Riportiamo il discorso integrale del pm Nino Di Matteo intervenuto a “Una notte per la Costituzione”, evento organizzato dal Comitato “Liberi cittadini per la Costituzione” a
 Palermo. Il magistrato dopo aver sottolineato l’importanza di difendere
 la Costituzione e richiedere la sua reale attuazione invece che 
modifica è entrato nel vivo della riforma sulla quale ogni cittadino è 
chiamato a votare nel Referendum del 4 dicembre. Una riforma che, ha chiaramente sottolineato il pm, ha come reale obiettivo, quello voluto dallo stesso Licio Gelli nel Piano di rinascita democratica della P2 e da successivi governi: “favorire il potere esecutivo a scapito del legislativo e del giudiziario” trasformando così la Democrazia in una “sorta
 di dittatura dolce fondata non sulla sovranità popolare ma sul potere 
oligarchico che obbedisce solo alle leggi della finanza e della economia
 internazionale”.
Ecco l' intervento del pm Nino Di Matteo
Devo
 dire che sono Stato subito contento di accettare l’invito a partecipare
 a questa serata, un invito che mi è stato formulato da uno studente di 
giurisprudenza ad alcune associazioni universitarie. Ho subito 
considerato bello e importante poter partecipare ad un dibattito sulla 
Costituzione e quindi anche sul referendum costituzionale del quattro 
dicembre. Io credo che stasera dovevamo essere di più, non per  i 
relatori ma per l’importanza dell’argomento. Comunque è importante che 
ne parliamo. Quella che ci attende non è una consultazione elettorale 
come le altre, questa più che mai non ci si può permettere che prevalga 
l’astensionismo o le decisioni improntate all’appartenenza politica o 
alla simpatia per un partito o per una fazione politica.
Qui è in ballo qualcosa di molto più importante: si decide sulla nostra 
Carta fondamentale! Si decide su una riforma che ne modifica 
quarantasette articoli e che incide profondamente sugli assetti 
fondamentali della nostra Democrazia. Questa è la mia opinione, la mia 
sensazione e il mio sentimento: se ancora conserviamo l’aspirazione, 
nonostante tutto, ad essere cittadini e non sudditi, se ancora 
conserviamo la dignità di essere cittadini e non servi inconsapevoli di 
un potere che non ci appartiene e non ci rappresenta, non possiamo 
restare indifferenti. Abbiamo verso noi stessi e verso i nostri giovani,
 per la nostra dignità personale l’obbligo di reagire alla indifferenza 
all’apatia alla rassegnazione all’opportunismo, al sistematico 
nascondiménto dei fatti, alla superficialità che stanno dilagando fino a
 trasformare il nostro in un Paese senza memoria senza speranza e quindi
 senza futuro. Per questo sono d’accordo con l’onorevole Sarti con tutti
 quelli che mi hanno preceduto: dobbiamo informarci ! Dobbiamo 
riflettere, guardarci indietro nella storia di questo Paese. Dobbiamo 
abbandonare i facili slogan e saper volare alto e capire che al di là 
delle singole norme di modifica della Costituzione, il significato 
complessivo della riforma è importantissimo. Dobbiamo capire le gravi 
conseguenze che deriverebbero dalla sua approvazione, sul delicato 
equilibrio di ogni vera democrazia, quell’equilibrio che è fondato sulla
 separazione e sull’effettivo bilanciamento dei tre fondamentali poteri 
dello Stato: il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere 
giudiziario. Voliamo alto per capire è orientarci in questa scelta in 
vista della consultazione del quattro dicembre. Io ho sempre pensato e 
in questi venticinque anni di mia carriera in magistratura ho vissuto 
sempre più intensamente che l’esigenza fondamentale del Paese è quella 
di arrivare ad una applicazione effettiva dei principi costituzionali. 
Sono sempre più convinto che il vero grande necessario cambiamento, la 
vera grande rivoluzione sarebbe quella di lottare tutti uniti coesi non 
per cambiare ma per applicare effettivamente la Costituzione.
Ricordiamoci e riflettiamo su quanto nei fatti vengano costantemente 
violati i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale. 
Anziché moltiplicare proclami, annunci e slogan leggiamola la 
Costituzione. Ricordiamoci per esempio del diritto al lavoro che è anche
 ‘diritto ad una retribuzione che consente ai lavoratori e alle loro 
famiglie un’esistenza libera e dignitosa’ leggo dall’articolo della 
Costituzione.
Ricordiamoci prima che scompaia la residua sanità pubblica che la 
Repubblica, articolo trentadue, ‘tutela la salute come fondamentale 
diritto dell’individuo e interesse della collettività’. Riflettiamo 
prima di smontare la scuola pubblica che, articolo trentaquattro la 
Costituzione, ‘le scuole statali per tutti gli ordini e gradi vengono 
prima delle scuole private che possono operare liberamente ma senza 
oneri per lo Stato’. Prima di cambiarla la Costituzione vediamo se è 
applicata. Ricordiamoci, prima di intraprendere azioni belliche anche se
 travestiti da operazioni di pace, che l’Italia ripudia la guerra, 
articolo undici, e che lo stato di guerra può essere deliberato non dal 
Governo ma dalle Camere. Ricordiamoci che, di fronte al più sfrenato 
egoismo proprietario, la proprietà privata trova il suo limite nella 
funzione sociale, articolo quarantadue, che l’iniziativa economica 
privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità 
sociale.Ricordiamoci, lo hanno ricordato chi è intervenuti prima di me, 
che la sovranità appartiene al popolo, articolo uno, cioè a tutti noi. 
Dobbiamo applicarla la Costituzione dobbiamo lottare ciascuno nel 
proprio ambito.
Per un’attuazione vera concreta sostanziale del principio di eguaglianza
 sancito dall’articolo tre della Costituzione non possiamo più 
accettare, per esempio, che la giustizia funzioni a due velocità: sia 
rigorosa e certe volte spietata con i deboli e sia invece ancora troppo 
timida e con le armi spuntate nei confronti della criminalità dei 
potenti. Dobbiamo lottare per l’applicazione dei princìpi della Carta 
costituzionale! Per l’indipendenza della magistratura, patrimonio e 
garanzia dei cittadini, soprattutto dei più deboli, non privilegio della
 casta. Dobbiamo lottare tutti quanti per preservare l’indipendenza 
della magistratura dai pericoli esterni. Dagli attacchi esterni di 
quella gran parte della politica che vorrebbe che il potere giudiziario 
divenisse sostanzialmente servente rispetto al potere politico e al 
potere esecutivo.
Dobbiamo lottare per preservare indipendenza della magistratura dei 
pericoli interni. Dobbiamo lottare perché si abbandoni ogni forma di 
collateralismo da parte della magistratura alla politica e ai potenti.
Dobbiamo lottare perché una volta per tutte si abbandoni, nelle scelte 
giudiziarie, il criterio della opportunità, che valuta le conseguenze 
dell’atto giudiziario e ci si abbandoni invece soltanto all’unico 
criterio che deve ispirare l’azione del magistrato che è quello della 
doverosità dell’agire. Dobbiamo impegnarci perché un altro principio 
della nostra Carta costituzionale, l’obbligatorietà dell’azione penale, 
venga effettivamente rispettato nei confronti di tutti perché la legge 
sia uguale per tutti e perché i magistrati possano lavorare per 
applicare il diritto anche quando l’applicazione del diritto comporti 
delle conseguenze negative per il potere.
Dobbiamo lottare perché, sto parlando accanto a Salvatore Borsellino 
fratello di uno dei tanti eroi della nostra storia costituzionale, la 
Carta costituzionale venga applicata nella ricerca continua della verità
 sulle stragi. Ricerca che non si limiti e non si accontenti dei 
risultati, pur importanti, che sono arrivati ma che vada oltre e abbia 
il coraggio di andare oltre, quello che adesso non vuole più nessuno. 
Vada oltre nella ricerca anche di eventuali responsabilità esterne 
rispetto alle organizzazioni criminali i cui componenti sono già stati 
giustamente condannati. Il vero grande problema italiano, a mio parere, è
 la forbice tra la Costituzione formale, quella scritta dopo la 
Resistenza al nazifascismo e approvata nel 1948 e la Costituzione 
materiale, cioé la trasformazione, il travisamento, l’elusione della 
prima nella pratica politica.
Quella pratica politica che ha spaccato il Paese e che ha avuto la 
gravissima colpa di contrapporre ad un’Italia che ancora crede nel 
progetto di attuare gli altissimi principi di uguaglianza solidarietà e 
libertà contenuti nella Costituzione, un’altra Italia fondata sulla 
speculazione, sulla ricerca esasperata del potere e della sua 
conservazione, sul compromesso e sull’accettazione di metodi mafiosi 
clientelari e poteri criminali.
Altro che cambiare la Costituzione! Oggi chi ancora ha a cuore le sorti 
del Paese dovrebbe privilegiare ad ogni interesse di parte l’interesse 
superiore del partito della Costituzione di tutti coloro che a 
prescindere dal loro specifico orientamento culturale e politico si 
riconoscono nell’idea e nel progetto di applicare, nelle scelte 
concrete, la Costituzione senza indugi e a qualunque costo.
Le falsità e le mistificazioni su questa Riforma
Reputo quasi doveroso, anche nella mia veste di magistrato, un giudizio 
sulla riforma costituzionale sulla quale siamo chiamati a votare con il 
referendum del quattro dicembre.
Voglio fare due premesse, che sono mie convinzioni che credo orientino tutto il giudizio successivo sul contenuto nella riforma.
La prima premessa è che questa riforma costituzionale è stata adottata 
da un Parlamento eletto, o meglio di nominati piuttosto che eletti, 
sulla base di una legge elettorale dichiarata dalla Corte costituzionale
 illegittima. La sentenza è del quattro dicembre 2013, nove mesi dopo 
l’elezione del Parlamento oggi in carica, eppure a nessuno, né al 
Quirinale né ai Governi che si sono succeduti Letta e Renzi se non a 
pochi nello stesso Parlamento, è venuto in mente che un Parlamento 
eletto con una legge incostituzionale, a mio parere, non può avere la 
legittimazione morale necessaria a modificare profondamente la 
Costituzione.
Seconda
 premessa: la riforma è stata ideata e ostinatamente voluta dal Governo 
della Repubblica con la pressione e l’etero direzione dell’ex Presidente
 della Repubblica Napolitano. Gli ultimi Governi sono stati presieduti 
da chi non era stato nemmeno eletto. Allora non dimentichiamo come è 
nata questa riforma, non dimentichiamo da chi e come è stata approvata. 
E’ stata scritta dal Governo e questo già a prescindere dal merito 
costituisce un vizio molto grave perché i Governi sono espressione della
 maggioranza dunque sono di parte, mentre la scrittura della legge 
fondamentale dello Stato dovrebbe essere esclusiva competenza del 
Parlamento che rappresenta il popolo sovrano o di assemblee costituenti 
elette con sistema proporzionale in modo da essere il più possibile 
rappresentativa delle varie componenti politiche sociali e culturali 
presenti nel Paese.
C’è uno scritto di Piero Calamandrei “Come nasce la nuova Costituzione” 
che è stato pubblicato nel gennaio del 1947, leggo testualmente:  “Nella
 preparazione della Costituzione il Governo non ha alcuna ingerenza. Nel
 campo del potere costituente non può avere alcuna iniziativa neanche 
preparatoria. Quando l’assemblea discuterà pubblicamente la nuova 
Costituzione i banchi del Governo dovranno essere vuoti. Estraneo del 
pari deve rimanere il Governo alla formulazione del progetto se si vuole
 che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione 
dell’Assemblea sovrana”. 1947, poco prima dell’approvazione della nostra Carta costituzionale.
Altra
 premessa: non si può scindere in nessun momento valutativo il giudizio 
sulle modifiche alla Costituzione da quello sulla legge elettorale. Le 
modifiche alla Costituzione riguardano principalmente le funzioni dei 
due rami del Parlamento. La legge elettorale riguarda ovviamente la 
procedura di nomina e quindi la composizione nel Parlamento. La nuova 
legge elettorale, lo ricordava l’onorevole Sarti, ripropone le stesse 
caratteristiche, gli stessi vizi di quella dichiarata incostituzionale 
con la sentenza del dicembre 2013 che lede gravemente il principio di 
rappresentatività sacrificato sull’altare della stabilità dei Governi. 
La sentenza della Corte sul cosiddetto “Porcellum” censurava 
pesantemente, leggo testualmente, “un
 meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza manifestamente 
irragionevole” e “una disciplina che priva l’elettore di ogni margine di
 scelta dei propri rappresentanti”. I due vizi che sono indicati perfettamente in questa sentenza della Corte costituzionale ricompaiono nell’“Italicum”.
 Basta ricordare che in esito al ballottaggio previsto dall’Italicum è 
ben possibile che una lista che abbia ottenuto anche semplicemente il 
21%  dei voti conquisti il 54% dei seggi.
E basta sottolineare il dato che più del 60% dei deputati sarebbero 
nominati dai partiti e non scelti dagli elettori. Se si tiene conto del 
forte astensionismo delle ultime tornate elettorali ci si rende conto 
che un gruppo politico, che rappresenta una minoranza anche piuttosto 
esigua di cittadini, con questo sistema elettorale può mettersi in mano 
il Paese, eleggere il Presidente della Repubblica e i componenti laici 
del Consiglio Superiore della Magistratura e i giudici della Corte 
costituzionale senz’altro sempre attraverso questo meccanismo.
Io credo che ognuno possa avere qualsiasi idea, che è cosa legittima ma 
non possiamo sopportare le bugie e le mistificazioni continuamente 
abilmente amanite a sostegno della riforma. Sono costretto a ripetere 
alcune considerazioni già svolte. La riforma non abolisce il Senato e 
non abolisce il bicameralismo lo rende solo tremendamente più confuso. 
Il Senato continua ad esistere sarà composto da novantacinque senatori 
rappresentativi delle istituzioni territoriali e cinque senatori che 
possono essere nominati dal presidente la Repubblica. Il meccanismo che 
si viene a creare è di confusione istituzionale totale!
Sulla designazione dei senatori, sull’impiego part-time di sindaci e 
consiglieri regionali che, non si capisce quando fino a quando 
potrebbero fare i Sindaci o i consiglieri regionali e quando i senatori,
 sul continuo avvicendamento, nel nostro sistema non tutti i Sindaci con
 tutti i Consiglieri regionali vengono eletti nello stesso momento o 
nello stesso anno, avremmo in Senato un continuo avvicendamento di 
senatori che magari sono stati sindaci fino a quel momento e poi devono 
cedere lo scranno da senatore all’altro sindaco che nel frattempo viene 
eletto. Una confusione totale.  L’unica certezza è l’acquisizione per 
molti sindaci e consiglieri regionali di spazi di immunità penale. Senza
 ovviamente generalizzare e demonizzare le categorie dobbiamo però 
vederlo in una situazione come quella italiana, dove c’è una percentuale
 alta di politici e amministratori, nei Consigli regionali e nelle 
Amministrazioni comunali, che hanno problemi con la giustizia.
Quando
 leggiamo che la riforma finalmente abbatte i costi della politica io 
penso e mi chiedo da semplice cittadino ma perché piuttosto che 
smantellare un assetto costituzionale assolutamente rodato e consolidato
 non si riduceva semplicemente proporzionalmente il numero dei deputati e
 dei senatori senza stravolgere l’assetto costituzionale? Altra 
mistificazione: nella riforma si parla tanto di semplificazione, mi 
consentirete di perdere cinque minuti di tempo per dimostrarvi 
attraverso una semplice lettura quanto la semplificazione sia uno slogan
 assolutamente falso.  L’iter di formazione delle leggi non è per niente
 semplificato semmai la riforma lo complica e crea le condizioni per un 
clima di perenne conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato.
Articolo 70 nella formulazione attuale della Costituzione vigente: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Nella Costituzione vigente nove parola. Nell’articolo 70 del progetto di riforma Renzi-Boschi quelle nuove parole diventano 434.  Scusate ma io penso che lo dobbiamo leggere: “La
 funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per 
le leggi di revisione della Costituzione alle altre leggi costituzionali
 e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali
 concernenti la tutela delle minoranze linguistiche referendum popolari 
le altre forme di consultazione di cui all’articolo settantuno per le 
leggi che determinano l’ordinamento la legislazione elettorale gli 
organi di governo le funzioni fondamentali dei Comuni delle Città 
metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei
 Comuni per la legge che stabilisce le norme generali e le forme i 
termini della partecipazione dell’Italia e la formazione all’attuazione 
della normativa e delle politiche dell’Unione europea, per quella che 
determini casi di ineleggibilità ed incompatibilità con l’ufficio di 
senatori di cui all’articolo sessantacinque primo comma e per leggi di 
cui articolo cinquantasette sesto comma ottanta secondo periodo 
centoquattordici terzo comma centosedici terzo comma centodiciassette 
quinto il nono comma, centodiciannove sesto comma centoventi secondo 
comma centoventidue primo comma centotrentadue secondo comma.
Le stesse leggi ciascuna come 
oggetto proprio possono essere abrogate o modificate o derogate solo in 
forma espresse e da leggi approvati a norma del presente comma…”. Scusate
 ancora non sono nemmeno a metà e comunque la lettura per chi ci 
riuscirà vi prego di completarla voi perché altrimenti tutto il tempo a 
mia disposizione va avanti sulla lettura di questo articolo 70. Io credo
 che da semplice laureato in giurisprudenza si debba dire che non c’è 
nessuna semplificazione anzi c’è una moltiplicazione dei processi 
legislativi c’è un clamoroso intricarsi delle procedure e dietro 
l’angolo c’è la paralisi del Parlamento per favorire la supremazia del 
Governo e il suo potere.
La nuova normativa che poi riguarda il tema fondamentale della 
formazione delle leggi dello Stato è prolissa e tortuosa sembra fatta 
apposta per confondere le idee per tenere i cittadini lontani dalla 
Costituzione.
Per consegnare la Democrazia, per legarla mani e piedi, in mano agli 
uscieri del palazzo, ai professionisti del cavillo e ai professionisti 
della politica nel senso deteriore del termine.
Un attacco iniziato molto prima del Governo Renzi, da Gelli in poi
Ma il giudizio su questa riforma deve anche prescindere dalle singole 
norme, si deve formulare con una visione di insieme di contesto più alta
 rispetto alla mera e parcellizzata analisi delle singole modifiche 
costituzionali. Questo giudizio deve anche tenere conto di una seria 
analisi storica di quanto accaduto in Italia negli ultimi quarant’anni.
Questa riforma crea uno spostamento grave dell’equilibrio tra i poteri 
in funzione del rafforzamento dell’esecutivo e dello svilimento del 
potere legislativo. Ma d’altra parte basta leggere la relazione che 
accompagna il disegno di legge di riforma costituzionale per capire 
quali sono gli scopi della riforma costituzionale. Vi si legge, nella relazione
 che accompagna il disegno di legge, che “la revisione della parte 
seconda della Costituzione non può più attendere per il necessario 
processo di adattamento dell’ordinamento interno alle nuove sfide – Segue una lista dei problemi a cui secondo il Governo la riforma rimedierà –
1- L’esigenza di adeguare 
l’ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica
 europea e alle relative stringenti regole di bilancio. governance europea ed esigenze di bilancio
2- Le sfide derivanti dalla internazionalizzazione dell’economia dal mutato contesto della competizione globale 
3- L’elevata conflittualità tra i 
diversi livelli di governo dovuta alle spinte verso una compiuta 
attuazione della riforma del Titolo quinto della Costituzione 
4- La cronica debolezza degli 
esecutivi nell’attuazione del programma di governo la lentezza e la 
farraginosità dei procedimenti legislativi ricorso eccessivo alla 
decretazione d’urgenza eccetera..”
Cosa di evince dalla relazione che accompagna il disegno di legge?
Che è urgente e rendere più forte il Governo per adeguarsi alla 
austerità imposta dall’Unione europea e alle regole di mercato 
dell’economia globale e per imbrigliare regioni comuni con le rinnovate 
esigenze di un governo unitario.
Io credo che, se questi sono gli scopi e questa è la direttrice di fondo
 di tutta la riforma, non possiamo dimenticare che nell’iter di 
formazione di questa riforma, accanto parallelamente al percorso 
istituzionale se ne svolgeva un altro a mio parere molto più incisivo e 
decisivo che si è mosso fuori dalle istituzioni della Repubblica ed è 
iniziato prima della proposta Boschi e probabilmente l’ha ispirata se 
non determinata.
A cosa mi riferisco? “Dopo le due 
lettere dall’Europa dalla BCE e dal commissario per l’economia 
dell’Unione europea del 2011 dopo le dimissioni di Berlusconi e la 
nascita del Governo Monti, la tappa più significativa è il documento 
dedicato, (si intitola così) “Alla narrazione su come gestire la crisi” 
da una grande compagnia di gestione degli investimenti che amministra 
1800 miliardi di dollari” JP Morgan.
Per capire da che pulpito viene questa predica dobbiamo ricordarci che 
nel novembre 2013 JP Morgan pagò al Governo degli Stati Uniti una 
gigantesca multa di tredici miliardi di dollari dopo avere ammesso di 
avere venduto a piccoli investitori prodotti finanziari inquinati.
Cosa si legge in quelle documento? Venne pubblicato il 28 maggio 2013, 
l’ho trovato facilmente in rete, quel documento accusa le costituzioni 
dei paesi della periferia meridionale approvate dopo la caduta del 
fascismo di essere “un ostacolo al 
processo di integrazione economica e anzi causa della crisi in quanto 
risentono di una forte influenza socialista”. Al tempo stesso però il documento dichiara che “in
 uno dei Paesi della periferia meridionale, cioé saremmo noi l’Italia, 
il nuovo Governo può chiaramente impegnarsi in importanti riforme 
politiche”. Sarà poi il Governo Renzi a condurre disciplinatamente 
in porto le riforme mettendo mano alla Costituzione su due dei punti 
essenziali suggeriti da JP Morgan. “Governi deboli rispetto i Parlamenti – di questo si lamentava il grande colosso bancario e finanziario – e Stati centrali deboli rispetto alle Regioni”.
Mi pare che la riforma costituzionale, sarà forse un caso, risponda a 
queste due indicazioni date nel documento che vi ho letto. Non vorrei 
che si realizzasse quello che Leonardo Sciascia diceva nel 1978 quando 
parlava del Parlamento in quel momento in carica. “Il potere  è altrove” scriveva
 Leonardo Sciascia – deplorando un Parlamento di anime morte che non 
hanno mai avuto un pensiero proprio. Io credo che la linea fondante 
della riforma affonda le radici in un’idea di Stato che si avvicina 
molto ad una sorta di dittatura dolce fondata non su una Democrazia, 
sulla partecipazione del popolo e sulla sovranità del popolo ma su un 
potere oligarchico che obbedisce esclusivamente alle leggi e gli 
interessi dell’economia e della finanza internazionale.
E questa idea di Stato, cerchiamo di volare alto e di guardarci attorno e
 indietro, per la prima volta nel dopoguerra venne delineata nel Piano 
di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli.
Ricordava Aaron Pettinari la celebre intervista di Gelli da Maurizio 
Costanzo il 5 ottobre 1980 pubblicato sul Corriere della Sera “Quando
 fossi eletto il mio primo atto sarebbe una completa revisione della 
Costituzione era un ambito perfetto quando fu indossato per la prima 
volta par la nostra Repubblica ma oggi è un ambito lusso e sfibrato e la
 Repubblica deve stare molto attenta nei suoi movimenti per non 
rischiare di romperlo definitivamente. E’ il parto dell’Assemblea 
Costituente avvenuto in un momento del tutto particolare nella vita 
della nostra nazione ma che oggi a cose assestate risulta inefficiente e
 inadeguato”.
Sono passati quasi quarant’anni, questo per dirvi che l’attacco alla 
Costituzione comincia molto prima del Governo Renzi. Dopo Licio Gelli 
analoghi progetti sostanzialmente volti a favorire sempre l’esecutivo a 
scapito del legislativo e del giudiziario via via sono stati portati 
avanti con fortune alterne mai portati a termine, da Cossiga, dal 
Governo Craxi  e ultimamente da un Governo Berlusconi con una reazione 
che in quel caso fece gridare a tutti che dovevamo difendere la 
Costituzione più bella del mondo, riguardò anche coloro i quali oggi 
invece sono schierati per stravolgere la nostra Costituzione.
Da Gelli ad oggi ci sono quarant’anni di tentativi per ribaltare gli assetti fondamentali della nostra Carta costituzionale.
La posta in gioco è la realizzazione definitiva di un progetto che viene
 da molto lontano e che lega quarant’anni di costante assedio alla 
Costituzione. L’obiettivo di questo referendum non può essere la 
permanenza o meno di Renzi al Governo ma l’obiettivo è ben altro, è la 
definitiva decostituzionalizzazione a scapito della partecipazione dello
 Stato dei cittadini che servono come sudditi impotenti e perciò apatici
 da governare.
Non possiamo permetterci il nome della parola d’ordine governabilità che
 il bastone del comando venga attribuito ad un solo uomo al potere più 
facilmente manovrabile in dispregio del fondamentale principio della 
separazione dei poteri.
Ho giurato fedeltà alla Costituzione non ai Governi
Mi avvio alla conclusione, non ho avuto nessun dubbio ad accettare la 
proposta che mi è stata fatta da Simone Cappellani, sono un magistrato 
ma ci sono dei momenti e degli argomenti in cui è per i quali il 
magistrato non ha soltanto il diritto ma io ritengo perfino il dovere di
 intervenire e di esporsi personalmente. Io come magistrato ho giurato 
fedeltà alla Costituzione non ai Governi! Ho giurato fedeltà alla 
Costituzione non ad altre Istituzioni politiche né tanto meno alle 
persone che rivestono incarichi istituzionali. Ho giurato fedeltà alla 
Costituzione e non riesco a dimenticare che per quella Costituzione, per
 quei principi che afferma, tante persone, tanti miei colleghi, tanti 
servitori dello Stato, tanti semplici cittadini hanno offerto la loro 
vita!
Se dovessi oggi rivolgermi ai miei figli per spiegare lo spirito più 
autentico della Costituzione non troverei di meglio che citare le parole
 di Piero Calamandrei, nel famoso discorso ai giovani sulla Costituzione
 del 26 gennaio 1955: “Se voi volete
 andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione 
andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove 
furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto 
un italiano per rispettare la libertà e la dignità andate lì o giovani 
col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione e anche per questo 
che la dobbiamo difendere”.
TP24.it Antimafia - 25 ottobre 2016
fonte: http://www.tp24.it