Emarginata dall’Europa, che non ha nessuna intenzione di condividere i
flussi di immigrati illegali che accogliamo in blocco dalla Libia,
l’Italia viene ormai ridicolizzata quotidianamente anche dallo pseudo
governo libico di Fayez al-Sarraj la cui debolissima Guardia Costiera
con i suoi poveri e piccoli mezzi sta impartendo una lezione militare
alle flotte italiane e Ue sul fronte del contrasto ai trafficanti.
Come giovedì scorso anche sabato la Guardia costiera libica ha
riportato indietro 438 migranti illegali bloccati in mare dalle
motovedette mentre lasciavano la Libia su due gommoni e due barconi. Lo
ha segnalato il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr
Ghasem. L’intervento, verso le 7 di sabato mattina, è stato effettuato 8
miglia al largo di Mellitah, la località a ovest di Tripoli dove ha
sede il terminal del gasdotto dell’ENI Greenstream.
I migranti illegali sono rappresentativi del campionario di
nazionalità che da tempo raggiugono illegalmente l’Italia da Africa
Occidentale e Bangladesh, per la quasi totalità migranti economici che
non fuggono da guerre o persecuzioni e che non avrebbero diritto a
nessun tipo di asilo per il diritto internazionale.
L’ammiraglio Ghasem ha precisato che le quattro imbarcazioni erano
scortate da “un gruppo di protezione” dei trafficanti su due motoscafi
Viper che sono stati attaccati dalle motovedette libiche con la
distruzione di uno, la fuga dell’altro e l’arresto di cinque criminali
libici armati di kalashnikov.
“In presenza dell’Alto commissariato per i rifugiati” ha riferito
ancora Ghasem all’Ansa, “i migranti sono stati consegnati al centro di
accoglienza di al-Nasr mentre durante l’intervento “è stata rilevata la
presenza di navi delle Ong internazionali” che sembravano attendere
barconi e gommoni carichi di immigrati illegali per raccoglierli e
portarli in Italia.
Nelle ultime settimane la Guardia costiera libica, in linea con
accordi presi con l’Italia, ha condotto varie operazioni di blocco di
migranti ingaggiando in almeno due occasioni scontri a fuoco con i
trafficanti che scortano le imbarcazioni dei migranti verso il largo
dove sono state rilevate le navi soccorso di diverse Ong.
Ma il governo italiano che fa oltre a coprire di ridicolo la residua credibilità e dignità nazionale?
Addestriamo gli equipaggi della Guardia Costiera libica a cui
regaliamo vecchie motovedette poco e male armate ma poi li lasciamo soli
ad affrontare i trafficanti?
Schieriamo una decina di navi militari nel Canale di Sicilia più
altrettante navi europee, con aerei, elicotteri, droni e satelliti al
costo di centinaia di milioni di euro annui e ce lo devono riferire i
libici che le navi delle Ong si danno appuntamento con i trafficanti per
imbarcare gli immigrati clandestini?
Già perché al di là del linguaggio politicamente corretto che impone
l’uso di termini “inclusivi” (e ricorda la “neolingua” del regime
Orwelliano di 1984) si tratta proprio di clandestini come dimostra il
fatto che gli oltre mille scafisti catturati dall’ottobre 2013 a oggi
dalle flotte militari e poi consegnati alle autorità italiane (per la
gran parte subito liberati tranne quelli accusati di aver provocato
tragici naufragi) vengono tutti incriminati per “favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina”. Ciò significa che i loro clienti sono
definibili “immigrati clandestini” almeno finchè non sbarcano in Italia e
chiedono eventualmente asilo.
Meglio ricominciare a parlare chiaro su un tema tanto grave da destabilizzare la Ue e seminare il caos in Italia.
Possibile che a Roma nessuno sappia niente dei rapporti
trafficanti-Ong denunciati dai libici? Oppure ci si tappa occhi e
orecchie per non compromettere il business delle lobbies del soccorso e
di quelle dell’accoglienza: solo queste ultime si divideranno quest’anno
circa 5 miliardi di euro, poco meno dei 6 miliardi che secondo le stime
di Europol incassano annualmente i trafficanti in Libia.
Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni e il ministro degli
Interni, Marco Minniti, escano dall’ambiguità insita nell’affermazione
“governare i flussi” per dirci chiaramente se hanno davvero la volontà
di fermare un’immigrazione illegale inaccettabile per i suoi costi
sociali, politici e legati alla sicurezza oppure se non ne hanno la
volontà o la capacità a causa delle pressioni lobbistiche cui sono
sottoposti.
La differenza è sostanziale non solo per comprendere se l’Italia ha
ancora un residuo di sovranità nazionale ma anche per renderci conto se
l’attuale classe politica è in grado di risolvere problemi o si limita
solo a ingigantirli per permettere a lobbies nazionali o straniere di
trarne profitto. Aspetto non secondario, specie in vista di elezioni.
Se abbiamo ancora una sovranità cosa aspetta il governo a impedire
l’accesso ai porti nazionali a tutte le navi straniere, civili e
militari, che trasbordano migranti illegali?
Un’azione motivata dalle ambiguità e reticenze dimolte Ong, che
peraltro hanno anche rifiutato in parte di fornire chiarimenti sul loro
operato e i loro finanziatori davanti a una commissione parlamentare, ma
giustificata anche dal diritto internazionale.
Di porti sicuri in cui sbarcare i “naufraghi” raccolti in mare, come
stabilisce la Convenzione di Amburgo, ve ne sono diversi a Malta, in
Tunisia e nella stessa Tripolitania libica, ben più vicini di quelli
italiani, mentre le navi militari delle flotte europee sarebbero così
costrette a sbarcare nei loro paesi di bandiera i migranti, come ha
auspicato (ma dovrebbe ordinarlo) Minniti giorni fa.
Certo una simile iniziativa farebbe venire meno la già scarsa
solidarietà dell’Europa che ci ha concesso il “contentino” delle flotte
di Frontex e Operazione Sophia a cui nessuno Stato membro parteciperebbe
con proprie navi e dovesse farsi carico dei migranti illegali soccorsi
in mare.
Poco male perché le flotte europee (come quelle italiane) finora non
hanno fatto nulla per contrastare i trafficanti mentre sul piano
concreto fermare i flussi migratori dalla Libia sarebbe possibile in
pochi giorni, specie ora che la Guardia Costiera libica sembra
combattere davvero i trafficanti.
Basta affiancare le loro motovedette con le nostre potenti flotte per
fermare i barconi e i gommoni appena salpati, riportando i migranti in
territorio libico in aree attrezzate dove l’Onu, dopo tante chiacchiere,
potrebbe finalmente istituire campi profughi da cui rimpatriare i
migranti illegali.
Sgombriamo il campo dagli equivoci: non stiamo effettuando nessun a
missione umanitaria, non accogliamo popoli perseguitati o minacciati di
genocidio (come yazidi e cristiani caldei massacrati dall’Isis) né
popoli in fuga da regimi dispotici (come il migliaio di boat people
vietnamiti che tre navi militari italiane raccolsero nel Pacifico nel
1979). Noi accogliamo solo chiunque abbia denaro per pagare lautamente
trafficanti collusi col terrorismo jihadista, per oltre il 95% uomini
cui non chiediamo neppure di dimostrare la propria reale identità.
Respingimenti assistiti e coordinati farebbero cessare le morti in
mare (e nel deserto libico) ma anche i flussi poiché nessuno pagherebbe e
rischierebbe la vita sapendo che non potrà raggiungere le coste
italiane e l’Europa.
Roma potrebbe chiedere anche la cooperazione di Tunisi (ci costerebbe
meno di quanto spendiamo per l’accoglienza) che ha già campi dell’Onu
per i migranti raccolti in mare e che nel 2011 permise il rimpatrio con
un ponte aereo internazionale di un milione di lavoratori stranieri,
asiatici e africani fuggiti dalla Libia durante la guerra contro Muammar
Gheddafi.
Quanto ai trafficanti l’intelligence delle missioni navali italiana
(Mare Sicuro) ed europea (Operazione Sophia), guidate da ammiragli
italiani, hanno raccolto tutte le informazioni necessarie per
individuare e neutralizzare le reti criminali che gestiscono i flussi,
in modo autonomo e in cooperazione con le eventuali autorità libiche.
Basterebbe poco, se ci fosse la volontà, anche a impedire ai
trafficanti di rifornirsi di gommoni, comprati in Cina e diretti ai
porti libici via Turchia e Malta. Un “commercio legittimo” che le flotte
militari non sono autorizzate a contrastare ma che probabilmente
potrebbe venire compromesso esercitando le giuste e reiterate pressioni
sul governo maltese che non soccorre né accoglie immigrati ma lucra sul
business dei gommoni.
Insomma, è solo una questione di volontà e capacità politica. Se la
priorità del governo italiano sono ancora gli interessi nazionali lo
dimostri ora: in una settimana possiamo azzerare i flussi con gli stessi
mezzi navali che abbiamo usato finora per arricchire i trafficanti e la
lobby dell’accoglienza.
Foto: MOAS, Frontex, CNN, ANSA e Reuters
Vignetta di Krancic