di Francesco Venerando Mantegna
Non ero
ancora del tutto sveglio stamattina, quando ho sentito le prime notizie
del Tg, non ricordo se Rai 1-2-3… non c’è gran differenza. Il premier
Renzi dichiarava sorridente che mai l’Italia aveva fatto tante riforme
in così breve tempo. Non è piacevole, di prima mattina, sottoporsi ad un
repentino stress cerebrale, tuttavia considerato il clima di generale
sbandamento e preoccupazione, ho cercato di sintetizzare cosa intendesse
il premier per “riforme” varate. Non ci sono riuscito, anzi ho concluso
che Renzi è più disinvolto di quanto è dato supporre. Gli asini non
hanno le ali e non sarà Renzi a farci credere il contrario.
Questa
faccenda delle riforme annunciate come la soluzione salvifica, capace di
tirarci fuori dal tunnel in cui ci troviamo, ha assunto tutto il sapore
della beffa oltre l’inganno e, nonostante una mezza antipatia, devo
riconoscere che Marco Travaglio ha perfettamente ragione di evocare il “Metodo Supercazzola”,
sulla cui applicazione Renzi sembra davvero aver superato i maestri. Se
per riforme si intendono gli 80 euro al mese dati con la mano destra e
sottratti altrove con la sinistra, o il Jobs Act con relativa guerra
senza quartiere ai sindacati o il roboante piano anticorruzione a
seguito della devastante “mafia-capitale”, bè siamo alla frutta. La
realtà è del tutto diversa, in quanto vere riforme degne di questo nome,
con leggi approvate dal Parlamento, non se ne vedono. Si vede invece,
anzi si subisce senza tregua la valanga di tasse e balzelli che portano
l’Italia non solo al primato internazionale nella corruzione, ma anche a
quello della pressione fiscale. Renzi non sta cambiando l’Italia,
sembra piuttosto la stia accompagnando al’ultima dimora.
L’ennesima
gigantesca storia di malaffare tra mafia, ‘ndrangheta e pubblici
amministratori, ha assestato un altro duro colpo sulle povere spalle
dell’Italia, svelando una volta per tutte che dietro le chiacchiere
dell’accoglienza e della solidarietà, si cela un mercato d’affari in cui
troneggiano voraci compagni della prima e della seconda repubblica,
cooperative, associazioni volontaristiche, prelati e banchieri, con
buona pace dei vertici delle istituzioni, pasionaria Boldrini in testa.
Un sistema di corruttele tanto più devastante quanto sporco, violento e
invasivo, coordinato da gruppi mafiosi. Con mossa fulminea il premier ha
annunciato la stretta anticorruzione, per ottenere applausi e consenso,
ma in tanti si chiedono come mai lo abbia fatto “dopo” e non abbia
agito ben prima sullo scenario milanese, ligure, laziale, campano…
magari di concerto con il predicatore per eccellenza, il regnante che
interpreta la politica italiana da 60 anni e passa, chiedendo al
compagno Marino di autorottamarsi con premura, considerata la dimensione
e la ramificazione del colossale affaire di cui in tanti sapevano, da anni non da mesi.
Diciamoci
la verità: Renzi poggia il suo verbo carico di promesse e proclami sulla
rendita del forte consenso elettorale, sulla sua immagine di giovane
brillante e dinamico, sulla netta maggioranza all’interno del Pd, ma
giorno dopo giorno la sua maschera di entusiasmo, capacità, efficacia va
abbassandosi per rivelare una sostanza del tutto diversa, fatta di
slogan e chiacchiere inutili mentre il paese sta andando in pezzi.
fonte: http://www.lanuovaitalia.eu - 19 dicembre 2014
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