Nel mese di febbraio scorso George Friedman (fondatore del Centro di 
Analisi Strategiche “Stratfor”, docente presso l’US Army War College, 
analista alla National Defense University e alla Rand Corporation) in un
 suo intervento presso il Chicago Council on Global Affairs, ha espresso
 con estrema franchezza la sua opinione in ordine alla strategia che gli
 USA dovranno seguire nel prossimo futuro se vorranno continuare a 
mantenere il predominio mondiale. In tale contesto non ha risparmiato 
giudizi poco lusinghieri e discutibili nei confronti dell’Unione 
Europea, che non viene mai riconosciuta come un’unica entità politica o 
come partner paritetico.
Anzi la considera solo come un “ammasso” di Stati, ciascuno con 
proprie caratteristiche, proprie ambizioni, propri differenti interessi 
nazionali divergenti che presto o tardi torneranno a provocare guerre.
Ha aggiunto, inoltre, che l’estremismo islamico, anche se è un 
problema, non costituisce una minaccia seria per gli Sati Uniti perché 
prima o poi finirà. Nel merito gli USA cercano di finanziare le opposte 
fazioni per metterle le une contro le altre e farle scontrare 
destabilizzandone il territorio, come avvenuto in Iraq ed in 
Afghanistan. Qui ammette, però, che per ingenua stupidità, è stato 
commesso l’errore di voler edificare una democrazia.
Ha
 concluso sostenendo che l’unico vero problema per gli Stati Uniti è la 
rinata potenza economica e militare russa che, qualora riuscisse a 
realizzare un asse d’intesa con la Germania, sarebbe davvero perniciosa 
per oltre oceano. Nel merito, facendo specifico riferimento alla 
questione ucraina ha dichiarato:
“La questione sul tavolo per i Russi è: si creerà una zona 
cuscinetto, una zona neutra? O l’Occidente penetrerà così in profondità 
nell’Ucraina che si troverà a 100 chilometri da Stalingrado e a 500 km 
da Mosca?”. Per la Russia la situazione ucraina è una minaccia alla sua 
stessa esistenza. E i Russi non possono lasciar fare! Per gli USA, nel 
caso che la Russia si impadronisca dell’Ucraina, il punto è: si 
fermeranno lì? Dunque, non è un caso che il generale Hodges parli di 
pre-posizionamento di truppe in Romania, Bulgaria, Polonia e nei Paesi 
Baltici. Si tratta di una Federatio intermarium, dal Mar Nero fino al 
Baltico, sognata da Pilsudski. Questa è la soluzione per gli USA. Il 
tema per il quale non abbiamo la risposta è: che cosa farà la Germania?
 
  
La
 vera incognita in Europa è rappresentata dal fatto che mentre gli USA 
costruiscono il loro “cordone sanitario”, non in Ucraina ma ad ovest di 
essa, e mentre i Russi cercano di escogitare un modo per far leva sugli 
ucraini, noi non conosciamo la posizione del tutto particolare della 
Germania. 
Il suo ex cancelliere, Gerhard Schroeder, fa parte del Consiglio 
di Amministrazione della Gazprom e in Germania hanno una relazione molto
 complessa con i Russi. Per gli USA la paura più forte è data dal 
capitale russo-tedesco, dalla tecnologia russo-tedesca, che assieme alle
 risorse naturali e alla manodopera russa rappresentano l’unica 
combinazione che da secoli spaventa gli Stati Uniti. Come andrà a 
finire?
Gli
 USA hanno già messo le carte in tavola: si tratta del “corridoio” dal 
Baltico al Mar Nero. Per quanto riguarda i Russi, le loro carte sono da 
sempre sul tavolo: come minimo devono avere un’Ucraina neutrale, certo 
non un’Ucraina filo-occidentale. .Tuttavia, purtroppo, i Tedeschi non 
hanno ancora preso una decisione e questo è, da sempre, il problema 
della Germania: avere un’economia molto potente, una geopolitica molto 
fragile e non sapere mai quanto occorra per riconciliarle entrambe. Fin 
dal 1871, questo è stato il problema tedesco.
Pensate attentamente a questo problema, perché si sta ripresentando ora. E’ questo il prossimo problema che dobbiamo sistemare”
Una rapida sintesi delle enunciazioni di Friedman, induce a sottolineare che:
a.    l’Europa non esiste né come partner né come realtà politica, ma è 
solo un’aggregazione di Stati con interessi contrastanti;
b.    la Germania sta dimostrando di essere un colosso economico ma un nano politico;
c.    l’eventuale intesa strategica “Russia – Germania” può minacciare il dominio americano;
d.    il momento è propizio per ricorrere alla russofobia dei Paesi 
dell’est europeo e realizzare un “cordone sanitario” fra Mar NeroO e 
Baltico senza coinvolgere la NATO;
e.    la destabilizzazione deve diventare la strategia principale delle 
operazioni USA all’estero secondo l’assioma: Destabilizzato = “Mission 
accomplished” e tornare a casa.
 Non era necessario che qualcuno dall’estero venisse a dirci che la 
chimera dell’Unione Europea non esiste perché abbiamo costatato da soli 
che:
a.    l’inizio del sogno europeo è stato ben presto infranto da un 
“guardiano” anglo-sassone messo sulla sua porta continentale che ha 
ostacolato ogni tentativo di compattazione politica auspicata nel 
Trattato di Roma del 1957, tant’è che ancora non esiste un’unione 
monetaria perfetta (la Sterlina va ancora per conto suo) né una Banca 
Centrale Europea;
 
  
b.    la crisi economica, che ha investito l’area europea nel 2008, è stata esportata (ma sarebbe meglio dire inoculata -
Panorama: ”L’euro stangata” del
 11/03/2010) nella Comunità Europea, per evitare un rafforzamento della 
UE nel settore economico: appariva chiaro il pericolo di una possibile 
sostituzione dell’Euro al Dollaro, nelle transazioni commerciali.In tale
 contesto, la Grecia è stata oggetto di mercanteggiamenti per evitarne 
il default del debito sovrano, tenendo a guinzaglio gli interventi del 
Fondo Monetario Internazionale e spremendo al massimo gli aiuti degli 
Stati membri dell’Unione. La crisi, che ancora perdura, si sta 
attenuando solo ora che si è quasi raggiunta la parità Dollaro/Euro;
c.    l’Italia, è stata abbandonata a sè stessa per fronteggiare sia 
la crisi libica, peraltro accelerata da interessi petroliferi di partner
 europei, sia gli sbarchi di una marea di profughi, i cui flussi si sono
 poi in buona parte riversati sull’Est europeo. Qui sono state innalzate
 disumane barricate di fronte all’invasione terrestre che prima giungeva
 via mare;
 
  
d.    il Mediterraneo è stato trascurato per anni, dimenticandone l’importanza geopolitica (
Dicembre 2014: Centralità geopolitica del Mediterraneo – Analisi Difesa.),
 per ripercorrere con scarso successo e spargimento di sangue di vittime
 innocenti – anche nel “home ground” – i mai conosciuti sentieri del 
“Grande Gioco”. Poi, improvvisamente, l’area mediterranea è tornata di 
nuovo al centro dell’attenzione, ma anche questo rinato interesse è 
stato sprecato dal “ritorno della stupidità”. Si è cercato di 
influenzare i cambiamenti sulla sponda sud del Mediterraneo con 
“l’esportazione della democrazia” nell’illusoria speranza di 
neutralizzare gli estremismi jihadisti con aspirazioni governative di 
gruppi e partiti islamici ritenuti più “manovrabili” (Limes, 7 luglio 
2014: “Metodo Belgrado”.). Riteniamo che la mancanza di un’approfondita 
conoscenza culturale di quell’area, ha provocato il fallimento delle 
primavere arabe incubate, la nascita di uno stato terrorista che ha 
inorridito l’opinione pubblica con le sue esecuzioni sanguinarie e 
l’esasperazione di una conflittualità religiosa fra sciiti e sunniti che
 dura da millenni e nella quale si è rimasti impantanati;
 
  
e.  
  la Russia, tanto esecrata e temuta, è tornata utile in questo momento 
per una soluzione radicale del mostruoso ed irrazionale stato islamico, 
le cui cellule embrionali, filiazioni di Al Qaeda in Iraq (22-11-2014: 
Più intelligence contro il Califfato- Analisi Difesa.), sono state inizialmente favorite per destabilizzare il regime siriano di Assad.
Ma a quanto pare tutto ciò non basta perché dopo i recenti attentati 
di Parigi è stato pubblicamente denunciato che l’ex ministro degli 
esteri saudita – il defunto principe Saud al-Faisal – nell’estate del 
2014 avrebbe detto al segretario di Stato Usa John Kerry: «Daesh è la 
nostra risposta sunnita (20-11-2015: 
Le regie occulte dietro lo Stato Islamico – Analisi Difesa.) al vostro appoggio in Iraq agli sciiti dopo la caduta di Saddam».
Le
 dichiarazioni di Friedman, sopra riportate, unitamente a quelle del 
defunto principe, dovrebbero svegliare dal torpore coloro che finora 
hanno preferito eludere la realtà, lasciando ad altri la soluzione di 
problemi geo-economici e geopolitici, senza rendersi conto di abdicare 
alla salvaguardia dell’”interesse nazionale”, nell’illusoria speranza 
che il tecnicismo normativo dell’UE potesse almeno tutelarne una parte.
Costoro:
a.    sono rimasti a guardare il disegno incompiuto di un’Europa che 
avrebbe dovuto affrontare un’economia globale con unitaria competitività
 ed avrebbe dovuto esprimere, tramite i suoi ambasciatori di recente 
istituzione, la difesa del proprio “interesse nazionale” sui vari tavoli
 della strategia mondiale;
b.  
  hanno abdicato ad una capacità dell’UE di affermare il proprio 
interesse strategico e di individuare un “interesse nazionale” europeo 
da trasfondere in una dimensione sovranazionale, lasciando che questa 
funzione collettiva venisse esercitata solo da due prime donne: Francia e
 Germania. Le ataviche rivali, per soddisfare i rispettivi “interessi 
nazionali”, hanno esteso le rispettive proiezioni geo-economiche l’una 
verso sud, l’altra verso est, con gli strumenti dell’allargamento della 
NATO e delle rivoluzioni colorate, spingendosi fino in Ucraina e 
rimettendo in discussione i confini tracciati a Yalta.
Questo intento è stato pervicacemente perseguito a dispetto della 
saggezza storica e delle “lesson learned” della 2^ guerra mondiale, 
chiusa con il Trattato di Yalta, che avrebbero dovuto consigliare di non
 insistere su imprese smisurate, anche nella considerazione che 
l’interesse dell’UE non è certo quello di entrare in conflitto con la 
Russia. Cosicché la presenza di Paesi NATO alle porte di Mosca ha 
generato una reazione analoga a quella dell’installazione dei missili 
sovietici a Cuba nel 1962, provocando la crisi ucraina e l’invasione 
russa della Crimea con tutti gli strascichi che ne sono conseguiti. 
Tutto ciò, in termini economici, è costato ai contribuenti europei un 
miliardo ed ottocento milioni di Euro  oltre i danni incalcolabili 
provocati dall’embargo delle esportazioni verso la Russia;
 
  
c.  
  hanno consentito la diffusione di violenza e orrore su tutte le reti 
televisive nazionali, ivi comprese quelle dedicate a bambini e ragazzi, 
riproducendo programmi elaborati in paesi terzi che fondano la loro 
cultura su principi etici diversi, se non opposti ai nostri, che si 
ispirano all’etica laica greca ed a quella religiosa cristiana. 
L’assuefazione al “così fan tutti” non ci ha consentito di percepire che
 venivamo condizionati per essere predisposti ad accettare e 
giustificare comportamenti illeciti, disonesti, assurdi, incoerenti ed 
amorali;
d.    hanno sottovalutato l’aspetto dirompente del terrorismo che, 
sfruttando e utilizzando il bisogno, la povertà e l’emarginazione – che 
generano frustrazione e nichilismo inteso come sensazione generale di 
disperazione secondo la quale l’esistenza non ha alcuno scopo e, 
pertanto, non vi è necessità di norme, regole e leggi – spingono i 
giovani verso il baratro dell’irrazionale e del mostruoso, ammantandolo 
con vesti politiche laiche e religiose. Infatti, in tutte le condizioni 
di degrado e sottosviluppo, ivi comprese quelle sorte nelle periferie 
degli odierni grandi centri urbani, lo scontento per le misere 
condizioni di vita trova facile allettamento nelle lusinghe delle 
“sirene politiche”, chiamate ieri “avanguardie rivoluzionarie” e oggi 
“islamisti”.
 
  
Purtroppo
 le responsabilità della mancata unificazione e dei nefasti avvenimenti 
europei sono anche colpa nostra poiché nell’era della globalizzazione 
non abbiamo saputo leggere ed interpretare correttamente, attraverso 
l’Intelligence, che è lo strumento più internazionale che esista, gli 
eventi accaduti nel mondo. Avremmo dovuto comprendere che quel che 
succede a Kiev, a Damasco, a Il Cairo, a Tripoli, a Tunisi, ecc.  
investe la responsabilità diretta dell’UE non perché queste aree siano 
parte dell’Unione, ma perché incidono sulla sua sicurezza.
Foto: Ansa, AP, Reuters, DPA, EPA, Difesa.it, EMA, Aeronautica Russa
di Luciano Piacentini - 2 dicembre 2015,
e Claudio Masci 
Brevettato
 incursore, è stato Comandante di Unità Incursori nel grado di Tenente e
 Capitano. Assegnato allo Stato Maggiore dell'Esercito, ha in seguito 
comandato il 9. Battaglione d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" e 
successivamente ricoperto l'incarico di Capo di Stato Maggiore della 
Brigata Paracadutisti "Folgore". Ha prestato la sua opera negli 
Organismi di Informazione e Sicurezza con incarichi in diverse aree del 
continente
fonte: http://www.analisidifesa.it