RIFORMA DELRIO
Addio a 1.774 poltrone ma serviranno più soldi per le città metropolitane. Occorrerà attendere la riforma costituzionale. I dubbi della Corte dei conti
Potete sostenere che sia un primo passo, per carità. Ma evitate di esultare, convinti che le Province siano state abolite, finalmente. Putroppo non è così. Tenete le bottiglie di spumante in frigorifero.
Secondo i tecnici, infatti, il disegno di legge che porta il nome del
sottosegretario Graziano Delrio potrebbe finire per far spendere più
soldi allo Stato di quanto costavano le tanto vituperate Province. Del
resto il provvedimento non le cancella ma crea le città metropolitane.
Tra l’altro queste ultime non prenderanno necessariamente il posto delle
prime. Secondo la norma Del Rio potrebbero anche convivere. Soltanto in
seconda battuta, quando sarà approvata la modifica costituzionale,
potremmo salutare le Province. Per ora diremo addio a poco più di mille e
cinquecento amministratori, esattamente 1.774 (e non tremila come ha
scritto in modo entusiastico il premier Renzi).
In questi giorni l’opposizione ha protestato, sostenendo che il disegno
di legge approvato dal Parlamento con la fiducia sia tanto fumo (se non
proprio tutto) e poco arrosto. Mesi fa era stata la Corte dei conti a
esprimere dubbi. In un’audizione alla Commissione Affari Costituzionali,
il 6 novembre 2013, i magistrati contabili presentavano una serie di
critiche. Sia sull’effettivo risparmio sia sul piano strutturale, visto
che «non si può ritenere che il progetto centri l’obiettivo del riordino
dell’intervento pubblico sul territorio e della semplificazione
dell’intermediazione pubblica in applicazione dei principi di
sussidiarietà, efficacia ed efficienza».
La staffetta tra le Province e gli altri enti non sarà a costi
invariati, come dice il governo. Secondo i magistrati contabili questa
tesi non è sostenibile. Nelle sue conclusioni la Corte dei conti non usa
mezzi termini: «Dal punto di vista finanziario il disegno di legge si
basa sull’assunto della invarianza degli oneri in quanto si tratterebbe
di un passaggio di risorse e funzioni dalla Provincia ad altri enti
territoriali. Una costruzione, questa, il cui presupposto appare però
tutto da dimostrare nella sua piena sostenibilità. Infatti, non appaiono
convincenti anzitutto la contemporaneità tra la progressiva
soppressione della Provincia (risparmi) e la istituzione della Città
metropolitana (oneri) e in secondo luogo il relativo parallelismo
quantitativo».
A conti fatti, benché «si profilano dubbi sugli effettivi risparmi di
scala conseguenti a tali processi di unificazione, essendo la struttura
delle spese fortemente squilibrata sulla componente relativa agli oneri
inderogabili», il risparmio previsto consisterebbe nella mancata spesa
«per gli organi di direzione politica nonché per gli oneri per le
consultazioni elettorali». Cioè tra i «100 e i 150 milioni di euro a
fronte di circa 8 miliardi di spesa corrente».
Un primo passo, dunque, che potrebbe aprire anche nuovi conflitti di
competenze, a cui dovrà seguire la vera e propria riforma del titolo V.
Ieri è stato Beppe Grillo a tornare sul tema. Sul suo blog una nota
firmata dal gruppo del MoVimento 5 Stelle al Senato ha spiegato: «Con la
norma del governo Renzi si aumentano i consiglieri comunali e gli
assessori comunali in più: rispettivamente 26.510 e 5.448 in più. Zero
poltrone in più con la proposta a 5 Stelle. Ultimo inghippo. La norma
voluta dal numero due del governo Renzi ha tempi stretti e non
praticabili per la realizzazione del provvedimento. Al contrario la
proposta di legge del MoVimento 5 Stelle prevede un anno di tempo per il
trasferimento delle competenze. Se i tempi non verranno rispettati, le
competenze andranno automaticamente alle Regioni».
E se Lucio Malan (Forza Italia) parla di «legge truffa», aggiungendo
che «finora l’unica cosa positiva fatta dal governo Renzi è la prima
lettura della mezza riforma elettorale, e solo grazie ai voti decisivi
di Forza Italia», il premier ha sottolineato: «Gli stessi che due mesi
fa dicevano che i costi della politica sono troppi oggi si lamentano del
Pd perché si riduce il numero delle persone in politica». Renzi ha
precisato: «L’obiettivo è l’abolizione del sistema delle Province
attraverso la riforma del Titolo V. Questa è una potente dimostrazione
di responsabilità da parte della politica».
Dunque per brindare aspettiamo la legge costituzionale che cancellerà
le Province e ridisegnerà le competenze tra Stato e Regioni. Nel
frattempo, però, Renzi sorride: il ddl Delrio è «una potente
dimostrazione che siamo in grado di cambiare le cose. Stiamo facendo
quello che ci chiedono i nostri elettori».
Nessun commento:
Posta un commento