Bene, ora lo sappiamo: Matteo Renzi e Filippo Sensi possono contare
su un esercito invisibile. Che c’è per loro ma non c’è per il pubblico.
Un esercito composto da un numero imprecisato di blogger incaricato di
battere il web per sostenere le posizioni del premier e denigrare quelle
degli oppositori. Il tutto sotto mentite spoglie. Già perché i
guerrieri del web , ma sarebbe meglio chiamarli i “picchiatori del web”,
mica dichiarano la propria appartenenza politica.
Si presentano come normali internauti, appassionati di politica che
passano ore su Facebook, su Twitter, sui blog a duellare con foga, per
creare l’onda pro Renzi o spezzare quella anti Renzi. Roba da
professionisti.
La notizia
del Fatto Quotidiano di qualche giorno fa, in cui si narra che Filippo
Sensi ha invitato a “menare Di Battista sulla Libia” non è un fatto di
colore, non è un colpo di sole estivo come è stato trattato dai
giornali, che hanno evidenziato come il portavoce si sia sbagliato di
chat, scrivendo il messaggio su quella usata per mandare comunicati
ufficiali ai giornalisti. E’ ben più grave. Benché Sensi si sia
premurato di fornire una spiegazione, che peraltro non ha convinto
nessuno, è evidente che pensava di scrivere su un’altra chat, molto
riservata, molto verosimilmente quella in cui i finti blogger aspettano
il messaggio del giorno per poi colpire sul web. Costruire ma
soprattutto distruggere. Senza pietà. Idee, ma anche persone. In questo
caso Di Battista. Fino a pochi mesi fa Casaleggio. Da sempre Salvini. E
occasionalmente Berlusconi. In ogni caso chi si oppone alla volontà del
Narciso di Rignano. Dirige il Maestro Sensi.
Ma come, penserete voi, il portavoce di un primo ministro fa queste
cose? Non dovrebbe rappresentare tutti gli italiani, nel rispetto di un
mandato che è comunque istituzionale? Certo che dovrebbe. Ma quando ci
sono di mezzo gli spin doctor tutto diventa relativo e opinabile.
Quel che conta è l’obiettivo, che va raggiunto ad ogni costo. Sia
chiaro: lo fanno anche altrove, in Francia, negli Stati Uniti, in Gran
Bretagna, Paesi imbevuti di spin, ma dove si cerca di salvaguardare le
apparenze, anche solo per tutelare il presidente o il premier. A
occuparsi di queste utilissime ma poco presentabili attività non è mai
direttamente il portavoce del presidente o del premier, bensì qualcuno
che fa da filtro e che, nell’improbabile ipotesi che la stampa se ne
accorga, possa essere sacrificato.
Quel che colpisce di Renzi e del suo spin doctor Sensi è l’arroganza,
è la sfacciataggine, è la certezza di non essere denunciati dai
giornalisti.
Altrove nessun premier si permetterebbe di minacciare direttori di giornali con frasi del tipo “ti spezzo le gambe”, di inviare sms intimidatori,
di occupare la Rai per spegnere qualunque voce di dissenso e, a quanto
pare, persino la libertà di satira. Nessun portavoce riuscirebbe a
rimediare alla gaffe della chat con una battuta, peraltro poco riuscita e
per nulla credibile.
In Italia, nell’Italia di Renzi, invece è pratica corrente. Sanno,
Matteuccio e il suo abile propagandista, che la maggior parte dei
giornalisti, con poche lodevoli eccezioni, preferirà tacere, per
convenienza, anziché battere i pugni sul tavolo.
Solo dopo, solo quando Renzi, nonostante l’overdose di spin, sarà finito, tuoneranno. Dopo, quando non c’è nulla da rischiare.
di Marcello Foa - 11 agosro 2016
fonte: http://blog.ilgiornale.it