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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

23/12/17

Boschi: basta e avanza


Boschi: basta e avanzaSia chiaro, in un Paese normale, uno qualunque, la sottosegretaria Maria Elena Boschi si sarebbe dovuta dimettere e basta. Insomma, qui non si tratta di accanimento strumentale sull’ex ministro, che pure c’è stato perché la sinistra adora i tribunali, ma si tratta solo di buon senso. Infatti, se la ex ministra si fosse defilata dal Governo Gentiloni tutto avrebbe assunto una dimensione diversa e per certi versi più calzante. Oltretutto, aver trasformato la Commissione d’inchiesta sulle banche in una sorta di collegio inquirente sulla sottosegretaria e sulla famiglia Boschi, francamente è scoraggiante. Del resto, mettere in piedi una bicamerale di questo tipo per concentrarla sul caso “Etruria”, con tutto quello che è successo nel mondo bancario, la dice lunga dei nostri vizi. Non si capisce, infatti, come in chiusura di legislatura un tema tanto delicato possa essere affrontato per dargli la profondità e la compiutezze dovute. In Italia l’argomento sugli scandali bancari, sul sistema della vigilanza, sul mondo del credito e le sue opacità, meriterebbe una commissione da inizio legislatura, prodromica a una riforma del sistema, anziché quel che si è visto adesso. Perché sia chiaro, l’anomalia nostrana non è il pur deprecabile e ingiustificabile caso Etruria, ma il continuo ripetersi da anni e anni di fenomeni truffaldini ai danni dei cittadini. Parliamo di risparmiatori, investitori o semplici contribuenti, che di tasca propria hanno subito abusi, soprusi, inganni e danni, senza né colpa e né peccato.
Basterebbe tornare indietro nel tempo per ripercorrere un elenco lungo di crack bancari, finanziari, strumenti d’investimento da far tremare i polsi. Ecco perché la materia richiederebbe ben altro approccio e ben altre soluzioni che la “ messa in croce” giusta e sbagliata che sia di Maria Elena Boschi. In Italia occorrerebbe una totale riforma di Bankitalia, Consob, delle Authority e di tutto il sistema di vigilanza e controllo sul credito. Da noi dovrebbe cessare la possibilità di utilizzare Bankitalia come riserva di ogni incarico istituzionale, così come l’abitudine di mandare ex politici ai vertici della Consob e delle Autorità.
Per chiudere, l’Italia ha bisogno di essere riportata alla normalità e alla trasparenza nei rapporti fra politica e banche, politica e affari, amministrazione e cittadini, pubblico e privato. È insomma questo un tema da “Costituente”; un tema da assemblea elettiva che riscriva quel tanto che c’è da riscrivere della Carta fondamentale per rilanciare il Paese nel futuro. È questo l’augurio di Natale che porgiamo alla nostra terra e vista la prossimità col voto di marzo 2018 è la raccomandazione che facciamo alla prossima maggioranza, auspicabilmente alternativa a quella attuale.

21/12/17

La capricciosa Maria Elena e le sue liaisons dangereuses



Talvolta i peggiori di nemici di noi stessi siamo proprio noi. E, sempre a noi, sta decidere come procedere nella nostra eventuale discesa verso l’abisso. L’immagine che i due sodali Matteo Renzi e Maria Elena Boschi stanno dando di sé in questi ultimi giorni è a dir poco sconcertante, ma è utile in quanto rivelatrice di quale sia la vera natura della persone, prima ancora che degli esponenti politici in questione.
Un caso da studiare, quello degli enfants prodiges del Granducato: uniti (politicamente, s’intende) nella buona e nella cattiva sorte, simul stabunt simul cadent. Incapaci di una qualsiasi visione politica che non sia la cura del loro orticello e la salvaguardia dei loro interessi, impermeabili ad ogni critica, ostinati e del tutto privi di umiltà, sono riusciti in pochissimi anni a distruggere quanto costruito a sinistra in decenni. La Commissione d’inchiesta sulle banche e la strenua difesa del clan Boschi stanno infatti diventando un calvario non solo per l’ex premier, ma per il Pd intero.
Era inevitabile, del resto, che la hybris, la supponenza e l’ossessione per il potere del duo avrebbero alla lunga arrecato danno al partito. Perché il gradimento nei confronti di un partito è proporzionale gradimento delle persone che in un certo momento ne sono l’immagine, che è altra cosa rispetto al suo progetto. Inutile girarci ancora intorno: se il governatore di Bankitalia Ignazio Visco aveva evitato di consumare una plateale  vendetta, negando ci fossero state pressioni esplicite da parte di Boschi sulla questione di Etruria, pur rivelando un ossessivo interessamento da parte sua e di Renzi in prima persona, l’audizione odierna di Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, non lascia dubbi. «In un incontro avuto il 12 dicembre (2014, ndr) il ministro Boschi mi chiese se era pensabile per Unicredit un intervento su Banca Etruria. Risposi che per acquisizioni non ero grado di dare risposta positiva o negativa ma che avevamo già avuto contatto con la banca e che avremmo dato risposta. Cosa su cui il ministro convenne». Non occorre aggiungere altro. Se non che Ghizzoni, oltre a confermare in toto quanto già svelato dal libro di Ferruccio De Bortoli, tira in ballo anche il terzo componente del Giglio Tragico, quel Marco Carrai che sua Maestà di Rignano avrebbe voluto niente di meno che alla guida della cyber-security italiana. Carrai, svela l’ex Ad di Unicredit, circa un mese dopo l’incontro con Boschi gli spedì la seguente mail: «Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto nel rispetto dei ruoli di sollecitarti, se possibile».
E’ proprio il caso di dire che il cerchio si chiude. Il sipario è calato, i commedianti possono lasciare il palco. E chi scrive concederebbe volentieri l’onore delle armi agli sconfitti – che infierire non è certo elegante – se non fosse che la Fata Turchina di Laterina, per uscire dal pantano di bugie, conflitti d’interesse ed egocentrismo esasperato che essa stessa ha creato, ha tirato fuori il solito cliché della donna attaccata “inquantodonna”.
La tracotanza di Boschi che ad Otto e mezzo qualche sera fa frigna sul presunto sessismo del suo interlocutore Marco Travaglio, in un escalation di vittimismo pseudo femminista degno della peggior Asia Argento, è quanto di più squallido e disperato si potesse fare. Inizia con un grande classico: «Se fossi stata un uomo non mi avrebbe riservato questo trattamento. Lei mi odia» per poi buttare lì un sibillino «Vegas mi invitò a casa sua alle otto del mattino ma io gli dissi non lì»… In tempi di #metoo c’è da stare in guardia, uomini. Che queste non scherzano. Ma il peggio doveva ancora venire, di lì a qualche giorno Maria Elena avrebbe dichiarato in un’intevista: «Non cancello spesso gli sms. Ne ho quindi molti in memoria, anche con altri esponenti del mondo del credito e del giornalismo. Non solo quelli con Vegas. Dal momento che mi sembrò insolita la richiesta di vederci a casa sua alle 8 del mattino, chiesi che l’ incontro si svolgesse al ministero o in Consob. Non sta a me dire perché Vegas lo propose, certo io non accettai». Qual è il sottotesto implicito di una precisazione del genere su Vegas? E che cosa contengono i messaggini che l’ex ministro dice di conservare? A chi sono rivolte queste insinuazioni, queste illazioni sottili, questi “detto non detto”? Anni e anni di battaglie per la cosiddetta emancipazione femminile buttate nel cesso: per quanto una donna possa essere potente, sedere nei posti di comando e possa aver fatto carriera per le sue capacità, ci sarà sempre un uomo che in un contraddittorio la attaccherà perché donna, le farà sempre avances indesiderate, le manderà messaggini molesti, farà – o mio Dio! – apprezzamenti sul suo aspetto fisico. Questo il messaggio che è passato. Adesso ci manca solo che dica che noi cattivoni vogliamo che si dimetta perché è bionda. Ma sì, quando non si hanno altri appigli è facile buttarla sui cliché. E sulla molestia. Non esplicita, sia ben chiaro, l’importante è instillare il dubbio: lasciamo scivolare con nonchalance un’allusione, una mezza accusa e una scintilla che scateni il sospetto nell’opinione pubblica, da anni sobillata da un femminismo petulante e, in questo momento più che mai, aizzata contro una presunta società fallocentrica. Si tratta del solito astuto utilizzo di un’arma di distrazione di massa associata al tentativo di chiamata alle armi delle pasionarie dell’associazionismo e del femminismo, ampiamente foraggiato dai governi di sinistra da sempre e da Boschi negli ultimi anni. Solitamente pronte a scagliarsi contro gli uomini a prescindere, in questo caso si sono però eclissate. Femministe sì, sceme no. I topi abbandonano la nave che affonda, l’orchestrina potrà pure continuare a suonare ma l’iceberg è sempre più vicino.
Ad ogni modo, diciamolo chiaro: che l’ex ministro fosse un mix di arroganza, arrivismo e cinsimo avevamo già avuto modo di appurarlo ma, che pur di non rinunciare al potere tanto agognato, ai red carpet e alle luci della ribalta, si prestasse a recitare la miserabile parte della povera ragazza perseguitata da maschilisti e sessisti è stato un autogol pazzesco.

Meb red carProprio lei che dello storytelling sulla parità di genere ha fatto un suo vanto, lo ha svilito nel peggior modo possibile tirando in ballo sessismo e allusioni per pararsi il sedere. E avallando inconsapevolmente la tesi di chi insinua che le donne per fare carriera, specialmente se avvenenti, debbano necessariamente ricorre all’arte della seduzione, per usare un eufemismo. Chi scrive crede che la regina dei red carpet Boschi le liaisons dangereuses più che con gli uomini – quelle francamente sono affari suoi – le abbia con il potere. Mai del tutto affrancata da un provincialismo goffo e terribilmente prevedibile, per Meb distaccarsi dal potere e dai lustrini deve essere terribile. Del resto, come scrive Ezra Pound «Il provincialismo è qualcosa di più dell’ignoranza. È ignoranza più una volontà di uniformità. È una malevolenza latente, spesso una malevolenza attiva»

da "l'insolente" il blog di Laura Tecce

di Laura Tecce - 20 dicembre 2017

19/12/17

L’eterna lotta dei grillini con i numeri


L’eterna lotta dei grillini con i numeriIntervistato da Lucia Annunziata su Rai 3, Luigi Di Maio, ha ribadito due punti cardine del suo fantascientifico programma, peraltro, ancora tutto in divenire: sull’Euro, ribadendo quanto detto a suo tempo dalla sua collega Castelli, egli non ha la più pallida idea se uscire o restare; mentre in merito alle pensioni resta ferma la sua idea di tagliare quelle superiori a 5mila euro netti onde recuperare ben 12 miliardi di risparmi.
Ovviamente, come spesso accade a questi campioni del volo a dorso di equini, la testaccia dura dei numeri provoca l’immediata caduta del fatidico asino. Scrive infatti l’amico Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica nonché ex viceministro dell’Economia, su Facebook: “Numeri alla mano, per recuperare 12 miliardi dai pensionati che prendono più di 5mila euro netti al mese, bisognerebbe azzerargli la pensione per 8 anni oppure dimezzargliela per 16 anni oppure tagliargliela del 20 per cento per 40 anni. In ogni caso, risulta evidente che Di Maio su questo tema parla perché ha la bocca e prende in giro gli italiani in un modo indecoroso”.
Dunque, ancora una volta la logica insuperabile della matematica elementare sembra trovarsi agli antipodi rispetto alla sempre più confusa, pasticciata e, troppo spesso, incoerente linea politica di un Movimento Cinque Stelle il quale, evidentemente, una volta raggiunta la stanza dei bottoni, avrebbe tutte le carte in regola per mandare per aria il Paese. E sebbene occorra riconoscere che questa insopportabile propensione a raccontare frottole elettorali abbia contagiato buona parte dell’attuale offerta politica, chi ha già avuto esperienze di Governo – come ha correttamente rilevato Eugenio Scalfari nel salotto di Giovanni Floris – sa ben distinguere tra la propaganda e la realtà, come dimostra il sostanziale continuismo che, nel bene e nel male, ha caratterizzato gli oltre vent’anni della cosiddetta Seconda Repubblica.
Ciò, al contrario, non sembra valere per il M5S, soprattutto per un eccessivo scollamento dalla realtà e dai vincoli obbligatori che questa impone, unito a un irresponsabile dilettantismo da far tremare i polsi agli individui più responsabili. Eppure, malgrado la preoccupante faciloneria con cui Di Maio e soci sparacchiano le loro irrealizzabili promesse, il consenso del M5S continua a crescere. Evidentemente il fatto di essere nuovi e “diversi” rispetto alla cosiddetta vecchia classe politica continua a prevalere nell’immaginario collettivo di buona parte di questo disgraziato Paese.
Un Paese che stenta ancora a comprendere, nonostante le recenti crisi, che il sentiero per restare nel mondo economicamente avanzato è per noi assai più stretto di quanto si possa immaginare e che, pertanto, l’effettivo spazio di manovra di un futuro Governo è molto, ma molto limitato. Niente a che vedere coi sogni irrealizzabili dei dilettanti a Cinque Stelle.

18/12/17

Padoan scarica la Boschi: “Non ho autorizzato altri ministri a occuparsi di banche”

Padoan scarica la Boschi: “Non ho autorizzato altri ministri a occuparsi di banche”


Boschi

Si fanno sempre più nere le nuvole che si addensano intorno a Maria Elena Boschi. Che oggi è stata scaricata anche dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sul caso Banca Etruria. Davanti alla commissione d’inchiesta sulle banche il ministro del Tesoro ha risposto in relazione ai colloqui tenuti dai ministri Boschi e Delrio sulla vicenda banche: “Io non ho autorizzato nessuno e nessuno mi ha chiesto un’autorizzazione”, ha chiarito Padoan, “la responsabilità del settore bancario è in capo al Ministro delle finanze che d’abitudine ne parla con il Presidente del Consiglio”.
Padoan, inoltre, ha spiegato di aver appreso degli incontri soltanto dalla stampa. “Non ho mai autorizzato nessuno a parlare con altri di questioni bancarie né ho richiesto che persone o membri del governo che avessero contatti con esponenti del mondo bancario, venissero a riferire a me”, ha aggiunto precisando di non aver mai incontrato né Pier Luigi Boschi, né l’ex dominus patron di Veneto banca, Vincenzo Consoli. Non è tutto. Padoan ha negato ogni tipo di contatto con l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, sulla possibile integrazione tra la banca milanese ed Etruria.

di Redazione - 18 dicembre 2017 

17/12/17

I comunisti e i fan del politicamente corretto sono sostenitori morali anche del terrorismo


Esiste un confine, netto, tra l’umana paura ed il sostegno morale al terrorismo. Oggi quel confine è stato varcato da migliaia di persone. In ogni canale mediatico, in centinaia di discussioni ed in milioni di coscienze è sbocciato un nuovo fiore del male. È il loto che erode la percezione. Cancella la memoria, annebbia i fatti. Ci suggerisce che la soluzione migliore sia arrendersi. Dialogare. Ci dice che queste cose sono inevitabili, che qualsiasi cosa facciamo è inutile. E fa guardare a chi lotta, a chi non si arrende, a chi chiama le cose col proprio nome come ad un molesto provocatore. Una voce da soffocare nella diffamazione. Negli anni ’70 le Brigate Rosse divennero un mostro perché nessuno ebbe il coraggio di riconoscerle. Decide di morti sulla loro scia, nel silenzio e l’assenso dei molti, della porporata intellighenzia di sinistra. Oggi viviamo la stessa fase di rimozione. In tanti cominciano con i distinguo e le profonde analisi politologiche. Tutto pur di non affrontare la realtà.
Riecheggiano le auliche parole. I grandi ragionamenti si sprecano. Con il sangue ancora caldo ci dicono che chi ha sparato, chi si è fatto esplodere o chi con un camion ha investito e ucciso decine e decine di persone sono un caso isolato. Un pazzo senza matrice razziale. Rifiutano il fatto che il terrorismo sia, in diversi di questi casi, di matrice islamica. Un terrorismo figlio dell’odio religioso. No. Basta, è ora di cominciare a dire la verità. Urlarla per le strade. Dalle finestre. Sui social network. I morti in Francia, Belgio, Spagna e Regno Unito sono vittime del terrorismo islamico. Chi ha sparato era devoto all’Islam. Non satanisti sotto mentite spoglie. Non sono alieni, ma nuovi barbari. Sono uomini con un passato ed un presente forgiato nei nostri Paesi. Figli dell’oblio culturale frutto del tramonto dell’Occidente, per dirla citando Oswald Spengler. Alcuni di loro sono stati nostri vicini di casa. Frutto di quel melting pot culturale che riecheggia fin dagli anni ’80 ed è esploso, in questi giorni, con la generazione Erasmus. Erano assistiti dallo Stato, che li imboccava, sparsi per l’Europa, con sussidi, ma non nutriva la loro anima lasciandoli, per dirla questa volta alla Massimo Fini, allo scoperto del nostro vizio oscuro dell’Occidente. Erano tra noi. Come lo erano gli attentatori di Charlie Hebdo. Come lo erano i terroristi di Londra. Ammetterlo è il primo passo. Serve per rendere onore ai morti, seppellendoli senza bugie e false parole. Raccontare ai loro cari la realtà, sono morti per le negligenze di questa società, complice di chi è armato dalla fede islamica. È rendere un servizio ai vivi. Indicando il nemico e dando ad ognuno la possibilità di difendersi. Questo aspetto ad alcuni fa paura. Ma come, si domandano questi soloni, come possiamo permettere che la gente sappia e si tuteli? La violenza potrebbe diffondersi. Il razzismo rinascere. Per questo dobbiamo negare. Dobbiamo distinguere. Spiegare. Catechizzare all’amore incondizionato verso il diverso. Ma soprattutto sradicare, eliminare e tacitare di razzismo chiunque denunci questo malcostume. La gente, libera di vedere, diverrebbe una belva. Questo pensano i buonisti. Questo pensano i complici. Ora basta, guardiamo in faccia la realtà. Chi difende i terroristi per elevare la radicazione di una cultura informe rispetto alla nostra non è un libero pensatore, ma semplicemente un venduto. Sulle sue mani c’è il sangue dei caduti. Dei nostri fratelli. Parliamo di un vile Caino.
L’odio contro di noi come occidentali, come cristiani, come europei e come uomini e donne liberi esiste. Fatevene una ragione. Se vogliamo che questo odio non ci conduca nell’abisso non arrenderci è la soluzione. Dobbiamo combattere. Putin, nei giorni scorsi, a mezzo stampa dopo essere stato in Siria ha dichiarato: “Abbiamo sconfitto Isis, ora ritiro truppe”, ma dobbiamo ricordarci che siamo un bersaglio. Siamo il bersaglio di chi vuole mettere in ginocchio il nostro stile di vita. Dobbiamo con coraggio e lealtà reagire per non farci sottomettere e conquistare. Questo tipo di Islam non è nostro amico. Non resta che tenere la guardia alta, lo sguardo concentrato per non cadere nella trappola del nemico che ci vuole gambizzati. Caduti nell’oblio del nulla.
 
da "AVANTI Senza PAURA"  il blog di Andrea Pasini
 
di Andrea Pasini - 16 dicembre 2017