Neghittosità e arzigogoli del sistema giudiziario e nazionalismo indiano, ora dall'Italia una risposta
Marò, No secco con toni infastiditi della corte suprema indiana
alle istanze di Latorre e Girone. ‘L’inchiesta non è finita (dopo 3
anni neppure l’atto d’accusa), anche vittime hanno loro diritti’. No
anche a Latorre per continuare le terapie e sottoporsi l’8 gennaio ad un
intervento cardiaco
La Corte Suprema indiana non ha accolto manco mezza delle
istanze presentate dai Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, per una attenuazione della loro libertà provvisoria
permettendo, a Latorre un prolungamento della permanenza in Italia e a
Savatore Girone un rientro a casa per le festività natalizie. ‘Lo ha
constatato l’ANSA a New Delhi’, scrive l’Ansa stessa che poi fornisce
dettagli di contorno. Ad esempio che il caso dei Marò, non certo il
processo ma la semplice richiesta sulla libertà provvisoria, era il
quarto caso affrontato dalla Corte presieduta da H.L.Dattu.
Sempre per i dettagli, perché poco altro di sostanza resta oltre il
secco ‘No’ ai Marò e all’Italia, ora sappiamo di un tribunale di tre
giudici presieduto dall’ormai noto H.L.Dattu. Testuale dal lancio Ansa:
‘Quest’ultimo ha fin dall’inizio assunto un atteggiamento visibilmente
in disaccordo con le richieste, formulando nei loro confronti numerose
obiezioni. In un breve intervento, il magistrato che rappresentava il
governo aveva manifestato la sua non contrarietà a concedere una
estensione della permanenza in Italia per Latorre’. Avvocato dei Marò
Soli Sorabjee, assistito da K.T.S. Tulsi.
‘L’istanza di Girone, per un rientro in famiglia per un periodo di
tre mesi, anche in occasione delle vacanze natalizie, è stata poco
dibattuta, mentre quasi tutto il tempo, i circa 30 minuti concessi al
dibattito si è incentrato sui quattro mesi chiesti da Latorre per
continuare il suo percorso terapeutico e sottoporsi l’8 gennaio ad un
intervento cardiaco. Il presidente della Corte ha ascoltato la difesa ma
poi, dopo aver discusso anche con i giudici a latere (i due colleghi
accanto ndr), ha eccepito su vari punti della richiesta, sorprendendosi
fra l’altro che fosse sollevato il problema della giurisdizione.
Il ragionamento del Presidente H.L.Dattu è sofisticato. Quasi
filosofico. Pensiero sottinteso, voi (difesa) mi venire a dire che a
quasi 3 anni dall’uccisione accidentale dei pescatori presi per pirati
manca ancora un capo d’accusa nei confronti dei due militari italiani
antipirateria che noi stiamo ancora cercando di indagare con la polizia
antipirateria. Ma sentiamo la dichiarazione testuale (da take ANSA) del
l’onorevole H.L.Dattu: «Allorché le indagini non si sono concluse e i
capi d’accusa non sono stati presentati -ha osservato- come posso io
concedere l’autorizzazione agli imputati?».
Ed ecco che i ritardi quasi caricaturali della giustizia indiana -le
indagini non concluse e i capi d’accusa non presentati- diventano
l’elemento chiave per negare l’attenuazione della carcerazione
preventiva e, a Latorre, il diritto ad ulteriori cure in una struttura
ospedaliera adeguata. Già detto del fastidio espresso dal Presidente
H.L.Dattu che rimbrotta Marò e avvocati a difesa: ‘Sarebbe bene, ha
aggiunto, che tutti gli sforzi fossero concentrati sulla chiusura della
fase istruttoria del processo’. Non chiaro quale sforzo possibile ai
Marò in attesa di giudizio: dichiararsi colpevoli senza accusa?
La cronaca ANSA da Delhi così conclude: «Dattu ha quindi chiesto “il
rispetto del sistema legale indiano perché, ha arguito, “se concedessi
questo ai due richiedenti, dovrei farlo anche per tutti gli imputati
indiani”. E poi, ha concluso, “anche le vittime hanno i loro diritti”».
Non opportuno forse insistere con ironie su un sistema giudiziario che,
visto dalla nostra Italia delle sentenze misurate a decenni, appare
comunque ‘incerto’. Adesso i guai sono tutti nostri. Girone farà Natale a
New Delhi e l’Italia aiuterà la famiglia a raggiungerlo. Ma Latorre e
l’ospedale? Pessima storia mal gestita da tanti e da subito.
16 dicembre 2014
http://www.remocontro.it
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