Il voto delle amministrative francesi ha lasciato il segno nei consessi europei
l vento dell'euroscetticismo inizia a tirare forte in tutto il continente, ed il primo turno del voto amministrativo francese - che ha visto trionfare gli euroscettici per antonomasia del Front National di Marine Le Pen - ne è la conferma. Ai vertici della Ue e più ancora della Bce il messaggio è arrivato forte e chiaro, tanto che Mario Draghi ed i suoi collaboratori stanno già studiando qualche manovra di stimolo monetario. Anche perchè le elezioni Europee di maggio rischiano seriamente di aumentare il carico, riempiendo il Parlamento europeo di deputati espressione di movimenti contrari all'euro o comunque all'attuale impalcatura dell'area comune e soprattutto della moneta comune. Il dibattito sul mantenimento o meno della moneta comune è aperto da tempo in tutto il continente, ora il primo obiettivo di Bruxelles e Francoforte è proprio quello di disinnescare la possibile deriva antieuro.
LA BCE - Un primo segnale
sembra arrivare non dal cuore politico della UE, bensì dalla BCE: il
banchiere centrale finlandese Erkki Likanen che spiega come Francoforte
sia pronta ad agire con misure drastiche per sostenere la ripresa
nell’Eurozona, e il vice-governatore della BCE, il portoghese Victor
Constancio, che ha spiegato come "a differenza della Federal Reserve
americana, che si è legata al raggiungimento di alcuni tassi, la BCE
rimarrà accomodante fino a quando l’Eurozona non si sarà ripresa".
LE POSSIBILI MISURE -
Per prima cosa, Francoforte potrebbe tagliare ulteriormente i tassi di
riferimento di uno 0,10-0,15% circa, quasi azzerandoli. La misura non
servirebbe certamente per aumentare la massa creditizia, quanto a
provocare il deprezzamento dell’euro, specie in vista di un rialzo dei
tassi negli USA. E che il tasso di cambio euro-dollaro a 1,38 sia
considerata una sciagura nei paesi del Sud Europa è fin troppo noto.
Sempre la BCE potrebbe smettere di sterilizzare gli acquisti dei bond
sovrani dei Piigs, che furono effettuati nel 2011, tramite il Securities
Markets Programm (SMP) e che ammontarono a 175 miliardi di euro. La
rinuncia alla sterilizzazione immetterebbe sul mercato liquidità
aggiuntiva per un pari valore, stimolando l’inflazione, considerata a
livelli molto bassi al Sud. Su quest’ultimo punto va registrata una
timida apertura della Bundesbank, con il governatore Jens Weidmann che
si è espresso "non pregiudizialmente contrario".
RISCHIO VALANGA ALLE EUROPEE -
Le ipotesi di lavoro in seno alla Bce, come detto, prvano ad anticipare
quella che verosimilmente sarà la valanga anti-euro ed euro-scettica
tra otto settimane. Un sondaggio Ipsos Mori, realizzato su 10 stati
della UE, ha trovato che ben il 68% dei cittadini europei boccerebbe
Bruxelles. Il malcontento più forte si ha in Italia (77%), Francia e
Spagna (76%), ma è alto anche in Germania (61%), che pure esce
vincitrice dalla crisi dell’euro di questi anni. Ormai da mesi ci si
chiede come potrà reagire l’Unione Europea all’avanzare quasi certo alle
urne delle formazioni euro-scettiche, che vanno ben oltre la questione
della moneta unica, come dimostra il sondaggio nel Regno Unito (membro
non euro), secondo il quale sarebbe in testa l’Ukip con oltre il 30% dei
voti, partito anti-Bruxelles.
SOROS: "SALVARE I PIIGS O MOLLARE L'EURO" -
Il finanziere George Soros, durante un convegno all'università di
Francoforte, ha messo in guardia i tedeschi dal pensare che, dato il
miglioramento delle condizioni sui mercati finanziari, la crisi
dell’euro sia finita. Le regole di Maastricht, ha spiegato, non sono
praticabili, il Trattato non aveva previsto la crisi della moneta unica e
gli stati saranno sempre più pressati dall’aumento della
disoccupazione, dal declino dell’economia e dall’aumento del debito. Da
qui, la considerazione che Soros fa del ruolo della Germania nell’Area
Euro: i tedeschi devono capire se vogliono essere un impero, se vogliono
esercitare una “benevola egemonia” sull’Europa. Se è così, dovrebbero
accettare una maggiore unione bancaria, politica e dovrebbero accettare
di mettere sul piatto più soldi per salvare gli stati indebitati, visto
che una modifica dei Trattati sarebbe impensabile, spiega.
E sempre
Soros sostiene che gli stati nazionali dovrebbero dare vita a un
bilancio unico nell’Eurozona del peso del 4% del pil, finanziato dalle
imposte sulle imprese e che dovrebbe finanziare un sistema assicurativo
contro la disoccupazione, che possa venire in soccorso di quei paesi, in
cui il tasso di disoccupazione dovesse salire, in modo da attutire gli
effetti della crisi.Ma è lo stesso finanziere ungherese a ritenere che la Germania non abbia aspirazioni imperiali. Da qui, l’unica alternativa che Berlino avrebbe dinnanzi a sé: “lead or leave”. O è in grado di guidare l’Eurozona o dovrebbe lasciare l’euro. Se le cose rimarranno così, conclude, l’Area Euro sarà sempre più caratterizzata dalla presenza di sentimenti filo- e anti-tedeschi, da rapporti tra debitori e creditori. Nulla del sogno che fu alla base della costruzione europea. D’altronde, dichiara Soros, l’errore sull’euro fu commesso alla nascita: fu la costruzione di un’architettura della sola Germania di Helmut Kohl e della Francia di François Mitterrand
Pubblicato il in Soldi
fonte: http://www.quifinanza.it
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