Il vertice dell’Unione Europea, che avrebbe dovuto prendere seri 
provvedimenti contro i trafficanti di esseri umani dalla Libia e i 
flussi sempre più massicci di immigrati clandestini, si è risolto in 
nulla… o quasi.
L’aspetto di deterrenza nei confronti dei criminali e quello 
prettamente militare incentrato, si diceva nei giorni scorsi, sulla 
distruzione preventiva dei barconi è stato rimandato alle calende greche
 attribuendo a Federica Mogherini la delega di approfondire presso i 
partner Ue la possibilità e la disponibilità ad attuare questo tipo di 
misure. Ci vorranno settimane per vagliare le opzioni raccogliere una 
forza congiunta (dove però ogni Paese manterrà limiti d’impiego 
nazionali) ed eventualmente costituire una forza da combattimento.
In pratica l’Europa ha dimostrato ancora una volta al mondo che non 
esiste. Non è capace neppure di decidere di fare la guerra a criminali e
 terroristi e non appare in grado di impedire l’assalto alle sue 
frontiere da parte di individui che si affidano ad organizzazioni 
malavitose.
 
  
Gli
 unici che sembrano pronti ad agire sono italiani e britannici. Il 
Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha parlato giovedì di “azioni 
mirate” per fermare i trafficanti di esseri umani. “Noi siamo pronti. 
Speriamo che l’Europa sia, al nostro fianco, pronta come noi” ha 
aggiunto. Oggi il Segretario generale dell’Onu, Ban-ki moon, visiterà 
Lampedusa e il dispositivo navale italiano nel Canale di Sicilia, visita
 forse propedeutica a concedere a Roma un mandato per dare il via a 
operazioni militari contro i trafficanti di esseri umani.
Anche i britannici sembrano pronti ad affiancare gli italiani e 
invieranno nel Mediterraneo la nave da assalto anfibio Bulwark  nella 
(foto a sinistra)  con tre elicotteri e unità di forze speciali e Royal 
Marines e un paio pattugliatori.
“Dobbiamo smantellare le gang” in Libia “e stabilizzare la regione”, 
ha detto il premier David Cameron da sempre favorevole a risolvere la 
crisi con il respingimento sulla costa libica dei migranti.
Qualche
 contributo navale arriverà da Lettonia, Lituania, Irlanda, Polonia, 
Belgio, Svezia, Francia, Germania, Finlandia, Regno Unito e Norvegia che
 hanno già offerto elicotteri e navi e personale non per “fare la 
guerra” ai trafficanti, bensì per rafforzare l’operazione Triton targate
 Frontex che vedrà triplicati mezzi e finanziamenti.
In pratica costerà 9 milioni di euro al mese, come Mare Nostrum, ma 
sarà raffazzonata e del tutto inutile. Raffazzonata perché ogni Paese 
contributore potrà decidere se trattenere la sue nave entro le 30 miglia
 dalla costa siciliana o se impiegarla anche verso le coste libiche e 
per soccorrere i migranti. Triton è una missione di sorveglianza e non 
di soccorso (compito che è facoltà dei singoli Stati), come ha tenuto a 
precisare il direttore dell’agenzia europea delle frontiere Fabrice 
Leggieri in un’interessante intervista a Le Figaro.
“Si deve portare soccorso a chi è in pericolo” e “accordare diritto 
d’asilo” ma “non si deve fare il gioco degli spietati trafficanti 
d’uomini, disposti a obbligare i migranti a imbarcarsi con il mitra 
puntato alla schiena”. Leggieri ha smontato anche la leggenda cara ai 
fautori dell’accoglienza senza se e senza ma dei profughi di guerra 
aggiungendo che “i migranti che intraprendono la strada libica ormai 
arrivano dall’Africa, non più dalla Siria o dall’Iraq” e per lo più 
“partono per problemi economici, e possono e devono essere rispediti a 
casa loro”.
Paradossale
 però che alla luce di queste affermazioni la triplicazione di Triton 
rischi per produrre l’effetto opposto aumentando di fatto la flotta che 
soccorrerà i migranti e li trasferirà in blocco in Italia arricchendo 
ulteriormente trafficanti e terroristi.
Perché i partner europei sono pronti a stanziare qualche milioncino e
 a inviare qualche nave ma non vogliono saperne di accogliere immigrati 
clandestini. Tutti i Paesi che si sono impegnati a fornire navi hanno 
detto chiaramente che i clandestini che dovessero eventualmente 
soccorrere verranno sbarcati in Italia. E noi ci vendicheremo, come 
abbiamo fatto finora, lasciandoli liberi di muoversi verso le frontiere 
settentrionali per arrivare in Nord Europa.
Difficile dare torto ai nostri (per così dire) partner, consapevoli 
che più immigrati illegali accoglieremo più ne arriveranno. In ogni caso
 anche i rinforzi promessi per Triton giungeranno nel Canale di Sicilia 
con tutta calma lasciando all’Italia la gestione dell’emergenza almeno 
fino a giugno.
Di
 fronte a una flotta da combattimento europea ancora da costituire e una
 flotta di soccorso che contribuirà a diffondere, tra i migranti, la 
certezza di venire accolti in Italia, risulta di difficile comprensione 
l’entusiasmo con cui Matteo Renzi e Angelino Alfano hanno accolto gli 
esiti inconsistenti del vertice europeo, certo convocato su iniziativa 
dell’Italia ma che ha dato risultati quanto meno mediocri in termini di 
supporto alla risoluzione del problema immigrazione.
Tra i 17 punti approvati a Bruxelles molti sembrano destinati a 
rimanere lettera morta come il rimpatrio dei “migranti per motivi 
economici” cioè quasi tutto che non hanno diritto all’asilo come 
rifugiati di guerra o politici, il sequestro dei beni dei trafficanti, 
l’identificazione, cattura e distruzione sistematica delle imbarcazioni 
utilizzate dai trafficanti e soprattutto “l’incremento della 
cooperazione con Tunisia, Egitto, Mali, Niger e altri Paesi per 
monitorare e controllare flussi di migranti e rifugiati prima che 
arrivino sulle coste del Mediterraneo”. Un’attività preventiva che 
andava sviluppata negli anni scorsi e che oggi rischia di richiedere 
tempi lunghi per bloccare “alla fonte” i flussi migratori.
 
  
L’orientamento sostenuto in uno 
dei 17 punti, approvati dalla Ue, di
 distruggere i barconi sulle coste libiche ha ottenuto l’appoggio del 
governo libico ufficiale, quello di Tobruk, riconosciuto dalla comunità 
internazionale, ma viene osteggiato dal governo islamista di Tripoli, 
rappresentante del Fronte Alba della Libia sostenuto da Qatar e Turchia 
che per molti versi appare colluso con i trafficanti. “Il governo di 
Tripoli non accetterebbe mai che l’Europa bombardi presunte basi di 
trafficanti di esseri umani. Tripoli si opporrà’”, ha avvertito il 
ministro degli Esteri dell’esecutivo legato ai fratelli Musulmani, 
Muhammed al-Ghirani.
“Non possono prendere alcuna decisione prima di discuterne con noi” 
ha sostenuto il ministro che ha ammonito circa il rischio che un 
intervento armato provochi danni collaterali “Come saprete se verrà 
colpito un innocente o uno scafista?”, ha chiesto retoricamente il 
ministro. “Tu non puoi bombardare un posto in cui sai che un pescatore o
 un civile innocente potrebbe essere colpito per errore” ha argomentato 
Ghirani.
La situazione resta fluida e per dare il via ad operazioni contro i 
trafficanti già annunciate da Renzi e Alfano occorrerà attendere l’esito
 della visita di Ban-ki moon e le misure che le Nazioni Unite saranno 
disposte (eventualmente) ad autorizzare. Meglio però ricordare che 
Algeria, Egitto e Stati Uniti non hanno mai chiesto permessi a nessuno 
per compiere incursioni contro terroristi o organizzazioni presenti il 
Libia (al-Qaeda, contrabbandieri, Stato Islamico….) che costituivano una
 minaccia per gli interessi nazionali.
Foto EPA, Marina Militare e Royal Navy
di di Gianandrea Gaiani27 aprile 2015
fonte: http://www.analisidifesa.it