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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

06/01/18

Mogherini, Boldrini, Bonino: donne che fanno male alle donne


Mogherini, Boldrini, Bonino: donne che fanno male alle donneKawtar Barghout (nella foto) è una giovane italiana di origini marocchine. Ad essere precisi, Kawtar è giunta in Italia al seguito della famiglia quando aveva appena 2 anni. Solo di recente, a 24 anni, ha chiesto e ottenuto la cittadinanza nel nostro Paese. La sua è una storia d’immigrazione risolta felicemente con la piena integrazione, sociale e culturale, nella comunità nazionale che la ha accolta. Da una come lei i benpensanti nostrani avrebbero gradito ricevere un entusiastico appoggio alla battaglia “civile” ingaggiata, finora senza successo, dalla sinistra multiculturalista sul cosiddetto “Ius soli”. Invece, Kawtar sorprende e spiazza per la sua determinazione nel sostenere che quella riforma, presentata dai progressisti come condizione indispensabile per rimettere in pari la bilancia della giustizia sociale in Italia, sia un’idiozia. Non serve a nulla. Kawtar, a sostegno del suo giudizio, mostra, in diretta dagli studi televisivi de “La7”, la documentazione cartacea raccolta con ragionevole facilità nel suo Paese d’origine per ottenere la cittadinanza italiana.
Diventare italiani, dunque, si può. Basta volerlo nel modo giusto, non occorrono automatismi legislativi per conferire a qualcuno qualcosa di prezioso che va guadagnata e non, come vorrebbe la sinistra, regalata. Ascoltare la giovane musulmana neo-italiana ricorda un po’ la favola del bambino e del re nudo. C’era bisogno della sincerità di una giovane donna per scoprire ciò che era palese ma che per opportunismo o conformismo molti hanno voluto testardamente negare. Cioè che lo Ius soli è una forzatura ideologica dei fautori del multiculturalismo che non risponde ad alcun criterio reale di giustizia sociale. Su questo fronte la sinistra ha mostrato la sua disarmante nudità.
Ma non è tutto. Kawtar Barghout ci ha donato un’autentica perla di saggezza quando ha definito il comportamento prone verso le autorità islamiche delle signore della politica italiana ed europea: Laura Boldrini, Emma Bonino e Federica Mogherini, un oltraggio alla causa delle donne musulmane che combattono per l’emancipazione nei loro Paesi. Quelle teste velate al cospetto dei potenti degli Stati islamici alla giovane Kawtar non sono piaciute. Peggio, hanno provocato rabbia e frustrazione per un’ostentata sudditanza delle occidentali che nuoce principalmente alla causa delle donne musulmane. Come combattere il radicalismo che è un portato delle interpretazioni più restrittive della religione islamica, si è chiesta Kawtar, se le prime a prostrarsi al maschilismo, anche violento, di certe culture sono proprio quelle donne europee che si spacciano per campionesse della parità di genere e del riconoscimento della dignità femminile? Che forza questa Kawtar! Non l’ha mandato a dire alle nostre vestali del politicamente corretto. Si è occupata di persona di far sapere a tutte le loro, progressiste a corrente continua, che certe debolezze e ammiccamenti ai potenti di turno dell’islamismo sono una pugnalata piantata alla schiena di chi, in contesti complicati e repressivi, combatte per affermare i propri diritti di libertà. È vero, quelle teste velate fanno a pugni con un’altra immagine che i più anziani di noi portano nel cuore ricordando con grande ammirazione una piccola grande donna italiana.
Oriana Fallaci, differentemente dalle suffragette dell’odierna politica nostrana, ebbe il coraggio di sfidare l’oscurantismo degli ayatollah. Il 26 settembre 1979, durante un’intervista-confronto con l’ayatollah Khomeini che da poco aveva rovesciato il trono dello Scià di Persia, quello scricciolo di donna si tolse improvvisamente il chador, che le avevano costretto a indossare come condizione per tenere l’intervista, definendolo uno stupido “cencio da Medioevo” e un simbolo della segregazione femminile. La Fallaci che non ebbe paura di dare del tiranno e del fascista alla massima guida spirituale del nuovo Iran, gli contestò che costringeva le donne “a nascondersi come fagotti sotto un indumento scomodo e assurdo con cui non si può lavorare né muoversi”. A quarant’anni quasi di distanza da quello straordinario pezzo di giornalismo abbiamo compiuto un bel salto all’indietro precipitando dalle altezze di una Fallaci che sfida l’oscurantismo misogino di un Islam retrogrado scoprendosi il capo, alla pusillanimità di una Mogherini o di una Boldrini che si coprono la testa per compiacere i nuovi padroni.
Sapevamo bene della codardia di una cultura progressista che pur di non contraddire i suoi presupposti ideologici è pronta a farsi complice delle peggiori espressioni della tirannia, ma c’è voluta Kawtar Barghout, una semplice ragazza musulmana innamorata della terra che l’ha accolta, a ricordarcelo. Ce ne vorrebbero altre cento, mille Kawtar Barghout per risvegliare dal sonno della ragione, nel quale sono sprofondati per effetto del sortilegio multiculturalista, quegli italiani che hanno ancora la mente intorpidita.

04/01/18

LE VERE PRIORITÀ PER USCIRE DAL BARATRO





Ci siamo finalmente, il 4 Marzo è alle porte. Dopo il golpe del 2011 finalmente gli italiani potranno “parzialmente” far valere il proprio volere. Dico parzialmente in quanto è venuto meno il principio della rappresentatività; in effetti anche in questa tornata elettorale i candidati politici sono frutto di scelte della stesse segreterie dei partiti, vale a dire che gli “eletti” dovranno dar conto più a quest’ultime che ai cittadini, ma questo argomento momentaneamente lo rimando ad un futuro post. Potremmo comunque scegliere tra le varie proposte programmatiche collegate ai “simboli” in competizione.
In questa riflessione voglio invece soffermarmi sulle reali priorità che una forza sovranista dovrebbe mettere in cima alla propria linea programmatica. Leggendo le varie proposte, da destra a sinistra, dal M5S fino ai vari movimenti e partitini dell’ultima ora, noto con stupore la mancanza di un’analisi seria e concreta sulle cause che hanno portato il Paese al disastro in cui versa e, di conseguenza, denuncio l’assenza delle soluzioni fondamentali atte a scongiurare il ripetersi delle sciagure avvenute.
In più post ho avuto modo di esprimere che le sedi strategiche in cui far sentire le proprie proteste non sono le piazze ma due sedi in particolare: le Procure preposte alla difesa Costituzionale e la RAI.
Sono le due istituzioni che hanno consentito il dilagarsi del disastro. La prima peccando di omertà ed impunità verso i rei, la seconda favorendo una vile manipolazione negando una considerazione di massa responsabile e puntuale. A tutto ciò è doveroso aggiungere il prevaricamento avvenuto e continuato di quella linea di demarcazione che la Carta Costituzionale traccia in modo chiaro in merito agli interessi privati e quelli della collettività.
Ecco dunque che umilmente mi permetto di richiamare l’attenzione di quelle forze politiche che si candidano a governare il Paese su quelle che dovrebbero essere le pietre miliari del loro programma a prescindere dai loro ideali politici.
Al di là del ripristino della sovranità e dei princìpi Costituzionali, ritengo si debba iniziare da provvedimenti in grado di “blindare” l’attuazione del programma stesso, altrimenti sarebbe come curare un paziente grave da una malattia ai polmoni senza però farlo smettere di fumare. Tutto si manifesterebbe invano.

Punto primo
RIFORMA DELL’INFORMAZIONE
Senza ripristinare la reale funzione sociale dell’informazione e senza regolamentarla, ogni programma di Governo o attuazione dei futuri esecutivi verrebbero esposti alle manipolazioni (a volte feroci) che ci hanno portati al disastro attuale.
Pertanto bisognerà che tale riforma tracci in modo chiaro la distinzione tra la propaganda e l’informazione. In particolare i media di Stato (RAI) andranno totalmente riformati.
Cito solo alcuni dei punti primari di questa eventuale e necessaria proposta. Ad esempio sarà necessario smantellare la lobby dell’ordine dei giornalisti, magari riformarla in un modo meno blindato o chiuderla del tutto. Inoltre sarà necessario un rafforzamento delle tutele a vantaggio dei giornalisti mirate ad una maggiore autonomia che li svincoli dalle “imposizioni” dello stesso editore e dagli inserzionisti.
I fondi statali elargiti come “contributo all’informazione” saranno destinati ai soli mezzi che si propongono per l’informazione, mentre le testate partitiche si dovranno finanziare ritagliandosi risorse dai già esistenti “contributi ai partiti”.
Una Authority (pubblico / privata) supervisionerà sia i mezzi pubblici che privati, sanzionando ogni sorta di manipolazione ivi compresa (in caso di reati gravi) la pena di sospensione o chiusura del mezzo. Non si tratta di censura ma di rigore e serietà nel gestire un mezzo tanto petente quanto pericoloso come la stampa e le TV.
I reati ritenuti maggiormente gravi saranno costituiti dalla continuata attività volta a generare falsi ideali, come anche la promozione verso le cessioni di sovranità. La Authority prevederà, per i membri, cariche non rinnovabili oltre i due mandati; i mandati avranno una durata di massimo di 18 mesi. Una sezione di tale autorità sostituirà quella che si è fino ad oggi manifestata inutile ed inefficace quale la Vigilanza Rai.
Gli organi preposti avranno la facoltà di verificare anche sugli eventuali “cartello news”. Per “cartello news” si intende la corporazione, o concertazione, delle notizie; è assurdo che tutti i TG e le prime pagine della stampa riportino le stesse identiche notizie, nello stesso momento (selezionandone alcune decine su migliaia) e addirittura con la stessa cronologia e ripartizione. È palese la regia occulta che regna indisturbata sull’informazione /propaganda odierna e la relativa influenza pilotata sull’opinione pubblica.
Una testata è giusto che possa essere avversa alle politiche di Governo, ma non potrà implementare una vera e propria campagna di falsificazione dei fatti che possano indurre a considerazioni di massa che vadano contro agli interessi dello Stato della Repubblica Italiana (ripeto: Stato non Governo). Per sedare eventuali equivoci su inesistenti volontà censorie o di controllo inverso dell’informazione, preciso subito che i principi nei quali si rifletterebbero le Autorità di vigilanza sono quelli sanciti dalla prima parte della Costituzione.

Punto secondo
RIFORMA DEI PORTATORI DI INTERESSI
Le lobby, la massonerie e altre forme di aggregazioni di interessi ad oggi non sono considerate illegali, salvo quelle segrete. È anche vero che alcune di queste organizzazioni raggirano la regola della segretezza pubblicando i nomi dei partecipanti alle loro assemblee annuali ma, furbescamente e forse illegalmente, negano la presenza della stampa e dell’informazione. Tra queste posso citare ad esempio la Trilateral o il Bilderberg.
Ora, in attesa di regolamentare la “presenza” delle lobby all’interno dei luoghi di potere e governativi, ritengo che la riforma delle riforme sia proprio quella che regolamenti il solco invalicabile che delinea i confini tra gli interessi privati e quelli della collettività (pubblici).
Un qualsiasi pretendente che faccia parte di tali lobby (specie come quelle mondialiste appena citate) che quindi si adopera per portare vantaggi a speculatori o finanzieri privati, non può in alcun modo assumere incarichi pubblici. In effetti ricoprire incarichi pubblici consiste nel tutelare principalmente gli interessi dello Stato e del popolo, pertanto è inaudito che tali “gruppi di pressione” ancora oggi abbiano la facoltà di “infiltrare” i loro esponenti all’interno delle nostre Istituzioni. Sarebbe come inserire ai vertici di un asilo per bambini un pedofilo incallito. Questa è pura follia!! Non vi sembra abbastanza strano che alcuni personaggi appena “reclutati” da tali organizzazioni si vedano catapultati in carriere folgoranti a livelli inimmaginabili per i comuni mortali?
Se in passato fosse stata attuata una regolamentazione del genere, persone come la Maggioni non avrebbero avuto modo di insediarsi ai vertici della RAI, Mario Monti non avrebbe potuto far parte del golpe del 2011, non sarebbe mai diventato Primo Ministro (e abbiamo visto gli interessi di chi ha tutelato), lo stesso vale per i vari Letta, Napolitano, Prodi ecc, e guarda caso tutti i disastri di impoverimento sia di ricchezza che di libertà portano da quasi mezzo secolo la firma degli stessi personaggi che hanno continuato e continuano ad avere le “mani in pasta” sia nelle Istituzioni pubbliche che nelle organizzazioni di “portatori di interessi privati”.
Nella vita ogni persona dovrà scegliere se far carriera nel tutelare gli interessi delle lobby o quelli della collettività, lo stare in entrambi gli schieramenti dovrà essere assolutamente proibito e dovrà necessariamente per i più subdoli prevedere pene esemplari.
Ecco che prima ancora di parlare di “rientro alla normalità monetaria” (l’uscita dall’euro è una frase idiota che agevola solo l’avversario), prima dell’abolizione del pareggio di bilancio, prima del ripristino dei controlli sia delle banche che dei confini, servono queste due riforme o regolamentazioni, altrimenti è come andare al fronte nudi e inermi.


di Carlo Botta- 4 gennaio 2018


03/01/18

Per il governo l’immigrazione illegale non è un’emergenza


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Nonostante violenze e disordini provocati dagli immigrati illegali afro-asiatici accolti in Italia in oltre 650 mila unità dal 2013 ad oggi dei quali mezzo milione fuori controllo e nonostante lo stesso governo italiano riconosca che con i flussi migratori sono arrivate ondate di criminali e terroristi islamici e tema il massiccio arrivo di foreign fighters, il ministro degli Interni Marco Minniti ha invitato a non parlare di emergenza quando si tratta dell’immigrazione, che “è ormai un dato strutturale”.
Un’affermazione che deve preoccupare poiché a pronunciarla è stato l’unico esponente dell’attuale governo che ha cercato di porre un freno ai flussi incontrollati (anzi, favoriti dall’Italia stessa) dalla Libia.
Grazie alla sua iniziativa nel 2017 sono sbarcati quasi 120mila clandestini (il governo li definisce “migranti” come avessero il visto sul passaporto e fossero giunti in Italia regolarmente invece che pagando trafficanti), il 34% in meno rispetto al 2016, anno record con oltre 181mila immigrati illegali giunti via mare.
Un dato definito da Minniti “incoraggiante” anche se in uno Stato decente non dovrebbe esserci nulla di incoraggiante nell’aver accolto quasi 120 mila immigrati illegali il cui unico “merito” è aver pagato criminali per raggiungere l’Italia.
(FILES) This file photo taken on November 05, 2016 shows migrants and refugees on a rubber boat waiting to be evacuated during a rescue operation by the crew of the Topaz Responder, a rescue ship run by Maltese NGO "Moas" and the Red Cross, on November 5, 2016 off the coast of Libya. Italian Foreign Minister Angelino Alfano on April 29, 2017 said he "agreed 100 percent" with a prosecutor Carmelo Zuccaro who has repeatedly suggested charity boats rescuing migrants in the Mediterranean are colluding with traffickers in Libya. / AFP PHOTO / ANDREAS SOLAROCerto gli accordi con la Libia hanno frenato le partenze e, se si considerano gli ultimi 5 mesi, il calo degli arrivi è pari al 70% ma come fa a uno Stato a non definire un’emergenza un flusso gestito da criminali che porta in Europa immigrati illegali, criminali e terroristi?
Uno Stato può definire “strutturale” il crimine solo se ne è complice e, viste le dimensioni del problema e l’impatto finanziario, sociale e sulla sicurezza, l’Italia rischia di diventare uno “Stato canaglia” che incoraggia e alimenta traffici criminali strettamente legati al terrorismo islamico.
Del resto è stato lo stesso Minniti a evidenziare il rischio che tra gli immigrati illegali si celino foreign fighters in fuga da Iraq, Libia e Siria i migranti illegali (infiltrazioni in realtà già note da oltre quattro anni) e il crescente fenomeno degli sbarchi fantasma da Tunisia e Algeria sulle ciste siciliane e sarde non fa che rafforzare questa preoccupazione che su aggiunge alla certezza che i flussi migratori illegali dal Nord Africa sono da tempo una cera “autostrada del crimine” come conferma l’affermarsi nel nostro paese della mafia nigeriana e di altre organizzazioni criminali marocchine e tunisine che utilizzano i “migranti” africani come manovalanza.
Tra gli sbarcati quest’anno i nigeriani sono i più numerosi (18.099), seguiti dai guineani (9.646), dagli ivoriani (9.409) e dai bengalesi (8.954): tutti provenienti da Paesi non in guerra e neppure in preda a carestie.
Come se tutto questo non bastasse, dopo 4 anni di impiego intensivo della Marina Militare e della Guardia Costiera per consentire a chiunque paghi trafficanti di raggiungere l’Italia, il governo italiano ha varato una nuova operazione che vede il coinvolgimento dell’Aeronautica Militare.
Nei giorni scorsi 2 velivoli C-130J hanno infatti trasferito da Tripoli all’Italia di 162 africani detenuti in Libia per immigrazione illegale. Un’operazione nata da “un’iniziativa congiunta tra il Ministero degli Interni e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che, in stretta coordinazione con l’UNHCR “hanno individuato in Libia dei migranti in condizioni di vulnerabilità e in grado di ottenere la protezione internazionale” come recita un comunicato della Difesa.
51d5d976-d3fa-4c3d-8311-4ea6f028946f7mediumRoma ha mobilitato tre ministeri (Esteri, Interni e Difesa) “agli ordini” della CEI per continuare a portare in Italia immigrati illegali con i cosiddetti “corridoi umanitari” che in pratica servono solo a sostituire con mezzi governativi i barconi e gommoni degli scafisti per portare in Italia persone che sarebbe stato giusto imbarcare sui velivoli, ma per rimpatriarli nei paesi di origine. Nessun altro Stato si è infatti offerto di accoglierli a conferma che si tratta di immigrati illegali che hanno raggiunto la Libia illecitamente.
Così governo italiano e Vatican, da tempo in prima linea ad alimentare “l’invasione” degli immigrati illegali, incentivano nuove partenze dai Paesi africani di gente che punterà a farsi arrestare dalle autorità libiche contando poi di poter raggiungere l’Italia.
”La nostra casa è la loro casa, la nostra patria è la loro patria. Perché se così non fosse non sarebbe nemmeno la nostra” ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, accogliendo gli ultimi arrivati dalla Libia a bordo di cargo militari.
Non è chiaro a cosa si riferisse con i termini “casa” e “patria”, termini più adatti alla politica che alla religione confermando così le pesanti ingerenze del Vaticano negli affari italiani in tema di immigrazione e “ius soli”.
Una politicizzazione esasperata e ostentata che sta determinando un crollo verticale di consensi, prestigio e credibilità del Soglio Pontificio: del resto pare certo che Bassetti, usando quei due termini, non si riferisse né a casa sua nè al Vaticano considerato che l’accoglienza ricade in toto  sui contribuenti italiani che tutti i sondaggi indicano a larga maggioranza contrari ad accogliere immigrati illegali.
In un contesto così amaro appare quindi paradossale che Minniti abbia inoltre esortato a non dare spazio al populismo perchè “non bisogna affrontare un tema così complesso con la scorciatoia del consenso immediato”.
IFRONTEXDichiarazione forse comprensibile in campagna elettorale ma che punta ad aggirare il problema della sicurezza legato all’immigrazione clandestina. Si tratta di una piaga causata delle politiche attuate dagli ultimi tre governi (Letta, Renzi e Gentiloni) con il rischio concreto che lo Stato perda in molte aree urbane il controllo del territorio, non certo di un problema “inventato” dalla propaganda populista o di una fake news.
Sono gli stessi immigrati illegali voluti dal governo a dare spazio ai “populismi” assorbendo risorse inaccettabili in un momento di profonda crisi economica e sociale come quello che attraversano gli italiani e creando problemi di sicurezza e ordine pubblico.
Difficile evitare populismi e rabbia popolare se si spendono oltre 4 miliardi all’anno per accogliere chiunque paghi criminali per venire in Italia, senza neppure sapere chi sono realmente i clandestini accolti mentre si buttano altri denari pubblici persino per dare loro un lavoro nelle aree più disperate del Meridione, dove la disoccupazione degli italiani è alle stelle.
Il problema non è solo italiano e infatti l’ultimo sondaggio di Eurobarometro rileva che i migranti illegali rappresentano la prima preoccupazione degli europei (39%), seguita dal terrorismo (38%), e poi con notevole distacco dalla situazione economica (17%), dallo stato delle finanze pubbliche (16%) e dalla disoccupazione (13%).
Eppure l’obiettivo del governo Gentiloni, come ha ricordato Minniti, “è governare i flussi, perché gli arrivi incontrollati rendono difficilissimo gestire i progetti d’accoglienza”.
Tutto chiaro no? I flussi migratori non vanno fermati perché illegali, perché ci portano spesso criminali, persone violente, estremisti e terroristi islamici e in ogni caso gente che non ha alcun titolo per essere accolta.
Vanno invece “governati”! per consentire arrivi ordinati e in grado di essere smaltiti compatibilmente con le nostre capacità di accoglienza. Meglio sottolineare “nostre” perché i vicini europei hanno già eretto muri più o memo virtuali alle frontiere e chi entra dalla Libia nella maggior parte dei casi resterà in Italia.
Nessuno ha fatto caso che siamo di fronte al primo caso nella Storia in cui un paese accoglie immigrati su vasta scala senza avere un boom economico che richieda braccia e forza-lavoro?
Non è mai successo prima neppure che flussi così vasti fossero del tutto illegali, affidati a trafficanti senza scrupoli mentre così come è del tutto inusuale che lo Stato che li accoglie rinunci a scegliere la provenienza degli immigrati.
.facebook_1493790610650Nel caso attuale per giunta (anche questo non è mai successo) provenienti dalle società più violente (quelle africane) e da un mondo islamico che ripudia la nostra società e i suoi valori liberali e democratici.
Entità che oggi costituiscono il più grave problema di sicurezza per l’Occidente e che già domani rappresenteranno la più grave minaccia a libertà e democrazia in Europa.
Col termine “governare i flussi” Minniti intende forse dire che occorre far sbarcare gli immigrati illegali un po’ alla volta? Ma allora basta che il governo si metta d’accordo coi trafficanti per un numero ragionevole (diciamo 10mila?) di sbarchi “strutturali” al mese. Invece di accordarsi in Libia con Fayez a- Sarraj e il suo traballante governo o invece di cercare un’intesa col generale Khalifa Haftar, per “governare i flussi” Roma dovrebbe trattare direttamente coi trafficanti, magari utilizzando qualche ong come intermediario.
Un metodo efficace per trasformare l’Italia in una via di mezzo tra il Far West e la Somalia ma che continuerebbe a ingrassare le lobby del soccorso e dell’accoglienza tanto care all’attuale maggioranza di governo.


Immagini: Formiche.net, AFP, Frontex, Aeronautica Militare e Krancic

26 dicembre 2017 - di


ARDEA (RM) - IL DISSESTO DELLA DISCORDIA E DELLA ROVINA DI UN PAESE ALLE PORTE DI ROMA



Volli sempre volli fortissimamente volli questo dissesto, un dissesto da sapore di “vendetta” verso quelli di prima e dei cittadini di Ardea, ma ancor più verso due personaggi senza i quali l’amministrazione Savarese non sarebbe mai decollata. Parliamo del Prof. Dott. Mariano Amici e del più giovane Vice Presidente del Consiglio Europeo che il parlamento abbia mai avuto, l’Eurodeputato Fabio Massimo Castaldo. I due malgrado l’impegno profuso, sono stati trattati dai vertici locali del M5S come fossero dei fazzoletti kleenex. Inascoltati e derisi i loro consigli tanto che con spocchia ed incoscienza la maggioranza Savarese ha votato un dissesto finanziario per potersi facilmente, scrollarsi da vicino persone a loro non gradite. Un risvolto dai fatti ancora tutti da provare, ma che certo per Ardea saranno di lacrime e sangue, tanto che il Prof. Amici uno dei massimi docenti di medicina, chirurgia e pronto soccorso, nello scrivere su Facebook ad una consigliera di schieramento opposto rimarcava ed ammetteva come penitente gli errori fatti in buona fede da molti altri cittadini: “Edelwais sei la migliore! Purtroppo abbiamo una maggioranza che ho votato e fatto votare costituita per lo più da soggetti con la scatola cranica piena di segatura”. Diagnosi che mai nessuno ha potuto smentire. Intanto L’Europarlamentare On. Fabio Massimo Castaldo da dopo l’approva del dissesto da parte dei suoi compagni del M5S non si è più sentito per Ardea, forse sta meditando se conviene continuare a lavare la testa “al ciuccio” continuando a sprecare acqua e sapone. Un dissesto, votato in fretta e furia, quasi a voler forzatamente somministrare alla cittadinanza ardeate un singolare quanto poco gradito regalo natalizio, l'amministrazione comunale a guida grillina ha votato il disseto finanziario di Ardea. Alla sottoscrizione in aula dell'atto preposto alla maggioranza Savarese per poco non mancano i numeri in quanto alcuni consiglieri pentastellati, fortemente contrari al default comunale, si sono assentati dall'aula e un'altro aveva addirittura chiesto il rinvio del punto. Poi, però, dopo una breve pausa, anche con l'opposizione uscita dall'aula per protesta, Savarese è riuscito a far approvare il dissesto e il solito Luca Fanco ha subitaneamente proposto di inviare il tutto al TAR per un ricorso. (E non solo lui di seguito si altro ricorso paventato dal consigliere franco Marcucci che ha già dato incarico ad uno dei suoi legali l’Avv. Francesco Falco). Questo accanimento dei grillini nostrani per dichiarare Ardea in dissesto finanziario ha tuttavia dell'incomprensibile, non che i conti del comune non fossero in rosso, come d'altro canto lo sono quelli di quasi tutti gli enti locali d'Italia, ma a motivo della mancata volontà almeno di tentare di affrontare o ristrutturare il debito dell'ente. Ancora più incomprensibile risulta il fatto che la congrega pentastellata non abbia voluto attendere qualche giorno per poter attingere alla nuova normativa inerente la Ristrutturazione del debito degli enti territoriali contenuta nella legge di bilancio dello Stato 2017, approvata in via definitiva dal Senato della Repubblica meno di due giorni dopo la dichiarazione del default comunale. In tale legge, all'art. 1, dopo il comma 462 sono stati inseriti alcuni altri commi che consentono di ridurre gli oneri finanziari sull'indebitamento dei comuni, province e città metropolitane e di adeguare i tassi attualmente applicati alle migliorate condizioni di mercato. Nella sostanza il Ministero dell'Economia viene autorizzato ad effettuare la ristrutturazione dei mutui intestati agli enti locali e quelli gestiti dalla Cassa Depositi e Prestiti per conto del Ministero stesso sia mediante la rinegoziazione dei tassi di interesse e della scadenza sia mediante l'estinzione anticipata e accensione di un nuovo mutuo senza l'applicazione di penali a carico dell'ente mutuatario. Le operazioni di indebitamento che possono essere oggetto di ristrutturazione devono avere una vita residua di almeno 5 anni con un debito da ammortizzare superiore ai 20 milioni di euro, con un tasso di interesse applicato al nuovo mutuo pari al rendimento di mercato dei Buoni del Tesoro. Pertanto tutta quella parte del debito dell'ente locale che è stata contratta con il Ministero delle Finanze o con la Cassa Depositi e Prestiti può essere ristrutturata ad un tasso coerente con i BTP pluriennali. Di sicuro i referenti del sindaco Savarese alla Camera ed al Senato lo avranno informato di quanto sopra esposto e della sua tempistica a breve rispetto alle intenzioni di default dell'amministrazione da lui guidata ma ciò non deve essere bastato a farlo desistere. Dichiarando il dissesto l'ente rimane praticamente paralizzato, non potendo più accedere a mutui o finanziamenti di qualsiasi tipo, le tasse verranno innalzate al massimo, non potrà esserci turnover per i dipendenti e, dulcis in fundo, tutti coloro che devono avere dei denari per lavori svolti o per forniture di beni e servizi erogati presso il comune rimarranno a bocca asciutta, il tutto per i prossimi 5 anni. E' tutto molto strano e di difficile discernimento, anche perché i principali artefici della costruzione della vittoria grillina, Castaldo padre e figlio da un lato e Mariano Amici dall'altro, ai quali va indubbiamente riconosciuta una sorta di vittoria politica perfetta da parte del Movimento 5 Stelle grazie alle loro capacità aggregative da un lato e disgregative dall'altro che hanno consentito ai pentastellati di aprirsi un varco all'interno di tutti gli schieramenti presentatisi alle elezioni locali, di sicuro non erano e non sono d'accordo con Savarese in merito alla dichiarazione di dissesto. Queste vecchie volpi della politica locale, e non solo, non si sono certo spesi in accordi e trame, campagna elettorale, voti e consiglieri eletti per poi avere come primo atto vero dell'amministrazione a 5 stelle il default dell'ente. Amici ha dichiarato apertamente la sua amarezza sostenendo che per tali personaggi rimane difficile persino definire una diagnosi coerente ai fatti, mentre un annerito e sconsolato Castaldo pare non sappia più che pesci pigliare per difendere l'indifendibile. Anche perché per dichiarare il dissesto non c'è bisogno delle tanto propagandate competenze dei “nuovi”, si fa per dire, politici grillini, bastava un qualsiasi personaggio in grado di reggere tra le mani una penna e di alzare la manina. E' tuttavia degno di nota che il sindaco, e alcuni suoi affiliati, circa un anno fa, quindi ben prima delle elezioni locali, si erano già professati favorevoli alla dichiarazione di dissesto qualora fossero stati eletti, quindi l'idea è partita da lontano. A questo punto la maschera pentastellata è venuta giù lasciando trasparire, ipso facto, la volontà sfascista di questo “nuovo che avanza” tutto facebook e distintivo, tutto ipertecnologico e virtuale ma senza punti di applicazione concreti. A dissesto dichiarato come potranno affrontare i problemi dei territorio? Come realizzeranno le opere pubbliche? Come metteranno mano ai 706 ettari degli usi civici senza definire la causa con i contraenti? Senza più risorse e senza possibilità di richiederle cosa pensano di fare questi consiglieri a 5 stelle? Il grillino Fucci a Pomezia fece una semplice dichiarazione di pre-dissesto senza però definirla ulteriormente, grazie alla quale poté accedere ad un mutuo di 80 milioni di euro tramite la Cassa Depositi e Prestiti, conservando quindi la capacità operativa dell'ente. Ma Savarese non ha voluto seguirne l'esempio, reputando forse Ardea più compromessa finanziariamente di quanto non lo sia in realtà. Ma il capo è sempre il capo, i consensi li ha avuti e pure tanti, passando dal 30% del primo turno ad oltre il 60% del secondo, accusando peraltro la vecchia guardia di essersi tutta “ammucchiata” con il candidato sfidante, senza però considerare che il suo antagonista in ballottaggio ha incamerato lo stesso numero di consensi in percentuale già presi al primo turno, quindi l'ammucchiata se c'è stata è avvenuta in favore di chi? Per fortuna la matematica non è un'opinione e da parte nostra auguriamo al bravo medico Amici di trovare presto diagnosi e cura appropriata per coloro a cui ha fornito un prezioso contributo politico a trovare posto nell'emiciclo comunale e ai Castaldo, junior e senior, di trovare presto una soluzione adeguata per i propri inesperti adepti, magari a partire dal 5 marzo 2018. 

Buona Befana a tutti.



di Luigi Centore - 3 gennaio 2018



Mario Savarese, Fabio Massimo Castaldo, Mariano Amici,

Una destra forte al governo per scongiurare inciuci


Una destra forte al governo per scongiurare inciuci Il 2018 sarà un anno importante per la politica e per il futuro del nostro Paese. Si vota il 4 marzo, cioè tra poche settimane, e c’è già chi pronostica un secondo drammatico voto in autunno. Uno scenario tragico, che potrebbe scatenare le speculazioni internazionali, a fronte di un debito pubblico ormai al 140 per cento del Pil, in continua progressione.
La tenuta sociale del Paese è a rischio: l’Italia ha il più alto numero di poveri in Europa, dodici milioni di persone non riescono a pagarsi più le cure sanitarie, i migliori giovani cercano lavoro all’estero, cittadini e aziende soffocano stretti da burocrazia e tasse. Abbiamo perso il nostro ruolo nel Mediterraneo e le nostre imprese sono diventate preda delle multinazionali europee ed asiatiche. Una guerra per la supremazia tecnologica e industriale che si combatte sul nostro territorio.
Come dimostrano tutti i sondaggi, solo il rinnovato centrodestra può raggiungere la maggioranza parlamentare e dare un governo al Paese, scongiurando il ricorso a nuove immediate elezioni o, peggio, ad un altro esecutivo tecnico che di fatto consegnerebbe il governo alla euroburocrazia. In questo contesto, la destra con Fratelli d’Italia può finalmente svolgere un ruolo importante, decisivo, protagonista. È merito di Giorgia Meloni e di una nuova giovane classe dirigente, che ha saputo riaffermare valori e progetti nel momento più difficile. Ora, occorre fare il massimo sforzo, perché l’occasione non sia sprecata.
Farefuturo si è impegnata nell’anno che si sta chiudendo proprio per ricostruire una coalizione di centrodestra, con meeting, analisi e documenti che abbiamo più volte portato alla vostra attenzione anche con Charta Minuta, la nostra rivista online. Nel prossimo mese di gennaio, abbiano in programma due importanti iniziativevenerdì 26 gennaio, a Roma, Palazzo Rospigliosi, una serata dedicata a Fratelli d’Italia alla quale parteciperà Giorgia Meloni; pochi giorni dopo, lunedì 29 gennaio, con un meeting su “L’Italia nel vuoto, il vuoto dell’Italia”, nell’Aula dei gruppi parlamentari a Montecitorio, con la partecipazione dei leader di centrodestra, economisti, diplomatici, militari, esperti di geopolitica.
Farefuturo, insomma, svolgerà anche nel 2018 un ruolo propulsivo nel centrodestra, contribuendo alla realizzazione di proposte e programmi per una più incisiva azione di governo. La storia si rinnova, ma le idee restano il motore di ogni cosa. Ancora Auguri. Auguri alla nostra Italia.