Ecco i conti sballati di Cottarelli: Gdf in ginocchio
L'INTERVISTA Il generale Bartoloni (Cocer): «Un terzo di noi ha chiesto un prestito»
Il taglio alla spesa pubblica rischia di essere un bluff, un grosso
favore agli evasori fiscali. Un dossier riservato della Guardia di
finanza lancia l’allarme sul piano previsto dal signore dei conti Carlo
Cottarelli. Il testo che circola nelle segrete stanze del Parlamento
porta la firma del Comitato centrale di rappresentanza, il Cocer delle
Fiamme gialle che ha fatto le pulci a chi sta per usare le forbici col
bilancio dello Stato. Il senso del documento è esplosivo, solleva un
giallo amministrativo. Il commissario è al corrente solo di una parte
dei risparmi già fatti, ma non li conosce tutti. La Finanza invece ha
stretto la cinghia da un pezzo.
CHIUSI 72 REPARTI
Lo spiegano gli uffici della Gdf: «Tagli alla logistica nel suo
complesso (le infrastrutture, la motorizzazione, il comparto aeronavale,
l’informatica, la telematica e altri), al settore del reclutamento e
dell’addestramento, del commissariato (vitto, vestiario, spese di
pulizia, spese postali) e dell’armamento. Nel comparto delle
infrastrutture è stato dato ulteriore impulso alle attività di
riallocazione delle caserme (da immobili non di proprietà ad immobili
demaniali) e optando per quelle soluzioni che hanno permesso di
concentrare più reparti presso la stessa sede, con la soppressione - nel
periodo che va dal 2009 al 2013 - di ben 72 Reparti e l’adozione di
oltre 1000 ulteriori minori misure ordinative, che hanno consentito di
recuperare personale per circa 900 unità. Il Corpo è riuscito a
mantenere un soddisfacente livello di operatività pur in presenza di un
decremento delle risorse stanziate per il funzionamento, le quali hanno
subìto una riduzione dal 2009 al 2013 di circa il 21%».
I SOLDI FANTASMA
Perché il ministero di Economia e finanza ha nascosto i sacrifici
fatti, il risparmio di un miliardo di euro in tre anni, perché ha
presentato tabelle incomplete sulla cura imposta dalla legge triennale
78 del 2010 voluta dal ministro Tremonti e prorogata di una anno dal
premier Gianni Letta? Erano tagli una tantum , da fare una volta
sola. Poi la rivelazione choc della Finanza: le ripercussioni di questo
inghippo tra palazzi del potere potrebbero essere ben più gravi. Le
forze di polizia hanno già pagato un conto di circa un miliardo di euro
ma è stato omesso, non è stato scritto, quindi gli onorevoli non sanno
che giro di vite stanno per approvare e possono essere ingannati
sull’impatto vero che avrà la presunta miracolosa cura dimagrante di cui
straparla il governo, qualche giorno presentata dal commissario sotto
forma di slide-spot. Il testo delle Fiamme gialle è preciso. Nello
specifico, l’elenco dei tagli spiegato nella relazione dei tecnici del
Mef si basa sui risparmi nel comparto pubblico (comprese le forze di
polizia) derivati dalla legge Tremonti, frutto dei sei punti indicati
nella tabella fantasma che Cottarelli non avrebbe mai avuto sotto al
naso. E cioè: un miliardo e 304 milioni di euro nel 2014, dando anche le
proiezioni degli altri dati che si otterrebbero se il giro di vite
continuasse nel 2015 e anche l’anno dopo. Però lo scandalo non sarebbe
per le cifre scritte, ma per quelle che non compaiono. Gli interventi
menzionati e già rispettati sono: blocco di un anno delle disposizioni
limitative delle assunzioni.
PROMOZIONI MAI PAGATE
La Guardia di finanza è esente: il suo turn over avviene ogni anno in
una misura che oscilla dal 20 al 40% delle forze che vanno in pensione
tra i circa 58 mila uomini in organico. Seconda voce: blocco delle
indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2013-2014, periodo
durante il quale ai dipendenti si applica la norma di lavoro vecchia e
non quella rinnovata. Qui rientrano i magistrati e i dirigenti (da
colonnello in su). Il sesto punto riguarda il personale scolastico e il
quarto i contratti di collaborazione, per esempio di chi segue i
ministri. Il trucco contabile sta nel terzo e quarto criterio stabilito
dalla norma. Cioè: «Blocco dei meccanismi di adeguamento automatico per
l’anno 2014» e «blocco anche per l’anno 2014 degli automatismi
stipendiali per l’anzianità del personale in regime di diritto
pubblico». In soldi, rispettivamente: 107 milioni di tagli alla prima
voce e 53 alla seconda. E allora, cosa c’è che non va? Secondo il Cocer,
dal diligente computo riepilogato dal ministero è sparito il grosso,
non si vede la mano che lo Stato ha messo nella tasca degli operatori di
polizia, il denaro che i finanzieri (e i colleghi delle altre forze
dell’ordine) non hanno mai incassato perché così voleva la legge 78:
nonostante botte e insulti che si prendono in strada durante le
manifestazioni. Andando sul pratico, sono scomparse le promozioni mai
pagate. Il militare è passato di grado (da maresciallo capo a
maresciallo maggiore, da capitano a maggiore) però non ha avuto gli euro
di aumento che gli spettavano. Come a dire, il "baffo" sulla divisa dà
più prestigio, ma lo stipendio resta sempre sgonfio. E il danno ecomico è
parecchio.
IL TESORETTO CHE MANCA
È così che si arriva al miliardo mancante. Nel suo documento il Cocer
va giù duro: «Si è così accumulato e si sta accumulando un tesoretto a
scapito delle retribuzioni del comparto». Per farsi un’idea, mediamente
un maresciallo guadagna 1.700 euro lordi mensili, oltre 2.000 un
capitano e un generale 110 mila euro lordi annui, ai quali va tolto il
40% di tasse. Per questi ultimi la voce citata dal commissario vale
12-13 mila euro l’anno di aumento che non si percepiscono più. Invece,
in proporzione per gli altri militari la fregatura è ancora più pesante.
Per loro lo scatto di anzianità non avviene ogni due anni, come ogni
dipendente pubblico, ma dopo 13: ammonta a 150 euro il primo, a circa 40
il secondo e altri quaranta il terzo. Per tre anni il piano
Tremonti-Letta ha stoppato tutto. Ha bruciato anche gli arretrati: chi
aveva il diritto di prenderli non li avrà mai. E ora c’è anche il
rischio che Cottarelli voglia fare altrettanto con «processi di
efficientamento della spesa orientati alla spending review». Nelle sue
mire il commissario annuncia e non spiega «processi di efficientamento»
per 2,7 miliardi di euro che si stanno per abbattere sul comparto delle
forze dell’ordine.
IL GIRO DI VITE
Gli effetti potrebbero essere esattamente opposti. Si spuntano le
unghie a chi controlla i furbetti di Stato e non paga le tasse, a chi
mette sotto indagine gli spendaccioni delle Regioni, chi fa il "maiale"
alle feste private, il consigliere provinciale che tra le spese
politiche mette l’acquisto di un vibratore, di un giocattolo sessuale.
In pratica, si fa un grosso favore a chi se ne frega del Fisco e
soprattutto si rischia la beffa: impedire che si verifichi la spending
review, non si mettono i finanzieri nelle condizioni di accertare se la
revisione dei conti sia stata ben fatta ed eseguita davvero.
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