Nel 1815 la massima potenza politico-diplomatica. Nel 1945 la fine della supremazia mondiale. La Ue va superata con un’Unione atlantica
Nel giro di poco più di un secolo l’Europa è passata
dal’“dominio politico-diplomatico” al “suicidio”. E per il futuro
prossimo, se non fa scelte azzeccate, come quella di “un’Unione
atlantica con gli Usa” rischia il “definitivo tramonto nel sistema
internazionale”. Lo sostiene Ennio Di Nolfo, professore emerito di
Storia delle Relazioni internazionali, analizzando con IL VELINO alcune
fondamentali tappe storiche di cui nel 2015 si celebrano le ricorrenze.
Esattamente due secoli fa la carta dell’Europa fu ridisegnata dal
Congresso di Vienna dopo la fine di Napoleone Bonaparte. Cento anni fa
l’Italia entrava nella Prima guerra mondiale per assurgere al ruolo di
grande potenza. Infine, quest’anno ricorrerà anche il 70esimo
anniversario della fine della Seconda guerra mondiale che segnò il
declino dell’egemonia europea sul mondo. Nel 1815, rileva Di Nolfo,
“viene fermata per sempre l’ambizione della Francia di dominare
l’Europa. E’ una data fondamentale perché rappresenta il momento in cui
inizia la collaborazione tra i maggiori stati europei per mantenere
l’ordine nel continente”.
Il Congresso di Vienna, sostiene Di
Nolfo, “è importante anche per un’altra ragione che di solito gli
storici sottovalutano: non fu chiuso da un trattato vero e proprio, ma
venne accompagnato da un trattato di garanzia siglato da Russia,
Austria, Prussia e Inghilterra in virtù del quale si formò il Direttorio
europeo, cioè un gruppo di potenze che si assunse l’onere di
intervenire in tutte le situazioni nelle quali la pace fosse stata in
pericolo”. A differenza della Santa Alleanza, spiega lo storico, “questo
trattato comprese anche l’Inghilterra, cioè un elemento esterno che si
fece garante della pace”. Fu la prima volta, evidenzia Di Nolfo, “che in
Europa nacque qualcosa di simile a uno strumento giuridico capace di
offrire una garanzia completa. Dal 1815 al 1915 tutto quello che è
accaduto è stato mantenuto entro certi limiti proprio perché esisteva
questa garanzia, anche quando il trattato ha cessato di vivere come
strumento giuridico”.
Se nel 1815 l’Europa è al massimo della
propria potenza politico e diplomatica, nel 1945, all’opposto, deve
cedere il passo a nuove realtà che si affacciano sul proscenio
internazionale. “Nel 1939 – afferma Di Nolfo - il Vecchio Continente
decise di suicidarsi scatenando la Seconda guerra mondiale alla fine
della quale non fu più in grado di fare quello che aveva fatto fino ad
allora: dominare il mondo”. Basti pensare alla “scomparsa dei sistemi
coloniali inglese e francese che coprivano tutto il pianeta”.
L’indebolimento dei paesi europei “che devono pensare alla ricostruzione
interna, portano al declino dell’influenza europea nel mondo nel
momento in cui altre due potenze, Usa e Urss, diventano due
super-potenze”.
Tra gli eventi del 1815, del 1915 e del 1945,
quale ha maggiormente contribuito alla trasformazione dell’Italia? “La
data che ha inciso di più è quella del 1945 –risponde Di Nolfo -. Nel
1915 l’Italia entra in guerra da un lato per soddisfare gli ultimi
residui delle aspirazioni risorgimentali, dall’altro perché comincia a
sentirsi una potenza che vuole paragonarsi a Francia, Inghilterra e
Germania”. Alla fine della Seconda guerra mondiale, “l’Italia è in preda
alla distruzione: per due anni è stata divisa radicalmente in parti
separate tra Nord e Sud, si sono formate divisioni di opinioni e
ideologie che nemmeno oggi sono del tutto superate e c’è stato il cambio
istituzionale dalla monarchia alla Repubblica”. Però, osserva lo
storico, “il fatto nuovo importante è che i dirigenti italiani di allora
si resero conto che il problema era quello della rinascita, della
ricostruzione e della modernizzazione del sistema economico interno in
una struttura che fosse paragonabile a quella degli altri paesi
europei”.
Nel 2015 che scenario che si prospetta per l’Europa?
“E’ un anno di enorme responsabilità –sostiene Di Nolfo -. Se farà le
scelte adatte, se non si farà dominare, condizionare e sconfiggere dagli
antieuropeisti, il Vecchio Continente, nel suo insieme e non diviso in
tanti statarelli autonomi, potrà avere ancora un ruolo nella politica
mondiale”. In caso contrario, aggiunge lo storico, “incomincerà il
tramonto dell’Europa che in qualche decennio si trasformerà nella
periferia del sistema internazionale”. L’Europa potrà dire la sua, “se
sarà capace di superare la crisi economica e stringere un rapporto
strettissimo con gli Stati Uniti”. Perché Europa e Usa, sostiene Di
Nolfo, “sono strutturalmente la stessa cosa” e devono “completare questa
integrazione con una visione politica comune”. Per arrivare a questo
vanno superate “le velleità dell’Europa che crede ancora di poter
contare da sola nel mondo”. Insomma, conclude Di Nolfo, “al posto del
concetto di Unione europea, serve quello di un’Unione atlantica”.