Per i soli rom spendiamo 24 milioni di euro, di cui 14 per l'integrazione. Per i 49 centri accoglienza di Roma e nell'hinterland della Capitale si spendono 35 milioni annui
Più di 75 milioni di euro in un anno, circa 8mila 600 euro all’ora:
viaggiano velocissime le spese che Roma si accolla per il mantenimento
di immigrati e nomadi sul territorio comunale. Dai centri di accoglienza
per rifugiati passando per gli sportelli di assistenza attivati dai
servizi sociali fino alle bonifiche straordinarie che si rendono
necessarie negli accampamenti abusivi, i costi crescono assieme alle
proteste dei residenti, che stanno incendiando le periferie. Il capitolo
di spesa più importante riguarda il progetto Sprar (sistema di
protezione per richiedenti asilo e rifugiati promosso da Ministero
dell’Interno e Anci) che per il triennio 2014-2016 ha previsto tra Roma e
provincia 2.581 arrivi, distribuiti tra 49 strutture che si stanno
popolando in queste settimane, per un costo complessivo annuo di 35
milioni 732mila euro, risorse per lo più ministeriali ed europee mentre
una quota, circa 7 milioni, dovrebbero garantirla gli enti gestori, cioè
le varie coop o associazioni ospitanti. Accanto allo Sprar, c’è
l’accoglienza "ordinaria" organizzata dalla Prefettura, che nell’ultimo
bando pubblicato a luglio ha previsto la proroga dell’accoglienza fino a
dicembre degli immigrati già in città (1.278 persone) e
l’individuazione di ulteriori centri che possano ospitarne altri in
arrivo, circa 800 richiedenti protezione internazionale ma «con
possibili variazioni in aumento». L’importo stimato nel bando era di 10
milioni di euro, cioè 35 euro oltre Iva al giorno per persona. L’altra
spesa grossa, stavolta solo per il Campidoglio, riguarda i rom. Il conto
è di ben 24 milioni di euro l’anno, di cui 14 milioni derivanti da
progetti di integrazione, scolarizzazione, gestione dei campi e compensi
per i lavoratori delle cooperative, mentre altri 10 milioni
manutenzioni ordinarie e straordinarie, bonifiche, rifacimento dei
container e lavori strutturali. Le 11 coop coinvolte costano al
dipartimento Servizi Sociali 2,9 milioni l’anno, mentre 3,2 milioni
vengono messi da parte per pagare la gestione viva dei villaggi. Tra
l’altro, il Comune sta ancora sostenendo costi piuttosto alti per
l’assistenza delle famiglie rom che risiedevano nei campi Casilino 700 e
Casilino 900: ben 448 mila euro in 9 mesi, nonostante l’operazione sia
avvenuta nel 2009, ormai 5 anni fa. C’è poi la raccolta dei rifiuti,
costata fin qui alla municipalizzata Ama poco meno di 1 milione di euro.
Ma l’accoglienza romana riguarda anche spese relative a sportelli,
centri notturni, piani freddo (di cui usufruiscono soprattutto non
italiani) e altri servizi. Questi, scorporati dai conti del dipartimento
Servizi Sociali, ammontano a 6 milioni e 7mila euro. Fra queste voci ce
ne sono di curiose. Ad esempio, si spende un milione di euro l’anno per
la gestione di una tensostruttura «per afgani in transito», a vantaggio
della cooperativa Osa Major. In totale, il Dipartimento Politiche
Sociali ha previsto 2014 ben 45 milioni di euro per l’anno in corso, ma
il 40% dei fondi di settore viene speso per gestire poche decine di
migliaia di persone fra migranti e rom, il 2% degli oltre 3 milioni di
cittadini romani e immigrati regolari.
Nessun commento:
Posta un commento