
La vicenda surreale, riportata dal giornale svedese Samhällsnytt,
 della quale è protagonista Denny Abrahamsson suscita serie 
preoccupazioni sulla libertà d’espressione in Europa. Denny è un 
tranquillo pensionato svedese di 71 anni, ex libero professionista, che 
ora si gode la sua pensione tra Stoccolma, la sua città natale, e la 
Thailandia, dove ama trascorrere diversi mesi all’anno lontano dal 
rigido clima scandinavo.
Non è affatto un estremista di destra, anzi il suo passato politico 
lo vede militare nel KPML, l’acronimo che identifica il partito 
comunista svedese. Nonostante questo, ora il tranquillo pensionato 
rischia di andare in carcere per le sue opinioni sull’Islam. Lo scorso 
anno infatti ha pensato di postare dei commenti in un gruppo Facebook 
dove l’argomento di discussione era l’emergenza degli stupri in Svezia e
 l’aumento della criminalità nelle “zone proibite” delle città svedesi 
popolate dagli immigrati.
Per il signor Abrahamsson, il problema degli stupri in Svezia ha un 
legame con la religione dei suoi autori, spesso quella islamica, e per 
questo pensa di spiegare meglio il suo pensiero in due commenti del 16 
marzo 2017. Il pensionato scrive che “per comprendere la mentalità degli
 stupratori musulmani è necessario studiare l’Islam.”
Il signor Abrahamsson aggiunge che “la pedofilia e i giochi sessuali 
con i bambini” sono parte della cultura dell’Islam ed è per questo che i
 responsabili di questi atti che praticano questa religione non provano 
nessun senso di colpa e spesso ridono delle loro azioni. “E’ un diritto 
che Allah e Maometto gli ha dato”.
In un altro commento dello stesso giorno a poco più di un’ora di 
distanza, l’uomo si sofferma a ragionare sulla “ideologia fascista della
 religione islamica” fondata da uno dei criminali più grandi della 
storia, Maometto. “I testi sacri dell’Islam sono pieni di odio contro 
gli ebrei e i cristiani “, aggiunge, e il fatto che “l’Islam incoraggi 
la violenza contro gli infedeli è una spiegazione per la crescita del 
crimine e degli stupri.”
Il pensionato non lesina critiche nemmeno ai testi sacri ebraici e 
cristiani che a suo dire contengono analoghi riferimenti, ma i fedeli di
 queste religioni non “lapidano o uccidono nessuno” a differenza dei 
musulmani che ritengono i loro testi validi ora quanto lo erano 1400 
anni fa.
Per quanto le opinioni del signor Abrahamsson possano essere 
condivisibili oppure no, a seconda della singola opinione che ciascuno 
può farsi autonomamente dalla consultazione dei testi sacri dell’Islam, 
questo è bastato a far scattare nei suoi confronti una denuncia penale 
per l’incitamento all’odio nei confronti di un gruppo di persone, i 
musulmani in questo caso, e per aver violato il 16esimo capitolo del 
codice penale svedese.
Denny ha provato a difendersi ribadendo che le sue non erano critiche
 rivolte ad un gruppo specifico di persone ma ad un’ideologia specifica,
 l’Islam in questo caso. Ma a quanto pare nella civile Svezia, fa notare
 l’uomo, “si può criticare il fascismo e il nazismo, ma non l’Islam” ma 
non si comprende perché l’ideologia alla base di questa religione 
dovrebbe essere immune dal diritto di critica a differenza delle altre 
due.
L’aspetto più paradossale della vicenda è che il pensionato è stato 
interrogato da un agente di polizia, di nome Shari, musulmano lui 
stesso. Le domande che gli sono state poste non avevano nulla a che fare
 con il presunto reato, ma erano sulle opinioni personali del signor 
Abrahamsson sui musulmani, il quale ha ancora una volta ribadito che per
 lui non è un problema la religione del singolo individuo, se non quando
 i principi alla base di questa vengono imposti sugli altri con la 
forza.
Le spiegazioni fornite dall’uomo non sono valse a dissuadere il 
procuratore incaricato del caso, Tove Kullberg, che ha deciso di 
rinviarlo comunque a giudizio. Il prossimo 19 giugno inizierà il 
processo contro di lui e si saprà se in Svezia è ancora possibile 
criticare l’Islam oppure no.
fonte: https://lacrunadellago.net/2018/01/29/in-svezia-chi-critica-lislam-rischia-il-carcere/
 










