Non so se, come disse tempo fa Romano Prodi, abbiamo le periferie peggiori d’Europa. In ogni caso, il degrado ambientale di molte città italiane – con quella “eterna” nel gruppo di testa – non si limita ai fenomeni più vistosi della “periferizzazione”: i margini putridi delle aree metropolitane, i ghetti etnici, le campagne abbandonate. Più in generale, investe tutto il tessuto fibroso dei quartieri di massa.
Negli ambienti dominati dal privatismo, la congestione è l’altra faccia della solitudine. Le nuove povertà non sono solo un dato reddituale, ma allignano nella restrizione delle opportunità di vita che questi ambienti socialmente asfittici comportano per chi vi si trova imprigionato. E che sono il grande brodo di coltura della microcriminalità e dell’illegalità diffusa.
Contrastare queste realtà sia con la repressione sia con interventi assistenziali mirati delle autorità comunali è certamente necessario, ma insufficiente. In Francia, ad esempio, si è pensato a un’Agenzia nazionale per la coesione sociale e le pari opportunità che affianchi l’azione dei sindaci nei quartieri a rischio. È un’idea che meriterebbe di essere presa in considerazione anche da noi.
Sapendo, tuttavia, che nessuna sia pur inedita sinergia tra potere centrale e poteri locali è pensabile senza una mobilitazione dei cittadini. Una mobilitazione che li trasformi – da abitanti passivi e inermi di fronte alla corruttela, ai soprusi e alle pigrizie della burocrazia – in soggetti attivi di comunità.
In fondo, non dovrebbe essere proprio questa la missione distintiva di un sindaco di sinistra come Marino, che pure si richiama quotidianamente ai valori della solidarietà e della partecipazione “dal basso”?
Michele Magno - 28 - 03 - 2014
fonte: http://www.formiche.net
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