Un
momento impegnativo e di forte sensibilità
Una manciata di persone a Delhi avrebbe saputo che il Primo ministro
Narendra Modi aveva un piano segreto per far visitare al presidente
cinese Xi Jinping, in viaggio in India a settembre, la città natale di
Vadnagar nel Gujarat, un antico insediamento risalente al 2500 a.C.
L’idea venne naturalmente a Modi perché Vadnagar, conosciuta in passato
come Anandapura, fu per due volte visitata dal grande studioso cinese
del VII secolo Hsuan-Tsang, nei suoi viaggi nel cuore dell’India (dal
627 al 643 d.C.) e la cronaca dettagliata dei suoi viaggi dedicano un
intero capitolo ad Anandapura, descrivendo la ‘densa’ popolazione di
questa appendice del regno Malava governata dagli Yadava dell’India
centrale, la produzione della regione, il clima, la letteratura e le
leggi, le sue dieci ‘sangharamas’ buddiste con mille sacerdoti che
studiano il Piccolo Veicolo delle scuole Sammatiya, le diverse decine di
tempi di Deva, e così via. Ma il piano segreto di Modi era anche un
riflesso della sua visione del mondo, ricca di simbolismo politico
contrassegnata dalla devozione al ‘secolo asiatico’. Esaminando il
vertice annuale India-Russia della scorsa settimana, a Delhi, tra Modi e
il Presidente Vladimir Putin, ciò che deve essere più notato è la
pronunciata l’empatia del leader indiano con il suo elettorato
nazionalista. Le seguenti osservazioni di Modi riassumono il suo
sostegno senza riserve alla Russia e alla leadership decisiva di Putin,
in particolare, e in effetti ciò s’articola sullo sfondo della nuova
Guerra Fredda, delle tendenze della politica mondiale e delle concordate
strategie occidentali per ‘isolare’ la Russia: “Il presidente Putin
è il leader di una grande nazione con cui abbiamo un rapporto di
amicizia di impareggiabili fiducia reciproca e buona volontà. Abbiamo un
partenariato strategico incomparabile per contenuti… Il paesaggio della
politica globale e delle relazioni internazionali cambia. Tuttavia,
l’importanza di questa relazione e il suo posto unico nella politica
estera dell’India non cambieranno. In molti modi, il suo significato per
entrambi i Paesi crescerà ulteriormente in futuro… Il Presidente Putin
ed io siamo d’accordo che questo sia un momento difficile nel mondo. La
nostra partnership e la forte sensibilità che abbiamo sempre avuto dei
reciproci interessi, saranno fonte di forza per entrambi i Paesi…”
Basti dire che le politiche di Putin, che hanno unilateralmente lo scopo
di ripristinare il prestigio e l’efficacia della Russia sulla scena
internazionale, naturalmente attraggono Modi. Il leader russo ha
rifiutato di fare marcia indietro di fronte alle enormi pressioni
dell’occidente cercando partenariati altrove nella comunità
internazionale, in particolare con Paesi come Cina e India.
Ora, l’occidente aveva evitato anche Modi per oltre un decennio e anche
lui ha vissuto da nazionalista indù l’egemonia della cultura e della
politica occidentale nell’ordine mondiale. Un terreno comune tra Modi e
Putin è facilmente individuabile e forse definibile, e l’ottima chimica
personale reciproca non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Comprendono
a vicenda la visione dei rispettivi Paesi e dell’ordine mondiale. In
realtà, l’insensibilità spaventosa del consiglio a di Washington a Modi
di non fare ‘business’ con la Russia, ricorderebbe solo un passato non
lontano, tra 2002 e 2013, quando anche lui fu ostracizzato dagli Stati
Uniti. Non c’è da stupirsi che Modi veda i travagli della Russia come un
fenomeno passeggero da cui il Paese emergerà ancora più forte. Ma
allora, c’è qualcosa di più delle percezioni condivise sulle politiche
opportunistiche dell’occidente. Il punto è che Modi ha la
‘modernizzazione’ dell’India quale missione, trascinando letteralmente
l’India nel 21° secolo attraverso l’ampliamento dei legami economici con
i partner stranieri. E’ seriamente cosciente, da leader nazionale, che
non può permettersi di fallire in questa missione, e un rinnovato
mandato per governare l’India dipende in modo cruciale dal successo nel
generare posti di lavoro per centinaia di milioni di giovani indiani,
nel migliorare il tenore di vita della popolazione e consentirne la
mobilità sociale. In poche parole, elevare la posizione internazionale
dell’India, in particolare in Asia, è parte integrante della sua
politica interna. Esattamente in ciò, la ricerca della Russia di nuove
partnership internazionali e la volontà di rafforzare le partnership
asiatiche tramite l’India hanno bisogno di durevoli legami economici
reciprocamente vantaggiosi e senza condizioni politiche.
La Russia è veramente ben posizionata quale partner chiave dell’India
nell’era Modi. Per prima cosa la Russia non è prescrittiva, a differenza
degli Stati Uniti, e il livello di accordo con Modi sarà alto
rafforzando il partenariato con la Russia. In secondo luogo, a
differenza degli Stati Uniti, che si sforzano di porre l’India quale
‘asse centrale’ della loro strategia asiatica, la Russia è abbastanza
contenta anche soltanto dall’India che mantiene l”autonomia strategica’
(a cui anche la Russia aspira) sulla scena mondiale, che di per sé aiuta
a mutare l’ordine mondiale e il sistema internazionale verso il
‘policentrismo’ e la democratizzazione basata su interessi condivisi da
tutti i Paesi. In terzo luogo, in base a quanto sopra, il progetto ‘Fai
in India’ di Modi prevede una via per l’avanzamento del partenariato
India-Russia. A dire il vero, Modi era visibilmente euforico quando la
Russia comprende e supporta gli impulsi che guidano la sua visione del
‘Fai in India’. Infine, ciò che emerge è che India e Russia volentieri
si concedono spazi di manovra negli attuali instabili ambienti
internazionali, che naturalmente richiedono costante adeguamento e messa
a punto. Molti esperti indiani hanno sfruttato la crescente vicinanza
tra Russia e Pakistan negli ultimi tempi e la sua vicinanza senza
precedenti con la Cina, nel contesto della ‘nuova guerra fredda’, per
causare preoccupazione in India. Un ex-alto funzionario diplomatico
indiano ha scritto, “Quanto la Russia è ormai un fattore necessario
agli interessi della Cina nel formulare politiche nella nostra regione,
avrà bisogno di attenta valutazione… Oltre alle nostre (indiane)
preoccupazioni su materiale e tecnologie per la difesa russe fornite
alla Cina che potrebbero finire in Pakistan, ci sarà ora la prospettiva
della vendita diretta di armi al Pakistan”. Tuttavia, non vi è
alcun straccio di prova che Modi sottoscriva tale reazione istintiva
alle mosse diplomatiche russe nella regione dell’Asia meridionale e
dell’Asia-Pacifico. In generale, né India né Russia vedono il paradigma
della sicurezza regionale in termini di somma zero riguardo i legami
crescenti dell’India con gli Stati Uniti o il livello senza precedenti
della cooperazione della Russia con la Cina e il riannodarsi dei suoi
contatti con il Pakistan. Chiaramente, Modi ha inchiodato il pragmatismo
saldamente all’albero della nave come suo promemoria. E c’è notevole
somiglianza qui con visione e temperamento di Putin come statista. Modi è
un eccellente pragmatico alla profonda ricerca di opportunità per
estrarre il meglio dalle relazioni con occidente e ‘Oriente’ (tra cui
Russia e Cina).
La mentalità stereotipata del pandit indiano potrebbe richiedere del
tempo per capirlo, mentre ritiene che questi siano “tempi di prova” per i
rapporti India-Russia, ma il significato della visita di Putin è stato
ben notato in occidente. Un commento di Deutsche Welle ha concluso, “Niente
di tutto questo (il risultato della visita di Putin) promette
particolarmente bene per la visita del presidente degli Stati Uniti
Barack Obama in India il mese prossimo. L’occidente ha bisogno di
sedersi e riprendersi. Un rapporto rinvigorito tra New Delhi e Mosca,
un’alleanza dei bisognosi, può avere un impatto maggiore sul cosiddetto
‘secolo asiatico’, di quanto molti avevano creduto possibile pochi mesi fa”.
Nazionalismo indiano e imperialismo mondiale
Il presidente statunitense Barack Obama sarà in visita in India come
ospite alle celebrazioni del Republic Day di New Delhi del 26 gennaio. È
la prima volta che l’India ha esteso tale invito ad un presidente
statunitense, avvenuto alla riunione del Premier Modi con Obama alla
Casa Bianca, a settembre. Esperti e media indiani hanno variamente
descritto l’imminente visita di Obama come ‘colpo di Stato diplomatico’
del governo Modi. Ma non molti sapranno che la visita di Obama non
deriva da una qualsiasi proposta strutturata da un’istituzione
diplomatica in quanto tale. L’idea è nata interamente nella mente di
Modi, che a quanto pare ha scelto di esprimerla mentre la sua
conversazione con Obama aveva preso una favorevole nota personale. In un
certo senso, ciò è sintomatico del partenariato India-Stati Uniti dal
lato indiano. Gli indiani non hanno nemmeno il dieci per cento del
‘killer instinct’ da cui gli statunitensi mostrano di trarre il massimo
vantaggio dai rapporti. Gli indiani spesso sono abbastanza felici di
accontentarsi delle pastoie del rapporto con una superpotenza, e
difficilmente rispondono all’implacabile caccia statunitense alle
“decisioni”. Il clou della visita dell’ex-primo ministro Manmohan Singh
alla Casa Bianca, nel 2009, per esempio, fu Obama indire il primo
banchetto di Stato del suo secondo mandato in suo onore. Ironia della
sorte, la relazione iniziò a decadere subito dopo che gli statunitensi
iniziarono a perdere interesse nel governo sempre più disfunzionale
dell’India. È interessante notare che Obama ha recentemente elogiato
Modi come “uomo d’azione”. Non è chiaro fino a che punto Modi sia
insensibile al fascino malevole della diplomazia statunitense. In ogni
caso, almeno finora, sono gli statunitensi che hanno impostato
attivamente l’agenda della visita di Obama.
Una nuova normativa del governo Modi apre il mercato indiano alle
compagnie di assicurazione statunitensi; alla flessibilità della
posizione indiana sul cambiamento climatico; ‘allenta’ la legge sulla
responsabilità nucleare dell’India accogliendo le richieste delle
compagnie statunitensi che sperano di vendere reattori all’India per
decine di miliardi di dollari, senza essere ritenute responsabili di
“incidenti nucleari”; i grandi temi nel menu statunitense di Obama in
India già appaiono in vista. D’altra parte, che gli indiani abbiano una
lista di desideri per Obama non è ancora chiaro al pubblico. La speranza
è che ci sia un ‘effetto Modi’ nella visita di Obama e sui legami
India-Stati Uniti. In linea di principio, il finora risultato
estremamente produttivo dell’interazione di Modi con i suoi omologhi
delle grandi potenze, Giappone, Cina e Russia, pone la partnership
strategica con l’India in modo piuttosto insolitamente elevato perché
Obama la ignori. Il Giappone
ha offerto a Modi 35 miliardi di dollari di investimenti, la Cina ha
annunciato un piano di investimenti da 20 miliardi di dollari per
l’India e si stima che il valore totale degli accordi firmati durante la
visita del Presidente Vladimir Putin in India, assommi alla cifra
enorme di un centinaio di miliardi di dollari. Anche supponendo che solo
la metà di questi 100 miliardi di dollari di accordi con la Russia sia
finalmente implementata, cioè tenendo conto dell’inerzia delle
burocrazie indiana e russa, il vertice annuale India-Russia di
quest’anno indica senza dubbio il raggiungimento della maturità della
diplomazia indiana sotto la direzione di Modi, su intenzionalità ed
esito voluto dei risultati. Tuttavia, non è solo questione di volume di
affari trattati durante una visita di alto livello, ma richiama anche
l’attenzione sulla natura degli accordi stipulati. Infatti, i russi
prendono sul serio il progetto ‘Fai in India’ di Modi, la cui euforia
appariva nella citazione del suo discorso sui media. L’ha individuato
nell’accordo russo sulla “piena produzione” in India di uno dei suoi
elicotteri più avanzati; sulla risposta positiva di Putin alla richiesta
di “localizzare degli impianti di produzione in India” per
ricambi e componenti degli equipaggiamenti per la difesa russi, e per la
produzione in India di attrezzature e componenti di “almeno altri
dieci” reattori nucleari russi da installare in India. In realtà, la
disponibilità della Russia a rispettare le leggi della responsabilità
nucleare indiane, mentre realizza gli impianti nucleari in India, è in
netto contrasto con l’insistenza statunitense a che le leggi siano
“ottimizzate” assolvendo le società statunitensi dalle responsabilità in
caso di incidenti nucleari.
Fino dove Obama sostiene il progetto ‘Fai in India’ di Modi ? Riuscirà
anche a fare proposte concrete in sintonia con la cosiddetta ‘agenda
dello sviluppo’ di Modi volta a creare posti di lavoro per centinaia di
milioni di giovani disoccupati nel Paese? Non ci sono ancora risposte
chiare. Curiosamente, c’è già una campagna occulta guidata dalla lobby
‘pro-americana’ per sfatare l’idea del ‘Fai in India’. La verità è che
nella collaborazione per la difesa, gli Stati Uniti hanno utilizzato
diverse scuse per non trasferire alta tecnologia in India. Invece, si
concentrano sulla vendita di prodotti all’India premendo per un maggiore
accesso al mercato per i produttori di armi statunitensi. La grande
domanda è se Modi riuscirà a piegare l’amministrazione Obama,
conformandosi ai parametri del suo concetto ‘Fai in India’. Infatti,
Modi non è impantanato dall’ideologia quando si tratta dei rapporti
dell’India con la comunità mondiale. Vede l’ordine mondiale quasi
esclusivamente attraverso il prisma degli interessi dell’India. Nella
visione del mondo di Modi, una prevalente situazione internazionale
caratterizzata da un policentrismo va piuttosto bene per la sua politica
estera dell’India. È ugualmente a suo agio con occidente e Oriente e
cercherà vantaggi per l’India. Modi ha detto, tra l’altro, ai media.
dopo i colloqui con Putin, “Nel mondo di oggi, relazioni economiche vibranti sono un pilastro fondamentale di una forte partnership strategica”.
Tuttavia, per molti aspetti è una visione semplicistica che può anche
sembrare ingenua, a volte. Essendo un Paese capitalista semi-sviluppato
che dipende dal capitale finanziario, alimentare il nazionalismo non può
contribuire ad evitare ritorsioni se Modi si rifiuta di sottomettersi
alle grandi potenze imperialiste, se solo ostacola il loro percorso alla
ristrutturazione neo-coloniale dell’ordine mondiale. A dire il vero,
Modi non può non conoscere le regole base del capitalismo predatorio. Le
sue osservazioni prudenti sui media, in presenza di Putin, suggeriscono
che sebbene non seguirà la via della sfida strategica, dall’altra parte
appare acutamente consapevole che una vergognosa resa porrebbe le basi
per ulteriori pretese e il risultato finale sarebbe dannoso per il
programma nazionalista del suo governo e il sistema di protezione che
promuove l’indipendenza economica e culturale dell’India. Basti dire che
il contesto storico in cui la Russia è ‘isolata’, in cui Wall Street e
le sue controparti europee l’escludono dal credito internazionale, è una
lezione profonda per il nazionalismo indiano, anche se le élite indiane
non sembrano prestarvi adeguata attenzione.
La
di Melkulangara Bhadrakumar
Strategic Culture Foundation 16/12/2014
Traduzione di Alessandro Lattanzio –
SitoAurora
fonte: https://aurorasito.wordpress.com