23 luglio 2014
Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’email pervenutaci da uno dei quattrocento Finanzieri che hanno presentato un ricorso alla
Corte europea dei diritti dell’uomo contro lo Stato italiano, per la
negazione delle libertà sindacali e di associazionismo. Il quotidiano
nazionale al quale ci si riferisce sarà "La Repubblica".
Egr. FICIESSE,
domani, 24 luglio, un inusuale
annuncio a pagamento sarà pubblicato sull’edizione nazionale di un
importantissimo quotidiano. L’iniziativa ha del clamoroso, poiché i
committenti dell’avviso sono quattrocento militari della Guardia di
finanza che hanno presentato un ricorso alla Corte europea di Strasburgo
contro lo Stato italiano.
La battaglia giudiziaria davanti alla
Corte per i diritti dell’uomo trova origine dai fatti accaduti nel
luglio 2011, in Val di Susa, allorquando rimasero feriti Finanzieri,
Poliziotti e Carabinieri, impegnati in ordine pubblico. Per tali scontri
dal 2012 è in corso a Torino un processo penale a carico di alcuni
manifestanti.
Il 31 maggio 2013 il Tribunale del
capoluogo sabaudo decise che il Cobar della Guardia di finanza,
l’organismo che rappresenta per legge gli interessi delle Fiamme Gialle
piemontesi, non poteva costituirsi parte civile in quel processo, a
tutela della dignità dei Finanzieri, mentre ammise i sindacati di
polizia.
I giudici non accolsero l’istanza dei rappresentanti dei Finanzieri perché agli stessi "non può attribuirsi la natura di associazioni sindacali", in quanto la legge italiana assegna loro solo il compito di formulare pareri interni, quindi "una rappresentanza del personale che resta rigorosamente circoscritta all'interno dell'istituzione"; ed, ancora, secondo il Tribunale di Torino, il legislatore per “scelta politica", ha inteso "limitare la libertà sindacale dei militari”, impedendo loro di dar vita a formazioni aventi soggettività distinta.
Ancora una volta quindi fu deciso che
esistono lavoratori in divisa di serie A (i Poliziotti) e lavoratori in
divisa di serie B (i Finanzieri), anche se le botte che si prendono sono le stesse.
L’esito ha creato un tale sconcerto ed
amarezza tra le Fiamme Gialle che quattrocento Finanzieri, molti dei
quali rappresentanti del personale e tutti i delegati del Consiglio Centrale di Rappresentanza, hanno deciso di non assecondare tale decisione ma di proporre ricorso alla
Corte europea di Strasburgo, per violazione al diritto di associazione
ed al diritto di difendere giudiziariamente le proprie ragioni.
I Finanzieri, che sono patrocinati dall’avvocato Andrea Saccucci,
professore di Diritto internazionale nella Seconda Università di
Napoli, hanno denunciato a Strasburgo la violazione del diritto alla
libertà di associazione sindacale, perché il divieto assoluto, imposto
dalla legislazione attualmente vigente, di costituire (o aderire ad)
associazioni professionali a carattere sindacale costituisce una
restrizione all'esercizio di tale diritto da parte di tutti gli
appartenenti al corpo della Guardia di Finanza, la quale non risponde ad
alcuna finalità di interesse generale e non tiene in alcun modo conto
delle peculiari funzioni di polizia svolte dalle Fiamme Gialle
nell'ordinamento italiano. Tale divieto, inoltre, determina una
disparità di trattamento, priva di qualsivoglia giustificazione
oggettiva e ragionevole, rispetto ad altri funzionari dello Stato (si
pensi, in particolare, alla Polizia di Stato), ai quali viene
riconosciuta ampia libertà sindacale. I ricorrenti hanno, infine,
invocato la violazione del diritto di accesso ad un giudice in relazione
all'impossibilità per i rappresentanti piemontesi della Guardia di
Finanza di costituirsi parte civile nel procedimento dinanzi al
Tribunale di Torino a tutela degli interessi dei colleghi feriti in
occasione degli scontri in Val di Susa.
Non contenti dell’eccezionale
iniziativa giudiziaria contro lo Stato italiano, i quattrocento
Finanzieri hanno anche deciso di renderla pubblica con l’annuncio a
pagamento di cui si diceva all’inizio, al fine di sensibilizzare sulla
mancanza di tutele per le Fiamme Gialle sia l’opinione pubblica che la
classe politica.
E’, infatti, in corso alla Camera dei
Deputati l’esame delle modifiche alle normative in materia di
rappresentanza dei militari. Dai lavori svolti sinora pare che la
maggioranza parlamentare sia orientata ad approvare delle norme che non
tengono affatto in considerazione la richiesta di associazionismo
professionale che i Finanzieri avanzano da molti anni.
L’iniziativa giudiziaria e mediatica
ha quindi lo scopo di indirizzare in tal senso i lavori parlamentari,
evitando che si ripeta l’errore di applicare al personale della polizia
economica finanziaria le leggi previste per le Forze Armate.
firmato
Un ricorrente
fonte: http://www.ficiesse.it