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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

03/07/14

ARDEA e DINTORNI, IL VARCO DELLA VERGOGNA ( Lido delle Salzare) - PRIMA PARTE ..... QUANDO LO STATO NON C'E'



Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.
 
(Bertrand Russell)




      Il varco della vergogna



PREMESSA
 
Il complesso Lido Delle Salzare nasce a inizio anni ‘90, 7 palazzine di 36 appartamenti ciascuna per un totale di 250 alloggi. Il Serpentone, così viene soprannominato, sin dal principio è stato oggetto di vicissitudini giudiziarie, vuoi perché sembra non sia stato rispettato il progetto approvato o la destinazione d'uso; vuoi, soprattutto, a causa di “sviste, o errori di comunicazione” tra il Comune di Ardea e il Ministero dei Beni culturali. Il permesso a edificare viene infatti dato su un’area di enorme valore archeologico , Castrum Inui, dove sarebbe sbarcato Enea; uno dei più importanti siti venuti alla luce sul litorale romano. 



                           COMPLESSO "LIDO DELLE SALZARE. 7 PALAZZINE DALLA "A" ALLA "G"
                        Tutto il complesso è delimitato da un muro di cinta con ingressi su Via Ancona 44
 
                                                       Ingresso/i lato nord
                                                                ingresso/i  lato sud             Condomìni confinanti 
                                                                                               con il Complesso "L.d.S."

                                                                                                    
Più che una svista, cecità assoluta. E quando ci si rende conto dell'errore il complesso è praticamente ultimato e molti appartamenti sono già stati venduti. Non è il caso, per ora, di spiegare  perché tutto ciò sia potuto accadere, e poi non sarebbe certo il primo fabbricato del quale si accerti l'abuso solo a costruzione ultimata.
Il residence viene confiscato, iniziano una serie di denunce e contenziosi, e tutta l'area diventa terra di conquista. Alcuni appartamenti vengono abusivamente affittati ed altri altrettanto abusivamente occupati da stranieri, extracomunitari prevalentemente di etnia rom e marocchina. Il complesso diventa teatro di una infinita serie di atti criminosi, disordini, spaccio di droga, smontaggio di auto rubate, sparatorie... E ancora: interventi delle forze delle ordine, blitz che hanno lo scopo di sorprendere ed allontanare clandestini e delinquenti. 
Basta cliccare "Le Salzare" su un qualsiasi motore di ricerca.





 
Forse una gestione più accorta da parte delle Istituzioni avrebbe potuto evitare questo disastro, forse è mancata un'azione di controllo e di intelligence, capace di prevedere - non era difficile intuirlo - quanto sarebbe potuto accadere, attuando le opportune contromisure. Forse.
Fatto è che tra un crimine e l'altro e notizie di cronaca nera si arriva al 2009 quando, probabilmente a seguito di accordi con il curatore fallimentare, il Comune riceve l'affido in custodia degli immobili ed il complesso viene in seguito acquisito dal Comune.
Una grande opportunità con la quale l'Amministrazione comunale avrebbe potuto “riscattarsi”, far prevalere lo stato di diritto. Ad onor del vero si pensa di destinare parte dei fabbricati ad uffici (la palazzina "A"), ma il progetto fallirà miseramente continuando a regnare anarchia e illegalità.


DECORO URBANO E BUONI ESEMPI.... VANTAGGI PER TUTTA LA COMUNITA'.

Su Via Arezzo e Via Ascoli Piceno persistono, già dal 1985, alcuni Condomìni con gli appartamenti che affacciano sulle suddette vie. La situazione che si era venuta a creare nel confinante Complesso “Lido delle Salzare” era motivo di grande preoccupazione. Pur trovandosi al di là di un muro di confine erano evidenti segni di degrado e abbandono e gli articoli di stampa che narravano di atti criminosi accrescevano il senso di preoccupazione ed apprensione. Si pensò quindi di curare al massimo l'aspetto delle due vie, con particolare attenzione al decoro urbano. Vennero installati, e sono ancora perfettamente funzionanti, sette pali luce a norma; ai lati delle due strade furono interrate piante ornamentali e fu stipulato un contratto con un giardiniere per la cura del verde e la pulizia. Si provvedeva altresì a riparare con asfalto le buche sul manto stradale (l'ultimo intervento ad aprile 2014). Tutto a proprie spese. Un vantaggio per l’intera comunità, un costante impegno che voleva essere un messaggio mirato e di esempio per un vivere civile.

In effetti, e con grande soddisfazione, la cura del verde ed altre iniziative (sempre con particolare attenzione al decoro urbano), iniziarono ad essere messe in atto anche da altri cittadini, coloro le cui abitazioni affacciavano sul prosieguo di Via Ascoli Piceno, su Via Alessandria e su un tratto di Via Ancona.


IL CANCELLO

Durante la fase di costruzione del residence “Lido delle Salzare”, il costruttore trovò difficoltà nel far accedere i mezzi che trasportavano il materiale edile attraverso gli ingressi posti in Via Ancona. Questi dunque si procurò, dopo aver prima consultato gli amministratori ed i proprietari degli appartamenti che affacciavano su Via Arezzo e Via Ascoli Piceno, un ulteriore passaggio lungo il muro di confine, più precisamente all'angolo di intersezione delle suddette vie, con l'obbligo ad opera ultimata di ripristinarlo e di riparare il manto stradale danneggiato. Il varco fu realizzato ad arte, con due spallette di rinforzo sui lati dell'apertura per meglio sostenere il peso di un cancello in ferro che fu installato a difesa del materiale giacente nel cantiere. (Vd. foto).

Purtroppo a fine lavori, anche a causa di alcuni dissapori, l'impegno non fu mantenuto, e così rimase il cancello che fu chiuso con una robusta catena e un grosso lucchetto. L'asfalto fu ripristinato dagli abitanti di Via Arezzo e Via Ascoli Piceno. Per 21 anni quel cancello non fu mai nemmeno sfiorato.
Fino al 5 febbraio 2010.



L'INIZIO
 
Come sopra accennato, in data 11 dicembre 2009 veniva effettuato uno sgombero per i 36 appartamenti della Palazzina ”A” del complesso edilizio.  All'operazione presero parte agenti della Polizia Locale di Ardea, i carabinieri della Stazione di Tor San Lorenzo e i carabinieri della Compagnia di Anzio. L’obiettivo dell'Amministrazione Eufemi era quello di affidare gli appartamenti liberati ad alcune organizzazioni ONLUS:




Fu in quella occasione che vennero posti alcuni manufatti in cemento  nelle immediate adiacenze della Palazzina “B” (Vd. Foto/ostacoli), probabilmente allo scopo di impedire il transito delle autovetture durante i lavori di ristrutturazione della palazzina sgomberata.


 
Dopo pochi giorni, forse per motivi legati alla liceità dell'intervento, il progetto fu abbandonato, i lavori di ristrutturazione interrotti e scomparve anche il personale al quale era stata affidata la sorveglianza della palazzina, con il prevedibile e non contrastato risultato che gli appartamenti furono nuovamente, abusivamente occupati. Per evitarlo sarebbe bastato murare porte e finestre.
Nessuno però si preoccupò di far rimuovere gli ostacoli. Inoltre restò agibile, anche per l'uscita dal complesso, l'accesso di Via Ancona 44.

Fu per tale motivo, probabilmente, che nei giorni successivi vennero posizionati alcuni ostacoli in cemento nelle immediate vicinanze delle palazzine E, F, G. (Vd. foto), per mezzo dei quali si impediva il passaggio delle autovetture ai condomini residenti nelle palazzine A, B, C, D. La possibilità di entrare o uscire dal Complesso restò dunque prerogativa esclusiva dei condomini delle prime suddette palazzine. 


                                       in direzione verso il basso/sinistra l'uscita dal residence.
 
Sarebbe bastato chiedere al competente ufficio del Comune di ripristinare l'altro passaggio, quello il cui transito veniva ancora impedito dagli ostacoli posizionati in occasione dello sgombero della Pal. “A” e mai più rimossi.

Inspiegabilmente però, nonostante numerosi contatti con le autorità locali, la situazione restò invariata, nessun provvedimento venne adottato, ed in data 5 febbraio 2010 fu aperto, divelto e poi fatto sparire, senza autorizzazione alcuna, il cancello metallico su Via Arezzo, angolo Via Ascoli Piceno. Forse dagli abitanti delle palazzine a cui veniva impedito il transito? O dagli stessi abitanti che avevano collocato gli ostacoli?



IL VARCO DELLA VERGOGNA

L'abuso fu immediatamente comunicato al Sindaco ed alla polizia locale, ma l’unico risultato fu una mail, ricevuta a seguito dell'iniziativa di un singolo, nella quale un consigliere in carica comunicava, dopo aver contattato anche il primo cittadino, che l'amministrazione comunale non aveva dato alcuna autorizzazione ad abbattere quel cancello.
Attraverso quel varco/0 numerose autovetture di proprietà degli occupanti (per la maggior parte abusivi), delle palazzine A-B-C-D si immettevano, anche a velocità sostenuta, in Via Arezzo e Via Ascoli Piceno, con grave pericolo per l'incolumità degli abitanti e degli avventori del luogo, in particolar modo bambini in bici. 
Va sottolineato infatti che, grazie alla cura prestata dagli abitanti tutti ed alla presenza dei 7 lampioni le due strade (in quanto le uniche illuminate), erano divenute meta privilegiata per nonni e genitori con al seguito nipoti e figli, anche piccolissimi nei loro carrozzini. Almeno in due casi, di cui si ha testimonianza, si sfiorò la tragedia.
Alcune autovetture parcheggiavano sulle aiuole distruggendo e danneggiando le piante interrate (molte delle quali furono sradicate). Costante la presenza di sacchetti di spazzatura, bottiglie vuote e rifiuti di ogni genere, abbandonati lungo il ciglio delle due strade, sempre prontamente rimossi dagli abitanti che provvedevano sempre e comunque a ripulire e ripristinare quanto danneggiato.  
Purtroppo quel varco divenne anche il punto di riferimento per traffici illeciti.
 
Frequenti i furti alle auto, trovate aperte o con i vetri infranti e private di qualsiasi oggetto potesse essere rubato. Ed a questo vanno aggiunti atti di vandalismo, auto e moto rubate all'interno dei giardini, alcuni furti nelle abitazioni ed altre gravissime problematiche, non qui elencabili, denunciate più volte alla locale stazione dei carabinieri, alla Polizia Locale, ed alla casa comunale tramite lettere Racc. al Sindaco. Raccomandate tutte rimaste senza risposta, nelle quali si segnalava la grave situazione che si era venuta a creare. Niente però sembrava riuscire a far comprendere alle Istituzioni il grave disagio sociale e la disperazione nella quale si trovava una intera comunità.


Una estate terribile e da incubo quella del 2010, con i bambini chiusi in casa, poco prudente anche restare affacciati ai balconi delle proprie abitazioni per non essere testimoni di alcuni “passaggi” e risse. Quasi assente anche il passeggio serale ed altre attività di svago. Ostaggi in casa propria... Un dramma che, al di la della liceità o meno di quanto attuato con la posa degli ostacoli in cemento nei pressi delle palazzine E, F e G, si sarebbe potuto evitare semplicemente rimuovendo quelli collocati al limite della palazzina B in occasione dello sgombero della palazzina A e che, nonostante tutto, ancora non venivano rimossi.


IL RIPRISTINO DEL MURO DI CINTA - VERSO L'ABBATTIMENTO DELLA PALAZZINA “A”

Finalmente, dopo altre visite presso le autorità locali e numerosi reclami e segnalazioni, qualcuno sembrò finalmente rendersi conto dei gravissimi problemi e dei danni causati dal varco abusivamente aperto, e venne ripristinato il muro di cinta con la posa in opera di un muretto in cemento armato ancorato a quello preesistente. Era il 6 settembre 2010.
Tornò un po’ di serenità.
Il 2 marzo del 2012 gli abitanti della palazzina A ricevevano un’ordinanza firmata dal Sindaco con l'intimazione a lasciare gli appartamenti e il 14 marzo la palazzina veniva abbattuta.


SI RIPIOMBA NEL TERRORE E NELL'INSICUREZZA

Erano passati tre giorni dall'inizio della demolizione della palazzina A quando un mezzo impiegato nei lavori abbatté la porzione di muro ripristinato il 6 settembre 2010, il materiale di risulta venne utilizzato per rinforzare uno degli ostacoli adiacenti le palazzine E, F e G, e lo stesso mezzo realizzava anche due solcati in punti diversi (Vd. Foto).





    In basso a destra..il varco - a sinitra la direzione verso l'uscita da Complesso
  
Immediata la richiesta di chiarimenti alle autorità locali ma dalle risposte trapelava il caos assoluto: E' stato il Comune … No! I Carabinieri... No! Lo ha chiesto la ditta che sta eseguendo i lavori e verrà prontamente ripristinato, devono passare i camion con il materiale di risulta.
Non si riusciva a capire cosa fosse veramente successo e da quel varco non è mai passato alcun camion, nemmeno un operaio con la cardarella.
A demolizione ultimata i blocchi in cemento posizionati in occasione dello sgombero della palazzina A in data 11 dicembre 2009 (Vd. Sopra) restano ancora al loro posto, ad impedire l'ingresso e l'uscita degli occupanti delle palazzine B, C, D.

    Palazzina "A" già abbattuta. Ancora presenti (area centrale) gli ostacoli che impediscono il transito delle autovetture.
  
Quelle che invece iniziano nuovamente a transitare sono le autovetture delle altre palazzine B, C, e D, che attraverso quel varco si immettono in Via Arezzo e Via Ascoli Piceno. A demolizione avvenuta si ripiomba nel terrore, nella disperazione e nell'insicurezza. Permettere che delle autovetture attraversino quel varco, anche a velocità sostenuta, in un angolo retto formato dall'intersezione di due strade a doppia circolazione è fuori da ogni logica. E se si continua a permetterlo dopo aver ricevuto segnalazione che molte delle autovetture che lo attraversano lo fanno senza curarsi minimamente del sopraggiungere di altri automezzi, dei bambini in bici o trasportati nelle carrozzine dalle mamme , è un atto criminale. 
 

A maggio 2012 si chiede un incontro  con il neo nominato Sindaco, il quale - in attesa che il muro venga ripristinato -  fa collocare due manufatti in cemento per impedire il passaggio delle autovetture. - Ma, a tutt'oggi, il muro di cinta non è stato ancora ripristinato -
Con il perdurare del varco aperto si  riaffacciano prepotentemente i gravissimi problemi precedentemente elencati. Non è risolto nemmeno quello del transito delle autovetture, visto che alcune arrivano a velocità sostenuta frenando e sgommando in prossimità del varco, dove riprendono i traffici illeciti. C’è poi una new entry, quella dei venditori abusivi ospitati nel complesso nel periodo estivo che, prima di far passare i  loro carrettini  al di sopra degli ostacoli allo scopo di accedere al complesso, spesso abbandonano rifiuti di ogni tipo. 


 

E un'altra beffa: alcuni, avviliti e sfiduciati, cercano di vendere la propria abitazione, ma si rendono amaramente conto che quel varco è la causa principale del deprezzamento delle stesse, che arriva fino al 30/40% del loro reale valore. Nonostante tutto non si arrendono i residenti delle due vie, che continuano il loro lavoro teso a curare il verde, a promuovere ogni azione per il mantenimento del decoro urbano e di un vivere civile, ripristinando come e quando possibile lo stato del manto stradale.
Viene intanto presentato un altro esposto nel quale si rappresenta anche il preoccupante e drammatico degrado igienico sanitario che persiste nel confinate Complesso. Ma nulla accade di veramente significativo. 
  

FIGLI DI UN DIO MINORE

Mentre si attendeva, con una fiducia nello Stato e nelle locali autorità inevitabilmente sempre più in calo, che qualcosa di positivo accadesse, a qualcuno capitò, girovagando su Internet, di imbattersi in un video relativo ad un servizio andato in onda su una rete locale subito dopo l'abbattimento della palazzina A. Presenti in trasmissione, tra gli altri, anche il consigliere Franco Marcucci, il giornalista Luigi Centore, l'amministratore del residence ed alcuni condomini delle palazzine E, F e G, che pare avessero costituito un altro condominio denominato "La Fenice" si suppone per pratiche prettamente amministrative (probabilmente a causa di mancati pagamenti di quote condominiali da parte degli occupanti delle rimanenti palazzine).
Un video chiarificatore che ha permesso finalmente di comprendere i motivi che comportarono  ''l'urgente'' abbattimento di quel tratto di muro di cinta, del complesso “Lido delle Salzare”.
Assurdo, raggelante, incredibile ed inspiegabile. 

Eccolo:

CRONACHE DI PROVINCIA su Telepontina - LE SALZARE



 


Quello che interessa, inerente a quanto finora esposto, accade al minuto 46:35. A parlare è il consigliere Franco Marcucci che dichiara, con riferimento agli abitanti delle palazzine E, F, G: "Quelle persone che hanno l'atto regolare... verranno tutelate (...) tanto è vero che...”. Il cosa si evince subito dopo, quando al min. 47:00  lo stesso consigliere tira in ballo proprio quel varco, realizzato con un abbattimento abusivo come riconosciuto dalla stessa amministrazione comunale, e richiuso con um muretto.
Sembra  ci tenga in modo particolare a rimarcarlo: "Sono stato proprio io personalmente a farlo abbattere per motivi di sicurezza". Questo dopo aver parlato il giorno prima con qualcuno presente nello studio che indica ma che non viene inquadrato.
Subito dopo chiarisce anche quali erano i motivi di tanto allarme sociale, al min.47:52: "Poiché le macchine delle palazzine B, C e D erano costrette a passare davanti a voi ed uscire dal vostro cancello", intendendo con voi le palazzine E, F, G, e con il cancello l'unica possibilità rimasta per uscire dal Complesso.
Il tutto accompagnato da una mimica ed una gestualità inquietanti.
Stupore, sbigottimento e incredulità per chi aveva subito quanto su esposto.  
Possibile che il consigliere Marcucci non sapesse che bastava rimuovere quegli ostacoli posizionati nel 2009 a ridosso della palazzina B e poi abbandonati, per consentire, se proprio si voleva, un'altra uscita?  Perché nessuno dei presenti glielo fa notare? Come può essere possibile che nessuno tra Sindaco, Assessori, Consiglieri Comunali, Polizia Locale, Carabinieri non gli abbia rappresentato le disastrose conseguenze causate dalla prima apertura abusiva di quel varco? 
Con quale autorità ci si può permettere di umiliare, calpestare e condannare famiglie intere all'insicurezza ed alla disperazione con tanta superficialità e noncuranza. Chi lo aveva autorizzato?



Il complesso "Lido delle Salzare" dispone davanti al suo ingresso, in Via Ancona 44, di un’enorme area per il parcheggio e di ampi spazi: per quale motivo si riapre un pericoloso varco sull'intersezione di due vie a doppio senso, e non in quell'area? 
Negli articoli di cronaca nera che riguardano il residence si accenna spesso alle attività illecite e delinquenziali riconducibili agli occupanti abusivi delle palazzine A (ora abbattuta), B, C e D: lo sbocco su Via Ancona avrebbe permesso anche l'utilizzo delle telecamere installate su un traliccio antistante il complesso (Vd. foto), un controllo accurato che avrebbe assicurato un eccellente grado di sicurezza su tutta l'area. Invece si è preferito riaprire un varco, di fatto incontrollato,  che  oltre ad aver causato i disastri già ampiamente descritti, era stato soprannominato "Il bancomat della droga". Perché ????
Va poi ricordato, ancora una volta,  che sarebbe bastato rimuovere quegli ostacoli posizionati, e poi dimenticati, dall'Amministrazione comunale nel 2009.


                                        

Tra quanto dichiarato dal consigliere per giustificare l'abbattimento e i danni incalcolabili che quel varco aveva causato e causa tutt’oggi, c'è una abissale e macroscopica sproporzione. Assurda !! Tanto che molti tra coloro che hanno visionato il video avanzano più di un dubbio sui reali motivi. Quali interessi si volevano  favorire, di chi. E perché?!
Qualcun altro osserva che lo sgombero della palazzina A nel 2009, l'abbattimento del cancello nel febbraio 2010 e quello ingiustificato del tratto di muro di cinta nel 2012, sono avvenuti in periodi pre-elettorali, considerandoli dunque solo un modo per raccattare qualche voto. Gli  abitanti di Via Arezzo e Via Ascoli Piceno, infatti, per la maggior parte avventori estivi e non residenti, votano altrove. Ma deve trattarsi di semplici coincidenze, altrimenti ciò sarebbe mostruoso, soprattutto considerando i gravissimi danni causati. 
E poi ad Ardea queste cose non succedono. 


L'ULTIMA CHICCA

Nel frattempo, dopo la palazzina A vengono abbattute anche le palazzine B e C. la situazione, per i propietari degli appartamenti dei condomìni che affacciano su Via Arezzo e Via A. Piceno, migliora ma resta un clima di forte disagio sociale e persistono le problematiche più gravi, alcuni sono seriamente intenzionati a vendere, qualcuno lo fa svendendo...altri affittano, in tutti una infinita tristezza, quella di chi vede svanire un sogno e vanificata tutta la passione profusa per assicurare a quella'area un più che adeguato decoro urbano favorendo anche un buon grado si sicurezza, non solo a vantaggio della comunità ma anche della stessa Amministrazione Comunale.  
E' stato forse questo l'errore ??

In questo clima, ad aprile c.a., viene nuovamente rappresentata al Sindaco la grave situazione. Questi invia una nota all'Uff  tecnico per la risoluzione del problema , più volte rappresentato e di estrema importanza per la sicureza pubblica, ovvero la chiusura di quel varco. Segue la risposta nella quale il responsabile sembra apprendere per la prima volta l'esistenza di quel problema, e comunque rappresenta la volontà, con il coivolgimento degli organi interessati, ad eseguire quanto richiesto. Bene....non era poi così difficile.
Poi, il 13 maggio c.a. si apprende di una ordinanza del Comandante della Polizia Locale di Ardea con la quale viene interdetto il traffico veicolare attraverso il varco di accesso del complesso "Le Salzare" (quello ad angolo con Via Ascoli Piceno) e l'atto scaturisce tra le azioni di contrasto alla illegalità per la tutela della pubblica incolumità.
Quello che sorprende, forse eccessivamente sospettosi dopo le innumerevoli prese per i fondelli, è che quel varco abusivo venga indicato come "varco di accesso (.....) del complesso Le Salzare", più esattamente, Lido delle Salzare, e si vieta il traffico veicolare che è già impedito dagli ostacoli in cemento che il Sindaco aveva fatto posizionare nel maggio 2012.....e che sono ancora lì!
Quello non è mai stato un varco di accesso, solo una apertura abusiva, non si è nemmeno in presenza di un numero civico. Insomma, sospettare dopo tante delusioni è lecito, sembra di scorgere il tentativo di voler certificare come "legale" quello che invece è un abuso, come già esistente un acesso che non era mai esistito.

Intanto quel varco è ancora lì, a testimonianza di una amministrazione che non è stata capace di tutelare i propri cittadini, di garantire sicurezza e legalità, di gestire situazioni di emergenza, causando invece danni irreparabili e di incalcolabile gravità............tutto per un muretto lungo 4 metri.
Ebbene, in questi anni, con particolare riferimento a questa vicenda, si è avuta la spiacevolissima sensazione che lo Stato fosse assente...Ora vi è la certezza, qui lo Stato non c'è.
...................

- copiosa  giurisprudenza  in  materia  afferma  a  chiare  lettere  la  necessità  di un intervento immediato da parte  dell’Amministrazione  in situazioni di pericolo e di urgenza,

- breve massima giurisprudenziale: “ (…) il trascorrere del tempo non interrompe il nesso di immediatezza tra pericolo e reazione dell’amministrazione (….) dovendosi ragionevolmente ritenere che il ritardo accentui piuttosto che escludere la necessità e l’urgenza di fronteggiare il pericolo ancora esistente (…)” (T.A.R. LAZIO, sez.. II, 1 marzo 2002, N. 1582);

- Art. 2043 c.c. : Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.

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Un doveroso pensiero va a quei proprietari di alcuni appartamenti del Complesso "Lido delle Salzare" che li vede per primi ed ancora, dopo circa 25 anni,  a dover penare ed essere in apprensione per una situazione non ancora definita e ai quali non si può che esprimere comprensione e vicinanza. Tuttavia, onestamente, non si può pretendere che un problema presente al loro interno venga risolto causando  danni così gravi e penalizzanti ad altri. Non è giusto.

 ..................................................... to be continued



e.emme




02/07/14

Nel porto di Gioia la nave laboratorio e il segreto si fa show

E’ arrivata in porto a Gioia Tauro, la nave statunitense Cape Ray. Il cargo militare trasformato in laboratorio chimico navigante imbarcherà domani il carico di armi e sostanze chimiche requisito al regime siriano di Assad e ancora in rotta verso la Calabria a bordo del cargo danese Ark Futura
E’ arrivata in porto a Gioia Tauro, la nave statunitense Cape Ray, mercantile militare trasformato in laboratorio chimico in grado di disinnescare i processi chimici della armi siriane. L’imbarcazione inizierà domani il carico di armi e sostanze chimiche requisito al regime siriano di Assad che sta arrivando a Gioia Tauro a bordo del cargo danese Ark Futura. 78 i container per un totale di 600 tonnellate. Tre container contengono iprite -specifica l’ANSA- gli altri 73 uno dei precursori del sarin. Altre fonti sottolineano che si tratta di “agenti chimici” privi di munizioni. Senza detonatori.

Cape Ray in porto 800

Sempre da fonti giornalistiche: i container saranno trasferiti domani dalla poppa della Ark Futura a quella della Cape Ray attraverso le rampe delle due navi Ro-Ro, traghetti merci. La rampa della nave Usa, precisano fonti dell’ANSA, è “flessibile”, e permetterà ai muletti di passare direttamente “da nave a nave”. Abbastanza oscuro e improbabile, ma vedremo. Intanto sono scattate le imponenti misure di sicurezza. Il prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino ha raccontato di “Un’unica sala operativa” attiva nelle 24 ore a dirigere e vigilare su tutto. Presidio sanitario e militare.

Armi Siria: arrivata in porto Gioia Tauro nave Cape Ray

Dopo tanti, troppi silenzi sul transito degli agenti chimici, ora lo straripare dei dettagli utili a solo rassicurare. E ad esibire. «All’operazione di monitoraggio e controllo partecipano i terminalisti del porto di Gioia Tauro Mct e Blg; il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria; i dirigenti dell’Arpacal, l’Agenzia di protezione dell’ambiente della Calabria; i sindaci di San Ferdinando, Rosarno e il commissario prefettizio del Comune di Gioia Tauro; Alessandra Mc Knight, rappresentante del Governo degli Stati Uniti, ed il questore di Reggio Calabria». Applausi.

http://www.remocontro.it - 1 luglio 2014