Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L'autore non è responsabile per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy. Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email all'indirizzo edomed94@gmail.com Saranno immediatamente rimossi. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.


Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

15/11/14

COCER CARABINIERI: CARABINIERI TRATTATI COME TURISTI CHE DEVONO PAGARE LA TASSA PER VISITARE ROMA




MARINO CARABINIERI.jpg


“I carabinieri sono, oggi, obbligati dal sindaco Marino a dovere pagare anche un dazio per potere andare a lavoro. Una “tassa turistica” per ottenere un pass “obbligatorio” della ZTL. Aggiungere anche questa beffa per le forze di polizia è davvero inaccettabile.”
E’ quanto riferisce il delegato Co.Ce.R. carabinieri Giuseppe La Fortuna in merito al provvedimento del sindaco di Roma con il quale vengono poste limitazioni all’accesso al varzo ZTL per le forze di polizia.

“Si tratta, infatti, di un’assegnazione concessa per favorire le esigenze dell’Amministrazione – prosegue La Fortuna – visto che l’attività svolta dai carabinieri ha una sua specificità e particolarità, cioè non ha orari e non è certamente programmabile.
E’ assurdo addossare un onere economico ai colleghi, trattandosi di una spesa che porta vantaggi quasi esclusivamente all’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, garantendo un pronto impiego efficace e rapido.
Non basta – conclude La Fortuna – quello che le forze di polizia devono vivere e sopportare ogni minuto di ogni giorno, adesso ci si mette pure il Sindaco di Roma ad esasperare gli animi già al limite della sopportazione.”

infodifesa - 14 nov 2014

Marò:I mille giorni della vergogna,ecco i nomi dei responsabili.





Giorgio Napolitano: Come capo dello Stato e capo delle FF.AA. non si è opposto al rientro in India ai due soldati italiani nonostante la costituzione e le norme europee inibiscano l’estradizione in Paesi dove vige la pena di morte. Perchè non è intervenuto? Di lui rimane solo qualche frase: “Da India gestione sconcertante", “I nostri marò, ingiustamente trattenuti troppo a lungo lontano dalla Patria, fanno onore all’Italia” e una foto che ripropongo qui sottostante. 
 

Giulio Terzi: diede le dimissioni il 26 marzo 2013 (era in carica come MAE dal 16 novembre 2011). Io penso che abbia sbagliato, che avrebbe dovuto agire standosene al suo posto. Oggi fa parte dell'ufficio di presidenza del partito Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale. Va comunque ricordato che dopo le dimissioni ha continuato a seguire “la faccenda” con articoli, interventi e comunicati stampa in cui ha fatto pure dei nomi importanti.

Emma Bonino: in carica al MAE dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014. Famosa soprattutto per il suo profilo Facebook dove è apparso in un commento la frase divenuta celebre "Non è accertata la colpevolezza, e non è accertata l'innocenza. I processi servono a questo" oltre a non mai rispondere alle domande fatte dai “naviganti” delegando i suoi “fidi” a cacciare e censurare quanto era scomodo dalla sua pagina.

Daniele Mancini: nominato ambasciatore in India il 1 gennaio 2013 è famoso solo per aver richiesto 400€ per far ridipingere la recinzione della sua residenza a Nuova Delhi rovinata dai fili per i panni utilizzati dai due marò.

Mario Mauro: Ministro della Difesa dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014. Famoso per il viaggio in India e il pronunciamento della frase: “Una visita per dire innanzitutto che i due marò non sono soli nella loro ormai interminabile battaglia legale”. e ancora: “L’Italia è tutta concentrata su un unico scopo: riportare i nostri Fucilieri di Marina al più presto a casa come uomini liberi”. E ancoraSono convinto della loro innocenza e non da ieri. Ora però sono più convinto del fatto che riusciremo a dimostrarlo, e che presto i nostri marò potranno tornare a casa”. 
Gianpaolo Di Paola: Ministro della Difesa  dal 18 novembre 2011 al 28 aprile 2013. Conferma la sua disponibilità a non abbandonare i due fucilieri, anzi, fa di più. Si scusa con questa frase: “Dico a Massimiliano e Salvatore che mi scusoper non essere stato capace di fare in modo che oggi fossero con noi in questa piazza” (28 marzo 2013). 
Un esposto è stato presentato alla Procura generale militare di Roma nel novembre 2013 dall'alto ufficiale in pensione Alfredo Saitto che dice: “Ho chiesto ufficialmente di incriminare l'ammiraglio Di Paola per inettitudine grave al comando e aver abbandonato due militari in servizio, da lui dipendenti, in territorio straniero chiaramente ostile”.  (È stato aperto un fascicolo ma non si sa con quale esito).

Staffan de Mistura: nominato il 27 marzo 2013 alla carica di viceministro degli affari esteri per il caso dei marò. Famoso soprattutto per i suoi viaggi Italia-India. Edward Luttwak, il politologo di lui ha detto: “De Mistura ha fatto la carriera all'Onu, dove essere totalmente incapaci non è un ostacolo. É solo un bellimbusto e in India è considerato un cretino”. 

Federica Mogherini: Ministro degli affari esteri e della Cooperazione Internazionale dal 22 febbraio 2014 al
31 ottobre 2014.  Si presenta con questa frase: “Si apre nuovafase”, la “procedura internazionale”, già avviata con l’invio in India di una nota verbale. Un primo passo che se non darà esiti sfocerà nel ricorso a strumenti internazionali, quali l’arbitrato. Poi invece si viene a conoscere che niente dei tanti annunci fatti è andato in porto. In questi giorni ha salutato tutti per diventare Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Elio Vito: dal 7 maggio 2013 presidente della IV commissione (difesa). Famoso per portare il fiocco giallo per i marò e averlo fatto indossare pure ad altri ministri, per essere andato a trovare Massimiliano nella suaabitazione e per augurare giornalmente il buongiorno sui social network.
Paolo Gentiloni: è il nuovo MAE in carica dal 31 ottobre 2014 e come prima cosa ha telefonato ai due fucilieri (come altri prima di lui hanno fatto). Poco ancora si può dire di lui ma una frase mi ha lasciato allibito: "continuità con i "governi precedenti e con il lavoro dellaMogherini”. Beh se mi è permesso, secondo me, non è un buon inizio. Dimenticavo, neppure lui risponde sui “social”.
Naturalmente anche altri “campioni” sia italiani che esteri si sono distinti in questa farsa. Ne citerò alcuni scusandomi se altri ho dimenticato. Non mi voglio dilungare su fatti e misfatti di questi "personaggi" perchè ne verrebbe fuori un enciclopedia per cui vi rimando ad alcuni link che troverete "cliccando" sui vari nominativi. 
In primis i presidenti del consiglio Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi ; la ministro europea Catherine Ashton (Primo Vice Presidente della Commissione europea),Ban Ki-moon (Segretario generale delle Nazioni Unite);Corrado Passera (ex ministro quello che assieme a Mario Monti rimandò in India i due fucilieri.


Per finire voglio citare anche Ignazio La Russa che dal 8 maggio 2008 al 16 novembre 2011 fu Ministro della Difesa e proprio in quel Governo (Berlusconi) venne fatto il Decreto-Legge 12 luglio 2011, n. 107 che ha dato il via a questa assurda vicenda, non ben definendo le regole di ingaggio. 
Beh che dire? Direi che abbiamo avuto  e abbiamo dei governi che non sono stati capaci di difendere due soldati, comandati proprio dal Governo, a eseguire missioni antipirateria … mi voglio fermare qui.
Ma, nonostante tutto, questi “signori” sappiano che noi non ci fermeremo fino a quando non li riporteranno a casa.

Ma nonostante tutto noi non ci arrenderemo …
“TUTTI INSIEME NESSUNO INDIETRO”
 
Maurizio Tentor
http://tentor-maurizio.blogspot.it/2014/11/maro-la-farsa-e-arrivata-1000-giorni.html

Immigrati, ci costano 8.600 euro ogni ora

 

  Per i soli rom spendiamo 24 milioni di euro, di cui 14 per l'integrazione. Per i 49 centri accoglienza di Roma e nell'hinterland della Capitale si spendono 35 milioni annui


Immigrati caos a Tor Sapienza

Più di 75 milioni di euro in un anno, circa 8mila 600 euro all’ora: viaggiano velocissime le spese che Roma si accolla per il mantenimento di immigrati e nomadi sul territorio comunale. Dai centri di accoglienza per rifugiati passando per gli sportelli di assistenza attivati dai servizi sociali fino alle bonifiche straordinarie che si rendono necessarie negli accampamenti abusivi, i costi crescono assieme alle proteste dei residenti, che stanno incendiando le periferie. Il capitolo di spesa più importante riguarda il progetto Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati promosso da Ministero dell’Interno e Anci) che per il triennio 2014-2016 ha previsto tra Roma e provincia 2.581 arrivi, distribuiti tra 49 strutture che si stanno popolando in queste settimane, per un costo complessivo annuo di 35 milioni 732mila euro, risorse per lo più ministeriali ed europee mentre una quota, circa 7 milioni, dovrebbero garantirla gli enti gestori, cioè le varie coop o associazioni ospitanti. Accanto allo Sprar, c’è l’accoglienza "ordinaria" organizzata dalla Prefettura, che nell’ultimo bando pubblicato a luglio ha previsto la proroga dell’accoglienza fino a dicembre degli immigrati già in città (1.278 persone) e l’individuazione di ulteriori centri che possano ospitarne altri in arrivo, circa 800 richiedenti protezione internazionale ma «con possibili variazioni in aumento». L’importo stimato nel bando era di 10 milioni di euro, cioè 35 euro oltre Iva al giorno per persona. L’altra spesa grossa, stavolta solo per il Campidoglio, riguarda i rom. Il conto è di ben 24 milioni di euro l’anno, di cui 14 milioni derivanti da progetti di integrazione, scolarizzazione, gestione dei campi e compensi per i lavoratori delle cooperative, mentre altri 10 milioni manutenzioni ordinarie e straordinarie, bonifiche, rifacimento dei container e lavori strutturali. Le 11 coop coinvolte costano al dipartimento Servizi Sociali 2,9 milioni l’anno, mentre 3,2 milioni vengono messi da parte per pagare la gestione viva dei villaggi. Tra l’altro, il Comune sta ancora sostenendo costi piuttosto alti per l’assistenza delle famiglie rom che risiedevano nei campi Casilino 700 e Casilino 900: ben 448 mila euro in 9 mesi, nonostante l’operazione sia avvenuta nel 2009, ormai 5 anni fa. C’è poi la raccolta dei rifiuti, costata fin qui alla municipalizzata Ama poco meno di 1 milione di euro. Ma l’accoglienza romana riguarda anche spese relative a sportelli, centri notturni, piani freddo (di cui usufruiscono soprattutto non italiani) e altri servizi. Questi, scorporati dai conti del dipartimento Servizi Sociali, ammontano a 6 milioni e 7mila euro. Fra queste voci ce ne sono di curiose. Ad esempio, si spende un milione di euro l’anno per la gestione di una tensostruttura «per afgani in transito», a vantaggio della cooperativa Osa Major. In totale, il Dipartimento Politiche Sociali ha previsto 2014 ben 45 milioni di euro per l’anno in corso, ma il 40% dei fondi di settore viene speso per gestire poche decine di migliaia di persone fra migranti e rom, il 2% degli oltre 3 milioni di cittadini romani e immigrati regolari.

Erica Dellapasqua e Vincenzo Bisbiglia - 15 nov 2014
fonte: http://www.iltempo.it

ITALIA, GLI ANALISTI: I GHETTI SI MOLTIPLICHERANNO


 


 Sono decine e decine di migliaia gli stranieri arrivati in Italia negli ultimissimi anni. Molti, partiti da Paesi poverissimi e in guerra, pensavano di poter raggiungere l'Europa settentrionale per darsi la speranza di una vita normale. C'è chi ci è riuscito, ma il numero di quelli rimasti intrappolati qui è lievitato al punto che gli analisti, anche alla luce del prosieguo del massiccio flusso migratorio, sostengono: "il volto di molte nostre città è destinato a cambiare per sempre".
I ghetti visti nei film prodotti all'estero saranno realtà anche da noi, provocando nuove tensioni con gli abitanti dei quartieri limitrofi. I fatti di Roma, al quartiere di Tor Sapienza, "sono solo un prologo".
Il business delle migrazioni "è saldamente in mano a organizzazioni criminali senza scrupolo", che, quando tutto per loro fila liscio, destinano i poveracci finiti nella loro rete ad abitazioni e fabbriche di periferia occupate e fatiscenti. Li schiavizzano, spesso chiedendo il rimborso del viaggio sulle carrette del mare e minacciando i famigliari rimasti a casa.
Lasciati senza alternative, i migranti si prostituiscono, spacciano droga. "Presto - viene spiegato a WikiLao - verranno impiegati come manovalanza tout court per ogni malefatta, rafforzando il potere delle ramificazioni italiane delle organizzazioni" che li hanno fatti arrivare in Italia, le quali "si stanno già facendo agenzie degli affari illeciti": sono diventate "sportelli ai quali chiunque può chiedere e chiede di fare lavori sporchi", mafie incluse. La cosa le arricchisce, aumentandone, coi volumi d'affari, lo spessore criminale. "Si allontaneranno sempre più dalla mera gestione di reati predatori", puntando al ruolo di dominus delle varie diaspore.

http://www.wikilao.it/ - 11 nov 2014

14/11/14

Marò 1000 giorni Il pasticcio indiano e la giustizia burla

Al G20 di Brisbane, Matteo Renzi incontrerà il collega indiano Narendra Modi e dovrà chiedere spiegazioni

Ora ad essere in crisi è l’India. Immagine internazionale del sua apparato giudiziario sottoterra. ‘L’India come una repubblica delle banane -scrive un settimanale locale- un Paese che detiene le persone senza processo’. Tre anni dalla morte dei pescatori e manca persino l’atto d’accusa ai Marò
Mille giorni da quel 15 febbraio 2012, quando in alto mare, al largo delle coste dello Stato indiano del Kerala, due pescatori del peschereccio St.Antony furono uccisi in un incidente dai contorni ancora oggi non del tutto chiariti ed in cui sono rimasti coinvolti i Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. La vicenda, che ha creato tensioni fra Italia ed India e suscitato molte polemiche, come scrive Maurizio Salvi dell’ANSA da Nuova Delhi, è diventata ostaggio di un sistema giudiziario indiano incapace di giungere ad una soluzione del caso, in tempi ragionevoli.

marò sito

Nel frattempo a Latorre è venuto un ictus ed è tornato in Italia per seguire terapie riabilitative, mentre Girone è diventato l’unico ospite dell’ambasciata d’Italia dove vive in libertà dietro cauzione. Una scadenza che in Italia ha riacceso le polemiche politiche soprattutto dalla destra. Ma anche in India non mancano le polemiche sulla lentezza della giustizia. Per il settimanale ‘The Week’ è stata la legge indiana ad intraprendere “una corsa ad ostacoli nel caso dei Fucilieri di Marina facendo sembrare l’India come una repubblica delle banane. Un Paese che detiene le persone senza processo.

“Sono passati tre anni da quelle morti e questi uomini non sono stati neppure incriminati”, ricorda sull’importante settimanale di Delhi il prestigioso editorialista R. Prasannan. In occasione del G20 di Brisbane, il premier italiano Matteo Renzi incontrerà il collega indiano Narendra Modi e certo gli chiederà conto della situazione, scrive Prasannan. “Modi farà bene a chiedere prima di partire per l’Australia una documentazione aggiornata sul modo in cui si può mettere fine in qualsiasi modo a questa sciocchezza”. E non gli venga in mente di ripetere la litania che “la questione è sub judice”.

Osservazione netta del giornalista: “una questione può dirsi sub judice solo quando i capi di accusa nei confronti di un imputato siano stati presentati”. E questo non è il caso. Si è misurato l’imbarazzo indiano sulla vicenda il 15 ottobre quando la stampa ha sostenuto che il dossier del processo dei due militari italiani sarebbe finito nelle mani del consigliere per la Sicurezza nazionale di Modi. Poi una smentita che conferma le difficoltà. Da mesi la Corte Suprema, dove sono depositati i ricorsi dello Stato italiano e dei fucilieri giacciono dopo il passaggio del caso dal Kerala, non tiene più udienze.

 R. Prasannan, prestigioso editorialista di un importante settimanale di Delhi che denuncia il 'pasticcio indiano'.
R. Prasannan, prestigioso editorialista di un importante settimanale di Delhi che denuncia il ‘pasticcio indiano’.

Il 12 dicembre è comunque prevista una udienza in cui si deve verificare se i ministeri competenti e la polizia investigativa Nia hanno rispettato disposizioni del precedente governo. Rinunciare all’uso della legge antiterrorista Sua Act per processare Latorre e Girone. I legali della difesa hanno chiesto che anche la polizia Nia sia esclusa perché può operare solo con le leggi antiterroriste antipirateria. L’India potrà gestire il caso solo con l’applicazione del Codice penale indiano? Agli esperti sembra molto difficile, e si avvicina la scadenza dei quattro mesi concessi a Latorre per la sua riabilitazione.

http://www.remocontro.it - 14 novembre 2014

CASO MARO' / INDIA - 1000 giorni, MILLE MONGOLFIERE PER MAX E SALVO ...... e la Farsa continua ..........







http://www.seeninside.net/piracy/ftp/IT_1307_Enrica_Lexie_Analisi_Tecnica_sintesi_Luglio_2013.pdf

http://www.seeninside.net/piracy/ftp/EN_1306_Enrica_Lexie_Technical_Analysis_expose_June_2013.pdf

http://www.seeninside.net/piracy/ftp/EN_1306_Enrica_Lexie_Technical_Analysis_expose_annex_A_trajectory_of_the_bullets_June_2013.pdf

http://www.seeninside.net/piracy/ftp/EN_1306_Enrica_Lexie_Technical_Analysis_expose_annex_B_piroli_report_June_2013.pdf

http://www.seeninside.net/piracy/ftp/EN_1306_Enrica_Lexie_Technical_Analysis_expose_annex_C_analysis_of_the_positions_June_2013.pdf







......... E  LA  FARSA  CONTINUA .......................


Prova a sfrattare le due arabe che occupano la casa popolare: gli sparano e feriscono il figlio


Ha tentato di sfrattare chi gli occupava illegalmente l’alloggio popolare. Ma le due inquiline abusive, due donne arabe, hanno chiamato un amico che ha sparato contro l’uomo e il figlio 17enne





È successo a Tor Bella Monaca, periferia di Roma, un’altra periferia degradata come Tor Sapienza.
L'uomo, 45 anni, legale assegnatario dell’alloggio, è stato gambizzato con un colpo di pistola. Insieme a lui c'era anche il figlio che è stato ferito alla testa con il calcio dell’arma. Padre e figlio sono stati soccorsi e trasportati in ospedale dal 118. Non sono in pericolo di vita. L’episodio è accaduto al secondo piano dell’edificio. A dare l’allarme alcuni vicini che hanno raccontato alla polizia di aver sentito forti rumori, come di una porta sfondata, e poi lo sparo. Quando l’ambulanza è arrivata i due feriti erano nella tromba delle scale. Dal palazzo sarebbe stato visto un uomo fuggire, ora ricercato dalla polizia. Sulla vicenda indaga il commissariato Casilino Nuovo.
Dai primi accertamenti emergerebbe che alla base del ferimento ci sia una lite con i precedenti inquilini per l’occupazione dell’appartamento. Il 45enne, che al momento sembrerebbe il legittimo assegnatario dell’alloggio popolare, avrebbe tentato di sfrattare due donne arabe che occupavano l’appartamento. Dopo un’accesa lite le inquiline straniere avrebbero chiamato un amico per farsi difendere che si è presentato nel palazzo armato di pistola. Dopo aver buttato giù la porta ha esploso il colpo mirando alle gambe del 45enne. Poi ha colpito il ragazzo sedicenne con il calcio della pistola per guadagnarsi la fuga. Anche le due donne sono scappate prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Padre e figlio sono stati ricoverati al policlinico Tor Vergata e non sono in pericolo di vita. Il proiettile sarebbe, infatti, entrato e poi uscito dalla gamba.
L’uomo verrà ascoltato nelle prossime ore dagli investigatori che stanno indagando per far luce sull’aggressione e sull’occupazione dell’appartamento conteso per chiarire se siano stati commessi eventuali illeciti.

Sergio Rame 13/11/2014
fonte: http://www.ilgiornale.it 

Ecco i piani di Merkel per il dopo Napolitano al Quirinale


 
Ecco i piani di Merkel per il dopo Napolitano al Quirinale
Il settimanale tedesco Die Zeit in un articolo ha descritto gli orientamenti della Cancelliera sul futuro della Bce e sui prossimi appuntamenti istituzionali italiani...
Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’articolo di Giorgio Ponziano apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi
Angela Merkel ci prova. Otterrebbe due piccioni con una fava. Libererebbe il posto di presidente della Bce, per issarvi un uomo di sua fiducia, e avrebbe a capo dell’Italia, il paese oggi più-antitedesco, un (quasi) amico, in grado di contrastare l’egemonia renziana e allo stesso tempo tranquillizzare i mercati finanziari. È stato il settimanale tedesco Die Zeit a svelare il piano della cancelliera tedesca, con un titolo a tutta pagina: Mario Draghi si trasferisce a Roma? Ovvero sarà lui il prossimo presidente della Repubblica?
Il nome del presidente della Bce era circolato lo scorso anno, in occasione delle votazioni per il Capo dello Stato, salvo poi il pellegrinaggio bipartisan per convincere Giorgio Napolitano a rimanere.
Ora l’argomento torna di attualità e la Merkel non vuole perdere l’occasione di fare bingo.
Die Zeit è un settimanale tedesco che dà spazio all’analisi politica ed è solitamente bene informato sui comportamenti della cancelliera. È stato fondato ad Amburgo nel 1946 e vende circa mezzo milione di copie. Dal 2004 è diretto da Giovanni di Lorenzo, un giornalista italiano naturalizzato tedesco che ha svelato di avere votato due volte alle ultime europee: la prima presso il consolato italiano e la seconda in una scuola elementare di Amburgo. Quindi tutti coloro che hanno il doppio passaporto hanno anche (se vogliono) il doppio voto.


Oltre alla staffetta Napolitano-Draghi egli ha pubblicato anche il nome dell’aspirante sostituto di Draghi al vertice della Bce, si tratta del finlandese Erkki Liikaner, ex-commissario europeo, fedelissimo della cancelliera. C’è pure una data: primavera 2015, appena dopo l’approvazione delle riforme istituzionali. In Germania sono convinti che Silvio Berlusconi non accetterà un candidato targato Pd e che i 5stelle ripeteranno il copione dell’altra volta, non parteciperanno ad alcuna trattativa e nei fatti si escluderanno. Poiché coi soli voti piddini (e nemmeno tutti: ricordate i 101 di Prodi?) non si va da nessuna parte, Renzi dovrà tirare fuori dal cappello un candidato super partes: chi più autorevole di Draghi?
Il leit motiv dell’ufficio stampa della Bce è: Draghi finirà il suo mandato. Ma le divergenze nella Bce sulla linea da tenere per cercare di dare ossigeno all’economia europea potrebbero incidere sulle decisioni del presidente. Del resto una banca centrale, in questo caso la banca d’Italia, ha già pagato tributi alla politica con Carlo Azeglio Ciampi, Lamberto Dini, Fabrizio Saccomanni (e indirettamente con Mario Monti, Tomaso Padoa Schioppa, Piercarlo Padoan). Ancora una volta quindi sarebbe un economista a correre al capezzale della politica, formando un tandem con Renzi per cercare di riuscire finalmente a portare il Paese fuori dal tunnel.
L’altro ieri Draghi era all’università Roma Tre per commemorare il centenario dell’economista Federico Caffè. A margine del convegno ha avuto una fitta serie di incontri. Poi è stato contestato dagli studenti (con intervento delle forze dell’ordine) con cartelli e slogan contro la finanza che padroneggia e impoverisce le società. Lui ha scelto la strada del dialogo: «L’attuale livello di disoccupazione – ha detto- è inaccettabile, va contro ogni nozione di equità ed è la più grande forma di spreco di risorse. Sono qui per spiegarvi l’azione che la Bce ha intrapreso per rispondere alla crisi in cui l’area euro, e specialmente l’Italia, si trovano».
Draghi sarebbe la persona giusta, secondo i tedeschi, per co-guidare l’Italia anche perché assicurerebbe quel rigore dei conti che sta tanto a cuore a Berlino. Non a caso Die Zeit sta portando avanti una campagna contro il finanziamento pubblico del Kirchentag, un grande meeting organizzato dalle chiese protestanti ogni due anni. È finanziato dallo Stato, dai Länder e dai Comuni e in questo periodo di crisi, secondo il giornale, non è ammissibile che questi soldi escano dalla casse pubbliche. «Che le chiese finanzino le loro feste», titola il settimanale, che scrive: «Perché i cittadini che non sono stati battezzati o che non hanno ricevuto la confessione devono pagare manifestazioni come questa»?
La recessione incomincia a farsi sentire anche in Germania, e il giornale lo registra. Il governo tedesco è contrario al piano di acquisto di titoli cartolarizzati proposto da Draghi, duramente contestato dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble: «Non sono particolarmente contento dell’acquisto dei titoli cartolarizzati da parte della Bce. Bisogna agire con prudenza anche per evitare conflitti di interesse o parvenze di conflitti di interesse tra politica monetaria e vigilanza, che devono essere rigorosamente separate all’interno della Bce».


Si tratta di uno sgambetto di non poco conto poiché l’acquisto di titoli è uno dei pilastri della strategia disegnata da Draghi affinché la Bce sia protagonista di una politica di rilancio dell’economia europea. Insomma, Draghi si verrà a trovare al centro di una bagarre economica (in Europa, quando incomincerà a comprare titoli di Stato) e politica (in Italia, quando Napolitano alzerà bandiera bianca). Si preannuncia, per lui, una primavera calda. In attesa degli eventi ha tracciato in un’intervista a un quotidiano lituano una sorta di bilancio della sua presidenza alla Bce: «L’area dell’euro ha dolorosamente riconosciuto i difetti nel suo design originale e adottato importanti iniziative per ripararli. Ci sono regole più severe per le politiche di bilancio, più forte sorveglianza degli squilibri macroeconomici, un prestatore di ultima istanza per i titoli sovrani sotto forma di meccanismo europeo di stabilità, e ci sarà presto un ecoscandaglio per un settore bancario più integrato grazie alla creazione di un meccanismo di vigilanza unico. L’area dell’euro ha attraversato la sua difficile fase iniziale di apprendimento e ora prosegue nel suo cammino».
Ancora: «Ora è nelle mani dei governi agire con decisione su ulteriori riforme strutturali – afferma Draghi- in grado di garantire una maggiore crescita sostenibile e l’occupazione nell’area dell’euro. Inoltre, sul lato della politica fiscale, i governi dovrebbero utilizzare i progressi compiuti nel risanamento dei conti pubblici per rendere le politiche di bilancio più favorevoli alla crescita. Da parte nostra, siamo pronti a ricorrere a strumenti non convenzionali aggiuntivi all’interno del nostro mandato, modificando le dimensioni e la composizione dei nostri interventi non convenzionali in caso di ulteriori rischi collegati a un periodo troppo prolungato di bassa inflazione».
La Merkel (e i tedeschi) erano abituati a presidenti della Bce più malleabili. Anche per questo cercano di staccare per Draghi un biglietto per Roma. Così potrebbero essere tutti contenti, pure Silvio Berlusconi, che accettando Draghi riuscirebbe addirittura a fare pace con la sua nemica tedesca.

di Giorgio Ponziano  14 - 11 - 2014
fonte: http://www.formiche.net 

Vi spiego perché Renzi sta accelerando sull’Italicum 2.0. Parla Paolo Armaroli



Vi spiego perché Renzi sta accelerando sull'Italicum 2.0. Parla Paolo Armaroli

Per il costituzionalista, già parlamentare di An, il premio di governabilità alla lista creerebbe un bipartitismo egemonizzato dal Pd. Rendendo le altre forze subalterne a Renzi. Mentre Berlusconi e Alfano...
La riforma del meccanismo di voto al centro di estenuanti negoziati tra le forze politiche sta assumendo contorni tecnico-legislativi sempre più marcati. E, qualunque sia l’esito del confronto sui punti tuttora aperti – soglia di accesso per il Parlamento, ampiezza delle circoscrizioni, rapporto fra “candidati bloccati” e voto di preferenza, attribuzione del premio di maggioranza alla singola lista anziché alla coalizione vincente – produrrà effetti rilevanti nel panorama partitico nazionale.
Per capire chi verrà avvantaggiato e chi sarà penalizzato dall’Italicum 2.0, Formiche.net ha interpellato Paolo Armaroli, professore di Diritto pubblico comparato presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Genova e parlamentare di Alleanza Nazionale tra il 1996 e il 2001, oltre che per anni editorialista dei quotidiano il Giornale e il Tempo.
La previsione di capilista bloccati e la scelta degli altri candidati tramite le preferenze favorirà i piccoli o i grandi partiti?
Creerà una forte discriminazione tra gli elettori delle formazioni con meno consenso e dei gruppi più forti. Perché nelle prime verranno eletti esclusivamente i capilista, e i cittadini dovranno accettarli passivamente. Mentre nei secondi il gioco delle preferenze potrebbe rendere aperta la gara per gli altri aspiranti parlamentari, che sarà decisa proprio dal voto dell’opinione pubblica.
La possibilità per i capilista di presentarsi in 10 circoscrizioni inciderà sulla facoltà di scegliere i parlamentari?
Sarà una beffa per i cittadini. A seconda del collegio per cui opterà il “pluri-eletto”, farà ingresso in Parlamento questo o quel candidato. Anche se è sempre stato seguito tale metodo per gli “alti papaveri” dei partiti.
Quali conseguenze politiche provocherà la riduzione dei collegi plurinominali da 120 a 100?
Avremmo circoscrizioni più ampie. Pertanto le formazioni minori come Nuovo Centrodestra, Fratelli d’Italia, Sinistra e Libertà, potranno contare su una maggiore rappresentatività.
Sempre che riescano a superare la clausola di ingresso in Parlamento.
Certo. Un’asticella che potrebbe essere fissata al 4 per cento dei voti, punto di incontro finale tra le proposte sul tappeto. Nel centro-destra non è certo che tutti raggiungano la soglia di consensi per entrare alla Camera dei deputati. Pertanto è interesse dello stesso Silvio Berlusconi mantenerla ridotta.
Ma l’ex Cavaliere non punta a neutralizzare il partito di Angelino Alfano?
Con l’assegnazione del premio di governabilità di 340 parlamentari alla lista e non all’alleanza vincente, Forza Italia correrebbe un duplice rischio. Costruire un “listone” con gli altri gruppi conservatori, certamente poco coerente e ingannevole nei confronti degli elettori. Oppure favorire la rappresentanza di tutti i potenziali alleati compreso NCD.
E se non lo facesse?
Verrebbe tagliata fuori dalla competizione per il governo. Si configurerebbe in tal modo un “bipartitismo imperfetto” tutto sbilanciato a favore del PD e giocato verso una porta sola.
È questo il destino di medio-lungo termine per il centro-destra?
Un conto sono i sondaggi, un altro i risultati elettorali. Vedremo fra tre anni. Berlusconi ha l’interesse a non restare relegato all’opposizione in modo irriducibile. E vuole continuare a giocare nel tavolo delle forze di maggioranza, accreditandosi come padre del percorso di rinnovamento istituzionale e come interlocutore centrale per l’elezione del Capo dello Stato.
Con il nuovo meccanismo di voto il Movimento Cinque Stelle potrebbe costituire l’antagonista effettivo del PD?
È un’incognita. Non sappiamo se quando si tornerà alle urne il M5S sarà ancora quotato, vista la pochezza della sua classe dirigente e il comportamento di Beppe Grillo che si pone all’esterno dell’agone politico.
La minoranza del Partito democratico accetterà la nuova legge elettorale?
Per la sinistra del Nazareno si pone l’alternativa tra “mangiare la minestra o saltare dalla finestra”. La ragione profonda per cui Matteo Renzi vuole approvare al più presto la riforma non è tornare alle urne.
Qual è allora?
Avere in tasca, come il premier britannico, il potere indiretto di scioglimento delle Camere per neutralizzare l’ostruzionismo delle opposizioni esterne e l’ostilità della minoranza interna al suo pacchetto di riforme. Il premier avrebbe gioco facile a brandire l’arma della mancata ricandidatura per i parlamentari vicini a Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Giuseppe Civati.

di Edoardo Petti - 14 novembre 2014
fonte: http://www.formiche.net

Campi nomadi, ecco quanti milioni ci costano




campo_nomadi_863732196

Sono entrati a buon diritto al centro del dibattito politico scatenando una selva di polemiche. L’aggressione subita da Salvini a Bologna ne è stata l’apice. Ma quanto costano realmente allo stato i campi nomadi?
Secondo il rapporto «Campi Nomadi S.p.A.», realizzato dall’Associazione 21 Luglio, nel 2013 soltanto il comune di Roma ha impiegato più di 24 milioni di euro per “affrontare la questione rom”, 21 di questi utilizzati per la gestione e la vigilanza. Trattandosi di otto aree dove vivono meno di 5 mila persone in tutto, facendo un rapido calcolo vengono spesi circa 5 mila euro l’anno per ogni abitante. Se consideriamo che fino al 2011 i campi costavano circa 10 milioni di euro all’anno, realizziamo che l’amministrazione Marino ha pensato bene di aggiungere 14 milioni.
Nel rapporto si evince inoltre che l’incremento pare difficilmente giustificabile perché, leggiamo, se “negli anni precedenti queste somme potevano essere parzialmente giustificate dalla cosiddetta emergenza rom, attualmente, però, non è plausibile una spesa del genere per un sistema che nei fatti non ha mai funzionato”.


Le associazioni Berenice, Compare e Lunaria hanno poi curato un altro rapporto, “Segregare costa”, che fa luce inoltre sugli investimenti impiegati dai comuni di Milano e Napoli. Anche in questo caso non si tratta di cifre risibili. Per il “Villaggio della solidarietà” di Secondigliano, dove risiedono in pianta stabile circa 700 nomadi (termine evidentemente sempre meno appropriato), dal 2005 al 2011 sono stati spesi 24 milioni di euro,18 dei quali sborsati per la realizzazione di infrastrutture.
Considerati i dati di Roma e Napoli, il comune di Milano appare però esageratamente parco nei confronti dei “nomadi”, avendo impiegato dal 2005 al 2011 “soltanto” 2,7 milioni di euro per la gestione dei campi. A cui però va aggiunto 1 milione stanziato nel 2008 per il progetto “Dal campo alla città”, ideato per la “sperimentazione” di formule abitative alternative.
Difficile capire quanti soldi vengano spesi in totale in Italia, ma tanto per fare un altro esempio indicativo e recente, basti pensare che il comune di Asti (circa 75 mila abitanti) ha speso per il campo locale (in cui non è dato sapere quante persone vivano esattamente) 50 mila euro nel 2013, a cui vanno aggiunti 250 mila euro per eliminare i rifiuti accumulati. A questi la scorsa settimana sono stati aggiunti 20 mila euro, come denunciato dalla Lega Nord. Non disperate quindi, c’è la crisi ma in certi casi i soldi si trovano.

Eugenio Palazzini - Roma, 12 nov 2014
fonte: http://www.ilprimatonazionale.it

13/11/14

Il dietro le quinte del sì di Berlusconi a Renzi sull'Italicum

INSIGHT - Perché il leader di Forza Italia ha accettato le modifiche imposte da Renzi che di fatto trasformano l'Italicum in una legge elettorale fatta su misura per il Pd? Alle aziende della famiglia Berlusconi interessa che ci sia stabilità politica. Quindi... I dettagli




L'ennesimo faccia a faccia tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è servito per sancire quello che già era nell'aria e che Affaritaliani.it aveva intuito: il Patto del Nazareno regge e va avanti. I tecnicismi verranno risolti in Commissione al Senato, o anche in Aula, dove si troverà una soluzione sullo sbarramento al 3 o al 4%, sul nodo delle preferenze, sulla grandezza dei collegi o circoscrizioni e sul premio di maggioranza alla lista (probabile) o alla coalizione. Insomma, i dettagli - che poi tanto dettagli non sono - saranno messi a punto durante l'iter parlamentare.

Il vero punto politico è che l'intesa tra il segretario dem e l'ex Cavaliere è più forte che mai. E non poteva essere altrimenti. Al premier serve tempo per intercettare la ripresa economica, lanciare il Partito della Nazione e mettere a tacere la minoranza interna. Il leader azzurro, dal canto suo, non vuole le elezioni anticipate, non solo perché il Centrodestra è diviso e non pronto alla sfida delle urne. Ed ecco il vero nodo. Che cosa ha chiesto Berlusconi a Renzi in cambio del via libera indigesto alle modifiche all'Italicum? Fonti qualificate del Pd spiegano che tra i due leader la discussione non è stata solo sulle riforme ma anche sul fatto che all'ex Cav interessa molto la stabilità politica, che fa bene a Mediaset e alle aziende di famiglia.

Non a caso, l'altro giorno, nel vertice ad Arcore i figli di Berlusconi e Fedele Confalonieri hanno chiesto a Berlusconi di fare di tutto affinché la legislatura non si interrompa. Ma c'è dell'altro. In Parlamento (e non solo) c'è chi sostiene che il numero uno di Forza Italia sia molto interessato al progetto di riforma della Rai, che potrebbe comportare una diversa distribuzione della raccolta pubblicitaria che, in qualche modo, favorirebbe anche Mediaset. Non solo. Qualche deputato del Pd ricorda che in una delle ultime riunioni con i gruppi parlamentari Renzi ha accennato a un non meglio precisato gruppo di lavoro per modificare in tempi rapidi l'attuale assetto della Rai.

D'altronde qualcosa sul fuoco, dietro le quinte, deve pur esserci per l'Italicum con il premio alla lista e lo sbarramento al 3% per i partitini sembra un lagge fatta su misura per il Pd. Ma Berlusconi dice sì.

Di Alberto Maggi -Giovedì, 13 novembre 2014
fonte: http://www.panorama.it

ROMA ... L’Isis sventola nella casa pagata dal Comune

TERRORISMO

Il presunto «lupo solitario» vive da 3 anni in un alloggio per le emergenze abitative

 

 

1408N__WEB 
Il presunto terrorista tunisino Hmidi Saber, 30 anni, vicino al gruppo salafita Ansar Al-Sharia, arrestato dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio, ricettazione, porto abusivo di arma da fuoco, lesioni, violenza e resistenza a pubblico uffciale, vive in un alloggio pagato dal Campidoglio. Proprio così. I romani gli pagano casa da quasi tre anni, quando con sua moglie, italiana, sono riusciti a farsi assegnare un alloggio nel camping Faboulous di via Malafede, per motivi di «emergenza abitativa». Circa 1300 euro al mese che il Campidoglio versa nelle casse del consorzio Eriches 29, che a sua volte aveva messo a disposizione dell’Amministrazione una sessantina di casette prese in affitto dalla società proprietaria del camping. In uno dei bungalow abita, gratuitamente, Hmidi Saber. E lì gli investigatori hanno rinvenuto un drappo del movimento politico religioso a cui sarebbe legato il tunisino, con la scritta apocrifa del califfato dell’Isis che ha dichiarato guerra anche al Papa. Gli investigatori stanno verificando se possa trattarsi di uno dei 211 "lupi solitari" italiani, già nel mirino dell’anti-terrorismo. Insieme ad un connazionale scappato e ricercato dalla polizia, sono stati fermati domenica notte a Morena per un controllo mentre erano a bordo di un’auto. Sabir ha reagito "scarrellando" la pistola carica che aveva con se contro uno degli agenti, facendo espellere il colpo. Un istante che il poliziotto ha saputo sfruttare allontanando l’arma dal suo corpo, bloccando il tunisino e salvandosi la vita. I due riescono a scappare. Nell’auto sono stati trovati passamontagna, guanti in lattice e una bomboletta spray urticante al peperoncino. Ma non è finita. La Digos sa dove rintracciarli. Il giorno dopo gli agenti vanno a San Basilio. Saber è lì, in una pizzeria gestita da alcuni immigrati. Scattano le manette. Dall’altra parte della città, in un bungalow del camping Faboulous, una donna italiana apre la porta agli agenti di polizia. Nell’alloggio Sabir nasconde un manifesto riconducibile al movimento politico religioso Ansar Al-Sharia riportante la parola Isis, anche se non si tratterebbe di una scritta autentica. Quel bungalow, come confermato da altri residenti del camping, è stato messo a disposizione del Comune per dare ospitalità a famiglie in emergenza abitativa. Ma possibile che il Campidoglio non si preoccupi di sapere chi vive in una casa che ha concesso a titolo gratuito? Ieri, inatnto, il fermo di Sabir si è trasformato in arresto.

Matteo Vincenzoni- 13 nov 2014
fonte: http://www.iltempo.it

12/11/14

Bandiere nere e armi, giallo a Roma

 

Due magrebini inseguiti dalla polizia scappano. Rintracciati all’Infernetto. In una grande roulotte trovati materiali dell’Isis e mappe della città «cerchiate»


B_-_WEB 
In una grande roulotte all’Infernetto, sul litorale romano, avevano le bandiere dell’Isis e la mappa di Roma. Due magrebini sono stati fermati. Sono terroristi che progettavano un attentato? Oppure sono dei fanatici, fan degli islamisti del Califfato che da giugno scorso, tra Siria e Iraq del nord, dove è stato stabilito il quartier generale, ha dichiarato guerra al mondo, agli occidentali, agli infedeli? È presto per dirlo anche perché l’inchiesta è stata aperta ieri, condotta dalla Digos di Roma, passata al setaccio anche dagli investigatori dell’Antiterrorismo.
La domanda principale: volevano colpire Roma, il Vaticano di cui tante volte ha parlato il califfo delle tute nere? Oppure è tutta un’altra storia?
Il giallo comincia l’altra sera, in zona Romanina. La dinamica è parziale. Si sa che un’auto sfreccia davanti agli agenti di una volante. L’equipaggio del 113 si sarebbe subito messo all’inseguimento della vettura. Una curva, poi un’altra, alla fine i sospetti riescono a sparire nel nulla. I poliziotti continuano a perlustrare la zona arrivando a trovare l’auto abbandonata. I due nordafricani sono però spariti. Gli agenti controllano l’interno dell’abitacolo e trovano due pistole. I sospetti aumentano. Gli investigatori verificano chi è il titolare della macchina e gli accertamenti si spostano, arrivano sul litorale romano, all’Infernetto. Poco dopo la polizia è alla porta. Entrano e trovano una donna, solo lei. Perquisiscono la residenza e in una stanza fanno la scoperta: trovano bandiere dell’Isis e una mappa di Roma con alcuni luoghi cerchiati con un pennarello. Tanto basta per capire cosa potrebbe esserci dietro. Stavano preparando un’azione dimostrativa da compiere a Roma nel nome del Califfato?
Il centro della religione cattolica potrebbe essere obiettivo dei terroristi islamici. Roma è una tra le capitali europee più esposte al pericolo di attentati proprio per il suo stretto legame con il Vaticano. Gli jihadisti capeggiati da Abu Bakr al-Baghdadi nel quarto numero di Dabiq, la rivista on line del terrore, hanno dedicato la copertina proprio alla Capitale, pubblicando l’immagine di piazza San Pietro con la bandiera nera dell’Isis issata sull’obelisco. A Roma, però, il fenomeno dell’integralismo ha radici ben più profonde grazie anche alla presenza di numerose moschee non autorizzate che, in alcuni casi, sono un centro di arruolamento e reclutamento di jihadisti. Con l'avvento dell'Isis il fenomeno di combattenti volontari che sono partiti per la Siria e l'Iraq per schierarsi con i miliziani dello Stato islamico è arrivato quasi a cento unità.

Fabio di Chio- 11 novembre 2014
fonte: http://www.iltempo.it

Consigliere laziale del M5S si rifiuta di commemorare le vittime di Nassiriya ... e di tutti i caduti nelle missioni di Pace.


10730949_10152931084447323_3818890892315840893_n


Il 12 novembre è l’anniversario della prima strage di Nassiriya, avvenuta nel 2003 e costata la vita a 19 italiani e 9 iracheni. Tra le vittime italiane si contano 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e 2 civili.
Sono 28 in tutto gli italiani morti a causa di attentati a Nassirita, tra il 2003 e il 2006, ma la prima strage è quella maggiormente ricordata proprio per l’elevato numero di vittime.
Ad ogni commemorazione, qualche esponente del Movimento 5 Stelle non perde l’occasione per mettere in mostra il proprio anti-occidentalismo e l’odio per le forze armate. L’anno scorso è toccato alla deputata Emanuela Corda, che ha scelto in maniera discutibile addirittura di commemorare l’autore dell’attentato, anch’egli perito in seguito all’esplosione dell’autocisterna che guidava.
Quest’anno è invece toccato al consigliere regionale del Lazio, Davide Barillari, già candidato grillino alla presidenza. Il presidente del consiglio regionale, Daniele Leodori, ha chiesto di osservare un minuto di silenzio in ricordo dei caduti nelle missioni di pace. Il 12 novembre, infatti, oltre ad essere anniversario della strage è stato scelto non a caso come Giornata dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali.
Tutti i consiglieri regionali, durante il minuto di silenzio, si sono alzati in piedi. Tranne uno: Davide Barillari, per l’appunto, che ha deciso di non rispettare il minuto di silenzio non alzandosi in piedi come ha fatto il resto dell’Aula.

Di Riccardo Ghezzi
fonte: http://www.qelsi.it

Colle, piano Berlino-Ue: Draghi come "controllore" di Renzi


ESCLUSIVO - Veltroni in pole position per il Colle. Forti anche i nomi della Finocchiaro e della Pinotti (che piace al premier perché non gli farebbe ombra). Ma - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - c'è un piano europeo, targato Merkel e Juncker, per imporre al Quirinale Draghi come "controllore" di Renzi. L'idea è quella di far "bollire" i due candidati di area Pd nei veti incrociati della politica italiana (vedi Prodi) per poi spingere per il presidente della Bce. Dal canto suo, il banchiere centrale preferirebbe restare a Francoforte ma obtorto collo sarebbe costretto ad accettare per il bene dell'Italia. I dettagli





Walter Veltroni, Anna Finocchiaro o Roberta Pinotti. Sono i tre nomi che circolano con insistenza in Parlamento come presidente della Repubblica quando arriveranno le attese dimissioni di Giorgio Napolitano. Pare che Matteo Renzi abbia già incontrato la Finocchiaro a Palazzo Chigi per sondare il terreno e capire se c'è la sua disponibilità. Risposta affermativa. Ma si scalda anche Veltroni. Che, anzi, come anticipato da Affaritaliani.it, continua a essere in pole position perché più gradito a Berlusconi rispetto alla senatrice 'madre' dell'Italicum e delle riforme istituzionali. Attenzione anche al ministro della Difesa, che - dicono in Transatlantico - piace moltissimo al segretario del Pd in quanto "figura che non gli fare ombra".

Attenzione, però, perché secondo quanto risulta ad Affari, ci sarebbe un piano a livello europeo, che vede come protagonisti principali il neo-presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e la Cancelliera tedesca Angela Merkel, per spingere sul Colle Mario Draghi. Il numero uno della Bce, sondato in maniera informale e preliminare, avrebbe risposto "no, grazie. Sto bene dove sono". Ma le indiscrezioni raccolte da Affari parlano quasi di un'imposizione da parte della Merkel e di Junker. Draghi al Quirinale serve a Bruxelles e a Berlino per "controllare" Renzi, viste le sue ultime uscite contro i burocrati europei e la sua posizione considerata non 'friendly' verso la Germania. Si tratterebbe di mettere "sotto tutela" il presidente del Consiglio attraverso un Capo dello Stato a cui stanno particolarmente a cuore gli interessi dell'Unione.

C'è da dire che la Merkel otterrebbe anche il vantaggio di accontentare la Bundesbank, sempre critica nei confronti di Draghi. In sostanza il piano punta a far "bollire" Veltroni e Finocchiaro, conoscendo i veti incrociati della politica italiana e con il precedente dello sgambetto a Romano Prodi dei 101 'traditori', per poi far emergere con forza, attraverso ovviamente sponde italiane, la candidatura del presidente della Bce. Draghi, dal canto suo, di fronte a un'empasse del Parlamento e all'impossibilità di Napolitano di restare al Colle farebbe, obtorto collo, un sacrificio per il bene del suo Paese. E il piano Merkel-Juncker raggiungerebbe così il suo obiettivo...

Di Alberto Maggi - 12 novembre 2014
fonte: http://www.affaritaliani.it

Due gay e due lesbiche si contendono per sei anni due bambine. Giudice: «Il caso più brutale al quale abbia mai assistito»



Per il processo le due coppie hanno speso in avvocati e ricorsi mezzo milione di sterline, rovinando «in modo irrimediabile» l’infanzia delle bambine


gay-pride-h


L’infanzia di due bambine di 9 e 13 anni è stata «irrimediabilmente rovinata» dalla follia di quattro adulti nel caso più «teso e brutale» al quale il giudice inglese Justice Cobb abbia mai assistito. Così si è espresso lo stesso Cobb, chiamato a decidere della potestà di due bambine contesa da sei anni da una coppia di gay e una di lesbiche (le cui generalità sono tenute segrete anche alla stampa britannica).


IL CASO. Gli uomini avevano deciso di donare alle donne il proprio sperma per permettere loro di avere figli. Ne sono nate le due bambine in questione, figlie geneticamente di uno dei due uomini e di una delle due donne. La causa è cominciata quando i due uomini hanno rivendicato il diritto di essere presenti nella vita delle due minori ma le madri gliel’hanno negato. Per il processo le due coppie hanno speso in avvocati mezzo milione di sterline e coinvolto una sfilza di giudici che hanno emesso più di 30 ordinanze.


gay-pride-bambino 


VITE DISTRUTTE. Il giudice dell’Alta corte ha stabilito definitivamente che gli uomini hanno diritto a vedere la bambina più piccola in poche occasioni, rigidamente stabilite, mentre possono solamente scrivere alla più grande. La lunga causa ha avuto «un effetto distruttivo sulle parti», scrive il magistrato nella sentenza. La madre genetica entra ed esce da anni da una clinica psichiatrica, è diventata in tutto dipendente dalla «partner», che nei suoi confronti è però diventata «indifferente e spietata».
Le donne inoltre, affermano gli assistenti sociali che seguiranno l’educazione delle bambine, hanno separato le figlie dal mondo, costruendo «un alto muro» per escludere chiunque non la pensi come loro.

«MERAVIGLIOSO SFORZO». I due uomini sono stati invece criticati dal giudice per «aver alzato la temperatura» del caso, accusando le donne di «torturare le bambine», mettendo la loro vita «a rischio». Secondo il giudice, questo caso dimostra «fin troppo chiaramente le immense difficoltà che si scatenano quando le famiglie sono create con la fecondazione e un donatore non anonimo». Ma per non dare l’impressione di essere contrario alle nuove «creazioni» e alla generazione artificiale dei bambini, Cobb ha anche aggiunto che i quattro erano implicati in un «meraviglioso sforzo di creare una famiglia». È difficile tuttavia credere che «l’effetto distruttivo» del caso sia dovuto solo al mancato anonimato del donatore di sperma.
novembre 5, 2014 Leone Grotti
fonte: http://www.tempi.it
 

Asili nido a Roma conquistati dalla lobby gay




Libriccino per asilo nido


«Mery e Franci si amavano e volevano una famiglia.
(…) Ma mancava il semino! In Olanda c’è una clinica dove dei signori gentili donano i loro semini per chi non ne ha. Franci si è fatta dare un semino nella clinica olandese e… l’ha messo nella pancia di Mery. Margherita ha cominciato a crescere! Margherita ha due mamme: solo una l’ha portata nella pancia ma entrambe, insieme, l’hanno messa al mondo. Sono i suoi genitori».  Le scritte grandi e ben scandite campeggiano su pagine dai colori pastello dove le figure di due donnine, che si scambiano bacini e cuoricini, completano l’«idillio fiabesco». Ebbene sì, perché quanto riportato qui sopra, è lo stralcio proprio di un racconto per bambini, Piccola storia di una famiglia, casa editrice Stampatello.

Ma il peggio deve ancora venire. Perché, il manualetto per infanti non occupa solamente gli scaffali delle librerie più attive in tema di propaganda gender, ma fa parte della progetto educativo, all'insaputa dei genitori, di un asilo nido comunale di Roma, il Castello Incantato, zona Buffalotta.

Al testo in questione si aggiungono una lunga serie di altri simili: Perché hai due papà? – «un libro che in modo semplice e lineare spiega come nascono i bambini dall’amore di due uomini» – oppure, Qual è il segreto di papà?, dove si racconta ai piccoli che loro padre potrebbe avere un fidanzato. E ancora Il bell’anatroccolo, la storia di Elmar (maschio) che scopre di essere «femminuccia ed è orgoglioso di esserlo». E via dicendo. La lista è  lunga ed è stata affissa sulla bacheca del nido in questione con il titolo: «Vogliamo leggerli ai nostri “bambini” (scritto in rosa, ndr) e “bambine” (scritto in azzuro, ndr), chi ce li regala?».

Una bacheca sì, una semplice bacheca di quelle che si usano per comunicare feste di compleanno, variazioni del menù scolastico o colonie di virus in agguato. E però, è proprio questo il metodo che si ripete: con il cavallo di Troia della lotta alla discriminazione, con il pretesto dell'educazione sessuale o più semplicemente, appunto, con escamotage che sfruttano la distrazione dei genitori, si spalancano le porte degli istituti scolastici ad una valanga di "progetti educativi" di stampo gender. Il nido di Roma non è certo un caso isolato. Lo denuncia un comitato di genitori - comitatoarticolo26.it - nato proprio con lo spirito di rispondere all’emergenza educativa che, sotterranea ma violenta, si sta imponendo nelle strutture scolastiche della capitale ed anche di tutto il territorio nazionale.

Così, spesso all'insaputa dei genitori, si va affermando una linea ben precisa. Si impone, in modo più o meno limpido, una cultura insidiosa, che mira alla decostituzione dei modelli di genere, alla sovversione delle evidenze di natura e allo stravolgimento del senso di famiglia e di genitorialità. Detto in altre parole, si insegna ai bambini, sin dalla più tenerà età, che non si nasce maschi o femmine ma che «sei quello che senti di essere», senza differenza. Che non esistono una mamma e un papà, ma un genitore 1 e 2. E che perciò la famiglia può essere tutto e il suo contrario. E via discorrendo. Un “progetto educativo” ben architettato che nasce in seno alle associazioni Lgbt e si serve del patrocinio del governo e degli enti locali, come più volte abbiamo dimostrato spiegando ad esempio il progetto del governo che va sotto il nome di "Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sulle discriminazioni", che ha nella scuola il principale obiettivo (clicca qui).


Per capire meglio lo scenario su cui si muovono casi come quello del Nido Castello Incantato, è sufficiente guardare quanto successo a Roma lo scorso 20 e 21 settembre, giorni in cui si è tenuto un convegno nazionale dal titolo “Educare alle differenze”. Organizzato da duecento realtà co-promotrici – per lo più associazioni Lgbt sparse su tutto il territorio nazionale –, l'incontro ha visto la partecipazione di centinaia di attivisti, tra cui psicologi e docenti di scuola pubblica di ogni ordine e grado. Sono questi ultimi, infatti, i destinatari prediletti, perché lo scopo dell’ideologia cosiddetta gender, è quello di formare ed educare le future generazioni a «cambiare idee, concetti e visioni del mondo mettendo in crisi il pensiero unico della nostra cultura, fatta spesso di stereotipi e modelli culturali di genere normativi limitanti». Questo quanto si legge nella “mission” di Progetto Alice, uno dei principali gruppi promotori dell’evento. E se i più grandi sono difficili da convincere, meglio partire dai piccini: «Abbiamo individuato nella decostruzione degli stereotipi dei modelli familiari nella primissima infanzia un intervento strategico per il lavoro educativo», ha dichiarato un’esponente dell’associazione Scosse nell’ambito della presentazione del progetto “Leggere senza stereotipi”, un’idea che a Venezia è già diventata realtà grazie ai finanziamenti del Comune e che prevede la fornitura agli asili e alle scuole dell’infanzia di libretti sul calibro di quelli citati in partenza.

Ma vi è di più. Il convegno nazionale “Educare alle differenze” è stato patrocinato dell’Assessorato alla Scuola di Roma Capitale. E infatti Scosse, l’ideatrice dell’evento, è la medesima associazione che l’anno scorso ha ricevuto da Roma Capitale il mandato di formare le educatrici degli asili nido e delle scuole dell’infanzia di Roma, attraverso specifici seminari sulle tematiche gender (clicca qui). Simili corsi di formazione rientrano oggi a tutti gli effetti nei “Percorsi didattici per le scuole di Roma Capitale” che l’assessore alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità, Alessandra Cattoi, ha presentato ai dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2014/2015 (clicca qui).

La verità è che spesso questi tipi di inziative si nascondono sotto le vesti della lotta alla discriminazione, della battaglia avverso la violenza omofoba, della campagna di sensibilizzazione alle “diversità” ma nulla hanno a che fare con la difesa di questi diritti. E perciò, chi prova a contrastare siffatte iniziative viene subito tacciato come omofobo. Ma è tutto il contrario. Anzitutto perché, proprio trattandosi di temi estremamente delicati, quali l’affettività e la sessualità, meriterebbero per questo di essere affrontati con altrettanta delicatezza e rispetto. Non già, come invece accade, strumentalizzati per portare avanti battaglie puramente ideologiche sulla pelle di chi soffre.

Ma il punto è un altro e non ha nulla a che vedere con l’omofobia. Ha invece a che fare con la tutela degli innocenti, con la protezione dei più deboli e indifesi: i nostri bambini. Perché dire a un piccolo che può nascere da due mamme, che papà e mamma non esistono, che nasce maschio ma potrebbe scoprire di essere femmina, che non conta «ciò che è e ciò che vede», ma «ciò che sente e pensa di essere»; dirgli tutto questo significa ingannarlo sfruttando la sua innocenza; significa raccontargli menzogne abusando della sua fiducia; significa educarlo ad un modo stravolto ed estremamente pericoloso di rapportarsi con la realtà. E i danni sono devastanti. Per tutti.

«Quando si abolisce il principio di evidenza naturale, la mente compensa con squilibri psicotici gravissimi. Per questo pensare di introdurre l’uguaglianza dei sessi come normale significa attentare alla psiche di tutti. Penso poi ai più deboli: i bambini. Se gli si insegna sin da piccoli che quel che vedono non è come appare, li si rovina. Non sono solito fare affermazioni dure, dato che gli omosessuali sono persone spesso duramente discriminate, ma non posso non dire che introdurre l’idea che la differenza sessuale non esiste, e che quindi non ha rilevanza, è da criminali. Non conosciamo ancora gli scenari di un mondo disposto a stravolgere la normalità ma li prevedo terribili: l’uomo che obbedisce alla sua volontà e non alla norma si distrugge». Così disse Italo Carta, rinomato psichiatra già ordinario di psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria all’Università degli studi di Milano. Ora dite voi: chi sono i violenti?

di Costanza Signorelli - 12-11-2014
fonte: http://www.lanuovabq.it

IL SEQUESTRO DEI FUCILIERI DI MARINA LATORRE E GIRONE - 1.000 GIORNI E 1.000 MONGOLFIERE






Le 1.000 Mongolfiere che si alzeranno virtualmente in volo tra due giorni saranno il simbolo della lotta dell'uomo per conquistare il cielo. E saranno il simbolo della nostra lotta per arrivare alla verità.
Serviranno a ricordare a tutti i 1.000 giorni di ingiustizia e di sofferenza che Salvatore e Massimiliano hanno pagato sulla propria pelle.
La giustizia e la politica nel mondo 'mediatico' in cui viviamo sono profondamente malate.
Chi agli occhi dell'opinione pubblica viene dipinto come 'vittima' ha sempre la meglio su di chi non riesce ad opporsi all'essere indicato come 'carnefice'. Ha la meglio a prescindere dalla verità.
A volte poi succede che nella realtà i ruoli di vittima e carnefice siano capovolti.
Questo è successo a Salvatore e Massimiliano. Indicati come carnefici, ma in realtà vittime sacrificate sull'altare del potere e degli affari.
Nonostante TV e giornali, noi sappiamo da tempo con precisione chi e perchè si è reso responsabile di quanto avvenuto a Massimiliano e Salvatore.
Sia in Italia che in India.
Le 1.000 Mongolfiere si alzeranno in volo anche con questo messaggio di verità.


di Stefano Tronconi - 12 Novembre 2014
fonte: https://www.facebook.com/stefano.tronconi.79?fref=ts
_________________________________________________


vedi evento:
https://www.facebook.com/events/844223982275902/?fref=ts



 

11/11/14

Che noia il toto-Quirinale, sembra un reality show

Ecco le nomination per il post-Napolitano. Un evitabile teatrino di indiscrezioni e autocandidature
Andreas Solaro/Afp/Getty Images

Andreas Solaro/Afp/Getty Images


Ci sono le teste di serie, i politici buoni per ogni successione. Anche quest’anno entrati di diritto nella corsa verso il Quirinale. E poi ci sono gli outsider, quelli in gara per la prima volta. Sembra che le candidate di sesso femminile partiranno in vantaggio. Così come gli aspiranti presidenti più giovani - l’articolo 84 della Costituzione fissa il limite minimo d’età a cinquant’anni - e meno legati ai partiti tradizionali. I più ambiziosi hanno già iniziato a mettersi in mostra. I più furbi, al contrario, stanno bene attenti a nascondere le proprie aspirazioni. Del resto la regola aurea per conquistare la Presidenza della Repubblica è la stessa da decenni: chi è al centro dell’attenzione rischia di bruciarsi, a spuntarla sono sempre i meno chiacchierati. 
Intanto il teatrino è già partito, come se il Paese ne sentisse davvero la necessità. Per avviare la gara è bastato pubblicare la non-notizia delle probabili dimissioni di Giorgio Napolitano. E nel giro di un paio di giorni gli italiani si sono ritrovati al centro dell’ennesimo, vorticoso, toto-Quirinale. Il rischio è che stavolta la gara sarà lunga ed estenuante. Nella migliore delle ipotesi il presidente lascerà alla fine dell’anno: due mesi abbondanti di indiscrezioni e candidature. Ma stando alle speranze di Palazzo Chigi, la successione al Colle avverrà solo la prossima primavera. Paralizzando inevitabilmente l’azione politica per sei, interminabili, mesi. 
Intanto sfilano i candidati, veri o presunti. Si studiano gli accordi tra i partiti, si ragiona sulle qualità e le tare di ciascun aspirante presidente. Una passerella che almeno ha l’indubbio merito di mettere in mostra il meglio -  e il peggio - dell’élite politica italiana. Utile criterio per valutare la nostra classe dirigente.

Impossibile non partire dai candidati di diritto. I politici che ai blocchi di partenza si posizionano sistematicamente, ad ogni successione. Romano Prodi ad esempio. L’ultima volta il Professore ha persino sfiorato il traguardo. Candidato dal centrosinistra è giunto fino al portone del Quirinale, prima di venire accoltellato nell’ombra del voto segreto da 101 franchi tiratori. Stavolta può riprovarci (ovviamente respingendo pubblicamente qualsiasi candidatura, ché Prodi le regole della gara le conosce bene). Al suo fianco c’è l’inevitabile Giuliano Amato. Il dottor Sottile, forte anche lui di un passato a Palazzo Chigi, punta sull’esperienza e sulla trasversalità dei suoi sostenitori. E vanta un curriculum di tutto rispetto: in pochi possono raccontare di aver partecipato a così tante corse al Colle. Non può mancare Massimo D’Alema. Più che una salita al Quirinale, però, la sua rischia di diventare una missione impossibile. Inevitabilmente ostacolata dalla siderale distanza che lo separa da Renzi e Berlusconi. 

A queste considerazioni se ne aggiungono altre. Matteo Renzi è davvero disposto a puntare su un presidente di peso? Il premier - raccontano - avrebbe tutto l’interesse a far eleggere un Capo dello Stato in versione “passacarte”. Una personalità di tutto rispetto, per carità. Ma certo non un ostacolo alla sua azione di governo. Un indizio dopo l’altro si disegna il profilo del perfetto presidente della Repubblica. Intanto, mai come stavolta, a spuntarla potrebbe essere una donna. Sarebbe la prima nella storia repubblicana. Ad ascoltare le dichiarazioni di questi giorni la scelta sembra inevitabile. «L’Italia è finalmente pronta per un presidente con la gonna» ripetono in tanti. Tutto sta ad agire coerentemente nel segreto dell’urna. E così ecco spuntare il nome di Emma Bonino, leader radicale, già ministro degli Esteri nell’ultimo governo Letta (ma allontanata dalla Farnesina proprio ad opera dell’attuale premier). In gara con lei ci sono la titolare della Difesa Roberta Pinotti e la presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama Anna Finocchiaro. Distaccata già in partenza la presidente della Camera Laura Boldrini.
C’è chi scommette su Mario Draghi, pronto a trasferirsi da Francoforte a Roma. Qualcuno punta forte su Letta. Gianni o Enrico, vanno bene entrambi. Il primo, apprezzato consigliere dell’ex Cavaliere Berlusconi. Il secondo, ultimo presidente del Consiglio prima del cambio di governo dello scorso febbraio. Tutti e due possono contare su un sostegno bipartisan, ma su di loro pesa l’incognita del giudizio di Matteo Renzi. La pioggia di candidati già batte scrosciante. Potrebbero entrare nel giro il sempreverde Walter Veltroni e il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. Onestamente più difficili le scalate del ministro Dario Franceschini e dell’ex leader della Margherita Francesco Rutelli. 

Può giocare la carta della trasversalità Pier Ferdinando Casini, ex alleato di Berlusconi e oggi entusiasta interlocutore di Renzi. Chissà se basterà. Lo stesso vantaggio ce l’ha Pietro Grasso, presidente del Senato. Con il passare delle ore si infittiscono le nomination, come le raramente informate indiscrezioni dal Palazzo. E la successione del presidente della Repubblica assume le tragicomiche fattezze di un reality show. Ai partiti, un unico avvertimento. L’ultima volta, preso atto della propria incapacità di convergere su un nome condiviso, sono riusciti a salvare la faccia convincendo Napolitano a restare al suo posto. Stavolta non ci saranno scappatoie

 Marco Sarti - 11 novembre 2014
fonte: http://www.linkiesta.it