L’avanzata delle milizie islamiste costringe il
governo a dichiarare lo stato d’emergenza nel golfo di Sirte. Chiusi i
terminal di Sidra e Ras Lanuf, da dove transitano 560mila barili di
greggio al giorno
Il
settore petrolifero libico rischia un nuovo collasso. Il governo di
Tobruk, formalmente destituito di ogni potere dalla Corte costituzionale
libica ma di fatto ancora in carica, ha dichiarato lo stato d’emergenza
nel golfo di Sirte, nella regione di Al Hilal, a causa del
deterioramento della sicurezza. La Compagnia Nazionale Petrolifera (NOC)
ha annunciato la chiusura dei terminal petroliferi di Sidra e Ras
Lanuf. Si tratta dei due impianti più grandi del Paese, che insieme
producono fino a 560mila barili di greggio al giorno. Tra il 13 e il 14
dicembre i combattenti della coalizione islamista Alba Libica sono
riusciti a spingersi fino al terminal di Sidra. Il bilancio degli
scontri con le milizie agli ordini di Ibrahim Jadhran, che da mesi
controlla gli impianti di quest’area, sarebbe di almeno 30 morti e oltre
250 feriti.
Sulla dinamica dei combattimenti le versioni sono però contrastanti.
Secondo alcune fonti l’attacco sarebbe stato effettuati non da Alba
Libica ma da una nuova formazione denominata Operazione Shurouq, in cui
sarebbero confluite varie milizie islamiste provenienti da diverse parti
del Paese. Vi farebbero parte la Brigata Al Farouq affiliata ad Ansar
Al Sharia con base nella periferia di Sirte, le milizie dei Martiri di
Al Nawfiliya e di Al Khaleej, gruppi di combattenti di Misurata guidati
da Ismail Al-Sallabi, leader della Brigata Rafallah Al-Sahati di
Bengasi, le milizie bengasine di Al Halbous e Al Aaifa e altri
guerriglieri arrivati da da Tajoura, Ghariyan and Zuwara.
Se l’industria del petrolio si ferma, le conseguenze sul piano
economico rischiano di essere devastanti, come già è accaduto
nell’estate del 2013 quando i separatisti della Cirenaica guidati da
Jadhran si impossessarono di quattro terminal petroliferi, causando una
riduzione della produzione di greggio da 1,5 milioni di barili al giorno
ad appena 200mila.
Negli ultimi giorni l’esecutivo di Tobruk ha provato a mandare un
segnale rassicurante alle società energetiche che operano in Libia
nominando nel ruolo di vice direttore della NOC Mohammad al-Arabi, dopo
che il mese scorso la carica di direttore era stata assunta da
Al-Mabrook Abu Seif. Il caos regna però ancora sovrano, considerato che
negli stessi giorni il governo a maggioranza islamista di Tripoli ha
nominato il suo ministro del Petrolio, Mashallah Zwai, e mantenuto in
carica l’ex direttore della NOC, Mustafa Sanallah. La questione di chi
detiene il possesso delle riserve di greggio in Libia resta dunque
delicatissima. Per decenni i partner esteri si sono sempre rivolti
direttamente al direttore della NOC ed effettuato le transazioni
finanziarie con la Banca Centrale di Tripoli. Ma adesso, con doppie
cariche ai vertici della compagnia e la decisione del premier
dell’esecutivo di Tobruk, Abdullah Al Thinni, di bypassare l’istituto
finanziario della capitale, le cose non possono che complicarsi
ulteriormente.
http://www.lookoutnews.it - 20 dic 2014
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