzio generale, col sorrisino compiaciuto di Floris, davanti a quell’atroce, feroce porcata di Gnocchi.

Mi auguro che sia solo un frutto di abissale ignoranza, anche se è difficile pensare che uno anziano come Gnocchi non sappia almeno per sommi capi la storia. Un’ignoranza becera, comunque aggravata dal fatto che insultare i fascisti, calpestare i cadaveri loro e dei loro congiunti, è facile, hai dalla parte tua le istituzioni, i media, il conformismo della cultura, i parrucconi e i maestri censori. Magari ti scappa un contratto, una menzione, un elogio per il tuo intrepido coraggio antifascista. 

Mi auguro che la gente lo cancelli definitivamente dal novero dei comici; che resti a fare le sue serate comiche nei centri sociali, ma di quelli antagonisti feroci, o all’Anpi che non ha mai un moto di umanità verso i morti, i vinti e i trucidati o nelle sette sataniche. 

Che racconti a loro le sue troiate. E che finisca lui tra i rifiuti della tv spazzatura, insieme alla scrofa di cui ha meritato la parentela.

di Marcello Veneziani

MV, Il Tempo 18 gennaio 2018

19/01/18

Claretta, sepolta tre volte




Venerdì, 27 aprile 1945, senza più santi in paradiso – Dongo

1Clara_Petacci(Claretta Petacci)
Vestita d’Amore, la giovane donna si consegna alla Storia e al nemico del suo Amato, con eroico coraggio e sprezzo della morte. Sceglie di accompagnare il suo “Ben” fino all’incontro con la fine. Fino all’ultima delle pagine di un diario “lungo” oltre quindici anni. Decide di stringere la mano dell’uomo più amato e odiato d’Italia mentre le pallottole li trapassano entrambi, stroncando due ormai misere vite umane e il loro Amore che diventerà Letteratura, Arte, Storia…

Claretta aveva solo 35 anni. Era bellissima. Elegante. Volitiva e tenace. Coraggiosa sino alla sfrontatezza, tanto da voler incontrare Donna Rachele, moglie del Duce e madre dei suoi figli, per confessare e difendere il proprio sentimento per colui il quale l’avrebbe avuta al proprio fianco nell’ultimo istante di vita.

Benito Mussolini non fu lasciato solo dal destino all’incontro con l’ingiustizia e la morte violenta: il Cielo, probabilmente, gli concesse il dono di finire avvolto dall’Amore puro di una donna che, per Lui, aveva rinunciato a qualsiasi altra vita che non fosse quella che riusciva a rubare ai mille impegni del capo del fascismo. Una giovane devota, che non ha detto No nemmeno alla morte, pur di celebrare come sacramenti i propri sentimenti.

Un Dono, Claretta.
Un Esempio di Amore dedicato, consegnato, sacrificato.
Il resto sono parole. Vane. A volte, volgari.
Oggi, blasfeme.

Clarice Petacci fu assassinata, senza processo, a Giulino di Mezzegra, il 28 aprile 1945. Il 29 aprile 1945, il Suo cadavere venne esposto, appeso a testa in giù (dopo essere stato martoriato da una folla barbara) alla pensilina di un distributore di benzina, a piazzale Loreto a Milano. Il giorno dopo, venne sepolto per la prima volta in una fossa del campo 16 del Cimitero Maggiore di Milano. Il 2 maggio dello stesso anno, la salma venne riesumata e trasferita in una fossa del campo 10. Solo nel 1956 il governo italiano ne autorizzò il trasferimento nella tomba di famiglia al Cimitero
Monumentale del Verano a Roma.

2claretta-petacciMorti tutti i discendenti diretti, negli ultimi anni quella sepoltura risultava essere abbandonata e cadente.
Claretta, vestita d’Amore.










di Nino Spirlì - 18 gennaio 2018


18/01/18

Elezioni in Italia e “preoccupazioni” in Francia


Elezioni in Italia e “preoccupazioni” in FranciaSi dice che in politica nulla avvenga per caso. Una circostanza solo apparentemente fortuita lo certificherebbe. Prima il presidente francese Emmanuel Macron fa sapere agli italiani quanto sia stato bravo e affidabile il nostro premier Paolo Gentiloni, tanto che defenestrarlo sarebbe un pessimo affare. Poi, questa settimana, due esponenti della politica transalpina si sono espressi sul prossimo voto in Italia. Parliamo di Marine Le Pen, leader del Front National e del socialista Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici e monetari della Commissione europea. Sorprendentemente, i due personaggi benché antitetici dal punto di vista ideologico, riguardo alla situazione italiana sono giunti alla medesima conclusione: l’una auspicandola, l’altro stigmatizzandola. Marine Le Pen, in un’intervista pubblicata lo scorso 15 gennaio dal Corriere della Sera, ha fatto sapere che Matteo Salvini starebbe lavorando a un progetto di convergenza delle forze euroscettiche italiane al quale lei guarderebbe con grande favore. Tradotto, significa che madame Le Pen sarebbe al corrente della preparazione di un inciucio tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle per dare al Paese, dopo il 4 marzo, il primo governo anti-Bruxelles della storia dell’Unione. Sarà vero?
A ruota, il commissario Moscovici nella conferenza stampa di inizio anno, a proposito della prossima scadenza elettorale italiana, evoca la preoccupazione dell’establishment europeo per un “rischio politico” nel caso di affermazione di forze anti-Ue, accomunando sotto questa bandiera Lega e Cinque Stelle. Chi, finora, ha seguito l’evolversi del confronto elettorale in Italia ha ascoltato dalla viva voce degli interessati che tra Lega e Cinque Stelle non può esservi alcuna intesa. Anzi, se possibile, è guerra aperta visto che entrambi i movimenti pescano consensi nello stesso serbatoio elettorale degli scontenti e dei colpiti dalla crisi. Eppure, per gli attenti protagonisti della scena europea Matteo Salvini e Luigi Di Maio farebbero teatro per dissimulare le loro reali intenzioni: a urne chiuse fare coppia per prendersi l’Italia. Posto che tutte le ricostruzioni sono lecite, anche le più fantasiose, la domanda che incalza è: perché tre francesi di opposti fronti si preoccupano di escludere per l’Italia l’opzione centrodestra? La risposta è complessa. Quando si tratta di Europa bisogna ragionare tenendo in considerazione gli interessi nazionali dei singoli Stati membri prima ancora delle appartenenze ideali dei politici che ne calcano la scena.
Emmanuel Macron, Marine Le Pen e Pierre Moscovici, sebbene diversi in tutto, su una cosa si ritrovano: sono francesi. Ciò significa che una soluzione di governo in Italia che dia più forza alle istanze del nostro Paese nell’ambito dell’Unione, da Nanterre a Parigi non è vista di buon occhio. Dal momento che sembrerebbe concreta la possibilità di assistere alla vittoria di un centrodestra in grado di far valere il peso effettivo dell’Italia a Bruxelles e presso le altre capitali dell’Unione, allora da Oltralpe arriva il siluro: meglio ingenerare confusione e sospetti tra gli alleati della coalizione data vincente nella malcelata speranza che dalle urne il 4 marzo non esca alcun interlocutore forte che possa mettere in crisi i manovratori dell’euro-carrozzone e augurarsi che resti in carica per lunga pezza il governo-tappetino Gentiloni.
Ribadiamo, il fine ultimo della Le Pen non è quello di Moscovici e ancor meno quello di Macron. Tuttavia, per una singolare congiuntura astrale, in questo momento le aspettative convergono. Marine Le Pen teme di perdere Salvini assorbito nell’orbita dell’“europeista” Silvio Berlusconi; Moscovici teme all’opposto che l’“europeista” Berlusconi venga attratto, tramite il “ponte” Salvini, nell’area del qualunquismo protestatario e distruttivo dei Cinque Stelle; Macron non vuole perdere il “comodo” Gentiloni e ritrovarsi a fare i conti con lo “scomodo” Berlusconi. In pratica, ancora una volta sul banco degli imputati finisce l’“anomalia” berlusconiana della coalizione concepita per dare spazio a una destra responsabile e di governo. Non è propriamente una bella cosa da vedersi questa continua interferenza negli affari interni di una Paese sovrano. Avranno gli italiani pure il diritto di scegliere da chi farsi governare o bisogna nuovamente sottomettersi al giogo altrui per campare tranquilli? Ma fa tanto paura, fuori dai confini, un’Italia forte e motivata a non piegare la testa?
Purtroppo noi italiani soffriamo talvolta di memoria corta. Adesso sembra tutto una corrispondenza di amori sensi tra i nostri politici e i leader europei. Ma, per quanto ci riguarda, non abbiamo affatto dimenticato ciò che è accaduto in quel maledetto 2011: quello della guerra francese all’Italia via crisi libica, quello dello strangolamento della nostra economia con l’arma atomica dello spread, quello delle risatine di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, quello dell’adesso-arriva-Mario-Monti. Silvio Berlusconi si ostina a chiamarlo golpe. Non sappiamo dirvi se tecnicamente il termine sia appropriato. Comunque, se non è stato golpe ci somigliava molto. Oggi la nemesi sta rimettendo in ordine la storia. Stavolta, non saremo così stupidi da ricascare nella trappola apparecchiata dai poteri forti. Stavolta, niente colpi di mano da Bruxelles e dintorni. Stavolta, non c’è un Giorgio Napolitano a ordinare l’autodafé dalle stanze del Quirinale.

16/01/18

Il linguaggio di Trump e le polemiche costruite

Il linguaggio di Trump e le polemiche costruiteÈ Donald Trump a usare un linguaggio inaccettabile quando definisce “Paesi di merda” quelli così ridotti dai regimi terzomondisti, già filosovietici o filoislamici, che li hanno governati negli ultimi cinquant’anni? O siamo tutti noi che ci sentiamo migliori di lui ad avere la faccia di bronzo e l’ipocrisia come unico credo?
Attaccarsi alle parole di una persona che le studia a tavolino per mandare altri messaggi subliminali e molto più importanti significa fare propaganda. Descrivere Trump come il male assoluto ormai anche nelle trasmissioni per i ragazzi in tv rifiutarsi di dare dignità al suo pensiero e buttarla sempre in caciara è una maniera per non discutere la realtà. E sotto gli occhi di tutti c’è il fatto che regimi di merda trasformano paesi ricchi nel sotto suolo e nella gioventù che esprimono in buchi di c... del mondo.
Negare che paesi come il Pakistan, l’Iraq, la Corea del Nord, l’Iran, il Sudan, l’Egitto, fra un po’ la Turchia nonché parecchi dell’Africa sub sahariana e tanti del Centro America siano diventate zone del mondo da evitare come la peste è negare il volo libero degli uccelli nell’aria.
Si può discutere la paternità della colpa di questo stato di cose ma non negarla. Si può buttarla sul non superamento del colonialismo da parte dell’Europa. Ma si può anche evidenziare la corrività europea con  il colonialismo sovietico in tutte quelle aree per decenni. Finché, caduto il comunismo, è arrivata l’ideologia geopolitica islamica. A cavallo di guerriglie e terrorismi esattamente come quella sovietica d’antan. Quella e questo ben digerite dalla sinistra di tutto l’occidente. Che ha sempre guardato con simpatia chi vorrebbe spararle addosso. Non facendo distinzione tra i brutti reazionari alla Trump e le pasionarie dell’accoglienza come Laura Boldrini.
Risultato pratico? Dopo il colonialismo la maggior parte di quei paesi è andata indietro invece di progredire in materia di libertà e diritti civili. Si sono arricchiti solo i ceti dirigenti e gli inner circle dei dittatori locali. Tre quarti dei quali messi  a cavallo da Breznev e dai suoi predecessori. Se poi dopo tutti questi anni un presidente americano sbotta e dice che non vuole più aiutarli perché li considera “dei Paesi di m...”, e questo in quanto apparentemente inemendabili, c’è poco da offendersi.

15/01/18

I guastatori della Folgore


P1017494 (002)

I due gommoni corrono veloci sul fiume, sospinti dai potenti motori fuoribordo. Trasportano otto guastatori paracadutisti della Brigata Folgore, un team ACTR da ricognizione del genio specializzato nella raccolta di informazioni tecniche, analisi degli ostacoli e delle infrastrutture.
La loro missione consiste nel verificare le condizioni, lo stato d’uso e le caratteristiche di portata di un ponte situato in un’area controllata dalle forze avversarie, in previsione di un’attività tattica del nostro contingente che si svilupperà nelle prossime ore. In prossimità dell’obiettivo i battelli si avvicinano silenziosi alla riva e sbarcano sei uomini: a bordo rimangono solo i due piloti che si ritirano in fretta per raggiungere una posizione occultata e riparata alla vista, nella quale attendere il segnale per l’esfiltrazione.
L’elemento appiedato muove invece silenziosamente verso il ponte: alcuni guastatori si pongono a difesa per fornire la necessaria cornice di sicurezza, mentre due operatori iniziano le misurazioni tecniche. Con un piccolo telemetro laser vengono annotate le dimensioni esatte della struttura, mentre con appositi strumenti se ne verifica la composizione, lo spessore e lo stato dei materiali che la compongono, dati essenziali per estrapolare la portata e le caratteristiche del ponte per un suo futuro utilizzo, ma anche per la sua eventuale distruzione o interruzione, qualora la situazione tattica lo richiedesse.
Completata la ricognizione ed acquisite le informazioni tecniche richieste, i guastatori si ritirano in sicurezza, alternando movimento e osservazione, e si reimbarcano sui gommoni che, avvertiti per radio, si sono nel frattempo riportati nel luogo di sbarco.

P1017519 (002)Quella descritta è una tipica operazione degli assetti esploranti del genio paracadutisti, una componente tecnica, tattica ed informativa di enorme valore ai fini della manovra complessiva della grande unità.Fino all’anno 2000 il supporto del genio della Brigata Paracadutisti “Folgore” era rappresentato dalla sola Compagnia Genio Guastatori di Lucca, inizialmente autonoma e poi confluita nel Reparto Comando e Supporti Tattici della Grande Unità.
I compiti del piccolo reparto consistevano nell’assicurare la mobilità dei reggimenti della brigata e nel contrastare invece i movimenti del nemico, essenzialmente con l’ostacolo minato.
Lo scenario politico-militare stava però profondamente evolvendo e le esperienze e le conseguenti lezioni apprese che giungevano dai primi teatri operativi esterni che vedevano impegnato il nostro esercito imposero ben presto un forte potenziamento della componente genio assegnata alle brigate schierate in missione.
Non fece eccezione la Folgore, che il 1° dicembre 2000 si vide assegnare il 5° Battaglione Genio Guastatori “Bolsena”, di stanza a Legnago nella caserma “Donato Briscese”, reparto che, dopo aver inglobato alcuni elementi della disciolta compagnia di Lucca, cambiò denominazione il 1° giugno 2001, divenendo 8° Battaglione Genio Guastatori Paracadutisti, organizzato su Compagnia Comando e Servizi e quattro compagnie guastatori, con le storiche numerazioni di 21a, 22a, 23a e 24a.

P1017481 (003)Il nuovo reparto si riallacciava infatti alle tradizioni dell’VIII Battaglione Guastatori Paracadutisti, un’unità di Guastatori della fanteria con addestramento specifico del genio organizzata su tre compagnie (22a, 23a e 24a) che nel 1941-42 era stata assegnata alla neo-costituita 1a Divisione Paracadutisti.
Nell’ambito di tale Grande Unità, nominata successivamente “Folgore”, il battaglione partecipò all’epica battaglia di El Alamein, dove, nonostante innumerevoli gesta eroiche, venne praticamente annientato, sorte condivisa dal similare VII battaglione, cui apparteneva la 21° Compagnia.
Nel nuovo millennio i compiti del nuovo reparto erano quelli tradizionali del genio, adattati alla realtà specifica delle aviotruppe, alle quali si doveva assicurare, in aderenza all’arma base, mobilità, contro mobilità, protezione e supporto allo schieramento.
Nell’ottobre del 2004 il battaglione venne elevato al rango reggimentale divenendo 8° Reggimento Guastatori Paracadutisti “Folgore” e strutturandosi su Comando, Compagnia Comando e Supporto Logistico (CCSL) e VIII Battaglione Guastatori Paracadutisti, pedina operativa del reparto.

Il reparto
Il Comando di Reggimento comprende oggi gli abituali uffici Maggiorità e Personale, Operazioni Addestramento e Informazioni, Logistico, oltre al Servizio di Coordinamento Amministrativo. La CCSL invece schiera, accanto ai tradizionali plotoni C3, Materiali, Rifornimenti, Sanità e Commissariato, un plotone EOD/IEDD che raggruppa la maggior parte del personale in possesso delle qualifiche per la bonifica degli ordigni esplosivi ed è prevalentemente orientato alla rimozione e neutralizzazione di residuati bellici rinvenuti in una vasta area di competenza del territorio nazionale. Tale elementi specializzati sono naturalmente chiamati ad operare anche nelle missioni internazionali, potenziando ed integrando le capacità specifiche delle unità guastatori.

P1017486copia (002)L’VIII Battaglione include il Comando e quattro Compagnie Guastatori, contraddistinte dalle storiche numerazioni dalla 21° alla 24°.
In linea teorica, ed a differenza di quanto avviene degli altri reggimenti guastatori, le compagnie del reparto dovrebbero avere struttura identica, con Plotone Comando, un plotone ACTR (Advanced Combat Reconnaissance Team) da ricognizione avanzata del genio, due plotoni guastatori ed un plotone di Supporto alla manovra.
Ragioni di opportunità addestrativa, amministrativa e funzionale, unitamente ad esperienze operative, hanno però consigliato di accorpare presso un’unica compagnia, segnatamente la 23a, tutte le componenti dedicate al supporto allo schieramento, quali macchine movimento terra e per il ripristino della viabilità, battelli e gommoni con motori fuoribordo per operazioni anfibie, materiali per la fornitura di acqua potabile e energia elettrica ed attrezzature pesanti in genere, lasciando alle rimanenti compagnie i soli plotoni ACRT e Guastatori, che muovono prevalentemente a bordo di veicoli leggeri , VTLM Lince e VTMM Orso.
In ogni caso va rilevato che le specificità dell’impiego dell’Arma del Genio ed in particolare della specialità Guastatori rendono l’impiego di unità organiche relativamente poco probabile.
In questo contesto le compagnie e l’intero reggimento svolgono in un certo senso funzioni di “force provider” nell’ottica del principio della task organization, ossia di generatori di assetti specialistici di consistenza e composizione attagliata alle specifiche missioni.
L’utilizzo abituale e ricorrente rimane quello di team di piccola consistenza, che possono essere in certi casi mantenuti alle dipendenze funzionali di un comando di Task Force Genio, oppure impiegati in maniera decentrata, come spesso avviene negli addestramenti multinazionali.

P1017467 (002)Tale specificità di impiego è stata resa ancora più evidente negli ultimi anni dal rapidissimo evolversi della minaccia presente nei teatri operativi esterni, in missioni in cui il Genio e le unità Guastatori hanno dovuto affrontare nuove insidie scaturite dai conflitti asimmetrici.
Queste forme di lotta hanno ampliato enormemente l’impatto rappresentato dagli ordigni esplosivi di vario tipo nelle operazioni militari di stabilizzazione, sia a causa della loro subdola efficacia, sia in ragione del forte impatto che la loro stessa presenza genera nell’opinione pubblica e nella percezione che questa acquisisce delle operazioni militari in corso.
I compiti assegnati all’8° reggimento sono sia quelli tipici della specialità che quelli peculiari delle aviotruppe.
I primi includono:
La Mobilità (mobility), ossia la capacità di assicurare la libertà di movimento delle forze amiche all’interno dell’area delle operazioni, ottenuta con ricognizioni in profondità nel teatro operativo, ripristino o adeguamento della viabilità,  superamento delle interruzioni, costruzione di ponti tattici, operazioni di forzamento contro l’ostacolo minato, eliminazione di ordigni esplosivi di varia natura, supporto alle operazioni anfibie e realizzazione di ZAE, le zone di atterraggio elicotteri.
La Contromobilità (countermobility), finalizzata ad interdire la capacità di manovra  delle forze ostili mediante la realizzazione di ostacoli passivi con mezzi meccanici o esplosivi, la predisposizione di interruzioni con demolizioni pianificate, l’approntamento di ostacoli attivi e la posa di campi minati controcarro.
Il Supporto alla Protezione (survivability), sia diretta che indiretta. Nel primo caso rientrano tutte le misure attive e passive volte ad incrementare la protezione e la sicurezza del personale e l’integrità dei comandi, mezzi e materiali, in particolare nelle basi di schieramento nei teatri, con opere di fortificazione campale (force protection) quali recinzioni perimetrali, fossati ed ostacoli anticarro, protezioni balistiche ed antimortaio, coperture al tiro e bunker. Le misure indirette comprendono invece le predisposizioni di mascheramento, mimetizzazione ed inganno.
Il Supporto Generale (sustainability) riguarda la gestione delle risorse idriche ed elettriche, l’effettuazione di lavori in terra per attrezzare le basi e le aree di schieramento e l’insieme delle misure volte migliorare le condizioni di vita all’interno delle FOB, le basi operative avanzate.

P1017399 (002)Il Supporto all’Intelligenge, un compito in rapida evoluzione che prevede l’impiego degli Advanced Combat Reconnaissance Team – ACRT, le unità da ricognizione avanzata del genio incaricate della raccolta di dati ed informazioni d’interesse del genio a supporto delle operazioni terrestri, alimentando il ciclo di Engineer Intelligence per la pianificazione della manovra nell’area di competenza.
Rientra in tale ambito anche la capacità di Route Clearance, destinata alla ricerca ed individuazione di mine, trappole ed ordigni esplosivi posti lungo gli itinerari percorsi dal nostro contingente.
Concorrono alle varie funzioni informative e di intelligence anche i team di Military Search per l’individuazione degli ordigni improvvisati occultati ed i nuclei WIT – Weapons Intelligence Team per la raccolta di informazioni e l’analisi forense delle prove ed evidenze di indagine (site exploitation).
L’esame degli ordigni o dei loro frammenti risulta infatti essenziale non solo per mantenere le nostre unità aggiornate sulla costante evoluzione di questa terribile minaccia, ma anche per studiarne le caratteristiche peculiari, in modo da risalire, attraverso l’individuazione di una sorta di “firma” tecnica e procedurale, agli esecutori ed ai fornitori del materiale impiegato.

Compiti specifici
A questi compiti tipici delle unità del genio si aggiungono quelli peculiari dei guastatori paracadutisti, assegnati al reggimento in virtù della sua appartenenza alle aviotruppe ed alla Brigata Folgore.
Tutto il personale che viene destinato al reparto ha frequentato il corso di specialità, il modulo KS di addestramento al combattimento individuale e di squadra della durata di 10 settimane. Intenso e fisicamente impegnativo, è destinato a mettere tutti i futuri paracadutisti in grado di svolgere in modo soddisfacente i compiti di base del combattente, in un ambiente difficile e pericoloso, in condizioni di forte isolamento operativo, , indipendentemente dal futuro incarico ed a premessa del successivo corso di paracadutismo con fune di vincolo.

P1017396 (002)I temi trattati includono pertanto, oltre ad un’intensa attività fisica, tutti gli argomenti tipici dell’addestramento individuale al combattimento: impiego delle armi e pratica di tiro, sopravvivenza sul campo di battaglia, movimento tattico e sfruttamento del terreno, superamento ostacoli naturali e riordino a seguito di aviolancio (simulato), topografia e navigazione terrestre (con marce topografiche di crescente impegno), tattiche e procedure dalla squadra fucilieri in difesa e in attacco, nozioni su trasmissioni, difesa NBC e sanità.
Di conseguenza i guastatori paracadutisti sono in condizione di dar vita, in caso di necessità, a complessi minori di fanteria leggera e di costituire pattuglie da combattimento con compiti del tutto simili a quelli assegnati ai reggimenti d’arma base, anche in missioni di interdizione e contro interdizione d’area.
Da tale base condivisa scaturisce l’apporto specialistico che unità, piccoli team o singoli componenti dell’8° reggimento possono fornire ai reparti della Folgore. Un esempio tipico è dato dalla capacità di integrare secondo necessità le pattuglie da combattimento della brigata, supportandone l’azione con le competenze tipiche della specialità, per sabotare, neutralizzare o distruggere obiettivi specifici di alto valore.
Elementi del reggimento guastatori possono essere inseriti anche nelle pattuglie da ricognizione, soprattutto a lungo raggio, impegnate nell’esplorazione tattica o nella costituzione di pattuglie guida (pathfinder) impiegate a premessa di un successivo aviolancio. In tali contesti i guastatori svolgono i compiti peculiari della specialità, inclusi quelli di Advanced Search per la ricerca ed individuazione di ordigni nascosti, improvvisati o trappolati.
Inseriti ai vari livelli organici a supporto dell’arma base, i Guastatori possono concorrere ovviamente all’assalto di postazioni organizzate a difesa, la cui neutralizzazione imponga l’uso di cariche esplosive di varia tipologia, o contribuire alla soppressione delle difese contraerei nemiche (SEAD – Suppression of Enemy Air Defence) mediante l’impiego di esplosivi o di armi di precisione anti materiale, quali i fucili Barrett M82A1 in calibro 12,7 mm.

P1017437 (002)Negli ultimi tempi ha assunto grande rilevanza l’attività di breaching, ossia il forzamento e l’apertura di brecce con l’utilizzo di esplosivo e tecniche di demolizione controllata per penetrare all’interno di un obiettivo sensibile, essenzialmente nel contesto del combattimento in ambiente urbano, un tema di sempre maggiore attualità.
Infine il reggimento sta conducendo le attività di ricerca e sperimentazione necessarie ad acquisire la capacità di aviolanciare specifici mezzi di movimento terra leggeri con cui predisporre, in tempi brevissimi ed a seguito di aviolancio di propri uomini e materiali, strisce d’atterraggio improvvisate, nelle quali far affluire successivamente le forze amiche. Qualora il materiale attualmente in dotazione non si rivelasse idoneo all’aviolancio sarà necessario pianificare l’acquisizione di una piccola aliquota di mezzi specializzati in dotazione ad alcuni eserciti alleati.
Oltre a partecipare alle esercitazioni nazionali ed internazionali che vedono coinvolta la Brigata Folgore, i Guastatori Paracadutisti mantengono da tempo una stretta collaborazione addestrativa con la 173° Airborne Brigade statunitense, di stanza a Vicenza.Molte le attività congiunte, sia negli specifici settori tecnici delle attività del genio in cooperazione con il 54° Engineer Battalion della brigata americana, sia più in generale con aviolanci ed esercitazioni di varia natura.
Accanto a questi compiti prettamente militari, l’8° Reggimento Guastatori Paracadutisti opera quotidianamente anche in supporto della popolazione civile, in caso di calamità naturali e per la bonifica dei residuati bellici o di ordigni inesplosi di qualsiasi tipo rinvenuti, dando pieno significato al termine “dual use” assegnato ai reparti del Genio. In queste attività trova ovviamente impiego preferenziale la componente di supporto allo schieramento, con i propri mezzi speciali medi e leggeri, anche se in taluni casi si è avvertita la mancanza di quegli equipaggiamenti pesanti campali e per movimento terra che non sono in dotazione al reparto.

P1017413 (002)Il reggimento, per citare solo i casi più recenti, è stato impegnato nell’operazione “Sabina” di soccorso alle popolazioni terremotate del centro Italia, contribuendo anche alle attività legate al ripristino della viabilità a seguito dell’emergenza neve e maltempo verificatasi successivamente.
Ma la predisposizione ai concorsi di assetti specialistici del genio in caso di pubbliche calamità è costante e riguarda una possibile area di intervento molto vasta, che include Emilia Romagna, Toscana e Marche. A tal fine viene mantenuto ad un alto livello di prontezza operativa un Plotone di pronto intervento per Pubbliche Calamita (U.Pu.Ca.) su turnazione trimestrale, in alternanza con il 2° reggimento pontieri di Piacenza e con il reggimento genio ferrovieri di Castelmaggiore (Bologna).
Nella bonifica occasionale del territorio nazionale il personale EOD (Explosive Ordnance Disposal) del reparto svolge la propria attività in maniera praticamente continuativa su una vasta area di competenza, che comprende numerose prefetture di Veneto, Emilia e Marche. Le richieste di intervento, circa 260 nell’anno in corso, riguardano principalmente la rimozione e la messa in sicurezza di ordigni residuati bellici rinvenuti durante lavori edili o di scavo. In taluni casi gli ordigni sono stati ritrovati anche sotto la superficie di corsi d’acqua, rendendo la bonifica più complessa, anche per la necessaria integrazione con personale EOD della Marina Militare, competente per la fase “umida”.
Infine rientra tra i compiti dei Guastatori Paracadutista il concorso all’operazione “Strade Sicure”, che attualmente si svolge in Toscana, dove vengono forniti moduli di varia entità numerica. Il personale impiegato riceve direttamente al reparto una formazione specifica preliminare, sia pratica (uso delle armi, procedure del Metodo di Combattimento Militare (MCM), tecniche e procedure particolari) che teorica e legale.

La formazione
I Volontari in Ferma Prefissati di un anno (VFP1) assegnati al reggimento sono ovviamente tutti volontari per le aviotruppe e come accennato in precedenza giungono al reparto dopo aver completato l’iter di formazione iniziale che include il superamento del modulo KS di specialità e la successiva frequenza del corso basico di paracadutismo con fune di vincolo, denominato ora Corso KSP, che si svolge immediatamente dopo e ne costituisce logica prosecuzione e completamento.
Dopo la rafferma quadriennale ed il transito nella categoria dei VFP4 la maggior parte del personale ottiene la qualifica di guastatore superando un corso di 15 settimane presso la Scuola del Genio.

P1017515 (002)Si tratta di un modulo che include sia temi relativi al maneggio e riconoscimento di mine ed esplosivi, trattati in passato nel corso Minex ora superato, sia nuovi argomenti più generali, inclusa un’istruzione iniziale sui materiali e le attrezzature del genio.
Gli allievi apprendono pertanto le tecniche di impiego degli esplosivi (maneggio, sicurezza, circuiti) per effettuare demolizioni e predisporre cariche di vario tipo, anche trappolate, imparano a posare le mine controcarro, a rimuoverle, disinnescarle o distruggerle.
Gli aspiranti ricevono anche nozioni basiche di EOR – Explosive Ordnance Reconnaissance sulla ricerca, localizzazione, segnalazione e identificazione iniziale degli ordigni esplosivi, mentre la parte pionieristica termina con le tecniche per affrontare in sicurezza le esplosioni ravvicinale, fino a 2 kg di esplosivo alla distanza di 2 metri!
Nel prosieguo della carriera e soprattutto con il passaggio in servizio permanente si aprono al guastatore diversi percorsi di specializzazione avanzata che portano all’acquisizione di livelli crescenti di professionalità in settori specifici.
Il processo, noto come “canalizzazione”, tende a valorizzare le competenze già acquisite, ampliandole progressivamente, alternando periodi di impiego e maturazione di esperienze con la frequenza in successione di appositi corsi. Due di questi “filoni” formativi risultano particolarmente interessanti ed innovativi. Il primo conduce il guastatore alla qualifica ACRT e/o alle successive specializzazioni della branca Search, il secondo segue l’impervio percorso delle attività EOD/IEDD di neutralizzazione degli ordigni esplosivi, con le successive qualifiche CMD e IEDD.

Guastatore Paracadutista qualificato ACRT/SEARCH
Il guastatore, dopo adeguata permanenza nell’incarico, affronta il Corso di qualificazione avanzata ACRT (Advanced Combat Reconnaissance Team) di otto settimane presso il Centro di Eccellenza C-IED del Comando Genio. Qui apprende le procedure per condurre ricognizioni tecniche, analisi e studio del terreno, degli ostacoli e delle infrastrutture. Vengono acquisite le nozioni di base per localizzare e identificare campi ed aree minate, per l’acquisizione di valutazioni relative alla viabilità ed effettiva percorribilità di strade e piste.
Grande attenzione viene posta, anche con l’impiego di equipaggiamenti specifici di elevato livello tecnologico, nell’accertamento delle caratteristiche e della portata di ponti e strutture, sia ai fini del loro utilizzo che nell’eventualità di una loro futura interruzione o distruzione.
In un primo approccio alle tematiche di Route Clearance si approfondiscono le tecniche e procedure per la verifica preventiva degli itinerari, in relazione alla possibile presenza di ordigni esplosivi improvvisati. L’azione dei team ACRT si svolge spesso in isolamento ed autonomia, non di rado all’interno del dispositivo nemico o comunque in ambiente ostile o non permissivo. E’ richiesta pertanto una eccellente capacità combat di fanteria per tutto il personale, per assicurare completa capacità organica di autodifesa.
Una parte dei guastatori accede ai corsi di Military Search, una capacità di recente introduzione nei reparti del genio che comprende le attività finalizzate alla ricerca e localizzazione di materiali, armi, esplosivi e munizioni in supporto alle operazioni militari, sia ai fini dello loro distruzione o messa in sicurezza, sia per migliorare le capacità di raccolta delle informazioni, con particolare riguardo al contrasto agli IED, gli ordigni esplosivi improvvisati.

P1017477 (002)I differenti livelli di specializzazione nel settore, basico, intermedio ed avanzato (quest’ultimo presente solo all’interno dell’8° rgt genio gustatori paracadutisti), fanno riferimento a caratteristiche crescenti di rischio e di difficoltà di esecuzione e si conseguono con corsi della durata rispettivamente di quattro settimane nei primi due casi e di otto nell’advanced.
Le unità Search impiegate dai guastatori paracadutisti si compongono di norma di 9 elementi: un comandante/supervisore e due team identici di 4 operatori. Questi comprendono a loro volta un Advisor, responsabile del team, uno scribe cui compete di annotare ogni particolare rinvenuto e di registrare le azioni intraprese, e due operatori incaricati della ricerca ed individuazione avanzata. Questi ultimi si avvicinano al possibile obiettivo mantenendosi in costante contatto radio con l’advisor ed effettuano la ricognizione avvalendosi di materiali sofisticati, quali endoscopi per le ispezioni in cavità sospette, rivelatori di rumori, aste di sondaggio e telemetri laser per la misurazione e verifica di strutture complesse.
Non sfugge l’importanza del ruolo che tali procedure ed equipaggiamenti possono avere anche in contesti civili, con particolare riguardo alla ricerca di sopravvissuti e di beni ed oggetti sepolti da un crollo o da una calamità naturale di varia natura. Nell’operazione Sabina, nelle zone terremotate del centro Italia, tale capacità è stata più volte utilizzata con profitto.
Per una ricognizione preventiva a distanza, in presenza di elevati livelli di rischio potenziale, viene impiegato il piccolo robot Recon Scout del peso di soli 0,64 kg, che può essere gettato all’interno di un edificio e manovrato da una posizione sicura con un semplice telecomando. La sua telecamera fornisce immagini molto nitide che permettono una ricognizione efficace dell’obiettivo, senza esporre il personale a rischi diretti.

P1017480 (002)Un altro strumento utilizzato è il piccolo endoscopio Olympus IPLEX LT che dispone di un monitor ad alta risoluzione per una visione molto nitida in ogni condizione e posizione. Compatto e leggero, facilmente trasportabile, l’apparato dispone di sonde ad elevata flessibilità e capacità di inserimento, ricoperte di una maglia protettiva che le rende particolarmente resistenti all’abrasione ed alle alte temperature. Le immagini ottenute possono essere facilmente registrate, per una successiva analisi delle procedure adottate ed a scopo addestrativo.
Completata con tali ausili una prima identificazione, dopo la raccolta di ogni possibile informazione ed in base all’analisi della situazione, l’ordigno rinvenuto ed analizzato viene di norma “passato” al team EOD/IEDD per la bonifica e messa in sicurezza.
Le unità guastatori ed i plotoni ACRT sono destinati anche a compiti specialistici di supporto alla mobilità, configurandosi come Pacchetti RCP di Route Clearance Package.
Si tratta di un’esigenza operativa scaturita nel teatro operativo afghano, dove il continuo ricorso da parte degli insorti alla posa di ordigni esplosivi improvvisati aveva fatto emergere la necessità di mantenere la libertà di transito all’interno dell’area di competenza e lungo determinati itinerari obbligati, in particolare per permettere i collegamenti tra i presidi ed il loro rifornimento da parte delle colonne logistiche.

Route Clearence
Questa nuova missione di Route Clerance imponeva una verifica preventiva delle rotabili e la conseguente ricerca ed eventuale rimozione immediata della minaccia, costituita da mine, trappole ed altri ordigni inesplosi presenti lungo l’itinerario. Con il crescere della minaccia tali procedure vennero estese anche alla protezione dei reparti impegnati in operazioni tattiche, in appoggio dei quali era richiesta di norma un’azione speditiva che non ostacolasse i tempi e le modalità dell’attività in corso

P1017445 (002)I Pacchetti RCP impiegati comprendevano di norma due veicoli protetti Cougar 6×6 o MaxxPro 4×4, un Buffalo antimina 6×6 triposto munito di braccio estensibile per la verifica e rimozione speditiva degli ordigni ed alcuni Lince, utilizzati anche per il trasporto di un nucleo cinofilo con Mine Detection Dog ed Explosive Detection Dog. A tali mezzi si poteva aggiungere un’ambulanza su scafo Lince ed un’autogru Isoli M400 in funzione di carro recupero.
La preziosa esperienza maturata in quel difficile teatro ha portato l’Esercito a sviluppare ed acquisire un pacchetto RCP di livello plotone di seconda generazione, da assegnare ai reggimenti guastatori, interamente basato su VTMM “Orso”, un blindato medio ruotato prodotto dall’Iveco DV.
Tale pacchetto per la bonifica rapida degli itinerari, assegnato anche all’8° reggimento, si compone di 5 mezzi identici ma allestiti in 4 differenti configurazioni. Un primo veicolo è dotato di Ground Penetrating Radar per la ricerca e scoperta di ordigni interrati, mentre il secondo è equipaggiato con un roller SPARK II munito di pesanti rulli destinati a neutralizzare gli oggetti esplosivi attivati con congegni a pressione.
Il terzo mezzo è destinato alla verifica e conferma e dispone di un braccio meccanico estensibile realizzato dalla Fassi che permette di raggiungere oggetti posti a diversi metri di distanza. La gru telescopica è dotata di telecamera e di un faretto per una agevole visione da parte dell’operatore ed è munita di differenti pinze meccaniche per la manipolazione dell’ordigno e di un sistema di soffiaggio ad aria con cui rimuovere polvere, sabbia o vegetazione che ostacolino la corretta osservazione dell’oggetto rinvenuto.

P1017462 (002)Gli altri due VTMM Orso del pacchetto hanno identica configurazione e sono destinati all’osservazione e sorveglianza con compiti di force protection. A tal fine dispongono di un sistema optronico di visione ogni tempo VOSS il cui sensore, munito di camere TV e IR, è montato su supporto elevabile per una migliore osservazione a distanza, anche in presenza di ostacoli alla visione diretta.
Ogni veicolo dispone per l’autodifesa di una torretta a comando remoto Hitrole Light della Oto Melara che può essere armata con mitragliatrici da 7,62 mm, 12,7 mm o con lanciagranate automatici da 40 mm. Tutto il personale (22 elementi in totale, 4 per ciascuno dei tre primi blindati e cinque per i restanti due) opera in completa sicurezza all’interno del mezzo, disponendo di sistemi di comunicazione e di navigazione integrati e di ultima generazione.
Per esigenze contingenti o in presenza di una minaccia meno elevata il pacchetto può funzionare anche in assenza di uno o due elementi del sistema. L’RCP su VTMM Orso rappresenta un sensibile miglioramento delle prestazioni offerte dai mezzi di origine statunitense impiegati nel teatro afghano, anche se permangono alcune difficoltà, come quelle legate alla non omologazione dei veicoli al movimento sulla rete viaria nazionale, a causa del peso di oltre 18 tonnellate distribuito sui due assi, una limitazione non indifferente che impone l’uso di carretti trainati per la loro movimentazione.
In ogni caso l’impiego del pacchetto, pur consentendo una bonifica speditiva degli itinerari, non permette, se non in misura limitata, una corretta fase di intelligence exploitation, ossia un’analisi completa di tipo forense delle caratteristiche dell’ordigno, un’attività vitale nella lotta agli IED che richiede la presenza di un nucleo IEDD appiedato.

Guastatore Paracadutista qualificato CMD/IEDD
Anche questo particolare ed importantissimo percorso formativo conduce a successivi livelli di specializzazione ed è rivolto ad elementi che dimostrano adeguate doti di freddezza, precisione, approccio equilibrato all’evento ed attitudine tecnica.
Fino a qualche tempo fa l’iter iniziale dell’area EOD prevedeva due fasi successive: un corso di 1° livello che abilitava alla bonifica di ordigni convenzionali in superficie di nazionalità italiana, ed un successivo corso di 2° livello, dopo almeno tre anni di permanenza nell’incarico, per la bonifica di ordigni convenzionali di tutte le nazionalità.

P1017508 (002)Oggi i due livelli sono stati ora raggruppati per uniformarsi agli standard dell’Alleanza Atlantica, ottenendo anche un certo abbassamento dell’età media del personale EOD. Il Guastatore frequenta quindi il nuovo Corso CMD (Conventional Munition Disposal) di 13 settimane presso il Centro di Eccellenza Nazionale per il Counter-IED del Comando Genio, durante il quale apprende le tecniche e procedure per la rivelazione, identificazione, valutazione, messa in sicurezza ed eliminazione di ordigni inesplosi di tipo convenzionale, in dotazione sia alle nostre Forze Armate che a quelle di altri Paesi. Fanno quindi eccezione gli ordigni esplosivi improvvisati (IED) e quelli a caricamento speciale, ossia chimico o biologico, oggetto di una formazione ulteriore.
Per la ricerca e localizzazione vengono impiegati sia strumenti di osservazione, come binocoli e camere termiche, sia i classici cercamine e rilevatori di metalli, la cui evoluzione permette ora di individuare mine contenenti solo minuscole parti metalliche.
La successiva identificazione risulta di grande importanza, per poter accertare le caratteristiche ed il livello di pericolosità dell’ordigno. La messa in sicurezza e la successiva bonifica prevedono, a seconda dei casi, la possibilità di rimuovere la spoletta o la sua immunizzazione, con successivo brillamento e distruzione dell’ordigno e la bonifica completa del sito di ritrovamento.
Il livello successivo di specializzazione viene ottenuto con la frequenza del Corso IEDD (Improvised Explosive Device Disposal) di 16 settimane, che abilita anche agli interventi di bonifica e messa in sicurezza dei famigerati IED, gli ordigni improvvisati sempre più diffusi nei vari teatri operativi.
Con tale formazione, che successivamente può includere anche l’intervento su ordigni a caricamento chimico o biologico, si mira ad acquisire la capacità di effettuare la bonifica di tutti gli ordigni di circostanza o improvvisati, ossia di condurre l’insieme delle operazioni di rilevazione, identificazione, valutazione sul terreno, messa in sicurezza, rimozione ed eliminazione finale di ordigni o dispositivi esplosivi improvvisati o non regolamentari.
Data l’elevato margine di rischio che caratterizza per la loro stessa natura le attività di C-IED, il personale incaricato mette in opera tutti gli accorgimenti necessari a prevenire esplosioni accidentali, cercando di non mettere inutilmente a repentaglio la propria incolumità.

P1017537 (003)A tal fine vengono impiegati, per quanto possibile, i mezzi tecnologicamente avanzati a disposizione del genio, facendo ricorso ad esempio al ben sperimentato robot Wheelbarrow Mk8 o al similare tEODor (telerob Explosive Ordnance Disposal and observation robot), un veicolo cingolato a guida remota munito di braccio meccanico dotato di due telecamere, per l’osservazione a distanza dell’oggetto da parte dell’operatore, e di vari accessori per la manipolazione e l’intervento sull’ordigno: ganci, pinze, sensori chimici e radiologici ed un cannoncino ad acqua per disarticolare e neutralizzare il bersaglio.
I team EOD/IEDD del reggimento si compongono di norma di 4 elementi: due operatori qualificati IEDD o IEDD-BC, un guastatore qualificato CMD ed un tecnico elettronico per squadra C-IED incaricato della gestione del robot.
Nonostante i progressi compiuti dalla manipolazione a distanza degli ordigni permangono casi nei quali risulta insostituibile l’intervento diretto degli specialisti.
Gli operatori IEDD indossano allora una pesante tuta protettiva, eventualmente accoppiata ad un autorespiratore se si sospetta la possibile presenza di aggressivi chimici o biologici, e portano a termine l’operazione di messa in sicurezza dell’ordigno, interrompendone manualmente la catena di funzionamento fino al momento della sua distruzione finale.
Questo tipo di bonifica manuale, per quanto lenta e potenzialmente pericolosa, è la sola che permette di svolgere al meglio i compiti di Engineer Intelligence e site exploitation, ossia di raccogliere dati ed informazioni preziose sull’ordigno, le sue caratteristiche e particolarità costruttive, con cui risalire al cosiddetto IED NETWORK.
L’operatore IEDD rappresenta il primo fondamentale tassello di un processo di lotta agli IED che include, come abbiamo visto, attività di Search, l’impiego dei nuclei WIT e la creazione di un ampio database per la registrazione e lo scambio delle informazioni.
Anche il personale dei Weapons Intelligence Team viene formato presso il Centro di Eccellenza C-IED con un apposito corso di tre settimane imperniato sulle tecniche e procedure di raccolta, analisi, sfruttamento e trasmissione delle informazioni relative al modo di operare del nemico nello specifico settore degli ordigni improvvisati, con particolare riguardo all’esame della scena dell’incidente con metodologie di tipo forense.
Foto: Alberto Scarpitta e 8° Reggimento Guastatori Paracadutisti “Folgore”

 11 gennaio 2018 - di


Cambiamo il mondo un sacchetto alla volta...


L’Italia è stata trasportata in discarica e serve quanto prima un sacchetto. Possibilmente biodegradabile…
Il cervello e l’intelligenza del gregge oramai sono un optional e un vero e proprio mistero.
Viviamo in una dittatura oligarchica sfacciatamente manifesta, nella quale ci hanno svuotato e privato di ogni diritto, libertà e sovranità (monetaria, economica, politica, ecc.) e il popolino si preoccupa e si scandalizza per il sacchetto della spazzatura!
Migliaia di persone su Facebook e nel web si stanno mobilitando per acquistare le zucchine senza sacchetto.
Spedizioni punitive di consumatori furibondi entrano nei supermercati con la maschera di Anonymous per prendere in ostaggio le bilance pesa-verdura. 

Ha ragione il grande Natalino Balasso quando dice che siamo un popolo da «rivoluzione polleggiate».
«Siamo i Pile Fighter: combattenti con la tuta di pile e le ciabatte a forma di Brunetta che si scandalizzano per le ingiustizie di X-Factor».
E’ come affogare in un oceano e preoccuparsi dello schizzetto di fango nella maglietta nike...
Abbiamo una gigantesca trave nel didietro e un anello al naso, ma il gregge si preoccupa di pesare singolarmente frutta e verdura per attaccare le etichette evitando così di pagare l’ingiusto balzello legato al sacchetto.
Alla fine tutti soddisfatti per il grande risultato ottenuto, lo postano con tanto di foto fatte magari con l’i-phone da 1000 euro.
Ma ovviamente il problema non sono i centesimi rubati ma il principio.
Poco importa se poi la frutta e verdura senza sacchetto sono state coltivate con quintali di chimica cancerogena, teratogena e mutagena (Glifosato della Monsanto, la società che produceva l’Agente Orange usato nella Guerra del Vietnam).
La cosa importante è scardinare il Sistema NON pagando il sacchetto-balzello!
Una rivoluzione che rimarrà certamente nella storia, come pure i Robespierre con il guantino trasparente...
Ma la trave fanno finta di non vederla! 

L’oligarchia ha creato in Italia un debito che oggi sfiora i 2300 miliardi di euro. Per questo debito ci fanno pagare ogni anno 100 miliardi solo di interessi.
Negli ultimi 30 anni il popolo italiano ha pagato SOLO di interessi 3.101 miliardi di euro.
Debito che si potrebbe cancellare domani, se vivessimo in un paese sovrano, e invece viene mantenuto e alimentato tale condizione con il solo scopo di affossare l’economia nazionale per meglio mantenere il popolo in schiavitù.
Ma noi stiamo qui a disquisire e a perdere tempo su un sacchetto da 2 centesimi di euro. 

L’Italia è stata fatta precipitare in posizione di coda tra i paesi europei in quanto a capacità produttiva.
Tanto per capirci, solo nel 2017 hanno chiuso la bellezza di 37.000 aziende in Italia.
Ovviamente hanno distrutto anche l’occupazione. L’ultimo scandaloso governo PD ha manipolato i dati facendola artatamente salire inserendo tutti quei cittadini pagati occasionalmente con i voucher o con i contratti da un mese.
La realtà è che sempre più gente è a casa. Ma al gregge va bene stare a casa in divano davanti al plasma in 3D da 50 pollici comperato per Natale. 

Con la Buona Scuola hanno definitivamente sepolto la pubblica istruzione scolastica.
La scuola è programmata per sfornare idioti e cioè sudditi perfetti per il Sistema. I ragazzi finalmente potranno portarsi lo smartphone in classe e nessuno potrà aprire bocca (al limite i genitori potranno sempre chiudere con un pugno la bocca di quei professori che osano sequestrare l’I-phone X comperato appositamente per il proprio bambino).
La Buona Scuola impedisce al corpo insegnanti di bocciare un alunno delle medie e delle elementari, a meno che il piccolo criminale non incendi l’auto del preside, allora forse un 7 in condotta potrebbe anche scapparci. Forse però.
Da quest’anno sono stati introdotti (Torino è la città pilota) corsi per professori e alunni tenuti da «esperti» della potentissima associazione L.G.B.T. (lesbiche, gay, bisessuali e trans) che illumineranno su concetti importanti come libertà, emancipazione, sessualità ecc.
Ma al gregge non importa la qualità dell’istruzione perché quello che conta è permettere al proprio figliuolo di portarsi il cellulare in classe. Questa sì che è libertà! 

Hanno fatto fallire i risparmi privati di oltre 200 mila persone regalando agli amichetti banchieri e imprenditori vari oltre 30 miliardi di euro dei cittadini paganti le tasse.
Ma il gregge si lamenta per la mancata qualificazione della nazionale di calcio. In fin dei conti lo sport è salute. 

Con un decreto (privo di urgenza) scandaloso, classista, incostituzionale e poi trasformato da un Parlamento venduto nella legge 119/2017 hanno reso obbligatori ben 10 vaccini (più 4 fortemente consigliati).
Hanno di fatto regalato svariati miliardi di euro alle multinazionali dei farmaci e messo a repentaglio la salute di centinaia di migliaia di bambini italiani.
Il gregge invece si preoccupa che i lori figli non prendano il micidiale virus del morbillo dagli untori e per questo attaccano ferocemente tutti quei genitori che invece vogliono proteggere i bambini da una banda di criminali organizzati: l’Industria chimica. 

E questa è solo una parte della trave…
Ma per fortuna il popolo italiano si sta risvegliando dal letargo e, rivoluzione dopo rivoluzione, riusciremo a scardinare l’oligarchia che ci sta schiavizzando da tempo.
La prossima grande svolta avverrà quando faranno pagare pure l’elastico che chiude il pan-biscotto...

di Marcello Pamio – 7 gennaio 2018 

Elezioni: pasticcio crea pasticcio


Elezioni: pasticcio crea pasticcioL’avvicinarsi della scadenza per il deposito di liste, candidature e simboli per le prossime elezioni ha fatto venir fuori, come funghi dopo la pioggia di fine estate, nuove formazioni (chiamiamole così) con sigle strane, con stranissime denominazioni e simboli, che sembrano la marca del cibo per i gatti.
Formule vuote ed insulse, nelle quali l’unico elemento di verità è l’accuratezza nell’evitare la parola partito. Infatti non sono “partiti”, espressione di una parte della pubblica opinione. Gli unici che si definiscono un partito sono quelli del Pd, “Partito Democratico”, che sono meno partito e meno democratici degli altri. È finita l’epoca dei partiti “ideologici” e dei partiti in genere. Ed è finita l’epoca dello scimmiottamento delle “primarie” americane, utilizzate da noi sempre come una mezza truffa. È finita pure l’epoca della “selezione telematica” dei candidati della premiata ditta “Grillo, Casaleggio e Compagni”.
Nei simboli elettorali non figura più il marchio dell’imbecillità, l’indicazione del candidato Presidente del Consiglio, esilarante, sempre, ma soprattutto nei simboli di piccolissima formazione: “Cianchettini Presidente”, “Ingroia Presidente”. La disavventura di quest’ultimo credo sia stata determinante nel far eliminare, se non altro per motivi scaramantici, quella idiozia.
È accaduto e sta accadendo un singolare fenomeno. I vari partiti (si fa per dire, chiamateli come vi pare: consorterie, congreghe, società anonime, confraternite, clientele) hanno cercato di farsi una legge elettorale su loro misura ed a loro profitto. Né è venuto fuori un pasticcio della malora, che una percentuale di non meno del 97 per cento degli italiani non sa come funziona e non meno del 95 per cento non lo saprà nemmeno dopo aver votato. Una legge a misura dei partiti (che non c’erano e non ci sono). Che ha già ottenuto l’inverso di quel proposito che l’ha ispirata: ha fatto nascere “partiti” (che però non ci sono e non ci saranno) a misura della legge. Pasticcio crea pasticcio. È ancora presto per fare un quadro completo delle candidature più o meno fasulle, più o meno velleitarie.
Intanto pare che possano darsi per certo quelle di almeno tre ex magistrati: Grasso, Ingroia e (udite! udite!) Di Pietro che la nuova legge elettorale ha sottratto ad un tempestivo pensionamento. Lui non avrebbe voluto, ma pare che (chi mai?) lo abbiano costretto a candidarsi “come indipendente” (che nel pasticcio in vigore non si sa che significa). Ma, in fatto di magistrati, non finisce qui. Si candideranno altri che, diversamente dai tre sullodati, sono in servizio (si fa per dire: sono quelli che sono già da tempo in campagna elettorale). È improbabile che Di Matteo non cerchi di mettere a frutto la sua collezione di cittadinanze onorarie, frutto della cosiddetta condanna (a morte) con una bella candidatura. Ma ha da fare con la pagliacciata del processo sulla Trattativa. Punta, quindi a fare direttamente il ministro. Ha già dichiarato che lui non si spreca per un piatto, anche se ben condito, di lenticchie. E, poi, ci saranno le candidature per le elezioni regionali. Si scrive sui giornali della candidatura alla Presidenza della super regione Lombardia, ma assai di più si parla in Calabria di una candidatura togata. Naturalmente antimafia. E un via vai di magistrati in visita pastorale prepara il terreno ad un Collega. Ci sarebbe da parlare di incompatibilità.
Ma è argomento fuori moda. Adesso si parla di “impresentabilità”, neologismo metagiuridico caro a Rosy Bindi. Però sappiamo che le sue liste di (alcuni degli) “impresentabili” le tira fuori a presentazione avvenuta, anzi, alla vigilia del voto. Pasticcio crea pasticcio. E pasticcioni per tendenza e mestiere creano grossi pasticci. Ridicoli e pericolosi. Ci abbiamo fatto l’abitudine.