«Abbiamo avuto ampie rassicurazioni», disse quel giorno il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura mentre ordinava ai due marò italiani di fare le valigie e tornarsene in India. Fu l’inizio della fine per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in balìa del governo Monti, più
che di quello indiano: i due soldati finirono, per spirito di
obbedienza, al centro di uno dei più grandi autogol che la storia della
diplomazia italiana ricordi. Dì lì a poco, in segno di protesta contro
la decisione assunta in prima persona da Mario Monti, si dimise il ministro degli Esteri Giulio Terzi.
Di lì a poco, anche il governo dei bocconiani chiuse nel disonore la
sua esperienza a Palazzo Chigi. Oggi i montiani, che si annidano ancora
nelle segrete stanze del Parlamento, sono tornati alla carica forti di un ritrovato spirito patriottico. E nel giorno in cui ci arriva l’ennesimo schiaffo dall’India, con la bocciatura di tutte le richieste formulate dai due marò, Scelta Civica
propone un’epocale guerra commerciale: il boicottaggio del riso basmati
prodotto in India. Ci sarebbe da ridere, se la questione non fosse
maledettamente seria. Nuova Delhi, in queste ore, è in
subbuglio, serpeggia il terrore nelle piantagioni, i palazzi della
politica tremano, il premier indiano, a quanto pare, se la sta facendo
sotto.
Il deputato Librandi va alla guerra del riso
La guerra del riso nasce da queste argute riflessioni. «Sul caso dei
due Marò la situazione è ormai oltre ogni limite, come ha anche
sottolinea il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
E pur nel rispetto della giustizia indiana e dei rapporti diplomatici
tra Roma e Nuova Delhi, è arrivato il momento di sensibilizzare
l’opinione pubblica mondiale su questa violazione dei diritti umani
subita da due cittadini italiani ed europei», attacca il deputato di
Scelta Civica, Gianfranco Librandi, che parla di sopruso
violento da parte dell’India. Senza mai citare la decisione di Monti di
inginocchiarsi agli indiani. Librandi ha un nuovo idolo: Ghandi.
«Dobbiamo rispondere come avrebbe risposto lui, con una dimostrazione
simbolica e non violenta. Asteniamoci, ad esempio, dal consumare riso
basmati prodotto in India». Italiani, da oggi solo spaghetti, così i
marò torneranno, forse.
«La parola di un italiano è sacra»
Solo un anno e mezzo fa accadeva l’irreparabile.
Dopo una lunga trattativa col governo indiano, l’Italia decideva di
“rispettare” gli accordi raggiunti in precedenza e di rispedire a New Delhi i due marò accusati di avere ucciso due pescatori nel febbraio del 2012. Ecco cosa scriveva Palazzo Chigi:
«Sulla base delle decisioni assunte dal Comitato interministeriale per
la sicurezza della Repubblica, il governo italiano ha richiesto e
ottenuto dalle autorità indiane l’assicurazione scritta riguardo al
trattamento che sarà riservato ai marò e alla tutela dei loro diritti
fondamentali. Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il governo
ha deciso che torneranno in India domani». Oggi quel “trattamento” e
quella tutela dei diritti umani si traduce nel diniego degli indiani perfino a lasciare che Latorre si operi in Italia, dopo l’ischemia subita. «La parola data da un italiano è sacra», disse De Mistura. Che oggi, per fortuna, si occupa di siriani.
luca Maurelli - 16 dic 2014
fonte: http://www.secoloditalia.it
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