Il governo italiano è “deluso” e “irritato” dal rifiuto della Corte
Suprema indiana di fare concessioni a Salvatore Girone e Massimiliano
Latorre. Dopo aver lasciato intendere per mesi che erano in atto
contatti ad alto livello per risolvere amichevolmente la questione il
governo italiano deve ora fare i conti con il crollo di ogni sua minima
credibilità.
E lo fa “all’italiana”, mostrando attributi che non ha e cercando di
scaricare il suo dilettantistico fallimento sui servizi segreti. “A non
aver funzionato, evidentemente, sono stati anche i canali informativi in
base ai cui input si era mosso in queste ultime settimane il governo
italiano” scriveva ieri il quotidiano del PD “Europa”.
Se
qualcuno si era illuso di un nuovo corso nella vicenda dei nostri
militari, la Corte Suprema di Nuova Delhi ha provveduto a riportarlo con
i piedi per terra respingendo le richieste presentate dall’avvocato dei
due fucilieri di Marina.
Il massimo tribunale indiano ha detto no alla richiesta di Latorre di
prorogare la sua permanenza in Italia per sottoporsi a un intervento
chirurgico ordinandogli di rientrare in India il prossimo 16 gennaio e
ha respinto anche la richiesta di consentire a Girone per poter
rientrare in Italia per le festività natalizie.
Le reazioni di Roma sono raffazzonate e non impressioneranno gli
indiani ai quali dell’Italia non importa nulla come pare evidente ormai a
tutti. La Farnesina ha richiamato l’ambasciatore Daniele Mancini ma il
ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, si è affrettato a precisare che
tale decisione “ non va confusa però con una rottura delle relazioni
diplomatiche”.
Nonostante le pesciate in faccia Gentiloni sta attento a non irritare
l’India e infatti ha aggiunto che “tra le varie opzioni che sono sul
tavolo non possiamo certo escludere quella dell’apertura
dell’arbitrato internazionale”.
Non
sarà quello stesso arbitrato che il governo Renzi aveva detto di aver
aperto otto mesi or sono salvo poi dover ammettere che non aveva fatto
nulla? Anche su questo tema Gentiloni ha voluto evitare di apparire
troppo duro con gli indiani e ha aggiunto che “ogni decisione verrà
presa nei prossimi giorni”.
Il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti ha invece dichiarato che
Latorre non farà ritorno in India il 16 gennaio. “Le attuali condizioni
non possono consentire la sua partenza dall’Italia, dove era rientrato
dall’India a metà settembre in seguito a un ictus.
Non è né un atto di sfida né una volontà di scontro, ma una serena e
ferma presa d’atto di una situazione” ha spiegato il ministro poiché il
governo italiano considera “una priorità” il pieno recupero fisico di
Latorre e non sarà fatto “nulla per mettere a rischio le sue
condizioni”.
Non
è la prima volta che un ministro italiano afferma che i marò non
torneranno in India. Speriamo almeno che questa volta non ci siano
brusche retromarce di fronte alle prevedibili reazioni di Nuova Delhi e
ad eventuali ricatti commerciali.
L’ultimo schiaffo subito dagli indiani ci impone però riflessioni che
vanno al di là degli aspetti giuridici, del diritto internazionale e
alle accuse mai provate dell’India, Paese incapace dopo tre anni di
istituire un processo e persino più corrotto dell’Italia in base alle
classifiche internazionali.
Il caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali va il
nostro affetto e il rammarico di saperli soldati di un Paese (il termine
Nazione appare oggettivamente una forzatura) da troppo tempo in mano a
una classe politi9ca priva di attributi, incompetente, avida ma troppo
pavida per difendere gli interessi nazionali, è purtroppo solo uno dei
sintomi più evidenti del vero problema.
Dobbiamo
infatti affrontare e digerire la tragica evidenza che l’Italia non solo
non vale più nulla in termini politici, di sovranità, prestigio ed
influenza ma che di tutto questo il mondo intero ne è perfettamente
consapevole.
Le chiacchiere di Renzi (quelle che mesi or sono “impressionavano”
Angela Merkel) oggi non godono più di nessuna credibilità in Europa e
oltre Oceano da dove giungono solo ordini a Roma: “tagliate queste
spese, mettete questa tassa, applicate sanzioni a Mosca, inviate truppe
in Iraq, comprate gli F-35….”
Sono tutti così abituati a darci ordini e a considerarci nullità che
nessuno si pone il problema di dover fare i conti con l’Italia.
Figuriamoci poi se questo problema se lo pone l’India di Narendra
Modi, nazionalista indù che governa nel nome di un fierezza che poggia
su basi etniche, culturali e religiose (tutti valori che noi invece
abbiamo rimosso dalla società e dalla politica) cullando il sogno della
grande potenza. Per quale ragione Modi dovrebbe preoccuparsi di
un’Italia incapace persino di avviare per davvero la procedura di
arbitrato internazionale?
Ricordate
quando il premier e i suoi ministri ci raccontarono per mesi
dell’arbitrato avviato presso il Tribunale del Mare di Amburgo salvo poi
scoprire che non era stato fatto nulla?
Nonostante i nostri migliori giuristi affermassero che quella era
l’unica strada da percorrere i nostri boy- scout hanno menato il can per
l’aia ancora una volta preferendo cercare il dialogo con il governo
indiano invece di internazionalizzare la vicenda.
Più che di un dialogo sembra però si sia trattato di un monologo con
Renzi impegnato a complimentarsi per la vittoria elettorale con il
premier indiano e a tesserne le lodi mentre quest’ultimo si limitava in
consigliarci di accettare che Latorre e Girone vengano (chissà quando)
giudicati dalla giustizia indiana.
Mettersi
in ginocchio non aiuta mai a negoziare. Ora che il sogno di un accordo
tra i due governi che risolva la vicenda prima del ritorno in India di
Massimiliano Latorre sembra tramontato resta solo una sola cosa da fare.
Trattenere Latorre e attivare ogni canale, inclusi i nostri servizi
segreti, per portare fuori dall’India al più presto anche Girone.
Possiamo però stare certi che nessuno darà mai un ordine del genere e
questa volta non possiamo neppure uscirne pagando riscatti come abbiamo
sempre fatto per la liberazione degli ostaggi in mano ai terroristi
islamici.
Del resto già ai tempi del governo Monti abbiamo indennizzato le
famiglie dei pescatori indiani ai quali Latorre e Girone dicono di non
avere mai sparato.
Purtroppo
neppure questo governo italiano ha gli attribuiti e le capacità
politiche per affrontare nessuna crisi: che si tratti della guerra
civile libica, della recessione economica o della disputa con l’India.
Siamo incapaci persino di difendere le nostre frontiere dagli
immigrati clandestini il cui afflusso, al contrario, il governo
incentiva e favorisce (rinunciando persino a pretendere di conoscere
l’identità di quanti vengono accolti) con l’impiego massiccio di mezzi
navali che hanno creato sul mare una vera e propria “autostrada per
l’Europa” che oltre ad arricchire le mafie arabe consente allo stato
Islamico di infiltrare agevolmente terroristi libici e siriani come
indica l’inchiesta della Procura di Palermo.
Purtroppo la mediocrità ha occupato da tempo i vertici delle
istituzioni, spesso per una scelta ben precisa. Con la partenza per lo
scranno europeo di Federica Mogherini avevamo la possibilità di avere
per una volta un ministro degli Esteri competente, di elevato spessore e
con un‘ottima conoscenza dei dossier: l’attuale viceministro Lapo
Pistelli.
In base agli standard italiani era però forse “troppo qualificato” e
probabilmente avrebbe potuto emergere facendo sfigurare o semplicemente
“oscurando” un po’ altri membri del governo, anche colui che lo aveva
battuto anni or sono alle primarie del PD per la corsa a sindaco di
Firenze. E’ triste ma necessario riconoscere che, oltre agli attributi,
ci mancano gli uomini per affrontare i tempi e le situazioni difficili
che viviamo, inclusa la vicenda dei marò.
di Gianandrea Gaiani18 dicembre 2014
fonte: http://www.analisidifesa.it/
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