 
  
Avete capito bene cari diciotto milioni di italiani che 
votando “No” speravate non solo di bocciare la riforma, ma, ovviamente, 
Matteo Renzi, Governo e maggioranza? Avete capito che il rispetto della 
volontà popolare è quello che state vedendo? Cioè che Renzi sarà ancora a
 Palazzo Chigi con tutti, o quasi, i suoi ministri, alla faccia del voto
 del quattro dicembre scorso.
Viene da pensare cosa avrebbero potuto fare se avesse vinto il “Sì”. 
Dunque, nonostante tutto, ringraziamo Dio che almeno la Costituzione ce 
la siamo tenuta stretta. Stiamo assistendo a uno spettacolo indecoroso, 
Renzi, Partito Democratico e alleati di Governo hanno sbagliato il 
possibile e l’impossibile, ma alla fine saremo noi a pagare il conto. 
L’unica soluzione alternativa alle elezioni anticipate e cioè quella di 
affidare l’incarico al Presidente Pietro Grasso, per guidare un Governo 
istituzionale sostenuto largamente da un Parlamento fedele alla volontà 
popolare, non si farà. Non si farà perché dentro la maggioranza, ma 
soprattutto dentro il Pd, è scattata la resa dei conti e dunque chi se 
ne frega del voto sul referendum, quello che conta è la vendetta, la 
rivincita, l’interesse personale.
Insomma, ci stanno prendendo in giro un’altra volta con ogni scusa 
possibile pur di fare i loro calcoli di comando, di segreteria, di forza
 correntizia, di poltrone e di potere. Va da sé, infatti, che se ci 
fossimo trovati in un Paese normale, sarebbe stato ovvio l’incarico al 
Presidente del Senato; ovvio l’impegno a un’immediata modifica, seppur 
elementare, della legge elettorale; ovvio lo scioglimento delle Camere 
subito dopo.
Da noi, invece, ci si fa scudo della sentenza della Consulta che 
arriverà solo a fine gennaio, ci si fa scudo degli impegni 
internazionali, ci si fa scudo di tutto pur di nascondere la verità che è
 tutt’altra. La verità è che nel Pd giocano a fregarsi gli uni con gli 
altri, Renzi a negare ogni appoggio a un Governo che lo escludesse del 
tutto, la minoranza a evitare il voto per paura del risultato e per 
rosolare Renzi fino all’ultimo. Del resto dentro il Pd tutti sanno che 
senza l’appoggio dei quattrocento parlamentari che contano alla Camera 
niente è possibile, dunque ne approfittano per regolare i conti in 
sospeso. Qui non si tratta del pericolo grillino, del rischio della 
destra, insomma delle bugie che dicono per non portarci al voto, anzi 
questo è il modo per aprirgli un’autostrada. La realtà è che non 
vogliono rischiare di mollare il potere. Sono talmente devastati 
dall’onnipotenza da non capire quanto il popolo gli si rivolterà contro 
quando finalmente potrà votare, perché prima o poi si dovrà pur votare. 
Sono talmente deliranti da non capire che messaggi ipocriti stanno 
lanciando al Paese, ai diciotto milioni di cittadini che hanno votato 
“No”, ma anche a quelli che non hanno votato e che vedendoli comportarsi
 così lo faranno la prossima volta, votando per protesta. Del resto cosa
 ci si poteva aspettare da una maggioranza che in tre anni ci ha portato
 e ridotto in questo modo. Solo qualche sprovveduto poteva immaginare 
che la vittoria del “No” avrebbe sconfitto l’arroganza, la tracotanza e 
il menefreghismo.
Per questo ci appelliamo al vaglio del Presidente Mattarella, l’unico
 in grado di capire fino in fondo il significato politico e l’importanza
 del voto referendario. Il capo dello Stato può ancora prendere il toro 
per le corna e incaricare il Presidente Grasso, spingendo tutto il 
Parlamento a sostenerlo, per rispetto e responsabilità istituzionale e 
costituzionale verso gli italiani. Se al contrario ci ritrovassimo 
ancora Renzi a Palazzo Chigi sarebbe non solo il trionfo del gattopardo 
(alla faccia del cambiamento), ma l’aggravamento definitivo, rischioso e
 pericoloso della frattura fra politica e cittadini.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca - 10 dicembre 2016
fonte:  http://www.opinione.it
 
 
   
  
 
  
 




 
   
  

 
  