I grandi media politicamente corretti hanno bellamente ignorato la notizia che la sassaiola effettuata a Frosinone da un gruppo di ragazzi italiani contro alcuni studenti cinesi era una bufala inventata da un professore.
La spiegazione di questa voluta omissione non è l’imbarazzo per dover
riconoscere che l’enfasi da loro precedentemente data alla sassaiola,
presentata come una dimostrazione lampante del razzismo dilagante in Italia, era stata troppo frettolosa e del tutto ingiustificata.
L’omissione non è dipesa dal fastidio di dover riconoscere l’errore
commesso, ma da un fenomeno frutto della vulgata politicamente corretta
che dilaga nel nostro Paese e che porta chi ne è affetto a comportamenti
segnati dal una forma rovesciata di discriminazione etnica e razziale.
Il professore di Frosinone che ha inventato la balla della sassaiola è un esempio concreto di questo razzismo alla rovescia. Nella sua testa gli italiani non possono non essere razzisti a causa delle predicazioni d’odio effettuate dalla destra cattivista. Per cui il fine nobile di denunciare la deriva di chi predica “prima gli italiani” giustifica l’invenzione di una bufala immediatamente trasformata dai media che praticano il razzismo alla rovescia in una dimostrazione inconfutabile del razzismo italico.
Ma il professore che applica la discriminazione ideologica all’incontrario non è un caso isolato. Insieme a lui ci sono anche e soprattutto le massime autorità del Governo. Che nella vicenda del coronavirus si stanno comportando seguendo l’esempio truffaldino del professore ed usando a fini esclusivamente politici le misure imposte dall’esperienza e dal buon senso per contenere l’epidemia.
Il fine politico è risultato fin tropo evidente nella decisione di recuperare gli italiani presenti nella provincia cinese dove il virus provoca i maggiori danni e chiuderli in quarantena a Roma per salvaguardare la loro salute ed evitare l’eventuale diffusione del contagio. Il Governo voleva e doveva dare una dimostrazione di capacità ed efficienza. Ed anche se l’aver lasciato a terra un ragazzo di 17 anni per sospetta polmonite virale ha gettato uno schizzo di fango su questa prova, le pubbliche autorità hanno insistito nello sbandierare ai quattro venti la loro volontà di applicare il “prima gli italiani” nella versione buonista.
Il fine politico del governo razzista alla rovescia è poi diventato lampante nella scelta dei ministri della Salute e dell’Istruzione di condannare la richiesta dei governatori del Nord di applicare una quarantena di 14 giorni agli studenti cinesi rientrati dalle vacanze in Cina sostenendo che la quarantena nordista era il frutto di discriminazione etnica e razziale mentre quella romana era giusta e sacrosanta per ragioni sanitarie.
Anche per il Governo, come per il professore ballista, quindi, il fine giustifica i mezzi. Ma anche il razzismo alla rovescia è razzismo. Anche se è più ipocrita dell’altro!
Il professore di Frosinone che ha inventato la balla della sassaiola è un esempio concreto di questo razzismo alla rovescia. Nella sua testa gli italiani non possono non essere razzisti a causa delle predicazioni d’odio effettuate dalla destra cattivista. Per cui il fine nobile di denunciare la deriva di chi predica “prima gli italiani” giustifica l’invenzione di una bufala immediatamente trasformata dai media che praticano il razzismo alla rovescia in una dimostrazione inconfutabile del razzismo italico.
Ma il professore che applica la discriminazione ideologica all’incontrario non è un caso isolato. Insieme a lui ci sono anche e soprattutto le massime autorità del Governo. Che nella vicenda del coronavirus si stanno comportando seguendo l’esempio truffaldino del professore ed usando a fini esclusivamente politici le misure imposte dall’esperienza e dal buon senso per contenere l’epidemia.
Il fine politico è risultato fin tropo evidente nella decisione di recuperare gli italiani presenti nella provincia cinese dove il virus provoca i maggiori danni e chiuderli in quarantena a Roma per salvaguardare la loro salute ed evitare l’eventuale diffusione del contagio. Il Governo voleva e doveva dare una dimostrazione di capacità ed efficienza. Ed anche se l’aver lasciato a terra un ragazzo di 17 anni per sospetta polmonite virale ha gettato uno schizzo di fango su questa prova, le pubbliche autorità hanno insistito nello sbandierare ai quattro venti la loro volontà di applicare il “prima gli italiani” nella versione buonista.
Il fine politico del governo razzista alla rovescia è poi diventato lampante nella scelta dei ministri della Salute e dell’Istruzione di condannare la richiesta dei governatori del Nord di applicare una quarantena di 14 giorni agli studenti cinesi rientrati dalle vacanze in Cina sostenendo che la quarantena nordista era il frutto di discriminazione etnica e razziale mentre quella romana era giusta e sacrosanta per ragioni sanitarie.
Anche per il Governo, come per il professore ballista, quindi, il fine giustifica i mezzi. Ma anche il razzismo alla rovescia è razzismo. Anche se è più ipocrita dell’altro!